FILM STASERA IN TV: la Top 10 (lunedì 30 agosto)

La mia classifica dei film della sera e della notte in tv. Nel post precedente i titoli dal ventesimo all’undicesimo posto, adesso i primi dieci. La scelta è assolutamente personale. Si omettono magari titoli famosi per lasciare il posto ad altri bizzarri, eccentrici, meno conosciuti. Avvertenza: si prendono in considerazioni solo i film che incominciano tra le 21.00 e la 1.00. Chi volesse avere la programmazione completa delle varie reti consulti MyMovies Guida in tv e Sky.

10) Van Helsing, Premium Cinema Energy, h. 23,16. Il personaggio viene dal Dracula di Bram Stoker, e qui diventa un cacciatore di creature diaboliche, un killer che se la deve vedere con il mostro di Frankenstein e perfino il dottor Jekyll e Mr Hyde. Frullato di tutto l’immaginario gotico e dark e vampiresco dal primo Ottocento in avanti. Ipercitazionista. Al suo apparire (2005) non ha avuto una gran fortuna, ma oggi è considerato un film di riferimento del fantasy del decennio. Hugh Jackman è il giustiziere. (altre informazioni sul film)
9) Taking Chance – Il ritorno di un eroe
, Sky Cinema Mania, h. 21,00. Un colonnello dei Marines va in Iraq a riprendersi la salma di un soldato caduto in uno scontro e riportarla alla famiglia. Attraversando l’America profonda imparerà a conoscere meglio i sentimenti della gente e se stesso. Film tv dell’anno scorso molto elogiato, Kevin Bacon premiato con un Golden Globe tv. Piace molto a chi non è d’accordo con l’intervento americano in Iraq. (altre informazioni sul film)
.8) Angoscia, Studio Universal, h. 21,00. Ingrid Bergman sposata a Charles Boyer viene portata progressivamente alla pazzia. Ma è un complotto, e il colpevole è molto, molto vicino. Gran classico del 1944 di suspense e terrore che ricorda Rebecca di Hitchcock ma è firmato da George Cukor. La prima volta che lo vidi in tv da infante mi spaventò parecchio. (altre informazioni sul film)
7) Mussolini ultimo atto, Sky Cinema Italia, h. 22,40. Mi è sempre piaciuto molto Carlo Lizzani, professionista sempre molto attento allo spettacolo, narratore energico che non bada troppo al formalismo, malattia genetica del cinema italiano. Regista americano, si potrebbe dire. Amo anche i suoi film politici, massimamente il suo capolavoro Il processo di Verona, di cui questo Mussolini ultimo atto, di parechi anni successivo, riprende il clima repubblichino di disfacimento. Mussolini seguito negli ultimi giorni fino alla fuga, la cattura a Dongo e la discussa fucilazione. Lizzani sposa sulla fine di Mussolini la tesi più ortodossa e consolidata, riuscendo però a restituire piuttosto bene l’ambiguo clima di dissoluzione di quei momenti. E  per i vinti c’è una pietas che in altri film manca. Rod Steiger è un crepuscolare Mussolini. Ma la migliore è Lisa Gastoni come Claretta. Io lo amo molto. (altre informazioni sul film)
6) Coraline e la porta magica, Premium Cinema, h. 21,00. Animato per bambini ma anche per adulti, come usa adesso. Fiaba gotica, una sorta di Alice nel mondo degli orrori uscita da una factory di allievi-collaboratori di Tim Burton (il regista Henry Selick è lo stesso di Nightmare before Christmas). Doppi e tripli livelli di lettura, citazioni, allusioni. (altre informazioni sul film)
5) Appaloosa, Sky Cinema Max, h. 00,30. Questo tentativo di Ed Harris, qui regista e attore, di riesumare nel 2008 il caro vecchio western non ha funzionato al box-office. Epppure più passa il tempo e più cresce lo status di Appaloosa presso una nutrita cerchia di estimatori. Grande spettacolo, cinema classico anche se rivisto e modernizzato con innesti di ironia. Ci sono, oltre a Harris, Jeremy Irons e Renée Zellweger. Soprattutto c’è lui, Viggo Mortensen. Come si fa a perderlo? (altre informazioni sul film)
