FILM STASERA IN TV: gli imperdibili 10 (giovedì 9 dicembre)

I migliori dieci film della sera e della notte tv: la scelta è personale. Per vedere la programmazione completa delle varie reti, consultare Film.tv.it. Si prendono in considerazioni solo i film che incominciano tra le 21.00 e la 1.0o. Attenzione, la programmazione potrebbe cambiare (prima di vedere un film è meglio controllare, sempre su Film.tv.it, la sua presenza in palinsesto). Buona visione.
La scritta FREE indica i film trasmessi da canali non a pagamento.

IMPERDIBILI (dal 1° al 10°posto)
1. Mamma Mia!
, Premium Cinema, h. 21,00.
2. Splendore nell’erba
, Hallmark (bouquet Sky), h. 21,00.
3. I segreti di Brokeback Mountain, Sky Cinema Hits, h. 23,15.
4. Music Box – Prova d’accusa, Studio Universal, h. 21,00.
5. Batman – Il ritorno
(di Tim Burton), Steel, h. 21,00.
6. Il negoziatore, Rai Tre, h. 21,05. FREE
7. Piccoli affari sporchi
, Sky Cinema Mania, h. 0,45.
8. Il giovane normale
, Sky Cinema Italia, h. 1,00.
9. Dieci inverni, Sky Cinema 1, h. 23,05.
10. Papillon
, Sky Cinema Classics, h. 22,45.

