Recensione: The Town è un grande noir e Ben Affleck regista una rivelazione

The Town, di Ben Affleck. Con Ben Affleck, Rebecca Hall, Chris Cooper, Jeremy Renner, Blake Lively, Jon Hamm. Usa 2010.

 

Ben Affleck e Rebecca Hall

 

Un noir perfetto e tesissimo come non se ne vedevano da tempo. Ben Affleck si mette (anche) dietro la macchina da presa e vince la sua scommessa. In America parlano di lui come del nuovo Clint Eastwood. Stessa passione per la crime story, stesso tocco di regia: virile, svelto, essenziale, senza fronzoli e smancerie.

 

Ben Affleck con Jeremy Renner

 

Al termine della proiezione di The Town l’altra sera al Plinius di Milano il pubblico ha applaudito. Erano anni che non mi capitava di vedere una cosa del genere. Un applauso di approvazione, ma anche liberatorio dopo la tensione accumulata in quasi due ore di serratissima narrazione. Un consenso così evidente da parte degli spettatori, immagino non solo milanesi (il film in America sta andando benissimo e alla sua terza settimana è arrivato a 70 milioni di dollari al box office), è un gran bel risultato per Ben Affleck, che qui firma la sua seconda regia dopo l’esordio di Gone Baby Gone. Il critico Todd McCarthy nel suo seguitissimo blog Deep Focus si chiede se la Warner intenda fare di lui il nuovo Clint Eastwood. Visto la più che buona resa di The Town l’idea non sembra così sballata, anzi.

 

L'immagine-manifesto di "The Town"

 

Oltre a essere anche lui un attore passato con ottimi risultati dietro la macchina da presa, Ben Affleck condivide dell’altro con Eastwood, a partire dal tocco virile, svelto, deciso, senza fronzoli e smancerie, della regia. C’è la stessa passione per il noir più cupo, con anime alla deriva e destini segnati che giungono inesorabili al loro compimento. The Town è poi ambientato nella stessa Boston diseredata e squallida che faceva da sfondo a Mystic River di Eastwood, tratto da un romanzo di quel Dennis Lehane che, guardacaso, è anche l’autore che ha ispirato Gone Baby Gone.
Un simile salto all’insù non se l’aspettava nessuno da Affleck, che come attore non è mai stato preso sul serio, troppo belloccio e con una faccia troppo da giocatore di baseball per essere considerato anche bravo (destino condiviso con attori come Dennis Quaid e Stephen Dorff, pure loro sottovalutati). Figuriamoci come regista. Con The Town invece ha sorpreso e convinto: “Appartiene alla specie rara dell’uomo bello e famoso che però sa anche girare film commerciali con intelligenza e abilità artigianale” (sempre Todd McCarthy).

 

Ben Affleck dietro la mdp

 

Il suo The Town è una delle migliori crime story degli ultimi anni, diretto con mano sicura nelle sequenze d’azione come in quelle romantico-psicologiche, snello ed essenziale, senza scene di troppo e senza tempi morti. Un prodotto dalla perfetta confezione che fila via veloce fino alla conclusione. Cinema puro, semplice ma non banale, anche se la storia ti sembra di averla già vista più di una volta, con i suoi ragazzi perduti costretti a delinquere, la vita difficile dei ghetti e delle main streets, i sogni di riscatto attraverso il crimine, il duello incessante con la polizia. E poi, ragazze ancora più perdute, famiglie disfatte, infanzie infelici. Stavolta siamo a Charlestown, il quartiere più povero e degradato dell’aristocratica Boston dove, ci informano all’inizio del film, c’è il record americano di rapine a banche e furgoni blindati (ma, si chiede lo spettatore di buonsenso, perché mai si ostinano ad aprire sportelli e a far passare furgoni da quelle parti?). Una banda di quattro superprofessionisti capitanata da Doug (lo stesso Affleck) entra in un istituto di credito, svuota il caveau e si porta via come ostaggio la giovane e bella direttora, rilasciandola indenne poco dopo sulla spiaggia (la bendano e le dicono: cammina finchè non senti i piedi bagnati dall’acqua). Il colpo perfetto. Solo che la ragazza, scoprono i quattro, abita proprio a Charlestown a pochi isolati di distanza da loro, occorrerà dunque tenerla d’occhio per capire se riconosce e denuncia qualcuno della banda. Affleck si assume l’incarico, l’avvicina e l’abborda, finirà naturalmente con l’innamorarsi di lei complicando le cose a sè, ai compagni di rapina e alla ragazza.

 

Jon Hamm

 

Intanto la banda esegue altri colpi (il secondo con maschere da suore, una delle migliori invenzioni del film), mentre l’Fbi, nella persona di uno sbirro fetentissimo, cerca di incastrare i quattro in tutti i modi. Insieme all’amore affiora in Doug/Affleck, che in fondo è un bravo ragazzo traviato dall’esistenza, la speranza della redenzione e di una nuova vita con la bella bancaria, ma le leggi della mala e ancora di più quelle del cinema noir non consentono sgarri e facili vie di fuga. Il racconto scorre senza il minimo intoppo, The Town appassiona e avvince, che volere di più? Piace al pubblico maschile, ovviamente, ma con la sua storia d’amore, pur se raccontata sobriamente e senza sentimentalismi, sa coinvolgere anche quello femminile (due signore sedute accanto a me erano entusiaste e tifavano apertamente per il buon rapinatore Doug).

 

Jeremy Renner

 

Quello che manca al film è ambiguità e complessità, la sua linearità è anche il suo limite, la velocità e la sagacia con cui è girato agganciano lo spettatore e lo trascinano fino all’ultima scena, però inibiscono profondità e spessore. Forse non diventerà un classico, ma resta un ottimo prodotto. Affleck è giovane, ha tempo di maturare e diventare grande come il suo maestro Clint Eastwood. Il Ben Affleck attore se la cava bene, anche se molti critici, italiani e non, lo ritengono inferiore all’Affleck regista, ma i pregiudizi contro i belli si sa son duri a morire. I migliori di The Town sono comunque Jeremy Renner, che fa il più tosto della banda (era il testosteronico sminatore di The Hurt Locker) e Jon Hamm, il sexy-pubblicitario di Mad Men, qui perfetto e assai meno statico nella parte dello spietato agente Fbi che dà la caccia ai quattro. Forse è lui la vera rivelazione.

IL TRAILER
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