FILM STASERA IN TV: gli imperdibili 10 (sabato 11 dicembre)

I migliori dieci film della sera e della notte tv: la scelta è personale. Per vedere la programmazione completa delle varie reti, consultare Film.tv.it. Si prendono in considerazioni solo i film che incominciano tra le 21.00 e la 1.0o. Attenzione, la programmazione potrebbe cambiare (prima di vedere un film è meglio controllare, sempre su Film.tv.it, la sua presenza in palinsesto). Buona visione.
La scritta FREE indica i film trasmessi da canali non a pagamento.

IMPERDIBILI (dal 1° al 10°posto)
1. L’infernale Quinlan
, Iris, h. 23,35. FREE
2. 8 donne e un mistero, Cult, h. 22,40.
3. (500) giorni insieme, Sky Cinema 1, h. 21,00.
4. Jackie Brown, Premium Cinema, h. 0,05.
5. Lost in Translation – L’amore tradotto, Cult, h. 0,40.
6. La 25esima ora, Sky Cinema Hits, h. 22,50.
7. Bellamy, Sky Cinema Mania, h. 22,50.
8. Dal tramonto all’alba, Sky Cinema Hits, h. 21,15.
9. Mare dentro, Rai Movie, h. 0,25. FREE
10 ex aequo. Artisti e modelle
, Studio Universal, h. 0,50.
10 ex aequo. Vampiri amanti, MGM Channel, h. 0,25.

