I migliori quindici film della sera e della notte tv: la scelta è personale. Per vedere la programmazione completa delle varie reti, consultare Film.tv.it. Si prendono in considerazione solo i film che incominciano tra le 21.00 e la 1.0o. Attenzione, la programmazione potrebbe cambiare (prima di vedere un film è meglio controllare, sempre su Film.tv.it, la sua presenza in palinsesto). Buona visione.
La scritta FREE indica i film trasmessi da canali non a pagamento.
1. BATMAN BEGINS, Premium Cinema Energy, h. 21,00.
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=kOrgt0Jq4YU&fs=1&hl=it_IT]
2. Le ragazze di Piazza di Spagna, La 7, h. 0,25. FREE
3. Tom Jones, MGM Channel, h. 22,50.
4. Diverso da chi?, Sky Cinema Hits, h. 21,15.
5. Essere John Malkovich, Joi, h. 23,00.
6. A Scanner Darkly – Un oscuro scrutare, Iris, h. 0,55. FREE
7. Psycho (di Gus Van Sant), Cult, h. 23,05.
8. Animal Factory, Rai 4, h. 23,10. FREE
9. Bandits, Steel, h. 22,40.
10. L’esorcista, Premium Cinema Energy, h. 0,50.
11. 40 anni vergine, Comedy Central, h. 21,00.
12. Guida per riconoscere i tuoi santi, Sky Cinema Mania, h. 22,50.
13. Il boss, Rai Movie, h. 0,45. FREE
14. Papillon, Sky Cinema Classics, h. 21,00.
15. La prima cosa bella, Premium Cinema, h. 21,00; Sky Cinema 1, h. 0,20.
Commento:
1. Batman Begins. Reboot, non remake ma ristrutturazione di una serie, riavvio, rifondazione, ricominciamento, re-inizio. Qui la difficile operazione viene applicata all’allora esausta saga di Batman che, dopo gli inziali fasti timburtoniani, si era man mano avvitata su se stessa. Christopher Nolan, sì, il regista di Inception, ha il coraggio di riprendere in mano il personaggio, trova un nuovo interprete, Christian Bale, ambiguo e contorto più dei precedenti, odioso e disturbante, autoreferenziale e autistico, e con lui – contro ogni previsione – riesce a rivitalizzare la saga dell’uomo pipistrello. Il botto però ci sarebbe stato con il successivo The Dark Knight.
2. Le ragazze di Piazza di Spagna. È una delle migliori proposte di oggi questo film pieno di grazia – allora, 1952, lo si inscatolò sotto l’etichetta di neorealismo rosa – di Luciano Emmer. Tre ragazze che lavorano in un atelier di alta moda e i loro sogni, le piccole avventure e disavventure esistenziali. Ma soprattutto gli amori, anche infelici. Roma in bianco e nero e con poche macchina è di una bellezza come non la si vedrà più. Le tre ragazze sono Lucia Bosè, Cosetta Greco e Liliana Bonfanti. Cameo di Eduardo De Filippo, e tra gli interpreti maschili Marcello Mastroianni e Renato Salvatori. Un film allora di enorme successo, anche se snobbato dalla critica militante.
3. Tom Jones. Uno dei vertici del nuovo cinema inglese anni Sessanta, e capolavoro di Tony Richardson che mette in scena un famoso romanzo del Settecento per raccontare in realtà la Londra Sixties con la sua gioia di vivere, la necessità di liberarsi dall’ipocrisia e dagli impacci morali, la fame di sesso e altri piaceri. Il trovatello settecentesco Tom Jones che dopo varie avventure e disavventure si accasa con la ricca figlia del suo benefattore, è parente stretto degli sfrontati talenti che, ansiosi di successo, affermazione sociale e di una vita di godimenti, stavano scuotendo l’Inghilterra di allora, l’Inghilterra dei Beatles, dei Rolling Stones, di Mary Quant. Indimenticabile Albert Finney.