Commento:
1. Mamma Mia! Lo adoro, anche perché adoro le canzoni degli Abba, che sono del sano, geniale, irresistibile pop come pochi hanno saputo realizzare. Vidi il film qualche anno fa in una grande sala qui a Milano un sabato sera, straesaurita: famiglie, gente di ogni generazione, ragazzi da soli, genitori e nonne con figli e nipoti. Un pubblico trasversale e transgenerazionale, tutti a battere le mani e a seguire le canzoni. Una festa. Una serata da cinema popolare come non me ne capitavano più da decenni. Il cinema com’era una volta e come non è più, se non in rarissime occasioni. Bisognerebbe ringraziare Mamma Mia! se non altro per questo. Poi c’è il film. Che è solo un pretesto per rimettere in scena in modo travolgente i pezzi degli Abba. La storia della matura ex hippie (Meryl Streep) che in vista del matrimonio della figlia convoca sull’isola greca in cui vive i tre possibili padri diventa una piccola commedia degli equivoci e di qualche inganno con un andamento vagamante alla Shakespeare, quello più divertito (Molto rumore per nulla, La dodicesima notte) e anche, per via dell’isola, della Tempesta. Genialmente qualcuno, non ricordo chi, difatti ha paragonato Mamma Mia! a uno di quegli Shakespeare approssimativi e ruspanti messi in scena con gran divertimento e tirando un po’ via da Kenneth Branagh. Su tutto e tutti domina la matriarca Meryl Streep, che qui mostra ancora una volta di essere una creatura oltre l’umano, perché non solo recita come sappiamo, ma balla e canta da professionista, con una voce incredibile che sembra Barbra Streisand, come non avesse fatto nient’altro nella vita. Sbalorditiva. A quasi 60 anni Meryl Streep non solo è tornata a essere una moneymaker di Hollywood (tutti i suoi ultimi film sono andati molto bene al box office) ma si è permessa il lusso con Mamma Mia! di realizzare il maggior successo commerciale della sua carriera: 609.841.637 dollari in tutto il mondo. Chapeau, Meryl.
2. Splendore nell’erba. Una coppia di ragazzi nell’America puritana e profonda degli anni Venti. Si innamorano, ma verranno ostacolati anche se per motivi diversi dalle rispettive famiglie. Si dovranno separare e lei cadrà in una lunga depressione. Celebre melodramma che nel 1961 riportò Elia Kazan ai vertici di Hollywood, con un duo di interpreti rimasto memorabile, Warren Beatty al suo debutto e una Natalie Wood nel ruolo migliore della sua carriera.
3. I segreti di Brokeback Mountain. Anche se è del 2005, non di un’era fa, il film di Ang Lee si è già assestato come un classico. Et pour cause. In fondo, è il film epocale che ha sdoganato l’omosessualità a uso della grandi platee globalizzate confezionandola attraverso una storia d’amore irresistibile. Ang Lee sbanca: vince a Venezia, viene plurinominato all’Oscar e sfonda al box office di tutto il mondo. L’amore tra i cowboy Jake Gyllenhaal e Heath Ledger, soli contro tutti, avvince e commuove ed è il vero, grande mélo degli anni Zero (insieme a Lontano dal paradiso di Todd Haynes, e anche lì c’entra non casualmente l’omosessualità: il mélo ha bisogno narrativamente di amori ostacolati, passioni che si ergono contro il mondo, tabù da infrangere, e la gaytudine serve – o meglio serviva – egregiamente allo scopo). Quello che impedisce a Brokeback Mountain di assurgere a capolavoro è la sua politically correctness e la sua mancanza di autentico radicalismo esistenziale.
4. Music Box – Prova d’accusa. Chicago. La famiglia Laszlo viene sconvolta qundo il patriarca viene arrestato con l’accusa di essere un criminale collaborazionista nazista che aiutò, nella fosca Budapest dell’occupazione tedesca, a uccidere decine di migliaia di ebrei buttati nel Danubio legati l’uno all’altro con fil di ferro. Ma il capofamiglia, un Armin Müller Stahl che dalle sue esperienze fassbinderiane si porta dietro ambiguità e sottigliezze, si proclama innocente. Gli crede e lo difende la nipote avvocatessa Jessica Lange. Ma qual è la verità? Intanto si rievocano gli anni bui e il clima di delazione e tradimento e di resa morale di quell’Ungheria in guerra. Colpi di scena e rovescimenti continui fino alla sorprendente rivelazione finale, quando meno te l’aspetti. Lo sceneggiatore Joe Eszterhas, di famiglia ungherese e dunque buon conoscitore della storia atroce delle Croci frecciate magiare che fecero da sponda assassina alle peggiori turpitudini dei tedeschio occupanti, applica alla vicenda lo stesso andamento narrativo e drammaturgico che avrebbe sperimentato di lì a poco nell’enorme successo di Basic Instinct, quello di affermare e negare ripetutamente la colpevolezza-innocenza dell’indiziato spiazzando continuamente lo spettatore, come a suggerirgli che tra bene e male i confini sono labili e valicabili. Anche qui, come poi in Basic Instinct, il gioco funziona magnificamente. Alla regia c’è Costa-Gavras in una delle sue numerose e più felici escursioni hollywoodiane, che dirige con la sua solita mano ferma e consapevole. Un film che io ho amato molto.
5. Batman – Il ritorno. Il secondo dei Batman diretti da Tim Burton, quelli con Michael Keaton uomo-pipiestrello. Film che mantiene tutte le promesse del primo, affondando il mondo leggero del fumetto originario nelle atmosfere cupe e perverse di una Gotham City architettonicamente ridisegnata sul modello della Metropolis di Fritz Lang e abitata da agghiaccianti mostri di ogni tipo. Se non c’è più l’allarmante Joker di Jack Nicholson della prima puntata, qui si materializza l’altrettanto orripilante e pericoloso Uomo-pinguino di Danny De Vito. C’è anche la Catwoman di Michelle Pfeiffer, allora all’apice della sua bellezza. Io, che non sono un fan di Tim Burton, trovo che nei suoi Batman, costretto da una storia forte che non gli permette più di tanto di deragliare nelle sue visioni, dia il meglio.
6. Il negoziatore, Gran noir del 1998 con  un negoziatore (Samuel Jackson) sospettato di corruzione che, per difendersi e spiegare le sue ragioni, prende in ostaggio gli impiegati di un ufficio. Verrà chiamato a trattare con lui un altro mediatore (Kevin Spacey). Lotta di astuzia e intelligenza tra i due, che conoscendo entrambi il mestiere, ne conoscono anche tutti i trucchi. Sta in questa sfida psicologica e professonale il bello del film, che avvince con il potere della parola ben scritta e ben interpretata. Da vedere.
7. Piccoli affari sporchi. Uno dei più strani e inclassificabili film di Stephen Frears, il più mutante ed eclettico dei registi inglesi (insieme a Michael Winterbottom), capace di passare dal noir hard-boiled (Rischiose abitudini) al period movie (Le relazioni pericolose) alla commedia di costume (l’imminente Tamara Drewe). Piccoli affari sporchi è una sua escursione del 2002 nel neo-neorealismo e nei più sordidi bassifondi, quelli in cui si trafficano organi umani. Tutto incomincia in un hotel londinese, quando un immigrato clnedsetino africano scopre un cuore umano. Segue una storia che mescola denuncia sociale e un fosco melodramma a base di reni da espiantare. Strano film, rimosso e cancellato, anzi colpito dalla damnatio memoriae. Un insuccesso che merita una prova d’appello. Cast francofono e anglofono: Audrey Tautou, Sergi López e Chiwetel Ejiofor.
8. Il giovane normale. Una delle sorprese della serata, un film di Dino Risi di cui si erano perse le tracce, quasi un samizdat del nostro cinema. Girato nel 1969 con un Lino Capolicchio che allora divideva con Lou Castel tutti i ruoli di giovane contestatore e trasgressore (Escalation, Metti, una sera a cena), e tratto da un racconto del milanese Umberto Simonetta, racconta di un ragazzo italiano coinvolto da tre americani in una vacanza in Tunisia: compagni di viaggio spregiudicati, tanto che Giordano (così si chiama il protagonista) avrà una storia con la moglie di uno di loro senza suscitare gelosie e scandali. Film di formazione, ma anche il ritratto – come spesso amava fare il nostro cinema di allora – un’Italia ancora inibita e sessualmente arretrata messa a confronto con altre culture più spregiudicate tipo quella scandinava o americana, come in questo Il giovane normale.
9. Dieci inverni ha rivelato l’anno scorso a Venezia il talento giovane di Valerio Mieli. Un ragazzo e una ragazza (Michele Riondino e Isabella Ragonese) si incontrano in una gelida Venezia d’inverno. Forse si amano forse no, si ritrovano l’inverno successivo e altri ancora. Ci vorranno dieci inverni, tra Italia e vari altrove, perché capiscano e accettino di amarsi. Ritratto di una generazione irresoluta. Buon esordio che lascia presagire un futuro d’autore. Aspettiamo con fiducia la prossima mossa di Mieli.
10. Papillon, Tratto dall’omonimo bestseller autobiografico del francese Henri Charrière, galeotto mandato alla famigerata Isola del Diavolo nella Guyana francese, il film ne racconta tutti i tormenti in quell’atroce prigionia tropicale e di come riuscì nell’impossibile evasione, da molti tentata prima di lui senza successo. Classico film di fuga dal carcere (o dal campo di detenzione) e uno dei più famosi del genere. Gran coppia d’attori, Steve McQueen e Dustin Hoffman, allora, 1973, al vertice della loro fama. Dirige Franklin J. Schaffner, e ne esce non solo un successo mondiale ma un classico del genere crime, uno di quei film che hanno forgiato l’immaginario proletario di tutto il mondo e perfino, come Il padrino di Coppola o lo Scarface di De Palma, quello delle subculture criminali.

