Venezia: dissensi e mugugni per il Leone alla Coppola e gli altri premi

Tutto secondo tradizione: il giorno dopo al Lido è polemica sul palmarès. Le decisioni di Quentin Tarantino e degli altri giurati fanno discutere. Qualche riserva sul massimo premio a Somewhere, molte di più sulle attrici che hanno vinto e sul doppio riconoscimento a Essential Killing di Jerzy Skolimowski e Balada triste de trompeta di Alex de la Iglesia.

Sofia Coppola con il Leone d'oro per "Somewhere"

Leone d’oro alla Tarantino. Porta l’impronta decisa del ragazzaccio Quentin il discusso palmarès della 67esima Mostra di Venezia. La giuria, che pure comprendeva nomi di peso come Guillermo Ariaga e Arnaud Desplechin, gente di sicuro non acquiescente o manipolabile, è sembrata compatta intorno al suo presidente. Il quale, assegnando il massimo riconoscimento a Sofia Coppola per Somewhere, non ha mancato di sottolineare che la decisione è stata presa all’unanimità, quasi a voler mettere le mani avanti.
Sui siti soprattutto anglofoni in effetti le perplessità sul verdetto non mancano, anzi. Il molto autorevole e seguito IndieWire parla di sorpresa e ricorda che l’accoglienza a Somewhere “was mixed”, non compattamente favorevole, e che molti critici avevano preferito di gran lunga altri titoli, Meek’s Cutoff dell’americana Kelly Reichardt, Venere nera del franco-tunisino Kéchiche, Silent Souls del russo Aleksei Federchenko e Post Mortem del cileno Pablo Larrain. Per loro niente riconoscimenti da parte della giuria tarantiniana, a parte il premio minore per la fotografia assegnato a Silent Souls, quasi una beffa per Federchenko, in testa alle preferenze di blogger e giornalisti intervenuti al Lido. Se il Leone d’Oro a Sofia Coppola non è né demeritato né scandaloso (fra l’altro, a me Somewhere è piaciuto), certo si poteva fare di meglio e di più. Soprattutto, si poteva evitare di dar corpo a certi sospetti. Sono in parecchi a ricordare, chi garbatamente chi meno, che Sofia Coppola e Quentin Tarantino ebbero anni fa una storia d’amore. Può il presidente di giuria di un festival assegnare il massimo premio a una ex fidanzata? Sheri Jennings dell’Associated Press fa notare come Tarantino “trattenesse a stento le lacrime” durante l’annuncio del Leone a Sofia e che i due poi “si sono caldamente abbracciati” sul palco. Il sito Alt Film Guide si spinge più in là, allude a un conflitto di interessi e sostiene che il presidente della giuria “deve dare delle spiegazioni”.

Tarantino e Monte Hellman durante la premiazione

Non è piaciuta nemmeno l’assegnazione del Leone alla carriera a Monte Hellman, regista di indiscutibile valore che però fu a suo tempo anche l’executive producer delle Iene, il film d’esordio proprio del nostro Quentin.
Le perplessità non finiscono qui. I due film che hanno fatto man bassa degli altri premi, portandosene a casa un paio

