I migliori dieci film della sera e della notte tv: la scelta è personale. Per vedere la programmazione completa delle varie reti, consultare Film.tv.it. Si prendono in considerazioni solo i film che incominciano tra le 21.00 e la 1.0o. Attenzione, la programmazione potrebbe cambiare (prima di vedere un film è meglio controllare, sempre su Film.tv.it, la sua presenza in palinsesto). Buona visione.
La scritta FREE indica i film trasmessi da canali non a pagamento.
1. AmoresPerros, Cult, h. 22,45.
2. Bellamy, Sky Cinema Mania, h. 21,00.
3. Due giorni a Parigi, Cult, h. 21,00.
4. La zona, Rai Movie, h. 23,40. FREE (Chi non capta Rai Movie, può seguirne i programmi in streaming su rai.it)
5. Batman (di Tim Burton), Steel, h. 21,00.
6. La guerra di Charlie Wilson, Premium Cinema Emotion, h. 23,00.
7. La tenda rossa, Sky Cinema Classics, h. 0,55.
8. Bastardi senza gloria, Premium CInema, h. 23,00.
9. Onora il padre e la madre, Iris, h. 21,00. FREE
10. Le relazioni pericolose, Premium Cinema Emotion, h. 21,00.
Commento:
1) AmorePerros – amori e cani – è il film che nel 2000 rivela il talento unito del duo messicano Alejandro Gonzalez Iñarritu (regista) e Guillermo Arriaga (sceneggiatore). Tre storie che intrecciano e si intersecano in pochi attimi fuggenti in quella città-mondo che è Città del Messico, agglomerato informe di cose persone passioni e abiezioni. Ad accomunare le vicende la presenza dei cani, troppo amati, male amati o perfino mandati a combattere e morire. Un ragazzo vuole fuggire con la cognata e salvarla dal fratello violento, un tipo pieno di soldi molla la famiglia per starsene con una modella, un uomo uscito dal carcere riprende il suo mestiere di sicario. Il film mette a punto quello speciale, inconfondibile stile Iñarritu-Ariaga che ritroveremo poi in 21 grammi e Babel. Questo è il primo della serie, la matrice, il migliore. Implacabilmente neo-neorealista e insieme visonario. Lercio e sublime. Film apicale del cinema anni Duemila.
2) Bellamy è l’ultimo film di Claude Chabrol, il maestro del noir borghese da poco scomparso, quasi un’opera testamentaria che racchiude in sè tutte le storie e le ossessioni dello Chabrol precedente. L’ho visto poche settimane fa in cineteca, qui all’Oberdan a Milano. L’impressione è stata di un film avulso da ogni contemporaneità, un prodotto vecchia maniera solidamente costruito, con un plot fragile, tratto da un qualsiasi polar seriale, sorretto però da dialoghi smaglianti, dalla cura maniacale dei dettaglio, da attori così bravi e naturali da non sembrare attori (Depardieu su tutti). Alto artigianato, ecco. Storia assolutamente, inconfondibilmente chabroliana, con le sue ipocrisie di provincia, il sangue e i veleni che scorrono dietro le facciate delle belle case, il denaro che corrompe e corrode i rapporti umani. Il comissario Bellamy torna con la moglie nella casa di famiglia in Provenza per un periodo di riposo che presto svanirà, per via del fratellastro invadente e alcolista che gli piomba adosso ospite indesiderato. E per un delitto, una sordida storia di assicurazioni e di amanti, nel quale viene coinvolto da un misterioso individuo. Chabrol non sbaglia una battuta, un movimento di macchina, un’inquadratura. Come se dirigesse a memoria. Impressionante. Non c’è niente di nuovo, tutto è déjà-vu, però che classe e che mestiere.
3) Due giorni a Parigi è uno di quei film che non te li aspetti così buoni. Diretto e interpretato, anzi concepito nella sua globalità, da Julie Delpy, strana figura di attrice- autrice-sceneggiatrice, di formazione francese ma ormai trapiantata in America, che è stata a suo tempo protagonista di Film bianco di Kieslowski e poi dei due cult gemelli di Richard Linklater Prima dell’alba e Prima del tramonto. Proprio dai film di Linklater, cui ha collaborato in sede di sceneggiatura, Julie Delpy prende suggestioni e qualcosa di più, mettendo in scena una coppia, lei francese lui americano, di passaggio a Parigi dai genitori di lei per un paio di giorni. Sarà l’occasione per far precipitare (in senso chimico, di rendere cioè evidente) quel che fino allora era rimasto in sospensione all’interno della coppia, i malumori, le idiosincrasie, le differenze culturali Europa-America. Tutto risolto in chiave di chiacchiericcio brillante e molto intelligente. Un film di conversazione alla Rohmer dove occorrono un copione di ferro ma anche capacità di improvvisare e variare sul tema, e attori in grado di reggere il gioco. Qui ci sono tutti gli ingredienti, e la ricetta finziona benissimo. Un piccolo grande film che in America ha avuto un insperato successo al box-office, e di cui Delpy sta preparando il sequel Due giorni a New York. Aspettiamo.
