FILM STASERA IN TV: gli imperdibili 15 (lunedì 10 gennaio 2010)

I migliori quindici film della sera e della notte tv: la scelta è personale. Per vedere la programmazione completa delle varie reti, consultare Film.tv.it. Si prendono in considerazione solo i film che incominciano tra le 21.00 e la 1.0o. Attenzione, la programmazione potrebbe cambiare (prima di vedere un film è meglio controllare, sempre su Film.tv.it, la sua presenza in palinsesto). Buona visione.
La scritta FREE indica i film trasmessi da canali non a pagamento.

1. IL DISPREZZO, Sky Cinema Classics, h. 0,40.
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=OBo2c98Dzl0&fs=1&hl=it_IT]
2. Il ragazzo selvaggio, MGM Channel, h. 21,00.
3. Masquerade, MGM Channel, h. 22,25.
4. Sherlock Holmes, Premium Cinema, h. 23,35.
5. Il pozzo e il pendolo, MGM Channel, h. 0,35.
6. Seven Swords
, Retequattro, h. 23,15. FREE
7. Valentino: l’ultimo imperatore
, Sky Cinema Mania, h. 23,05.
8. Tenebre, Rai Movie, h. 22,40. FREE
9. Amabili resti, Sky Cinema 1, h. 21,00.
10. Roma violenta, Iris, h. 23,20. FREE
11. Il bagno turco – Hamam
, Sky Cinema Italia, h. 21,00.
12. Nenè, Cult, h. 22,45.
13. Il vigile, Cult, h. 21,00.
14. Tutti i colori del buio, Rai Movie, h. 0,20. FREE
15. Il caso Paradine, Sky Cinema Classics, h. 22,45.

