FILM STASERA IN TV: gli imperdibili 15 (giovedì 6 gennaio 2011)

I migliori quindici film della sera e della notte tv: la scelta è personale. Per vedere la programmazione completa delle varie reti, consultare Film.tv.it. Si prendono in considerazione solo i film che incominciano tra le 21.00 e la 1.0o. Attenzione, programmazione potrebbe cambiare (prima di vedere un film è meglio controllare, sempre su Film.tv.it, la sua presenza in palinsesto). Buona visione.
La scritta FREE indica i film trasmessi da canali non a pagamento.

1. L’ALBERO DELLA VITA – THE FOUNTAIN, di Darren Aronofsky. Rai4, h. 21,10. FREE
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2. Mulholland Drive, Iris, h. 21,05. FREE
3. The Elephant Man, Iris, h. 23,30. FREE
4. Mezzanotte nel giardino del Bene e del Male, Studio Universal, h. 21,00.
5. Il silenzio degli innocenti
, MGM Channel, h. 21,00.
6. L’avventura del Poseidon, Sky Cinema Classics, h. 21,00.
7. Il boss, Sky Cinema Italia, h. 0,35.
8. C’era una volta il West, RaiTre, h. 21,05. FREE
9. Fa’ la cosa giusta
, Studio Universal, h. 0,10.
10. La pantera rosa, La7, h. 21,10. FREE
11. Amore, bugie e calcetto, Premium Cinema Emotion, h. 21,00.
12. La fabbrica di cioccolato, Premium Cinema, h. 21,00.
13. Three Kings
, Premium Cinema Energy, h. 21,00.
14. Cado dalle nubi, Sky Cinema Hits, h. 23,10.
15. Un mercoledì da leoni, Premium Cinema, h. 0,50.
Commento:
1. L’albero della vita – The Fountain. Folle, visionario, azzardato, estremo, barocco, sperimentale. Arriva finalmente in tv il film più discusso (anno 2006) di Darren Aronofosky, il gran regista energetico di The Wrestler e, soprattutto, di quel Black Swan che (trascurato a Venezia da critici e giuria) sta facendo sfracelli al box office americano ed è in corsa per tutti i premi possibili. The Fountain, anche questo presentato a suo tempo a Venezia, è stato un flop, ma ha lo stigma dei film coraggiosi e innovativi, sbagliati magari, ma importanti perché esplorano dimensioni e mondi cinematograficamente sconosciute. Impossibile raccontare la trama, che si snoda su tre piani temporali diversi, tre ere. Diciamo che protagonista è un medico, Tom (Hugh Jackman), che cerca disperatamente di trovare una cura per la moglie Izzi (Rachel Weisz, bellissima) gravemente malata. Intanto si snoda un’altra storia, ambientata tra i Maya nel Messico del sedicesimo secolo, e si apre una finestra sul futuro dove Tom, viaggiatore del tempo, arriva in cerca dell’albero della vita. New Age, cosmogonie maya, visioni e allucinazioni. C’è di tutto in questo film, troppo. L’albero della vita è indigesto, strapieno di segni e simboli fino a scoppiare, anche fastidiosamente sentenzioso. Però, signori, è cinema, cinema vero. Averne, di film imperfetti così.
2. Mulholland Drive. Non dirò troppo, perché qualsiasi cosa io dica rischio serissime reprimende, se non ritorsioni, dalla schiera dei lynchiani puri e duri che non tollerano, non dico una sfregio, ma la benché minima sbavatura o approssimazione sul loro idolo. Questo è un David Lynch del 2001, quindi già nella sua fase avanzata, quella in cui butta ogni residua voglia di fare cinema mainstream e se ne frega di ogni coerenza narrativa per levarsi in libertà nella pura visione, o forse delirio. Per i suoi devoti Lynch è il presente, il futuro e il futuro anteriore del cinema. Semplificando, diciamo che Mulholland Drive è uno psycho noir, con una ragazza senza memoria e un’aspirante attrice che si innamora di lei e cerca di aiutarla. Incubi, allucinazioni, fantasmi dal passato e anche dal cinema di una volta. Per gli adepti al culto del maestro, un’opera assoluta.
