FILM STASERA IN TV: gli imperdibili 10 (martedì 30 novembre)

I migliori dieci film della sera e della notte tv: la scelta è personale. Per vedere la programmazione completa delle varie reti, consultare Film.tv.it. Si prendono in considerazioni solo i film che incominciano tra le 21.00 e la 1.0o. Attenzione, la programmazione oggi potrebbe cambiare rispetto a quanto qui indicato e includere alcuni film di Mario Monicelli; fino ad ora l’unico film del regista introdotto nei palinsesti è “Romanzo popolare” (vai al link per ulteriori informazioni). Se ci saranno altre variazioni cercherò di segnalarle tempestivamente. Buona visione.
La scritta FREE indica i film trasmessi da canali non a pagamento.

1. I soliti sospetti, Studio Universal, h. 22,40.
2. Il giardino delle vergini suicide
, Premium Emotion, h. 0,40.
3. Riso amaro
, Sky Cinema Italia, h. 21,00.
4. Apocalypse Now: Redux
, Sky Cinema Classics, h. 0,30.
5. I guerrieri della notte, Sky Cinema Mania, h. 0,30.
6. Il bandito
, Sky Cinema Italia, h. 22,50.
7. The warlords. La battaglia dei tre guerrieri
, Rai4, h. 21,10. FREE
8. Donnie Darko, Sky Cinema Hits, h. 21,15.
9. La coda dello scorpione
, Sky Cinema Italia, h. 0,15.
10 ex aequo. Ondine. Il segreto del mare, Sky Cinema 1, h. 21,00.
10 ex aequo. Io non sono qui, Rai 5, h. 21,10. FREE

