I migliori quindici film della sera e della notte tv: la scelta è personale (stavolta questa pagina segnala più titoli rispetto ai soliti dieci a causa dell’eccellente livello dell’offerta televisiva di questa sera). Per vedere la programmazione completa delle varie reti, consultare Film.tv.it. Si prendono in considerazione solo i film che incominciano tra le 21.00 e la 1.0o. Attenzione, la programmazione potrebbe cambiare (prima di vedere un film è meglio controllare, sempre su Film.tv.it, la sua presenza in palinsesto). Buona visione.
La scritta FREE indica i film trasmessi da canali non a pagamento.
1. Elephant, Rai Movie, h. 22,45. FREE
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=tRSiA6g1A-4&fs=1&hl=it_IT]
2. Respiro, La5, h. 21,10. FREE
3. I guerrieri della notte, Sky Cinema Mania, 21,00.
4. Da morire, Rai Movie, 21,00. FREE
5. È simpatico, ma gli romperei il muso, Sky Cinema Classics, h. 0,55.
6. Il grande Lebowski, Retequattro, h. 23,35. FREE
7. Attila, Sky Cinema Italia, h. 0,40.
8. Prima ti sposo poi ti rovino, Mya, h. 23,15.
9. Topsy Turvy – Sotto-Sopra, Iris, h. 22,40. FREE
10. Le relazioni pericolose, Rai 4, h. 23,10. FREE
11. Blueberry, Rai 4, h. 21,10. FREE
12. Dieci inverni, Premium Cinema, h. 1,15.
13. Alieni in soffitta, Sky Cinema Family, 21,00.
14. District 9, Sky Cinema Max, h. 21,00.
15. Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo, Premium Cinema, 21,00; I fratelli Grimm e l’incantevole strega, Premium Cinema, h. 23,10.
Commento:
1. Elephant. Forse il miglior film di sempre di Gus Van Sant, quello che lo impose (Elephant è del 2013) tra i grandi e gli fece vincere la Palma d’oro a Cannes, anche se tra qualche buuh di dissenso. Van Sant racconta una delle sue amate storie di adolescenti traviati e tentati dal male, e stavolta si ispira a un fatto realmente accaduto, il massacro nell’high-school di Columbine, per mettere in scena la follia distruttiva di due studenti che aprono il fuoco. La macchina da presa li segue, li pedina, la strage viene dissezionata, mostrata più volte e da vari punti di vista. Virtuosismo autoriale al servizio di una storia perturbante. A molti, moltissimi non piace, io ne sono un estimatore.
2. Respiro. Un piccolo film firmato Emanuele Crialese che ebbe fortuna più all’estero che in Italia, e in Francia arrivò addirittura nella Top Ten degli incassi. Certo, è l’Italia che piace ai non italiani, quella etnico-mediterranea, ma il film è notevole, una grande sorpresa nel nostro cinema degli anni Duemila. Film di un outsider, di un autore fuori dal branco e dalle lobby. Lampedusa, il mare già africano, il sud del sud, il caldo, la sensualità dei corpi al sole, la forza degli elementi naturali, l’acqua, il vento. Il tutto attraverso la storia di una donna troppo inquieta, male adattata all’ambiente, che è Valeria Golino, madre di tre figli che il marito, pur amorevole, vorrebbe far curare, forse rinchiudere per pazzia. Così lei scompare. Impossibile non pensare all’Avventura di Antonioni e al bovarismo della Ingrid Bergman rosselliniana di Stromboli. Crialese usa questi archetipi cinematografici e li ripropone in un racconto che è più mito che realismo. Il regista avrebbe poi realizzato Nuovomondo, buono ma non altrettanto emozionante di Respiro.
3. I guerrieri della notte. Io lo amo molto, fin da quando uscì, A.D. 1979. Sensazionale film di strada di Walter Hill, ispirato nientemeno che all’Anabasi di Senofonte (a dimostrazione che le storie che funzionano sono eterne), mette in scena la guerra urbana tra gang in una magnifica, pericolosa New York notturna. Una banda rimane tagliata fuori dal proprio territorio, per ritornarci deve riattraversare la città e le sue aree controllate da gang rivali, in un viaggio avventuroso che tiene avvinto lo spettatore e non gli dà tregua. Western metropolitano che fondò e codificò un genere influenzando soprattutto l’allora nascente videomusica e l’estetica dei videogiochi. Epocale.