4. Diverso da chi? Tentativo italiano abbastanza riuscito di fare una commedia sul gaysmo all’altezza di quelle internazionali. Senza cioè quei vetusti cliché italici e andando finalmente oltre l’eterno dramma-dilemma “lo dico o non lo dico a mamma e papà che sono gay?”, che per esempio si ritrova ancora in Mine vaganti di Ozpetek. Qui il protagonista, un buon Luca Argentero, è uno di quegli omosessuali pacificati ed omologati del giorno d’oggi che vivono col compagno nell’approvazione generale, compresa quella delle rispettive famiglie. Una coppiettina perbene e carinissima, perfino noiosa. Lui, Argentero, si butta in politica senza nascondere la gaytudine anzi facendone un punto di forza, imparando da esempi stranieri tipo il sindaco di Parigi Delanoë e anticipando il boom di Nichi Vendola. Tutto funziona finchè un’amica-nemica politica, la bacchettona Claudia Gerini, non si innamorerà di lui. E lui di lei. Commedia degli equivoci ben scritta dal bravo Fabio Bonifacci (lo stesso di Amore, bugie e calcetto e Si può fare) che a un certo punto se ne frega del politically correct e ribalta tutto facendo innamorare il gay di una donna. Non solo, sarà costretto a nascondere il suo amore eterosessuale a tutti, perfino alla famiglia e agli elettori, in un rovesciamento radicale e paradossale che non sarebbe dispiaciuto a Lubitsch. Che Bonifacci tenga d’occhio l’esprit viennese e la Mitteleuropa, quella che inviò a Hollywood non solo Lubitsch ma anche Wilder e von Stroheim, lo si capisce anche dalla scelta di Trieste come location della storia. Solo che il film cade nella parte finale dove, non sapendo più che pesci pigliare, cerca di accontentare tutti. Peccato. Il regista Umberto Carteni se la cava dignitosamente, la Gerini eccede un po’. Il migliore è Filppo Nigro, il fidanzato tradito di Argentero. Però avercene di commedie così da noi.
5. Essere John Malkovich. Lambiccato ma bel film di Spike Jonze (però l’autore vero è lo sceneggiatore Charlie Kaufman, quello di Se mi lasci ti cancello). L’idea è demenziale: un tipo, non proprio ben messo quanto a soldi, scopre per caso un passaggio segreto che porta dentro la testa di John Malkovich. Con un socio mette su un business: basta pagare e chiunque può installarsi nel cervello del divo per un quarto d’ora ed essere lui. L’allusione al quarto d’ora di celebrità warholiano non è per niente casuale. A sentirsela raccontare, un’idea così, verrebbe voglia di prendere a cazzotti sia Jonze che Kaufman, invece incredibilmente il film funziona. Il sussiegoso Malkovich si presta all’operazione con un’ironia che non gli si conosceva.
6. A Scanner Darkly – Un oscuro scrutare. Film del talentuoso anche se contorto Richard Linklater (Prima dell’alba, Scuola di rock). Che qui, come già nel precedente Waking Life, filma attori in carne e ossa (Keanu Reeves, Robert Downey jr, Winona Ryder) e poi li trasforma in creature digitali. Affascinante tecnica, anche se lambiccata, stavolta applicata a una storia tratta da Philip Dick. Ne esce un incubo cupissimo in cui la tecnologia permette di dar corpo ai mostri peggiori e alle più estreme visioni. Da amare o odiare. Troppo programmatico per diventare davvero quel capolavoro che in tutta evidenza aspira a essere, A Scanner Darkly resta comunque uno spettacolo raro.