CONSIGLIATI (dall’11° al 20° posto)
11. Gattaca
, Studio Universal, h. 23,20.
12. S1møne, La 7, h. 21,10. FREE
13. The Constant Gardener – La cospirazione, Sky Cinema Mania, h. 22,30.
14. Amantes, Cult, h. 23,05.
15. Come sposare un milionario, Sky Cinema Classics, h. 21,00.
16. Amarcord
, Premium Cinema, h. 1,10.
17. Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo, Premium Cinema, h. 23,00.
18. Another Country – La scelta
, Cult, h. 0,50.
19.
Wall Street, Canale 5, h. 23,30. FREE
20. Cuori nel deserto, MGM Channel, h. 21,00.
Commento: Due film del neozelandese Andrew Niccol, uno che ama gli apologhi in chiave sci-fi. Il primo è Gattaca, film molto stylish, molto inquietante su un mondo dominato dall’eugenetica (un rischio anche per questo nostro mondo), il secondo, S1møne (sì, scritto così, sta per Simulation 1) su quanto potrebbe aspettarci quando le tecniche di simulazionee replicazione saranno in grado di realizzare creature virtuali del tutto simili agli umani. The Costan Gardener è un film di denuncia contro le malefatte di Big Pharma tratto da John Le Carré: procurò l’Oscar alla bellissima Rachel Weisz (che da sola merita la visione). Amantes è unvece un vecchio noir spagnolo con dark lady di Vicente Aranda, con una gran coppia di attrici, Victoria Abril e Maribel Verdú (riemersa recentemente nel bellissimo Tetro di Francis Ford Coppola). Come sposare un milionario è tra i più famosi film di Marilyn, timida, impacciata e incantevole con gli occhiali da miope. Amarcord è uno tra i più celebrati Fellini, anche premiato con l’Oscar, solo che io non lo amo per niente e lo ritengo l’inzio della decadenza del suo autore, della sua fase autocitazionista e autoreferenziale. E ancora: l’ultimo e più che mai delirante Terry Gilliam (Parnassus), un Oliver Stone d’annata (Wall Street), un piccolo melodramma lesbico degli anni Ottanta, che meriterebbe di essere riconsiderato, se non altro come una testimonianza d’epoca (Cuori nel deserto). Another Country racconta e spiega come alcuni gay nei college inglesi anni Trenta si trasformarono inaspettatamente in spie al servizio dell’Unione Sovietica: un percorso molto interessante, anche se il film indulge troppo ai manierismi e alle ricostruzioni d’epoca in stile british. Film che rivelò Rupert Everett. Per saperne di più di ogni film, cliccare sul link.

INTERESSANTI (dal 21° al 30° posto)
21. Storie di ordinaria follia
, Rai Movie, h. 0,05. FREE
22. Charlotte Gray
, Premium Cinema Emotion, h. 23,05.
23. Emma, Premium Cinema Emotion, h. 21,00.
24. Agata e la tempesta, Cult, h. 21,00.
25. Il sapore del sangue, Iris, h. 21,05. FREE
26. Cuba, 7 Gold, h. 21,05. FREE
27. Autumn in New York, Retequattro, h. 21,10. FREE
28. Pulse
, Rai4, h. 23,30. FREE
29. Io, Don Giovanni, Sky Cinema 1, h. 0,55.
30. Questo piccolo grande amore, Mya, h. 21,00; Sky Cinema Hits, h. 21,15.
Commento: Un Marco Ferreri incongruamente tratto da Bukoswki dall’esito alquanto artificioso (Storie di ordinaria follia), un film con Gwyneth Paltrow e Ewan McGregor da Jane Austen (Emma), un Soldini che si ripropone con Licia Maglietta dopo il grande successo commerciale di Pani e tulipani (Agata e la tempesta). Per saperne di più di ogni film, cliccare sul link.

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