3. Elephant Man. Un altro Lynch , sempre trasmesso da Iris, in una serata televisiva dedicata a uno dei registi che meglio ha saputo delineare le coordinate future del cinema. Se Mulholland Drive è uno degli ultimi film di David Lynch, con Elephant Man si va alle origine del suo percorso (anno 1980). Magnifico, anche emozionante capolavoro su un povero ragazzo della Londra vittoriana affetto da una malattia che ne deforma i connotati e costretto a esibirsi come mostro-attrazione da fiera. Uno studioso lo prenderà in cura e cercherà di restituirgli la dignità di essere umano. Girato in un meraviglioso bianco e nero, fu a suo tempo la rivelazione del talento di Lynch.
4. Mezzanotte nel giardino del Bene e del Male. Uno dei film meno amati del Clint Eastwood regista, eppure da porre tra i suoi risultati più alti. Tratto da un romanzo che molto vendette in America, racconta una torbida vicenda ambientata nel torbido e afoso e naturalmente peccaminoso profondo Sud, a Savannah, Georgia. Un signore molto ricco (Kevin Spacey) e di gusti raffinati è accusato di aver ucciso un ragazzo (Jude Law), ma dichiara di averlo fatto per legittima difesa. Un cronista decide di indagare sulla vicenda, e mentre il processo infiamma la città scopre che i due erano amanti. Il macho Eastwood alle prese con una storia di omosessualità vecchia maniera, più alla Tennesseee Williams (difatti siamo nel suo amato Sud) che sintonizzata sull’era del gay pride. E se la cava assai onorevolmente, trattando la sdrucciolevole vicenda con il suo piglio asciutto, depotenziandone la carica melodrammatica ma lasciandone intatta l’ambiguità. Gran riuscita, per un film difficilissimo da tenere in pugno.
5. Il silenzio degli innocenti. Cinque Oscar, lancio definitivo di Jodie Foster e Anthony Hopkins nel Walhalla delle superstar. A tutt’oggi, anche la miglior riuscita di Jonathan Demme, che fissa addirittura un nuovo paradigma del noir e della crime-story raccontando di Hannibal Lecter, il mostro cannibale incarcerato con tanto di mordacchia onde non divori altre vittime, che viene interpellato dalla detective Clarice (Jodie Foster) perché la illumini su un altro serial killer in libertà e la aiuti a catturarlo. Il rapporto sadomaso, ma anche di stima e perfino affetto, tra Hannibal e la fanciulla è la cosa migliore del Silenzio degli Innocenti, quello che lo eleva oltre la serialità del genere. Finale strepitoso, con Lecter che dai Caraibi telefona a Clarice annunciandole il suo prossimo pasto.
6. L’avventura del Poseidon. Lo adoro, semplicemente. Il padre di tutti i disaster-movies: prima dell’Inferno di cristallo, prima di Terrremoto venne L’avventura del Poseidon, anno 1972. Quando ancora a Hollywood imperava l’impegno post-Easy Rider e post-Laureato questo film fu una rupture che riportò il cinema americano alla sua essenza di intrattenimento, al suo Dna di spettacolo popolare. Un transatlantico, il Poseidon per l’appunto, si rovescia. Un gruppo di sopravvissuti deve cercare di risalire per salvarsi e dunque ripercorrere al contrario la nave. Scenografie rovesciate che conferiscono alla narrazione un che di surreale e onirico, come in una fantasia alla Dalí, e che rendono questo film assolutamente unico. Colpi di scena a ripetizione, un’anabasi in cui non tutti riusciranno ad arrivare alla meta. Un film di costruzione classica come non se ne fanno più, di tradizionale e impeccabile artigianato. Cast all-stars, com’era d’uso per i film catastrofici. Indimenticabile Shelley Winters nella scena in cui nuota eroicamente sott’acqua.
7. Il boss. Uno dei vertici del gran maestro italiano del poliziottesco-noir Fernando Di Leo, un suo classico del 1973. Henry Silva è un boss che tenta la scalata al potere mafioso. Una rappresentazione dura, spietata della grande criminalità, senza i compiacimenti e le mitologizzazioni alla Padrino (o della successiva Piovra televisiva). Adorato ovviamente, come tutti i film di Di Leo, da Quentin Tarantino. Da vedere.