7. Psycho (di Gus Van Sant). La stravaganza di questa lista: il remake filologico girato da Gus Van Sant nel 2001 come devoto omaggio a uno dei capolavori del maestro Hitchcock. Anzi, più che un remake una clonazione, inquadratura per inquadratura, ossessivamente. Ci si è chiesti il senso dell’operazione: un tributo? un’analisi testuale? un sabotaggio non dichiarato dell’originale attraverso microcambiamenti e interventi quasi subliminali, quasi un invisibile détournement? Van Sant accentua le polivalenze sessuali e le ambiguità, l’omosessualità trattenuta in Hitchcock qui esplode e si esplicita, sia in Norman Bates (un Vince Vaughn smarrito e fuori parte, nella sua debordante iperfisicità) sia nella ragazza fuggitiva che finisce sotto la doccia, Lila (Anne Heche). Film ipnotico, oggetto sfuggente. Da amara o odiare, comunque da vedere.
8. Animal Factory. Tratto da un romanzo dello scrittore-galeotto Edward Bunker, diretto nel 2000 da Steve Buscemi, interpretato da Willem Dafoe. Storia di un detenuto di San Quentin che si affeziona a un ragazzo finito dentro per detenzione di marijuana, e lo proteggerà dalle durezze del carcere. Classico prison-movie, ma di un realismo inusitato, preciso, dettagliato, che non chiude gli occhi sulla violenza dell’istituzione ma neppure su quella degli internati. Carcere fabbrica di sub-umanità, come dice il titolo. Disincantato fino alla spietatezza.
9. Bandits. Crime story in chiave di commedia. Due evasi, Bruce Willis e Billy Bob Thornton, si rimettono a rapinare banche (la loro tecnica è prendere in ostaggio la notte il direttore e poi accompagnarlo la mattina al lavoro e farsi aprire la cassaforte). Il sogno è raggiungere il Messico. Incontrano per caso una casalinga disperatissima (Cate Blanchett) che decide di aggregarsi al duo. Gran sfoggio di battute e abilità attoriali e mattatoriali. Sottovalutato, invece niente male.
10. L’esorcista. Vietato storcere il naso. Questo è un film che ha fatto la storia del cinema, non solo del genere horror. William Friedkin riporta a galla mitologie, simbolismi, archetipi. Riporta insomma il sacro, dopo un lungo processo di rimozione, al centro dell’immaginario anni Settanta. Dopo L’esorcista nulla è stato più come prima.
11. 40 anni vergine. Il primo grande successo (2005) al box office del regista-sceneggiatore Judd Apatow, il film che lo ha elevato a King of the Comedy dei giorni nostri. Da vedere e, perché no, anche da studiare per chi ne abbia voglia, perché contiene tutto il suo cinema (e un bel pezzo di pop culture attuale): non solo l’abilità di Apatow nell’intercettare il sentire del pubblico maschio-giovane contemporaneo, non solo la sua sapienza artigianale nel raccontare e dipanare fatti e personaggi, ma soprattutto il suo coraggio e il suo quasi demoniaco talento di trarre divertimento da temi sgradevoli. Judd Apatow è un braveheart che osa entrare nell’inconscio laddove la commedia non ha mai osato. Qui tutto ruota intorno a uno sfigato ancora vergine a 40 anni. Vi sembra una cosa da ridere? Apatow ne estrae invece qualcosa di irresistibile e insieme profondo e non privo di pietas. Questo è il suo cinema.
12. Guida per riconoscere i tuoi santi. Film di strada su ragazzi sfaccendati e quasi-delinquenti in un quartiere-ghetto dei Queens. Storia mille volte raccontato, però Dito Montiel, regista qui al suo esordio e anche autore del libro da cui è tratto il film, mostra di saper rappresentare questa materia, in parte autobiografica, con vigore e sincerità, soprattutto con il senso di verità di chi certe cose le conosce bene. Con il successivo Fighting Dito Montiel confermerà solo in parte le promesse di questo Guida per riconoscere i tuoi santi, che resta però un esordio memorabile. Con un titolo tra i più belli della decade (il film è del 2007).
13. Il boss. Uno dei vertici del gran maestro italiano del poliziottesco-noir Fernando Di Leo, un suo classico del 1973. Henry Silva è un boss che tenta la scalata al potere mafioso. Una rappresentazione dura, spietata della grande criminalità, senza i compiacimenti e le mitologizzazioni stile Padrino (o della successiva Piovra televisiva). Adorato ovviamente, come tutti i film di Di Leo, da Quentin Tarantino. Da vedere.