4) La zona è un film poco visto del 2007 di un giovane regista messicano, Rodrigo Plà. Opera-rivelazione, che mette in scena una metropoli latino-americana apocalittica, una sorta di agglomerato urbano folle alla Blade Runner, solo molto vicina alla realtà. Da una parte le favelas, dall’altra La Zona, dove abita la ruling class, area rinchiusa, recintata, sorvegliata. Materializzazione cinematografica (non uso la parolaccia metafora) di tutte le ossessioni di arroccamento e autodifesa che percorrono oggi i privilegiati del mondo. Tre ragazzi degli slums riusciranno a entrare nella Zona, comincerà la caccia per scovare gli intrusi. Film sociale ma avvincente come un thriller, benissimo costruito, mai pesantemente didascalico, più apparentato per fortuna al cinema di genere che a quello politico.
5) Dopo aver visto il reboot operato sulla saga dell’Uomo-pipistrello da Christopher Nolan con Batman Begins e Il cavaliere oscuro, uno più bello dell’altro, uno più inquietante dell’altro, conviene fare un salto indietro e tornare all’origine di tutto, a questo Batman firmato del 1989 da Tim Burton. Pochi allora credevano che dall’esausta serie cartacea si potesse trarre qualcosa di buono per lo schermo, invece il risultato fu formidabile. Fregandosene di ogni rispetto filologico del fumetto originario, Tim Burton piegò il personaggio alle sue personali ossessionim facendone un giustiziere-mostro in un mondo di mostri, in una città visivamente superba, densa di ombre e insidie. Batman è un film notturno e onirico, le ali del Pipistrello battono in un universo sordido di gente pericolosa, come il Joker sadico interpretato da Jack Nicholson. Gotham City è la più cupa e perversa città del cinema dopo Metropolis di Fritz Lang (altro che Blade Runner). Da rivedere.
6) Tutti parlano di Aaron Sorkin, autore della strepitosa sceneggiatura di quel film epocale che è The Social Network. E tutti riconoscono che gran parte della riuscita sia dovuta proprio all’acuminata scrittura di Sorkin, degna di un Ben Hecht o di un Lubitsch. Mentre lo si dà come superfavorito al prossimo Oscar per il miglior script, vediamoci questo La guerra privata di Charlie Wilson, film di scarsa fortuna di un paio di anni fa che porta proprio la firma pregiata di Aaron Sorkin. Del 2008, vi si racconta la storia incredibile e avventurosa del deputato Usa che riuscì a far avere ai mujaheddin afghani armi e soldi per combattere l’invasione sovietica. Alla regia il glorioso Mike Nichols, Tom Hanks e Julia Roberts coppia regina di interpreti. Da rivalutare.
7) La tenda rossa, ovvero quando Cinecittà faceva la sua Ostpolitik. In pieno clima di distensione post-kruscioviana (siamo nel 1969), ecco una coproduzione italo-sovietica sulla fallita spedizione italiana di Nobile al Polo del 1928, un kolossal Mosfilm-Vides diretto dal russo Mikhail Kalatozov, il regista che aveva firmato i film più rappresentativi del disgelo, Quando volano le cicogne e La lettera non spedita. In La tenda rossa ci sono Mario Adorf, Claudia Cardinale (allora compagna del produttore Franco Cristaldi) e un Sean Connery ancora in cerca della sua strada post-Bond. Oggi dimenticato, testimonia di quali progetti grandiosi fosse capace il cinema italiano di allora e di come fosse in grado di superare ogni frontiera. Una potenza che faceva tremare anche Hollywood.
8) Travolgente Tarantino. Un capolavoro – Bastardi senza gloria – che è un omaggio al cinema tutto, quello di genere dei B-movie bellici all’italiani (Quel maledetto treno blindato di Castellari) come dei bergfilm tedeschi degli anni Trenta. Quentin reinventa e piega a sè la Storia della seconda guerra mondiale, inventandosi un finale con Hitler che non c’è mai stato nella realtà. Una brigata di ebrei si infiltra oltre le linee tedesche per sabotare il nemico. Un pugno di bastardi senza gloria, la metà di una sporca dozzina fatta da bravacci che non si fermano davanti a niente. Ma quello che impressione è lo smisurato amore per il cinema di Quentin, qui all’apice del suo furore citazionista. Grandissimo, certo. Ma viene il dubbio che Tarantino si sia ormai infilato in un circolo vizioso autistico fatto di passioni e ossessioni personali e che ogni contatto con la realtà e l’oggi si sia dissolto. Come Fellini che si rinchiudeva nel suo studio di Cinecittà e lì ricreava il suo mondo di cartapesta senza più rapporti con l’esterno. Credo, temo, che Tarantino sia giunto alla stesso grado di solipsismo e autoreferenzialità. Spero che il suo prossimo film mi smentisca.
