Il vincitore dell’ultimo festival di Berlino, il “Sex and the City” del Bosforo e un action movie durissimo e molto dark.
Non so voi, ma io se vado fuori dai confini nazionali la prima cosa che faccio, quando sono in albergo, è accendermi il televisore e dare un’occhiata ai programmi del posto. Continuo a pensare che sia uno dei modi migliori per capire dove ci si trovi e connettersi alla nuova realtà. Un paio di giorni dopo vado al cinema cercando non uno di quei film globalizzati che si possono vedere ovunque, a Istanbul come a Trento o a Helsinki, ma prodotti della cinematografia locale che difficilmente varcheranno il confine, tantomeno per arrivare in Italia. In questa stagione di vacanze e viaggi il cinefilo curioso di altri mondi e altre esperienze filmiche troverà parecchie occasioni di godimento. Immaginiamo che la sua prima meta sia la Turchia, magari Istanbul. Ecco tre film turchi usciti negli ultimi mesi che, soprattutto nelle città, potrebbero essere ancora in programmazione. Altrimenti si può dirottare su altri titoli, purché rigorosamente turchi e in lingua senza sottotitoli, se no che soddisfazione c’è? L’esperienza deve essere di totale abbandono, un tuffo a testa in giù nel flusso di suoni e immagini. Il cinema turco tra l’altro vive un momento straordinario, nei primi sei mesi del 2010 ha dominato il box-office in patria piazzando ben nove film nella top ten. Unico successo non autoctono, “Prince of Persia” (vedi la mia nota di due giorni fa).
1) Il film che ha vinto a Berlino 2010. “Bal” (Miele), di Semih Kaplanoglu. Non è stato un blockbuster neanche in Turchia, ma ha il non piccolo merito di essersi aggiudicato l’Orso d’oro a Berlino, dando un tocco di nobiltà alla cinematografia turca e imponendola a livello internazionale. “Bal” è il capitolo finale di una trilogia sul protagonista Yusuf, iniziata nel 2006 con “Yumurta” (Uova) e proseguita nel 2008 con “Sut” (Latte). Tre tappe di un viaggio a ritroso, che parte da Yusuf adulto fino ad arrivare in questo “Bal” al racconto della sua infanza e della sua iniziazione ai misteri della natura attraverso il padre apicoltore.
Film austero di silenzi e lentezze, a Berlino ha diviso nettamente spettatori e critici, ma il presidente della giuria Werner Herzog l’ha voluto vincitore, e trattandosi di un grande del cinema c’è da fidarsi di lui. La visione di “Bal” potrebbe essere un’oasi di silenzio, una pausa introspettiva nella frenesia di una vacanza turca. Si aspetta la sua uscita autunnale in Italia, ma per un film così, senza santi nel paradiso della grande cinedistribuzione, sarà dura trovare un varco. Sicuramente lo si potrà vedere il 16 settembre a Milano, al Dal Verme, dov’è programmato come evento speciale della rassegna “Focus Turchia. Crossing the bridge“.
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2) Sex and the city alla turca. “Romantik Komedi” (Commedia romantica), di Ketche. Rigorosamente solo per ragazze e signore, un classico chick flick però prodotto e girato a Istanbul. Protagoniste tre amiche (la quarta devono averla omessa per evitare accuse di plagio), Esra, Didem e Zeynep, ognuna impegnata nella ricerca della sua felicità. Zeynep si fidanza, Esra decide di lasciare il lavoro e incominciare una nuova vita, Didem fa la corte a un giovane attore.
Il solito girotondo di donne moderne alla prese con shopping, lavori fighi nella moda e nella pubblicità, uomini che vanno e vengono. Solo che non siamo a Manhattan, qui lo skyline è dominato dal profilo delle moschee e si beve l’aperitivo sulla riva del Bosforo. Fossi lì, correrei subito a vederlo: per capire com’è e come cambia un paese, un film così vale mille inchieste e saggi antropo-sociologici.
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3) Detective vs serial killer. “Ejder Kapani” (La trappola del drago), regia di Ŭgür Yücel. Protagonista è lo stesso Ŭgür Yücel, icona dei film d’azione turchi, stavolta nella parte di un poliziotto che insieme a un giovane collega deve catturare un serial killer pedofilo, l’uomo che anni prima ha violentato e portato al suicidio una bambina dodicenne e che ora è tornato a colpire. Con questi fantasmi che incombono il detective Abbas dà inizio alla caccia, in un’atmosfera “dark and shady”, scrive un sito specializzato, che ricorda “Seven”, anche se la location è Beyoglu, il meraviglioso quartiere europeo otto-novecentesco di Istanbul.
“Ejder Kapani” è un film di genere girato con professionalità, un buon budget e con evidenti ambizioni internazionali, il prodotto di una cinematografia che incomincia a trovare stretti i confini nazionali e punta a egemonizzare il mercato mediterraneo, mediorientale e quello turcofono del Centro Asia. Ma anche con la voglia evidente di partire alla conquista dell’Europa.
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