4) Juno, Canale 5, h. 21,20. Il film indie di maggior successo di sempre sul mercato Usa, oltre 200 milioni di dollari incassati. La commedia su una ragazzina di 16 anni che resta incinta e decide di tenersi il bambino e darlo in adozione anzichè abortire, ha colpito l’America profonda, molto meno l’Europa e l’Italia, anche se ha vinto il Festival di Roma. È che qui le maglie del politically correct sono molto più strette e un film come Juno è risultato troppo eterodosso. Importante. Da vedere. (altre informazioni sul film)
3) Lettere da Ivo Jima, Joi, h. 21,00. Solo un’icona americana come Clint Eastwood poteva permettersi di girare due film gemelli e speculari sulla battaglia di Jwo Jima, che nel Pacifico vide confrontarsi americani e giapponese negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale. Se in Flags of our fathers Eastwood ricostruisce la battaglia dal punto di vista stelle-e-strisce, con Lettere da Ivo Jima la descrive con gli occhi dell’altro, del nemico, basandosi sulle lettere che i soldati giapponesi mandarono alle loro famiglie. Negli Usa è considerato uno dei capolavori degli ultimi anni, qui non se l’è filato quasi nessuno. (altre informazioni sul film)
2) Respiro, Iris, h. 20,58. Un piccolo film firmato Emanuele Crialese che ebbe fortuna più all’estero che in Italia, e in Francia arrivò addirittura nella Top Ten degli incassi. Certo, è l’Italia che piace ai non italiani, quella etnico-mediterranea, ma il film è notevole, una grande sorpresa nel nostro cinema degli anni Duemila. Film outsider, di un autore fuori dal branco e dalle lobby. Lampedusa, il mare già africano, il sud del sud, il caldo, la sensualità dei corpi al sole, la forza degli elementi naturali, l’acqua, il vento. Il tutto attraverso la storia di una donna troppo inquieta, male adattata all’ambiente, che è Valeria Golino, madre di tre figli che il marito, pur amorevole, vorrebbe far curare, forse rinchiudere per pazzia. Così lei scompare. Impossibile non pensare all’Avventura di Antonioni e al bovarismo della Ingrid Bergman rosselliniana di Stromboli. Crialese usa questi archetipi cinematografici e li ripropone in un racconto che è più mito che realismo. Il regista avrebbe poi realizzato Nuovomondo, buono ma non altrettanto emozionante. (altre informazioni sul film)
1) Metti, una sera a cena, Iris, h. 22,35. Che effetto farà rivederlo oggi? Con quella musica di Morricone, con Florinda Bolkan, Tony Musante, Lino Capolicchio, Annie Girardot, Jean Louis Trintignant che si trovano e ritrovano ogni giorno intorno alla stessa tavola dopo essersi amati l’un l’altro/a, feriti, traditi, ingannati, perdonati, traditi di nuovo. Uniti da qualcosa che va oltre l’avventura esistenziale di ognuno, una specie di patto segreto di mutuo soccorso. Quella tavola forse è la nave dei folli. Che film signori, lo specchio di un’epoca strana, quegli inizi anni Settanta che esploravano tutte le vie e i sentieri della sessualità, ma col senso della colpa e del peccato (il giovane Rick/Capolicchio, che si divide disperato tra Nina/Bolkan e Max/Musante). E però fu anche il film che metteva in scena gli odiati borghesi con i loro vizi e le loro perversioni per un pubblico popolare (Metti, una sera a cena ebbe un successo immenso) che riprovava ed esecrava. Ma che non vedeva l’ora di adottare quei vizi e quei costumi sessuali e quella libertà, così come aveva già mutuato dalla borghesia il comfort e i beni di consumo. Metti, una sera a cena è kitsch, così pretenzioso e ansioso com’è di elevarsi a opera d’arte. Viscontismo senza Visconti. Però nell’imperfezione gli riesce di essere quello che ad altri film perfetti non è riuscito, rappresentare il suo tempo. Alla regia Giuseppe Patroni Griffi, autore della pièce da cui è tratto il film. Ma gli esperti indicano in Kim Arcalli, virtuoso del montaggio, il merito di aver dato a Metti, una sera a cena quell’andamento ipnotico e iterativo da cerimonia, da rituale, che lo rende così unico. (altre informazioni sul film)

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