4. Da morire. Un altro Gus Van Sant in questa serata tv, dopo Elephant. Suzanne, bella ragazza della profonda provincia Usa, è disposta a tutto pur di avere il suo quarto d’ora di celebrità (e anche di più di un quarto d’ora) in televisione. Quando il marito, un bravo ristoratore di famiglia italo-americana, le dice che vorrebbe un figlio, decide di sbarazzarsi di lui, ritenendolo ormai un inciampo per la carriera. Ci prova, con risultati che non saranno esattamente quelli previsti. Commedia, più che cinica, brutale sulla malattia della celebrità a tutti i costi, cioè uni dei punti sensibili di questa nostra contemporaneità. Abbastanza profetico, visto che il film è del 1995, ben prima di tutti i grandi fratelli. Anche se si tratta di una produzione commissionatagli da una major, Van Sant la colora di segni molto personali, il look parodistico-camp della protagonista, ad esempio. Suzanne è una magnifica, perfetta Nicole Kidman, che qui per la prima volta dimostra di non essere solo una bellissima pupa o la moglie di Tom Cruise (allora stavano ancora insieme). Alcuni dissero malignamente che la Kidman era brava semplicemente perché recitava se stessa: avevano torto, come le successive performance d’attrice di Nicole avrebbero ampiamente dimostrato.
5. È simpatico, ma gli romperei il muso. Orrendo titolo che in Italia rovinò il destino del bellissimo César et Rosalie di Claude Sautet, quello di Il cuore in inverno per intenderci. Qui siamo nel 1972, con una Romy Schneider, mai così carismatica, che è Rosalie, divisa tra due uomini, il ricco ma complicato e ingestibile César, Yves Montand, e il più giovane artista David (Sami Frey). Un triangolo raccontato con leggerezza e partecipazione emotiva. In Francia è un film oggetto di devozione, soprattutto per la presenza di Romy Schneider, là tuttora amatissima. Da vedere.
6. Il grande Lebowski. Uno dei più fortunati film dei fratelli Coen, con un Jeff Bridges in stato di grazia (il sodalizio tra lui e i due registi si è appena rinnovato con True Grit – Il Grinta, uscito da poco negli Stati Uniti e che sta funzionando molto bene al box office: noi lo vedremo in gennaio). Lebowski è un tardo, invecchiato frihhettone che negli anni Novanta si ostina a vivere come se i tempi di Woodstock non fossero mai passati. Accidioso e fancazzista, si lascia vivere in una deriva anarcoide-bevitoria da sballatone. Finché viene scambiato per un miliardario e ha così inizio una girandole di avventure, equivoci e quant’altro. Tra le cose più buffe, il fato che la versione italiana abbia tradotto la parola Dude, con cui viene apostrofato il protagonista, che vuol dire tipo, ragazzotto, giovanotto, con Drudo. Devo dire che io non lo amo molto, fi tardohippismi mi fanno venire sempre i brividi. Però è una commedia che fila come un treno e che, se si riesce a sopportare il suo protagonista, diverte parecchio.
7. Attila. Non il cult parodistico di Castellano e Pipolo con Diego Abatantuono, ma il kolossal (insomma) made in Cinecittà del 1954 diretto da Piero Francisci. Starring una Sophia Loren ai suoi esordi e già prodotta da Carlo Ponti. Accanto a lei Anthony Quinn nel ruolo ovviamente del re barbarico invasore di Roma, e una giovanissima Irene Papas. Quando il nostro cinema contendeva i mercati dei paesi terzi (America Latina, Nord Africa, Est europeo, Asia) a Hollywod, e spesso vinceva il confronto. Un peplum, anzi un sandaloni-movie, fatto artigianalmente con molti meno mezzi rispetto alle produzioni americani tipo Quo Vadis?, ma di grande efficacia. Un genere, un cinema, che io adoro.
8. Prima ti sposo poi ti rovino. Un altro film in questa serata tv dei fratelli Coen, dopo Il grande Lebowski. Una dark comedy molto, molto cinica sul matrimonio e sul successivo divorzio come strategia di arricchimento e scalata sociale per scaltre fanciulle. Protagonisti, un avvocato matrimonialista, George Clooney, e una calcolatrice Catherine Zeta-Jones (credibilissima), moglie seriale che prima seduce, manipola e si fa impalmare, poi lucra sulla separazione dal marito di turno. I due (forse) si innamorano. Ma sono troppo furbi e conoscono troppo bene le regole del gioco perché la storia sia innocente. Godibile, però i Coen non sono Billy Wilder.