8. C’era una volta il West. Sì, certo, è l’opera più complessa, compiuta, ambiziosa di Sergio Leone. Budget ricco a disposizione e il risultato è un film monumentale sull’epopea della ferrovia nel West, ma con storie private che la intersecano e la nutrono di passioni e vendette. Con la fama conquistata e gli incassi sbalorditivi dei suoi western precedenti (la cosiddetta Trilogia del dollaro), Leone può permetiersi il lusso di girare in America, nei santuari del western classico, e di ingaggiare due star come Henry Fonda e Charles Bronson, cui affianca la nostra Claudia Cardinale. Lo stile lento, ieratico, epicizzante del regista romano qui si codifica e diventa definitivo, fissando un paradigma per gli anni e il cinema a venire. Negli Stati Uniti fu un successo enorme, la colonna sonora di Morricone arrivò in vetta alle charts e ancora oggi tutti se la ricordano. Però. Però io a C’era una volta il West continuo a preferire la Trilogia del dollaro, in particolare il sobrio, spartano, low budger eppure immenso, rivoluzionario Per un pugno di dollari, quello sì un film seminale. Scusate, ma C’era una volta il West è troppo magniloquento, fino a sfiorare il pompier, per i miei gusti.
9. Fa’ la cosa giusta. Il film (1989) che fissò lo status di Spike Lee come grande regista, e che a tutt’oggi resta tra i suoi risultati migliori (se solo avesse girato un po’ meno film, se solo li avesse girati con meno rabbia e visceralità, chissà quanti capolavori in più ci avrebbe dato). In un’estate torrida a Brooklyn covano le tensioni razziali tra afroamericani e italoamericani. Pizzaioli vs. ragazzi di strada già hip-hop. Tutte le ossessioni del regista – la neritudine, il ghetto, le frizioni interetniche, il machismo possente e distruttivo – ma qui ancora fresche, non logorate dal troppo uso che Spike Lee ne farà nei molti film successivi.
10. La pantera rosa. Il film fondatore, anno 1963, della serie con l’imbranato, incantevole Ispettore Clouseau di Peter Sellers, che continuerà fino agli anni Settanta. Sotto la direzione di Blake Edwards l’attore inglese – un unicum nella storia del cinema, difficile trovare qualcuno che gli sia paragonabile – crea un personaggio indimenticabile, quasi una figurina bidimensionale da cartoon (Peter Sellers aveva il dono meraviglioso di regalarci la perfezione della superficialità, la negazione di ogni malinconica profondità, di ogni tormento interiore). Continuo a ritenere questo primo episodio il migliore, anche grazie alla presenza per me magica di Claudia Cardinale.
11. Amore, bugie e calcetto. Uno dei titoli della piccola, attuale Renaissance della commedia italiana, quella per dire dei vari Manuali d’amore e di Benvenuti al Sud, che la sta portando finalmente fuori dall’abisso del cinepanettonismo e del tardo-vanzinismo (cioè non i Vanzina, ma i loro epigoni degeneri, Neri Parenti, Oldoini ecc.). Qui dirige Luca Lucini, uno dei nomi di questo cambiamento insieme a Veronesi, Brizzi, Miniero, Carteni. Anche se il vero autore qui è probabilmente lo sceneggiatore Fabio Bonifacci, uno dei meglio in circolazione (suoi anche gli script di Diverso da chi? e Oggi sposi).
12. La fabbrica di cioccolato. Confesso, non sono un grande fan di Tim Burton, che negli ultimi anni mi pare abbia incartato il suo spaventoso talento in un fare cinema sempre più autoreferenziale e autistico, in cui il turgore delle immagini prevale sul racconto, spesso ridotto a puro pretesto per gli scatenamenti visionari del regista. Un’involuzione che mi sembra simile a quella che colse anche Fellini (diciamo a partire dagli anni Settanta) e che sta ingrippando un altro talento della smodatezza visiva come Terry Gilliam. Comunque, anche se io l’ho trovato indigesto, La fabbrica di cioccolato resta una fantasmagoria di fascino indubbio con un perturbante Johhny Depp, una fiaba crudele (non per niente è tratto da Roald Dahl) che dà modo a Burton di produrre allucinazioni e barocchismi di ogni tipo.
