FILM STASERA IN TV: gli imperdibili 10 (domenica 5 dicembre)

I migliori dieci film della sera e della notte tv: la scelta è personale. Per vedere la programmazione completa delle varie reti, consultare Film.tv.it. Si prendono in considerazioni solo i film che incominciano tra le 21.00 e la 1.0o. Attenzione, la programmazione potrebbe cambiare (prima di vedere un film è meglio controllare, sempre su Film.tv.it, la sua presenza in palinsesto). Buona visione.
La scritta FREE indica i film trasmessi da canali non a pagamento.

1. Domenica, maledetta domenica, MGM Channel, h. 1,25.
2. Amores Perros, Cult, h. 0,20.
3. I racconti di Canterbury, Sky Cinema Italia, h. 0,25.
4. M.A.S.H.
, Iris, h. 21,05. FREE
5. Easy Rider, Iris, h. 23,00. FREE
6. Le invasioni barbariche
, Rai Movie, h. 0,35. FREE
7. Schindler’s List
, Studio Universal, h. 21,10.
8. Furyo
, Sky Cinema Classics, h. 0,20.
9. Cado dalle nubi, Sky Cinema 1, h. 22,45.
10. Gli uomini preferiscono le bionde, Sky Cinema Classics, h. 22,40.

 

 

Commento:
Playlist che incomincia con Domenica, maledetta domenica, forse il miglior film di quel regista fuorischema e di difficile classificazione che fu John Schlesinger, uno che attraversò il cinema inglese e americano degli anni Sessanta-Settanta con lo sguardo dell’outsider, del mai omologato. Del 1971, Sunday, Bloody Sunday (titolo bellissimo) segue il protagonista, un maturo medico omosessuale interpretato da Peter Finch, nelle sue avventure esistenziali e nella passione per un giovane designer che forse lo ama forse no, e che di sicuro ama anche una signora (Glenda Jackson, allora attrice di primissima fascia). Non c’è molto più di questo, ma il miracolo è che Schlesinger sa raccontare una materia del genere senza turgori melodrammatici, soprattutto inventa un altro modo di raccontare al cinema l’omosessualità, non ancora politicizzato ma non più da minoranza catacombale.
Segue al secondo posto Amores Perros, il film messicano che inaugura la collaborazione tra il regista Alejandro González Iñárritu e lo sceneggiatore Guillermo Arriaga, che darà poi vita a 21 grammi e Babel. Questo a mio parere è se non il più bello il più tosto e diretto dei tre, quello in cui lo schema narrativo Iñárritu-Arriaga (più storie che si snodano in contemporanea nello stesso spazio-tempo e che si incrociano in un punto, in un evento che finirà col cambiarle tutte) ha ancora il sapore del nuovo. Amores Perros, amori (e) cani, espone tre vicende con in comune l’amore o il malamore per i cani, storie che ci mostrano un’umanità depressa, alienata, derelitta, sciagurata. Film sporco e sublime, umano e bestiale, in una Città del Messico da incubo. Gran successo in America, mentre qui non se lo filò nessuno. Capolavoro.
Al terzo posto i pasoliniani I racconti di Caterbury, che seguono nella filmografia dello scrittore-poeta-regista il boom del Decameron, enorme successo commerciale che cambiò carriera e vita di Pasolini. Questo è il secondo film della cosiddetta Trilogia della vita, aperta dal Decameron appunto e che si concluderà con Il fiore delle mille e una notte: tre film ispirati a classici letterari di culture diverse tutti però accomunati, secondo Pasolini, dal vitalismo erotico, dal sesso come elemento propulsivo dell’esistere. In realtà a vederli oggi questi tre film sono figurativamente smaglianti ma angosciosi e funebri, opere dove il sesso che vorrebbe essere inno alla vita si rovescia nel suo contrario e diventa una cerimonia ossessiva e coatta, uno strumento di schiavitù, una catena che già prefigura il terribile teatro di Salò-Sade. Canterbury della trilogia è poi il più fangoso, oscuro, dark. Ma è Pasolini, signori. Da vedere, se si riesce a reggere.
Al quarto posto finalmente si ride. M.A.S.H. fu uno dei film-simbolo della Hollywod ultraliberal e contestataria a cavallo tra anni Sessanta e Settanta, rivelò l’enorme talento di Robert Altman, vinse a Cannes. Una commedia feroce ambientata nell’ambiento mortifero di un ospedale militare durante la guerra di Corea. Gag sguaiate e fracassone, condotte dai medici cialtroni Donald Sutherland e Elliott Gould. Boccaccio tra i feriti, il sangue, le amputazioni. Allora sembrò uno sberleffo antimilitarista e pacifista, oggi ci sembra una danse macabre di allegri fantasmi, un esorcismo anti-paura condotto a colpi di risate.
Segue un altro titolo di quell’era, di quel cinema, di quella Hollywood. Anzi, il film che ribaltò Hollywood e impose una nuova leadership (ma durò poco). Easy Rider, con i suoi due frikkettoni che percorrono gli States con le loro Harley Davidson e, volendo vivere la propria libertà, si troveranno a scontrarsi con l’America profonda e le sue intolleranze, fu un clamoroso successo e diventò il simbolo (uno dei simboli) di una generazione. Era il 1969. Oggi quel film che stabilì Dennis Hopper e Peter Fonda come icone imperiture, è da vedere come un oggetto alieno che viene dal passato, come lo specchio di un’epoca. E chissà se è ancora sopportabile.
Si cambia era con Le invasioni barbariche del canadese (del Québec) Denys Arcand. Il quale riprende nel 20o3 caratteri e atmosfere di un suo meraviglioso film di vent’anni prima, Il declino dell’impero americano. Il protagonista è un intellettuale di cinquant’anni e qualcosa, ha un tumore, convoca gli amici e i familiari in ospedale. Va in scena nella fine-vita la commedia di una vita. Chiacchiere, dialoghi acuminati, anche risate. Si arriverà all’eutanasia. Oscar per il migliore film straniero.
Schindler’s List: non c’è molto da aggiungere su quanto è già stato detto di questo film, un kolossal dell’anima firmato Spielberg, un holocaust-movie che appassiona, avvince, commuove e riesce a tenersi alla larga dalla retorica e dai toni predicatori. Merito anche della straordinaria figura del protagonista, un tedesco dei Sudeti che si prende un gruppo di ebrei da impiegare nella sua fabbrica e li difende con tutte le forze dalla deportazione: per umanità o per interesse personale, per avere manodopera sottopagata e sempre disponibile? Schindler è un collaboratore dei nazisti che però non si piega al Male, forse più per dandismo che per profonda convinzione etica. Ma che importa, lui riuscirà a salvare mille e più uomini e donne dallo sterminio. In questa ambiguità sta la forza drammatica del personaggio, che sottrae il film all’agiografia.
Furyo all’ottavo posto. Il Nagisa Oshima dell’Impero dei sensi filma nell’83 questa abbastanza incredibile storia di erotismi in un universo concentrazionario. Siamo in un campo di prigionia giapponese durante la Seconda guerra mondiale. Ryuichi Sakamoto, il musicista qui attore, è un ufficiale che perde la testa per un prigioniero inglese, che è poi David Bowie in una delle sue rare incursioni sul grande schermo. Omoerotismo secondo il cinema alto e art-house di quei tempi, quindi raffinatezze formali, deviazioni sul sadismo, autorepressione ecc. David Bowie algido, non si sa se per scelta o per inespressività congenita. Furyo è ormai un reperto archeologico e come tale va visto e valutato.
Cado dalle nubi, al nono posto, è in questa classifica una sosta nella comicità. Checco Zalone, nella parte di un cantante pugliese che emigra nella Milano delle tv, dei talent, dell’immagine per diventare famoso, e che si innamora della figlia di un leghista è, semplicemente, irresistibile.
Chiude la Top Ten Gli uomini preferiscono le bionde, il mio Marilyn-movie favorito insieme, ovvio, al capolavoro A qualcuno piace caldo. Dirette dal più virile regista di commedie sofisticate di sempre, Howard Hawks – uno che va per le spicce, non si perde in melensaggini e imprime alla storia un ritmo vertiginoso – Jane Russell e Marilyn Monroe sono la bruna e la bionda: a incarnare l’aureo principio coniato da Anita Loos, l’autrice del testo da cui è tratto il film, ovvero che gli uomini preferiscono le bionde ma poi sposano le brune. Naturalmente non si può non adorare le due che scendono dalle scale tra lustrini, piume e quant’altro e che danzano ipnotizzando il pubblico, cioè noi spettatori di ieri, oggi, domani, dopodomani, di sempre. Marilyn canta quell’immortale “I diamanti sono i migliori amici delle ragazze” che ha forgiato legioni di material girls.