Commento: Al vertice della lista I soliti sospetti, visto, stravisto, ma sempre formidabile. Sono dell’idea che sia lo psycho-thriller migliore degli ultimi vent’anni, e non è un’iperbole. Nessuno meglio di Bryan Singer in questo film riesce a farti respirare la paura, a comunicarti la minaccia. Colto, europeizzante, con le atmosfere dei migliori thriller di Eric Ambler, come La maschera di Dimitrios. Anche con qualcosa del Roman Polanski anni Sessanta-Settanta. Domanda che percorre tutto il film: chi è Kaiser Söze? Chi l’ha visto sa che la risposta è: Kaiser Söze è il Male, semplicemente.
Il giardino delle vergini suicide è il primo film di Sofia Coppola, la regista più cool e fashionista sulla faccia della terra. Discussa vincitrice del Leone d’oro a Venezia con Somewhere (film molto detestato, soprattutto dalle donne, come ho potuto constatare dai commenti alla recensione pubbblicata in questo blog), è ormai, piaccia o meno, autrice consacrata. Questo suo esordio contiene già il tema ossessivo del suo cinema, la difficoltà delle donne a passare dall’adolescenza alla vita adulta e il loro complicato rapporto col mondo maschile-paterno (vedi anche Lost in Translation, Marie Antoinette, Somewhere). Da un libro di Jeffrey Eugenides, quello del romanzo capolavoro Middlesex, la storia di cinque sorelle oppresse da una famiglia insopportabile. Con Kirsten Dunst, attrice feticcio di Sofia.
Al terzo posto un classico italiano, Riso amaro, anno 1949, regia di Giuseppe De Santis, che con questo film dilata i confini sacri del neorealismo fino a inglobare il melodramma. Amore, sangue e rivendicazione sociale si mescolano inestricabilmente, a formare un prodotto filmico che avrà un successo immenso in tutto il mondo e influenzerà il cinema popolare successivo delle aree extra-hollywoodiane (penso al cinema indiano, turco, egiziano, russo-sovietico). La mondina Silvana, il suo amore disperato con il furfante Walter, la gelosia di Francesca, il coro delle altre mondine, le notti nei granai, il lavoro nelle acque melmose, il tradimento e lo sgarro, il duello rusticano: tutto si fisserà nella memoria collettiva globale, a partire dall’immagine di Silvana Mangano con le meravigliose gambe affondate nella risaia ricoperte da calze nere. Produzione Dino De Laurentiis, che di lì a poco farà della Mangano la propria moglie. Uno dei più grandi successi di sempre del nostro cinema. Un film da rivedere, per capire come eravamo (cinematograficamente e non solo) e come non saremo mai più.
Apocalypse Now: Redux è la versione restaurata, con il ripristino della parti originariamente tagliate, del capolavoro di Francis Ford Coppola del 1979. Vengono aggiunti rispetto alla prima edizione ben 49 minuti, con sequenze intere come quella dei coloni francesi che non erano mai apparse. Non aggiunge molto alla statura del film, già ampiamente riconosciuta. Anzi, qualcuno si è spinto a dire che di questa lunghissima versione uncut (3h 22′) si sarebbe potuti fare a meno e che l’unico obiettivo raggiunto dal restauro è stato quello di monumentalizzare il già possente ego coppoliano. Ho rivisto ANR pochi giorni fa. Regge molto bene drammaturgicamente la storia del soldato Willard che via acqua risale il Vietnam fino a raggiungere il santuario cambogiano dove il delirante colonnello Kurz si è costruito il suo regno fuorilegge. Impressiona la potenza visiva del film che, visto sullo schermo di casa in HD, mantiene intatta rispetto ad allora tutta la sua grandeur. A infastidire è invece la sua pesantezza ideologica, molto figlia di quegli anni e oggi alquanto datata e a tratti insopportabile.
I guerrieri della notte lo amo molto, fin da quando uscì, A.D. 1979. Sensazionale film di strada di Walter Hill, ispirato nientemeno che all’Anabasi di Senofonte (a dimostrazione che le storie che funzionano sono eterne), mette in scena la guerra urbana tra gang in una magnifica, pericolosa New York notturna. Una banda rimane tagliata fuori dal proprio territorio, per ritornarci deve riattraversare la città e le sue aree controllate da gang rivali, in un viaggio avventuroso che tiene avvinto lo spettatore e non gli dà tregua. Western metropolitano che fondò e codificò un genere influenzando soprattutto l’allora nascente videomusica e l’estetica dei videogiochi. Capolavoro.
Il bandito è una delle migliori sorprese di questa serata tv. Girato da Alberto Lattuada nel 1946, a guerra appena finita, racconta di un reduce da un campo di prigionia tedesca (Amedeo Nazzari!) che rientra nela sua città, Torino, e la trova devastata e irriconoscibile. Ricominciare una nuova vita, ma come? Scoprirà che la sorella si prostituisce, resterà invischiato in loschi traffici e scivolerà in una vita fuorilegge. Film strepitoso, che sembra inscriversi nell’allora neonato neorealismo (Roma città aperta era appena uscito), ma che in realtà ne usa i codici per realizzare un altro oggetto filmico, un noir che un po’ deve al cinema francese romantico-maudit dei Duvivier e dei Carné e molto alle crime stories americane. In più, Lattuada aggiunge il suo inconfondibile tocco mélo, in un impasto di attualità sociale e passioni estreme che riprenderà due anni dopo nel magnifico Senza pietà, e che molti poi copieranno. Oltre allo statuario Nazzari, icona del cinema popolare italiano, ci sono nel Bandito Anna Magnani (nientemeno) e Carla Del Poggio. Imperdibile, davvero.
The warlords. La battaglia dei tre guerrieri non è il solito wuxiapian seriale che ci giunge dal cinema made in China. Certo, le arti marziali non mancano (e come potrebbero?), ma qui siamo più dalle parti del kolossal cinese storico tipo La battaglia dei tre regni di John Woo, cui questo Warlords si ispira. Che sia di scuola Woo, lo dimostra anche il fatto che a dirigerlo sia un allievo del regista di Face-off, Peter Chan. Siamo nella Cina della seconda metà dell’Ottocento, in preda alle immancabili guerre dinastiche. Tre uomini, che hanno stretto tra di loro un patto di sangue, vengono coinvolti in vario modo nei conflitti che scuotono il paese e culmineranno in un assassinio politico a Nanchino destinato a segnare la successiva storia patria. Film colossale ed epico come in Occidente non si riesce più a fare per motivi di costi ma, soprattutto, ideologici e di sentire collettivo. Chi mai potrebbe mettere in scena un simile spettacolo su un pezzo di storia patria, oggi che nella nostra cultura i sentimenti nazionali si sono affievoliti fino a rasentare in taluni casi l’estinzione? Warlords segna anche il ritorno a casa del divo Jet-Li dopo un lungo soggiorno a Hollywood.
Donnie Darko, ovvero come un piccolo film indie accolto nell’indifferenza alla sua uscita assurge con il passare del tempo alla status di cult. Anzi, a paradigma di ogni cult. Donnie Darko, un Jake Gyllenhaal giovanissimo (era il 2002), è un teenager disturbato, forse schizofrenico, in cura da uno psicanalista cui racconta di aver per amico una creatura allucinatoria, un coniglio gigante che lo spinge ad azioni rischiose. E che gli ha rivelato che la fine del mondo è vicina. Un repertorio da perfetto manuale di psichiatria (sembra una lezione sulla schizofrenia), che però nelle mani del regista Richard Kelly diventa un film inclassificabile tra esoterico, sci-fi e teen-movie, un attraversamento tra reale e fantastico piuttosto inquietante e decisamente originale. Di Richard Kelly è uscito pochi mesi fa The Box, che ripropone parecchi elementi di Donnie Darko, anche se all’interno di una gabbia più rigida da film di genere.
Si parlava ieri di Tutti i colori del buio di Sergio Martino, uno dei primi Italian Gialli. Questo La coda dello scorpione gli è addirittura precedente, anche se solo di pochi mesi. Stesso regista, stesso staff produttivo. Doveva esserci anche la stessa protagonista, Edwige Fenech, che però, incinta, fu sostituita da Anita Strindberg. Muore un uomo, un detective delle assicurazioni indaga. Interviene una giornalista, che scoprirà chi è il vero assassino. Si sente la rivoluzione apportata nel thriller da Dario Argento, anche se ci sono ancora debiti ai grandi noir classici americani come Il postino suona sempre due volte e La fiamma del peccato. Cast molto Early Seventies: George Hilton, la bellissima Evelyn Stewart e la Strindberg, appunto. Location tra Italia, Atene e isole greche, allora poco sfruttate dal cinema. Solo per chi (come me) adora gli Italian Gialli.
Ondine. Il segreto del mare non è mai uscito nei cinema, questa sua presenza in tv finalmente lo sottrae alla semiclandestinità. Anche perché si tratta di un film siglato da un regista che ha dato parecchio di importante come Neil Jordan. Ondine, al momento il suo ultimo film, nonostante un protagonista di richiamo come Colin Farrell non ha avuto il successo sperato (per promozionarlo al festival di Toronto si era mobilitato anche Bono). Una produzione che è un omaggio alla patria irlandese, alle sue leggende, alla sua tradizione narrativa. Un pescatore dai molti problemi e con una figlia malata trova un giorno nella sua rete una meravigliosa creatura marina, forse una sirena. La sua vita da quel momento cambierà, in meglio. Il film ha le cadenze delle ballata popolari, cui si ispira. Scommessa difficile, non del tutto riuscita, ma degna di rispetto. Neil Jordan è uno di quei registi finiti nel cono d’ombra che meritano di essere riconsiderati.
La programmazione cinematografica della neonata Rai 5 parte significativamente stasera con Io non sono qui, il biopic su Bob Dylan realizzato qualche anno fa dal Todd Haynes di Lontano dal paradiso. Che stavolta destruttura il tradizionale racconto biografico e lo scinde in vari pezzi, ognuno dei quali affidato a un attore diverso. Ne derivano più Dylan, tra loro anche molto lontani per aspetto e per età, ce n’è perfino uno interpretato (benissimo) da un’attrice, Cate Blanchett. Operzione ad alta concettualità, quasi brechtiana nel suo programmatico straniamento, che sottolinea il talento multiforme di Dylan e forse la sua inafferrabilità, le sue mutazioni continue di uomo e musicista. Una scelta che però ha finito con il penalizzare l’immediata fruibilità del film, che difatti non è stato premiato dal pubblico come si sperava. Film più intelligente e interessante che riuscito.