9) Onora il padre e la madre è la più sconvolgente crime-story degli ultimi anni, insieme all’australiano Animal Kingdom (recensione in questo blog), con cui ha molti punti di contatto. Diretto dall’utraottantenne Sidney Lumet, ancora in grado di padroneggiare alla grande un film, è una fosca storia di intrighi familiari, di degenerazioni filiali, di inganni fraterni. Il fratello cattivo e perverso (un luciferino Philip Seymour Hoffman) convince il fratello amorfo e passivo (Ethan Hawke) a fare un colpo nella gioielleria del padre. Andrà tutto molto male e incominceranno rogne di ogni tipo. Passo dopo passo, i due fratelli si ritroveranno nella tragedia. Qualcuno ha tirato in ballo Shakespeare e Sofocle, non impropriamente. Magnifico.
10) Sembrava un’impresa disperata portare sullo schermo quel capolavoro di crudeltà settecentesca che è Les Liaisons dangereuses, romanzo epistolare di Choderlos de Laclos in cui una coppia di libertini, per una sfida perversa, cerca di corrompere la più incorruttibile e virtuosa delle signore, Madame de Tourvel. Stephen Frears ci prova (siamo alla fine degli anni Ottanta) e con Le relazioni pericolose vince la scommessa. Grazie alla sceneggiatura di Christopher Hanpton, brillano i dialoghi acuminati e letali tra i due grandi peccatori Valmont e la Marchesa di Merteuil. John Malkovich nel film della vita, anche se eccede in occhiatacce perverse. Glenn Close al suo culmine. Incantevole Michelle Pfeiffer nella parte dell’innocente vittima del complotto. Ma la cosa più stupefacente fu il successo commerciale ottenuto in tutto il mondo. Oggi un film così non resisterebbe in una multisala per più di un weekend.
La classifica continua con:
11. Chicago, Premium Cinema Emotion, h. 22,45.
12. Django, Sky Cinema Italia, h. 21,00.
13. La cruna dell’ago, MGM Channel, h. 21,00.
14. Million Dollar Baby, Rai Tre, h. 21,05. FREE
15. Il mercenario, Sky Cinema Italia, h. 22,40.
16. Quella sporca ultima meta, Sky Cinema Classics, h. 22,50.
17. Baby’s Room, Rai Movie, h. 1,15. FREE (Chi non capta Rai Movie, può seguirne i programmi in streaming su rai.it)
18. Ingannevole è il cuore più di ogni cosa, Sky Cinema Italia, h. 0,30.
19. Questo pazzo pazzo pazzo mondo, MGM Channel, h. 22,55.
20. Wonder Boys, Premium Cinema Emotion, h. 0,50.
21. Io vi troverò, Sky Cinema Max, h. 21,00.
22. Miss Conception, Mya, h. 22,45.
23. 1408, Studio Universal, h. 21,00.
24. Fiore di cactus, Sky Cinema Classics, h. 21,05.
25. L’ultimo combattimento di Chen, Sky Cinema Mania, h. 22,55.
26. Boyz’n the hood, Studio Universal, h. 23,00.
27. Dopo mezzanotte, Retequattro, h. 23,50. FREE
28. Imago mortis, Sky Cinema Hits, h. 0,50.
29. Il primo cavaliere, Retequattro, h. 21,10. FREE
30. Kyashan – La rinascita, Rai4, h. 23,40. FREE
Commento: Seconda parte di classifica densa di film che valgono la visione. Due spaghetti-western ormai classici di Segio Corbucci, Django (un successo planetario) e Il mercenario. Chicago, oltre che molto godibile, è il film che ha rilanciato all’inizio della questa decade un genere che sembrava ormai estinto, il musical, e non è un merito da poco. Un celebrato Clint Eastwood, forse solo un po’ sopravvalutato (Million Dollar Baby), un Ken Follett molto bene trasposto in film, con un Donald Sutherland perfetto (La cruna dell’ago), un Robert Aldrich virile e robusto (Quella sporca ultima meta), un Alex De La Iglesia nella serie horror iberica Peliculas para non dormir (Baby’s Room). E ancora: un’Asia Argento regista perversa che non si sa se ci è o ci fa (Ingannevole è il cuore più di ogni cosa) e un incantevole, naïf Stanley Kramer anni Sessanta che rifà (con Buster Keaton e Spencer Tracy!) le comiche del muto (Questo pazzo pazzo pazzo mondo). Per saperne di più di ogni titolo, cliccare sul link relativo.