13. Three Kings. Uno dei pochi film sulla Guerra del Golfo. Tre marines (George Clooney, Mark Wahlberg e, abbastanza sorprendente, il futuro regista nonché compagno di Sofia Coppola Spike Jonze) pensano di aver trovato la mappa che li condurrà al tesoro di Saddam Hussein e si addentrano a guerra finita in territorio irakeno. Goliardismi alla MASH mescolati all’adrenalina dell’action e del war movie. Three Kings fu uno dei primi film di Clooney dopo il successo di E.R. Non ebbe molta fortuna, ma gode di ottima fama. Regista quel David O’Russell che adesso sta andando molto bene in America con The Fighter, film di boxe, famiglia e redenzione parecchio amato da critici e spettatori.
14. Cado dalle nubi. Mentre Checco Zalone è nei cinema con un nuovo film, Che bella giornata, rivediamoci questo suo molto fortunato esordio al cinema (20 milioni di euro l’inaspettato, strabiliante incasso). Vicenda spruzzata di qualche elemento autobiografico, in cui Zalone è un cantante pugliese (autobiografico) che emigra nella Milano delle tv (autobiografico), dei talent, dell’immagine per diventare famoso, e che si innamora della figlia di un leghista (non autobiografico). Lui è semplicemente irresistibile.
15. Un mercoledì da leoni. Uno dei più bei film di sempre sulla cultura surf (l’altro è Point Break di Kathryn Bigelow). Ragazzi in riva all’oceano in attesa della Grande Onda. Cavalcare il mare come sfida e rito di passaggio all’età adulta. E per i ragazzi incombe la chiamata per il Vietnam. Bellissimo John Milius del 1978, un film mistico e muscolare mai più eguagliato.

La classifica prosegue con:
16. Sword of the Stranger
, Rai4, h. 22,50. FREE
17.
Il trucido e lo sbirro, Sky Cinema Italia, h. 0,35.
18.
Cacciatore bianco, cuore nero, Cult, h. 0,50.
19. In linea con l’assassino, Sky Cinema Max, h. 21,00.
20. Chiedimi se sono felice, Italia 1, h. 21,10. FREE
21. James Bond 007 – Casino Royale, MGM Channel, h. 22,55.
22. Four Brothers, Sky Cinema Max, h. 0,00.
23. I giganti del West, Sky Cinema Classics, h. 23,10.
24. Ricatto d’amore, Sky Cinema Hits, h. 21,15.
25. Weekend con il morto
, 7 Gold, h. 23,15. FREE
26. Antwone Fischer
, Sky Cinema Mania, h. 21,00.
27. Hook – Capitan Uncino
, Retequattro, h. 20,40. FREE
28. Come te nessuno mai
, Sky Cinema Italia, h. 21,10.
29. Independence Day, Sky Cinema 1, h. 22,40.
30. L’era glaciale 3: l’alba dei dinosauri, Sky Cinema Family, h. 22,30.
29. The Uninvited, Sy Cinema Max, h. 22,30.
31. Jumper, RaiDue, h. 21,05. FREE
32. Il codice Da Vinci, Canale 5, h. 21,10. FREE
33. Bride Wars – La mia miglior nemica, Sky Cinema Hits, h. 0,55.
34. Piume di struzzo, Cult, h. 22,50.
35. Gli amici del bar Margherita, Premium Cinema Emotion, h. 23,05.
Commento su alcuni titoli: Uno dei più film d’animazione più belli e misconosciuti degli ultimi anni: una storia giapponese di bambini, di cattivi (cinesi!) e di arti marziali (Sword of  the Stranger); un avvincente thriller telefonico con un Colin Farrell tenuto sotto tiro da un pazzo (In linea con l’assassino); il James Bond più stravagante e fuori norma di tutta la storia di 007, interpretato, ed è l’unica volta poi mai più, da David Niven (James Bond 007 – Casino Royale); un bel western classico con il poderoso, marmoreo Charlton Heston (I giganti del West); la vendetta di quattro figli adottivi cui hanno ucciso la madre (Four Brothers); Clint Eastwood racconta i retroscena e le  vicende parallele di un celebre set di John Huston, La regina d’Africa (Cacciatore bianco, cuore nero); il film che fondò il picccolo mito cinematografico di Monnezza-Tomas Milian (Il trucido e lo sbirro); un lontano Aldo, Giovanni e Giacomo, trionfatori al box office di questo Natale-Capodanno con La banda dei Babbi Natale (Chiedimi se sono felice). Per saperne di più di ogni film, cliccare il relativo link.

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