9. Topsy Turvy – Sotto-Sopra. Inconsueto Mike Leigh in costume – siamo nell’era vittoriana – che racconta di Gilbert e Sullivan, il duo più famoso dell’operetta inglese, e della messinscena del loro capolavoro Mikado. Curioso. Nell’area anglofona, dove Gilbert e Sullivan sono dei classici, ha avuto un ottimo successo, da noi non se l’è filato nessuno. Da recuperare.
10. Le relazioni pericolose. Sembrava un’impresa disperata portare sullo schermo quel capolavoro di crudeltà settecentesca che è Les Liaisons dangereuses, romanzo epistolare di Choderlos de Laclos in cui una coppia di libertini, per una sfida perversa, cerca di corrompere la più incorruttibile e virtuosa delle signore, Madame de Tourvel. Stephen Frears ci prova (siamo alla fine degli anni Ottanta) e con Le relazioni pericolose vince la scommessa. Grazie alla sceneggiatura di Christopher Hampton, brillano i dialoghi (per lettera) acuminati e letali tra i due grandi peccatori Valmont e la Marchesa di Merteuil. John Malkovich nel film della vita, anche se eccede in occhiatacce perverse. Glenn Close al suo culmine. Incantevole Michelle Pfeiffer nella parte dell’innocente vittima del complotto. Ma la cosa più stupefacente fu il successo commerciale ottenuto in tutto il mondo. Oggi un film così non resisterebbe in una multisala per più di un weekend.
11. Blueberry. Chi come me amò a suo tempo il pulp-cannibale Dobermann con la magnifica coppia Vincent Cassel-Monica Bellucci, non si perda questo successivo Blueberry (2004) dello stesso regista, Jan Kouten. C’è di nuovo Cassel, manca la Bellucci, mentre c’è purtroppo la mediocre Juliette Lewis, ormai l’ombra dell’attrice che era stata agli esordi. Tratto da una complicata e ambiziosa graphic-novel, Blueberry racconta di uno sceriffo in terra messicana sospeso tra realtà, doveri professionali e l’attrazione per il peyote, il fungo allucinogeno tanto amato dalla beat generation e dai primi hippies. La storia truce dello sceriffo alle prese con un killer si intrecci così a visioni e allucinazioni. Notevole, ma non del tutto riuscito. Comunque un film non mainstream, con una sua aura di maledettismo (il peyote, lo sciamano, ecc.) che ne fa un piccolo culto. Poi Vincent Cassel merita sempre, a prescindere.
12. Dieci inverni. Il film che ha rivelato l’anno scorso a Venezia il talento giovane di Valerio Mieli. Un ragazzo e una ragazza (Michele Riondino e Isabella Ragonese) si incontrano in una gelida Venezia d’inverno. Forse si amano forse no, si ritrovano l’inverno successivo e altri ancora. Ci vorranno dieci inverni, tra Italia e vari altrove, perché capiscano e accettino di amarsi. Ritratto di una generazione irresoluta. Buon esordio che lascia presagire un futuro d’autore. Aspettiamo con fiducia la prossima mossa di Mieli.
13. Alieni in soffitta. Film ragazzinesco americano dell’anno scorso che in patria è stato un enorme, inaspettato successo. Gli alieni invadono la terra e controllano le coscienze, ma nulla possono contro quella (innocente?) dei ragazzi, che così restano i soli a poterli combattere. La battaglia di resistenza si svolge tutta in una casa di campagna, e avvince come una guerra spaziale, anche se gli scontri sono tra giardino, soffitta, bagno e cucina. Un piccolo ma tutt’altro che stupido film per teenager, pieno di invenzioni e idee.
14. District 9. Attenzione, da vedere. Da noi non se l’è filato nessuno, ma District 9 è uno dei film più interessanti e innovativi degli ultimi tempi che in America ha avuto un successo travolgente con tanto di nomination all’Oscar. Storia pazzesca a raccontarla: gli alieni (anche qui!) arrivano in Sud Africa, ancora in tempi preMandela (siamo nell’82). Studiati, sorvegliati, rinchiusi in quartieri-ghetto. Ricorda niente? Parabola fin troppo trasparente sull’apartheid, la diversità, l’immigrazione, l’istinto territoriale ecc. Il tutto frullato col cinema di genere, la commedia e il docu. La storia viene raccontata come fosse un reportage, camera in spalla, immagini sporche e mosse. Prodotto e voluto dal neozelandese Peter Jackson del Signore degli anelli, ma con la regia di un sudafricano, Neill Blomkamp.
15. Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo e I fratelli Grimm e l’incantevole strega. Due film di quel gran visionario che è Terry Glliam, uno tra i pià accreditati eredi di Fellini, insieme a Jeunet e pochi altri. Anche lui, purtroppo, prigioniero dei fantasmi e delle immagini della sua mente, al punto da riprodurle narcisticamente, quasi per automatismo, senza ormai più preocupparsi di costruire un racconto purchessia. Peccato, Gilliam se appena appena si sottoponesse alla disciplina di una narrazione compatta o almeno plausibile, sarebbe un maestro assoluto. Parnassus è quel film maudit che il povero Heath Ledger non riuscì a terminare: lo hanno sostituito, moltiplicando il suo personaggio, Johnny Depp, Colin Firth e Jude Law. Già questo merita la visione (e c’è molto altro).
La classifica prosegue con altri film consigliati:
16. Arianna, MGM Channel, h. 0,10.
17. Jarhead, AXN, h. 21,00; Steel, h. 22,50.
18. Misterioso omicidio a Manhattan, Cult, h. 22,45.
19. L’uomo di Laramie, Studio Universal, h. 23,05.
20. Imago Mortis, Sky Cinema Classics, h. 23,05
21. American Graffiti, Sky Cinema Hits, h. 0,40.
22. Giulia non esce la sera, Sky Cinema Italia, h. 22,50.
23. Nativity – La recita di Natale, Sky Cinema 1, h. 22,50.
24. Slevin – Patto criminale, Sky Cinema Max, h. 23,00.
25. The Blues – L’anima di un uomo, Rai Movie, h. 0,10. FREE
26. Chocolat, Mya, 21,00.
27. Quella sporca ultima meta, Sky Cinema Classics, 21,00.
28. Che fine hanno fatto i Morgan?, Sky Cinema 1, 21,00.
29. Nemici – Una storia d’amore, Cult, h. 0,35.
30. Cartoline dall’inferno, Cult, 21,00.
31. La rivincita di Natale, Premium Cinema Emotion, h. 22,50.
32. Tre mogli, Sky Cinema Italia, 21,00.
33. Il trono nero, 7 Gold, h. 21,05. FREE
34. Come d’incanto, Rai Tre, h. 21,05. FREE
35. La rivincita delle bionde, Sky Cinema Family, h. 22,35.
36. Rambo 2 – La vendetta, Premium Cinema Energy, h. 22,50.
37. Wimbledon, Premium Cinema Emotion, h. 0,50.
Commenti su alcuni titoli: Un film, come Sabrina, del sodalizio Audrey Hepburn-Billy Wilder ma, chissà perché, assai meno celebre (Arianna); un Sam Mendes, quello di American Beauty e di American Life (adesso nei cinema italiani), su un soldato coinvolto nella prima guerra del Golfo (Jarhead); un buon horror italiano, parecchio sottovaluto dalla nostra critica e ignorato dal pubblico ma meritevole di una visione (Imago Mortis); un Woody Allen un po’ giallo un po’ rosa del 1993, in cui l’attore-regista ritrova come partner Diane Keaton (Misterioso omicidio a Manhattan); un classico western di Anthony Mann, uno dei migliori registi del genere (L’uomo di Laramie); Wim Wenders racconta a modo suo il blues (The Blues – L’anima di un uomo); una commedia sofisticata ma non troppo dell’anno scorso con Sarah Jessica Parker e Hugh Grant coppia metropolitan-chic costretta a vivere in campagna tra bovari e buzzurri (Che fine hanno fatto i Morgan?); un racconto yiddish-newyorkese dell’immenso Isaac Bashevis Singer tradotto con molto rispetto in film da Paul Mazurski (Nemici – Una storia d’amore); un Marco Risi semidimenticato e da ritrovare (Tre mogli); un Pupi Avati (La rivincita di Natale); un incantevole avventuroso in Technicolor del 1953 con Burt Lancaster (Il trono nero). Per saperne di più di ogni film, cliccare il relativo link.
2 risposte a FILM STASERA IN TV: gli imperdibili 15 (mercoledì 29 dicembre)