Commento:
1. L’infernale Quinlan . Che dire, qui siamo – e non si esagera – ai livelli massimo dell’intera storia del cinema. Anche la parola capolavoro suona indeguata a restituire questo immenso film di Orson Welles. Smisurato, barocco, eccessivo, pieno di ombre nere e di fantasmi dell’anima. Quinlan è, semplicemente, il Male (come da titolo originale: Touch of Evil): un poliziotto che ha travalicato ogni limite e confine fino a farsi travolgere dal delirio di onnipotenza e dalla hybris. Incredibile come Welles da una semplice storia noir abbia tratto un’opera che è rappresentazione dell’inferno sulla terra e degli abissi su cui le nostre fragili vite stanno pericolosamente in bilico. Welles è Quinlan, ovviamente. Ma anche il resto del cast è incredibile, Charlton Heston, Janet Leigh, Akim Tamiroff e una memorabile Marlene Dietrich zingara signora dei destini.
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2. 8 donne e un mistero. Chi ha ucciso Marcel? Certamente una delle otto donne intrappolate nella villa di montagna, isolata dal resto del mondo causa neve. Da un giallo teatrale anni Cinquanta, François Ozon cava un capolavoro di metacinema, infarcito di citazioni e ricalchi. Ma il bello è che la cerebralità dell’operazione non si sente, il film è godibile anche nel suo primo strato, alla sua prima lettura. Ogni personaggio è estremizzato, semplificato, parodizzato, ridotto a maschera, pura funzione narrativa e pura superficie (la Moglie, l’Amante, la Matriarca, ecc.), ogni attrice ha il suo momento di gloria, il suo assolo. Ozon cita il vaudevile, il musical, il varietà della prima televisione e infarcisce di canzoni pop la sua messinscena, canzoni francesi tra anni Sessanta e Settanta. Attrici tutte memorabili, ma almeno una citazione ci vuole per Catherine Deneuve, Isabelle Huppert e Danielle Darrieux. Io non mi stanco mai di vederlo (il mio pezzo cult: Ludivine Sagnier e Virginie Ledoyen che rifanno Mon ami, mon amour di Marie Laforêt).
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3. (500) giorni insieme. Il goffo titolo italiano purtroppo non rende l’originale (5oo) Days of Summer, ovvero (5oo) giorni di Summer, che non sta per estate ma è il nome della protagonista. O meglio, la ragazza disperatamente amata dal protagonista Tom. Piccola storia d’amore e delusione però senza smancerie, raccontata dalla parte e dal punto di vista di lui, e non di lei, il che è raro per un film di sentimenti (quello che gli americani chiamano romantic comedy). Il film che le donne dovrebbero vedere per capire qualcosa degli uomini. Qui tra Tom e Summer è lui il più innamorato, il lato debole e romantico, quello che vorrebbe una storia seria e duratura, lei invece nicchia, sfugge, si sottrae, non ha voglia di impegnarsi. Si capovolgono i cliché maschili e femminili. I 5oo giorni misurano la durata della storia prima di spezzarsi. Li racconta Tom, saltando su e giù oltre ogni linearità cronologica e narrativa. Si passa dal giorno 300 a quello 25 e così via. Il regista Marc Webb decostruisce, destruttura e ristruttura con grande leggerezza, senza metterla giù dura come certi autori autoreferenziali. Sperimenta, ma racconta anche una storia come si deve che riesce ad appassionarci, a farci sorridere, a immalinconirci un po’. Girato in una Los Angeles quasi umana e vivibile che non sembra Los Angeles. Film del 2009 che negli Usa è stato un gran successo del cinema indie e che in Italia non si è filato nessuno. Peccato. Da vedere. La dedica iniziale rende subito l’idea: “Ogni riferimento a persona vivente è puramente casuale… dico a te, Jenny Beckman, brutta stronza”.
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4. Jackie Brown. Il Tarantino più sottovalutato e meno amato. Forse perché Jackie Brown veniva dopo l’immenso successo di Pulp Fiction e le aspettative erano smisurate e smodate, e quando arrivò la delusione fu inevitabile. Rivisto serenamente oggi, Jackie Brown ci consegna un Tarantino più che mai strepitoso nell’arte del dialogo e ancora agganciato a una trama solida (il film è tratto, pur prendendosi moltie libertà, da un romanzo di Elmore Leonard). Il citazionismo cinefilo c’è ed è ovunque, ma non ancora soverchiante rispetto al plot, come accadrà invece da Kill Bill in poi. Protagonista Pam Grier, diva della blaxploitation anni Settanta adorata da Tarantino e qui usata come puro feticcio. C’è anche Robert DeNiro.
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5. Lost in Translation – L’amore tradotto. Il più grande successo di Sofia Coppola e per molti il suo film migliore (a me è piaciuto anche Somewhere, ma sono tra i pochi). Lost in translation lanciò alla grande la rampolla di papà Francis, che già era piaciuta con il suo primo film Il giardino delle vergini suicide. Quello che impressionò allora e impressiona ancora oggi nel rivedere Lost in translation, è che il cinema di Sofia è assolutamente personale e non ha niente a che vedere con quello dell’illustre genitore, e qualcosa semmai con quello di Antonioni. Girato al Park Hyatt di Tokyo, uno di quei non-luoghi che affascinano SC, Lost in translation racconta lo strano e breve incontro tra un attore in declino, in Giappone a girare uno spot (un meraviglioso Bill Murray), e una ragazza trascurata dal marito e malata di bovarismo (Scarlett Johansson). I due si incontrano, si sfiorano, forse un po’ si amano. Non succede granchè, ma il mood è fantastico. C’è chi lo odia e chi lo ama, io mi schiero tra i secondi, anche se continuo a chiedermi se Lost in translation sia o o no un capolavoro. E dopo aver visto Somewhere, mi chiedo pure se SF, pur straordinariamente dotata, non continui a girare sempre lo stesso film.
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6. La 25esima ora. Il vertice del cinema di Spike Lee e uno dei più bei film degli anni Duemila. Un pusher (Edward Norton) che sogna già il ritiro e una vita tranquilla deve invece tornare a scontare sette anni in prigione. Il film racconta le ultime ventiquattr’ore del protagonista prima dell’entrata in carcere, con la vita che si spezza, i bilanci, gli incontri con le persone che contano. Stavolta Spike Lee lascia perdere le sue ossessioni etno-razziali e, non casualmente, firma la sua opera migliore.
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7. Bellamy è l’ultimo film di Claude Chabrol, il maestro del noir borghese da poco scomparso, quasi un’opera testamentaria che racchiude in sè tutte le storie e le ossessioni dello Chabrol precedente. L’ho visto poche settimane fa in cineteca, qui a Milano all’Oberdan. L’impressione è stata di un film avulso da ogni contemporaneità, un prodotto vecchia maniera solidamente costruito, con un plot fragile, tratto da un qualsiasi polar seriale, sorretto però da dialoghi smaglianti, dalla cura maniacale dei dettagli, da attori così bravi e naturali da non sembrare attori (Depardieu su tutti). Alto artigianato, ecco. Storia assolutamente, inconfondibilmente chabroliana, con le sue ipocrisie di provincia, il sangue e i veleni che scorrono dietro le facciate delle belle case, il denaro che corrompe e corrode i rapporti umani. Il comissario Bellamy torna con la moglie nella casa di famiglia in Provenza per un periodo di riposo che presto svanirà, per via del fratellastro invadente e alcolista che gli piomba adosso ospite indesiderato. E per un delitto, una sordida storia di assicurazioni e di amanti, nel quale viene coinvolto da un misterioso individuo. Chabrol non sbaglia una battuta, un movimento di macchina, un’inquadratura. Come se dirigesse a memoria. Impressionante. Non c’è niente di nuovo, tutto è déjà-vu, però che classe e che mestiere.
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8. Dal tramonto all’alba. Ma è un film di Tarantino o di Robert Rodriguez? La regia è di Rodriguez, però Quentin non solo firma la sceneggiatura ma è anche il co-protagonista accanto – e oggi sembra incredibile – a un George Clooney non ancora superstar. Girato da Rodriguez nel 1996 dopo il piccolo El Mariachi e il già ricco Desperado, ottiene un successo travolgente e si fissa come paradigma del cinema allora emergente: abbattimento di ogni steccato tra cinema autoriale e di genere, sconfinamenti tra reale e fantastico, violenza fumettistica anzi da videogame, ritmo survoltato e dopato per non dire altro. Due fratelli on the road prima prendono in ostaggio una famiglia, poi vanno in Messico dove si ritroveranno in mezzo ai vampiri. Un film-svolta che oggi, a quasi 15 anni di distanza, è già storia del cinema.
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9. Mare dentro. Ispirato alla vera storia di uno spagnolo che, rimasto tetraplegico in seguito a un incidente in mare, chiese per anni l’eutanasia senza che gli venisse concessa. Il film è la drammatizzazione di queste istanze diverse, di chi vuole che la fine-vita (come oggi ipocritamente ed eufemisticamente si dice, ed è l’ipocrisia peggiore) possa essere una libera scelta e chi non lo ritiene eticamente accettabile. Era il 2004, e il film prefigurava quello che nel giro di qualche anno sarebbe diventato uno dei temi più controversi in Occidente, anzi un vero scontro culturale. Pur girato con sapienza e sensibilità da Alejandro Amenabar e interpretato alla grande da Javier Bardem, il film ha un che di didascalico, di predicatorio, di programmatico e rischia di scivolare da racconto di una vicenda umana a spot pro-eutanasia.
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10 ex aequo. Artisti e modelle. Uno dei leggendari film di Jerry Lewis in coppia con Dean Martin, e con la regia di Frank Tashlin. Stavolta c’è anche, ad alzare ulteriormente il tasso di qualità, una giovane Shirley MacLaine già perfetta commediante. Così si rideva negli anni Cinquanta. La proto-demenzialità di Jerry Lewis (che si inscrive nel solco dei fratelli Marx e più in generale nella tradizione yiddish dello Schlemiel, dell’imbranato, del tonto) ancora oggi riesce a divertire.
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10 ex aequo. Vampiri amanti. Horror del 1970 della premiata casa di produzione inglese Hammer, che aveva già dato alcuni pregevoli Dracula e lanciato star come Christopher Lee e Peter Cushing. Qui, arrivati agli anni Settanta, si introducono delle novità nelle tradizioni di casa. Si prende un racconto dello scrittore irlandese dell’Ottocento Sheridan Le Fanu, Carmilla, e se ne trae un film che rispetta il canone horror ma introduce l’erotismo, come esigono i tempi, con tanto di varianti lesbiche. The Vampire Lovers, questo il titolo originale, sarà un buon successo e darà il via a una piccola serie. Inutile dire che oggi conta su una legione di fan adoranti.
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CONSIGLIATI (dall’11° al 20° posto)
11. Bastardi senza gloria, Premium Cinema, h. 21,00.
12. La doppia ora
, Joi, h. 23,45.
13. Un lupo mannaro americano a Londra
, Studio Universal, h. 23,05.
14. Schindler’s List, Studio Universal, h. 22,50.
15. Crimini e misfatti, MGM Channel, h. 0,40.
16. Le cinque giornate, Sky Cinema Italia, h. 0,20.
17. L’uomo che volle farsi re, Sky Cinema Classics, h. 0,40.
18. A Slum Symphony. Allegro crescendo, Rai Tre, h. 21,30. FREE
19. Nessuna verità
, Premium Cinema Energy, h. 21,00.
20. New in Town, Sky Cinema Family, h. 22,50.
Commento: Anche qui molti titoli di grande interesse, a partire dal Tarantino di Bastardi senza gloria, collocato in questa seconda parte di classifica dopo aver stazionato molte volte nella prima. La doppia ora è un ottimo thriller e, benché sottovalutato, uno dei migliori film italiani delle ultime stagioni. Un classico di John Landis (Un lupo mannaro americano a Londra) e uno di Spielberg (Schindler’s List). Un Woody Allen tra i migliori, Crimini e misfatti. Un Dario Argento nel suo unico non thriller, un dimenticato ma interessante film risorgimentale, Le cinque giornate. Da segnalare su Rai Tre il documentario A Slum Symphony, sul progetto venezuelano che ha incentivato la formazione di orchestre giovanili di musica classica, e che ha prodotto alcuni dei migliori musicisti e direttori d’orchestra oggi sulla piazza. Per saperne di più di ogni titolo, cliccare sul link.

