La mia classifica dei film della sera e della notte in tv. Nel post precedente i titoli dal ventiquattresimo all’undicesimo posto, adesso i primi dieci. La scelta è assolutamente personale. Si omettono magari titoli famosi per lasciare il posto ad altri bizzarri, eccentrici, meno conosciuti. Avvertenza: si prendono in considerazioni solo i film che incominciano tra le 21.00 e la 1.00. Chi volesse avere la programmazione completa delle varie reti consulti Film.tv.it e Sky.
10) Il caso dell’infedele Klara, Premium Cinema Emotion, h. 21,00. Il più recente dei tanti film letterari di Roberto Faenza che, piaccia o no, è tra i pochi nostri registi a volare alto e a realizzare prodotti internazionali, o almeno a provarci. Qui c’è ancora un romanzo alla base, stavolta di Michal Viewegh, e l’amata Mitteleuropa come location. Il film mette in scena la gelosia ossessiva di Luca, musicista italiano a Praga, per la sua ragazza, che poi è Laura Chiatti, la più bella delle nostre attrici oggi (se sia anche brava ancora non lo sappiamo). Il caso dell’infedele Klara è un tipico Faenza-movie, prendere o lasciare. Io il più delle volte lascio. Pensare che aveva esordito con Escalation, un film sessantottardo “di contestazione”, antisistema e antifamiglia, un Pugni in tasca buttato sul grottesco. Lontanissimo dai film che gira adesso. (altre informazioni sul film)
9) Le regole dell’attrazione, Studio Universal, h. 21,00. Dal romanzo di Bret Easton Ellis e tosto come un romanzo di Bret Easton Ellis. Un campus dove si fa molto sesso, anomino e violento, si consuma molta droga, ci si profonda in piccoli abissi. Nichilismo anni zero. Roger Avary, il regista, si porta dietro la fama di tarantiniano, anche perché ha collaborato alla sceneggiatura di Le iene e Pulp Fiction. Il suo è sì un cinema di scenografica violenza come quello di Quentin, però lui ha una bella identità di autore in proprio. Lo dimostra in questo film, ma anche nel notevole Killing Zoe del 1994. (altre informazioni sul film)
.8) Nessuna verità, Premium Cinema Energy, h. 0,40. Spy story ai tempi del terrorismo islamico, cioè i nostri. I soliti giochi di specchi in cui non si sa chi mente e chi no, chi sta dalla parte giusta e chi da quella sbagliata. Ridley Scott alla regia, Russell Crowe è un supervisor Cia, Leonardo DiCaprio l’agente in missione nei paesi arabi. Tutto sulla carta sembra ottimo, eppure il film (del 2008) non funziona granché. Un’altra occasione mancata della coppia Ridley Scott-Russell Crowe. (altre informazioni sul film)
7) Cosmonauta, Sky Cinema 1, h. 22,50. Il film che l’anno scorso ha vinto a Venezia la sezione Controcampo italiano. Due fratelli nell’Italia anni Sessanta figli di comunisti, dunque fan dello Sputnik e della corsa spaziale sovietica. Yuri Gagarin, Valentina Tereshkova e altre miti, visti dal microcosmo di una famiglia di qui alle prese con un paese in rapida trasformazione. L’idea è notevole, eppure il film non è andato così bene come ci si aspettava. Di Susana Nacchiarelli, con Claudia Pandolfi e Sergio Rubini. (altre informazioni sul film)
6) False verità, Cult, h. 0,35. Atom Egoyan, regista dell’inquietudine e del malessere, eploratore del lato enigmatico e in penombra della normalità, gira nel 2005 questo strano oggetto filmico che interseca il noir, la crime-story, il thriller esistenziale e perfino la commedia. La coppia di entertainer tv più famosa d’America (sono Colin Firth e Kevin Bacon) si disgrega quando nella loro vita irrompe il cadavere di una ragazza. Omicidio, ma il colpevole chi è? La coppia non regge alla tensione e si sfascia, ma quindici anni dopo una giornalista vuole riaprire il caso e i due dovranno tornare a confrontarsi e interrogarsi. (altre informazioni sul film)