La classifica continua con:
11. Dracula, Fantasy Channel, h. 22,00.
12. I love Radio Rock
, Joi, h. 23,25.
13. X-Men 2
, Italia 1, h. 23,30. FREE
14. X-Men: conflitto finale
, Italia 1, h. 21,25. FREE
15. Quantum of Solace, Sky Cinema Hits, h. 23,10.
16. Il grande cielo
, Rai Movie, h. 22,40. FREE
17. Gothic, MGM Channel, h. 0,00.
18. Calendar Girls, Sky Cinema Mania, h. 21,00.
19. Gli intrighi del potere – Nixon
, Premium Cinema, h. 23,30.
20. Baciami ancora
, Premium Cinema, h. 21,00.
21. Tutte le manie di Bob, Comedy Central, h. 22,45.
22. L’angolo rosso
, Rai4, h. 21,10. FREE
23. Autumn in New York, Premium Cinema Emotion, h. 22,40.

Commento: Il Dracula di John Badham, anno 1979, è la prima rilettura consapevole e post-moderna della storia del vampiro tarnsilvanico e resta a tutt’oggi una delle migliori. Chi ama la commedia all’inglese non si perda I love Radio Rock, ricostruzione dell’epopea anni Sessanta della radio pirata ancorate fuori dalle acque territoriali britanniche. Un paio di film della serie X-Men, con i suoi suoper-eroi della diversità: tra le migliori saghe degli anni Duemila insieme a Spider-Man e al Batman di Christopher Nolan. Ancora: il secondo Bond con Daniel Craig, Quantum of Solace, purtroppo meno riuscito del precedente Casino Royale, per via di una certa meccanicità nel plot e della pretesa di sensibilizzarci ai mali del mondo. Ottimo il villain Mathieu Amalric, pessima la Bond Girl, la durissima ucraina Olga Kurylenko. Anche stasera due Richard Gere: L’angolo rosso e Autumn in New York. Il Muccino non riuscitissimo di Baciami ancora e le mature signore capitanate da Helen Mirren che un po’ per sfida un po’ per fini benefici si spogliano allegre in Calendar Girls. C’è anche un Oliver Stone complottista che si scaglia contro i poteri forti e il sistema e ricostruisce la storia del presidente americano più discusso del dopoguerra: Gli intrighi del potere – Nixon. Per saperne di più di ogni film, cliccare sul link. 

 

 

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