INTERESSANTI (dal 21° al 30° posto)
21. Il solco di pesca
, 7 Gold, h. 23,15. FREE
22. L’ultima seduzione, Rai Movie, h. 22,35. FREE
23. Incantesimo, Sky Cinema Classics, h. 21,00.
24. Solo un bacio per favore
, Cult, h. 21,00.
25. Doppia ipotesi per un delitto, Sky Cinema Max, h. 0,20.
26. L’inglese che salì la collina e scese la montagna, Rai 4, h. 22,45.
27. Kickboxer – Il nuovo guerriero, Sky Cinema 1, h. 21,00.
28. Spy Game, Premium Cinema Energy, h. 23,15.
29. Ransom – Il riscatto, Retequattro, h. 21,10. FREE
30. Wild Target
, Sky Cinema 1, h. 22,45.
Commento: Il solco di pesca è un’eccentrica commedia erotica anni ’70 di Maurizio Liverani, che già aveva girato l’assoluta stravaganza Sai cosa faceva Stalin alle donne?. Incantesimo è il biopic di un pianista tra le due guere interpretato da Tyrone Power e Kim Novak. L’ultima seduzione è un buon noir con un malloppo, un uomo ingenuo e una dark lady. Per saperne di più di ogni titolo, cliccare sul link.

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