La classifica continua con:
11. Come Dio comanda, Premium Cinema Emotion, h. 21,00.
12. Baby Mama, Mya, h. 21,00.
13. La duchessa, Sky Cinema Hits, h. 23,15.
14. Io non ho paura, Rai Movie, h. 22,40. FREE
(Chi non capta Rai Movie, può seguirne i programmi in streaming su rai.it)
15. Funny People, Premium Cinema, h. 21,00.
16. Una pallottola spuntata 33 1/3: l’insulto finale, Sky Family, h. 00,45.
17. Cacciatore bianco, cuore nero, 7 Gold, h. 21,05. FREE
18. L’esercito delle dodici scimmie, Steel, h. 22,55.
19. Transamerica, Cult, h. 0,45.
20. Pulse, Rai4, h. 0,50. FREE
21. Priscilla, la regina del deserto, Cult, h. 23,00.
22. L’uomo che fissa le capre, Premium Cinema, h. 23,30.
23. Trappola criminale, Sky Cinema Max, h. 23,35.
24. The Night Flier
, Iris, h. 0,55. FREE
25. Il rapporto Pelican, Studio Universal, h. 1,00.
26. Balle spaziali, Studio Universal, h. 21,00.

Commento: Parecchi i titoli che meritano una visione, soprattutto quelli fino alla ventesima posizione. Due Gabriele Salvatores, entrambi tratti da romanzi di Niccolò Ammaniti, Come Dio comanda (il migliore dei due, duro e implacabile come raramente capita nel cinema italiano) e Io non ho paura. I fan di Tina Fey, la strepitosa protagonista di Thirty Rock, non se la perdano in Baby Mama, interessante anche se alquanto discutibile commedia su fecondazione artificiale e uteri in affitto. La duchessa è un non banale polpettone in costume con la meravigliosa Keira Knightley, pieno di riferimenti alla storia di Lady Di. E ancora: Judd Apatow con la sua commedia più coraggiosa (Funny People), un roccioso Clint Eastwood in trasferta africana (Cacciatore bianco, cuore nero). Più due titoli del cinema LGBT, Priscilla e Transamerica. Non poteva mancare l’omaggio all’appena scomparso Leslie Nielsen con la messa in onda di Una pallottola spuntata 33 1/3, il terzo e ultimo capitolo della saga demenziale che l’aveva reso popolarissimo. Per saperne di più di ogni film, cliccare sul link relativo.

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