5) Milano odia: la polizia non può sparare, Sky Cinema Italia, h. 22,50. Ecco, per capire qualcosa degli anni Settanta bisognerebbe dare un’occhiata a poliziotteschi come questo. Prima di andare al cinema a vedere il film di Placido su storia e gesta di Vallanzasca si dovrebbe guardare magari proprio Milano odia, la polizia non può sparare. Il cinema di genere riusciva in quegli anni a intercettare e rappresentare la paura della cosiddetta gente, alle prese con una criminalità di una ferocia mai vista prima. Certo, il filone poliziottesco cavalcava l’onda, non sempre in modo disinteressato e spesso rinfocolando la paranoia collettiva. Eppure è difficile sottrarsi oggi al fascino sinistro e cupo esercitato da questo Milano odia, film del 1974 di Umberto Lenzi con un Tomas Milian che da ragazzo qualunque si improvvisa rapitore della figlia di un industriale. Rivelerà una crudeltà inimmaginabile. Milian nella versione sadica e brutalizzata dei suoi personaggi western. La scena del rapimento di Laura Belli me la ricordo tra le più efferate del cinema di allora. (altre informazioni sul film)
4) Miss Marple: Nemesi, Hallmark, h. 23,00. Uno di quei casi in cui un cinefilo rimane sbalordito. Il titolo sembra uno di quegli anonimi e seriali film televisivi tratti da Agatha Christie di cui i palinsesti magggiori e minori sono pieni. E in effetti Miss Marple: Nemesi è anche questo. Poi vedi il nome del regista e trasecoli. Trattasi di Nicolas Winding Refn, 40 anni, danese ma attivo in Inghilterra, uno dei migliori talenti cinematografici della sua generazione, cui l’anno scorso il Festival di Torino ha dedicato una restrospettiva. Refn è regista muscolare, espressionista, turgido, diventato famoso con la sua trilogia Pusher, saga sui bassifondi contemporanei di Copenhaghen. Ha poi girato il durissimo carcerario Bronson. Soprattutto, ha girato l’anno scorso quel Valhalla Rising (mai uscito in Italia) che resta una delle opere più potenti degli ultimi tempi, una sorta di Conan il barbaro rivisto in chiave mistico-pagana con una sensibilità tutta nordica per il trascendente e il sacro che ricorda Dreyer e Bergman, pur nell’abissale distanza di genere. Bene, un regista così ha girato per la tv nel 2007 questo Miss Marple: Nemesi. Incredibile. E molto interessante. Per questo va visto (e vanno visti soprattutto gli altri film di Refn). (altre informazioni sul film).
3) Le iene – Cani da rapina, Rai 4, h. 0, 25. Signori, il primo Tarantino. Una spietata crime-story in forma di kammerspiel, con dialoghi magnifici (Tarantino è innanzitutto un sublime sceneggiatore, poi un regista). Film povero e di pochi mezzi, ma il genio si vede già tutto. Tesissimo, appassionante. Quentin è anche attore (forse per risparmiare?). Del 1992, Le iene è l’incunabolo non solo del cinema del suo autore ma di parecchio cinema futuro. Imperdibile, anche se pare che l’edizione televisiva sia parecchio sforbiciata causa censura. (altre informazioni sul film).
2) Lontano dal paradiso, Rai Movie, h. 21,00. Film rivelazione di Todd Haynes del 2002 che piacque prima alla Mostra di Venezia e poi in tutto il mondo, guadagnandosi anche un bel po’ di nomination all’Oscar. America anni ’50, tra Peyton Place e i mélo di Douglas Sirk tipo Come le foglie al vento e Lo specchio della vita: Julianne Moore viene a sapere che il marito Dennis Quaid è omosessuale. Comprensibile sbandamento, da cui man mano uscirà grazie all’amicizia, forse amore, con il giardiniere afroamericano. Gaytudine, amori inter-razziali e interclassisti: Haynes usa con consapevolezza contemporanea i materiali del mélo, che sono quelli del tabù e dell’amore ostacolato e sofferto. Perfetta riucostruzione dei Fifties. Il film che ha trasformato Haynes in un regista da A-list. Uno dei film più importanti della decade. (Chi non ricevesse Rai Movie sul digitale terrestre può vederlo in streaming su rai.tv) (altre informazioni sul film)
1) Chinatown, Sky Cinema Classics, h. 21,00. Capolavoro capolavoro capolavoro. Roman Polanski rifà nel 1974 un noir à la manière degli hammettiani-chandleriani Il mistero del falco e Il grande sonno. Stessa ambientazione di quegli archetipi, la Los Angeles anni Trenta-Quaranta. Misteri pubblici e privati, segreti inconfessabili, ignominie, speculazioni, il denaro che tutto corrompe, anime nere, angeli caduti. Indaga il detective Jake Gittes, un Jack Nicholson che non vedremo mai più così intenso e contenuto. Sarà per lui e per noi spettatori un viaggio al termine della notte. John Huston gigante del male. Faye Dunaway mai così ambigua e così straziante. Memorabile la battuta finale: “Che ci vuoi fare, Jake, è Chinatown”. (altre informazioni sul film)
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