Guillermo Arriaga (a sinistra) consegna il Leone d'argento a Alex de la Iglesia

Alex de la Iglesia con l'Osella per la miglior sceneggiatura

a testa, non sono citati praticamente da nessun critico della anglo-blogosfera tra i migliori della mostra. Balada triste de trompeta, che ha procurato ad Alex de la Iglesia il Leone d’argento per la miglior regia e, non bastasse, pure l’Osella per la miglior sceneggiatura, è caduto nell’assoluta indifferenza della stampa internazionale. Aggiungo una nota personale. Pur non avendo ancora visto Balada (spero di farlo tra pochi giorni qui a Milano nella rassegna Locarno e Venezia), non sono un estimatore di Alex de la Iglesia e i suoi La comunidad e Crimen perfecto (soprattutto quest’ultimo) mi sono sembrati tra le cose più disgustose e laide della mia carriera di spettatore. Stavolta può anche aver partorito un film meritevole di due premi a Venezia, però visti i precedenti mi permetto di dubitarne, anche se ovviamente rimando il giudizio alla visione di Balada triste de trompeta.
Nessuno prevedeva nemmeno il doppio premio a Essential Killing di Jerzy Skolimowski, simpatico maestro di un cinema anarco-individualista che, a essere sinceri, pare oggi abbastanza datato e che comunque non ha mai raggiunto i vertici del conterraneo e coetaneo Roman Polanski, cui è spesso accostato. Sul Premio della giuria assegnato a Skolimowski come miglior regista si può comunque concordare, lascia più perplessi invece la Coppa Volpi quale miglior attore al protagonista di Essential Killing Vincent Gallo. Ora, a parte la cafonaggine di Gallo di essere a Venezia e di non salire nemmeno sul palco a ritirare il premio nonostante Skolimowski lo invitasse ripetutamente a farlo (lui e Joaquin Phoenix giocano parecchio di questi tempi a fare i maledetti e pure i maleducati), ha senso assegnare un riconoscimento del genere a uno che nel film fa un talebano di nome Mohammed, cioè la più balorda scelta di cast che si sia vista? Sembra di tornare ai vecchi tempi quando al messicano-americano Anthony Quinn facevano fare il greco Zorba e a Jennifer Jones la cinese di L’amore è una cosa meravigliosa disegnandole gli occhi a mandorla. Ma quello era un altro cinema. Oltretuto, fa notare Jason Solomons del Guardian, Vincent Gallo è autore e interprete del peggior film visto alla Mostra, Promises  written in water. Era proprio il caso allora?

Mila Kunis ringrazia in un videomessaggio

Ariane Labed ritira la Coppa Volpi come miglior attrice

Jerzy Skolimowski ritira al posto di Vincent Gallo la Coppa Volpi per il miglior attore

Sballato anche il Premio Mastroianni a Mila Kunis come migliore attrice giovane. Ora, tutti i critici di tutto il mondo (a parte i soliti italiani che, of course, l’hanno maciullato) hanno parlato di Black Swan di Darren Aronofsky come di un film potente e imprescindibile, sottolineando la grande performance della sua protagonista Natalie Portman. Invece che fa la giuria veneziana? Snobba il film di Aronofosky – forse tra lui e Tarantino non corre buon sangue – e assegna un premio minore a Mila Kunis, di cui nessuno aveva particolarmente apprezzato la recitazione, umiliando così la povera Natalie Portman. Anche sulla Coppa Volpi alla miglior attrice si è pasticciato. Alla bellissima, giovanissima e si suppone brava Ariane Labed di Attenberg, anziché assegnare po’ prematuramente l’ingombrante Coppa Volpi non si poteva dare il premio di miglior promessa andato inspiegabilmente a Mila Kunis? Non solo sarebbe stato più sensato, ma si sarebbe potuto tenere così la Coppa Volpi per le attrici che, secondo i critici internazionali, hanno davvero messo a segno interpretazioni di peso: oltre alla Portman di Black Swan, la Catherine Deneuve di Potiche (Quentin ingrato, la Deneuve era nella giuria di Cannes che ti diede la Palma per Pulp Fiction), la Michelle Williams di Meek’s Cutoff e la Yahima Torres di Venere nera.
Sull’esclusione dal palmarès degli italiani poco da dire. Evidentemente i giurati Luca Guadagnino e Gabriele Salvatores non hanno avuto la forza o la voglia di imporre nomi di casa nostra. Anche perché l’unico che a giudizio della stampa straniera sarebbe potuto entrare nel Palmarès, con un premio come miglior attore o per la migliore sceneggiatura, era Ascanio Celestini con La pecora nera. Sul resto silenzio.
A uscire sconfitti da Venezia 67 non sono solo gli italiani, ma anche i film in testa a tutti i sondaggi, dati per favoriti fino all’ultimo momento e rimasti esclusi dai riconoscimenti che contano. Rifacciamo l’elenco ragionato: Post Mortem di Pablo Larrain, Silent Souls di Aleksei Federchenko, Venere nera di Abdellatif Kéchiche, Meek’s Cutoff di Kelly Reichardt, Potiche di François Ozon, Black Swan di Darren Aronofsky e Detective Dee di Tsui Hark. Grazie Tarantino.

Tarantino sul red carpet poco prima della cerimonia di premiazione

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2 risposte a Venezia: dissensi e mugugni per il Leone alla Coppola e gli altri premi

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