14. Papillon, Tratto dall’omonimo bestseller autobiografico del francese Henri Charrière, galeotto mandato alla famigerata Isola del Diavolo nella Guyana francese, il film ne racconta tutti i tormenti in quell’atroce prigionia tropicale e di come riuscì nell’impossibile evasione, da molti tentata prima di lui senza successo. Classico film di fuga dal carcere (o dal campo di detenzione) e uno dei più famosi del genere. Gran coppia d’attori, Steve McQueen e Dustin Hoffman, allora, 1973, al vertice della loro fama. Dirige Franklin J. Schaffner, e ne esce non solo un successo mondiale ma un classico del genere crime, uno di quei film che hanno forgiato l’immaginario proletario di tutto il mondo e perfino, come Il padrino di Coppola o lo Scarface di De Palma, quello delle subculture criminali.
15. La prima cosa bella di Paolo Virzì continua a essere replicato vorticosamente in tv. Un’operazione nostalgia sulla Livorno anni Settanta, rivisitata attraverso le memorie di un quarantenne disilluso trapiantato a Roma e costretto a tornare nella sua hometown per le gravi condizioni di salute della madre. Ripercorrerà tutti i fantasmi della sua storia familiare, governata e dominata da quella madre amorevole ma ingombrante ed eccessivamente anarchica e libera, che gli ha segnato irrimediabilmente la vita. La prima cosa bella ha realizzato buonissimi incassi e incamerato premi di ogni tipo, ed è stato anche scelto come candidato italiano all’Oscar: designazione a mio parere suicida, nessuno da quelle parti conosce Virzì ed è in grado di apprezzare un film così localistico. Avrebbero dovuto candidare Io sono l’amore di Luca Guadagnino che in America è andato molto bene e ha ottenuto la nomination ai Golden Globes. La prima cosa bella non mi ha suscitato irrefrenabili entusiasmi però si lascia guardare, nonostante qualche lungaggine (20 minuti di meno avrebbero giovato). Ottimi Micaela Ramazzotti, una rivelazione, e Valerio Mastandrea. La Sandrelli rifà un po’ se stessa un po’ il suo indimenticabile personaggio di Io la conoscevo bene.
La classifica prosegue con:
16. Desperado, Sky Cinema Mania, h. 21,00.
17. C’è post@ per te, Premium Cinema Emotion, h. 22,35.
18. Salvate il soldato Ryan, Rai 4, h. 0,40. FREE
19. Joe Bass l’implacabile, MGM Channel, h. 1,00.
20. From Hell – La vera storia di Jack lo Squartatore, Cult, h. 21,00.
21. Platoon, Studio Universal, h. 0,30.
22. Mediterraneo, Sky Cinema 1, h. 22,35.
23. The Hunting Party, Iris, h. 21,05. FREE
24. La macchia umana, Rai Movie, h. 23,00. FREE
Commento su alcuni titoli: Robert Rodriguez ripende il personaggio del suo Mariachi e realizza il suo primo grande successo commerciale (Desperado); una delle romantic comedy più famose dell’ultimo ventennio, e galeotta per Meg Ryan e Tom Hanks fu l’allora nascente email (C’è post@ per te); Spielberg riscrive a modo suo lo sbarco in Normandia (Salvate il soldato Ryan); i film che portarono l’Oscar a Oliver Stone e a Gabriele Salvatores (Platoon e Mediterraneo); Richard Gere reporter nella guerra di Bosnia (The Hunting Party); Johnny Depp nella fumosa e brumosa Londra vittoriana di Jack Lo Squartatore (From Hell); un romanzo di Philip Roth diventa un film con Nicole Kidman e Anthony Hopkins (La macchia umana). Per saperne di più di ogni film, cliccare il relativo link.