Commento:
1. Il disprezzo. Signori, che dire? Pietra miliare. Capolavoro senza se e senza ma firmato Godard. Che, in trasferta a Capri, gira nel 1963 questo film con i soldi di Carlo Ponti e tratto da Moravia. Travagli produttivi e incomprensioni con Ponti, che farà rimontare la versione italiana cambiando anche la colonna sonora. Versione che Godard ovviamente ripudierà. Ma Il disprezzo – ritratto ravvicinato del set di un’Odissea diretta da Fritz Lang – ha resistito anche a questo e rivisto oggi restituisce al meglio il senso del cinema di Godard. Brigitte Bardot è fantastica. La location, la villa di Malaparte a Capri, altrettanto.
2. Il ragazzo selvaggio. Un dodicenne viene ritrovato nei boschi della Francia profonda, nell’Aveyron. Siamo agli inizi dell’Ottocento, e il bambino è ridotto alla stato animale, giudicato un irrecuparabile idiota dagli esperti che analizzano il suo caso. Ma un medico ostinato vuole far rivivere la scintilla dell’umanità che c’è in lui, sottrarlo a quel destino subumano che sembra già segnato. Ci riuscirà. Da questo fatto, consegnato agli annali della storia di Francia, François Truffaut trae nel 1969 un film austero, rigoroso e insieme commovente, in cui riserva per sè la parte del pedagogo che ridà dignità al bambino-lupo. C’è tutta la grazia del regista, il suo tocco unico così rispettoso delle vite dalla sorte difficile e in particolare, come qui, dell’infanzia. Vedendo Il ragazzo selvaggio non si può non pensare al suo film d’esordio I 400 colpi. Pochi anni dopo, nel 1974, Werner Herzog filmerà una storia analoga, L’enigma di Kaspar Hauser, ma con una minore fiducia illuministica nelle virtù salvifiche dell’istruzione, dell’educazione, della civiltà.
3. Masquerade. Uno di quei meravigliosi film di conversazione di cui era maestro Joseph Mankiewicz e che dimostrano, al di là di certo fondamentalismo teorico, che il cinema non è solo immagine e azione, ma anche parola. Questo è un Mankiewicz del 1967, già nella fase matura della sua carriera, che gira un film per quegli anni già anacronistico e inattuale, e che oggi ci appare dotato dell’atemporalità dei classici. Rilettura dell’elisabettiano Volpone di Ben Johnson, Masquerade ci mostra un miliardario americano nullafacante a Venezia che convoca le sue tre amanti per comunicare loro di essere affetto da un male incurabile. Mente, perché ha un piano segreto, e perché vuole assistere allo spettacolo dell’avidità e del tradimento, che puntualmente va in scena sotto i suoi occhi. Non manca un omicidio, ad aggiungere giallo e nero alla vicenda. Un gioco crudele di rispecchiamenti e rovesciamenti che anticipa un altro formidabile film di Mankiewicz, Gli insospettabili, ma che qui appare più cinico, più disincantato, più brutale anche. Venezia assiste impassibile, con la sua aria pericolosa da romanzo gotico, ed è più che uno sfondo. Rex Harrison è il protagonista, capace di doppiezze e sottigliezze oggi inimmaginabili (chi mai potrebbe interpretare adesso un ruolo simile? Non mi si dica John Malkovich, please). Intorno a lui ci sono attrici che si chiamano Maggie Smith, Capucine e Susan Hayward. Scusate se è poco: già questo vale la visione.
4. Sherlock Holmes. Enorme, inaspettato successo al box office delle vacanze natalizie 2009: qualcosa come 530 milioni di dollari incassati nel mondo, ottimi risultati anche in Italia. Guy Ritchie con questo suo Sherlock Holmes adrenalinico e poco compassato, per la prima volta nella sua vita di regista centra in pieno il bersaglio commerciale. Era ora, dopo i tanti piccoli bei film però di nicchia, e soprattutto dopo il matrimonio con Madonna che l’aveva come creativamente bloccato: non più un film decente, da quando stava con lei. Poi, a separazione avvenuta, ecco la rinascita con Sherlock Holmes (gli psicanalisti indaghino, per favore). Niente a che vedere con tutte le precedenti versioni cinematografiche del detective di Conan Doyle. Qui SH non ha più niente dell’aplomb british, è un nevrotico signore che si nuove freneticamnente in una Londra vittoriana molto steampunk: vapori, fabbriche, vicoli bui. muri e antri fuligginosi, porti e angiporti plumbei, ferraglia meccanica ovunque.  Lo aiuta l’amico-assistente Watson, stavoltà più che una spalla e una comparsa, una sorta di angelo bonario che assiste il deragliante (psicologicamente e socialmente) Sherlock. Trama di un giallo molto venato di nero, con brividi oltrtetombali. Ma che importa la storia, lo spettacolo lo fanno lui e lui: Sherlock è un enorme Robert Downey Jr che si sarebbe meritato l’Oscar, Watson un Jude Law che si diverte a non fare più il figaccione ma l’uomo posato in grigio. Gran coppia maschile. La rivedremo: è in lavorazione l’inevitabile (visto il successo) sequel.
5. Il pozzo e il pendolo. Uno dei film che il re americano dei B-Movies Roger Corman trasse da Edgar Allan Poe. Vincent Price è un perverso signore del castello che scaglia i suoi prigionieri in una buca, su cui incombe un enorme pendolo dalle lame affilate che inesorabilmente si avvicina. Tensione e paura ancora creati con mezzi artigianali. Considerato un vertice del genere dai cultori. C’è la regina dei devil movies di Mario Bava, Barbara Steele.
6. Seven Swords. Solo per chi, come me, ama il wuxiapian, l’avventuroso cinese con abbondante uso di arti marziali e vorticoso rotear di spade. Qui le spade sono sette, come da titolo, come i Sette samurai di Kurosawa cui il film si apparenta e come i Magnifici sette di Sturges, che di Kurosawa fu il remake hollywoodiano in chiave western. Anche stavolta è di scena un manipolo di guerrieri. Sono dislocati e dispersi in un villaggio della Cina profonda del Diciassettesimo secolo, dove una legge imperiale ha proibito il ricorso alle arti marziali. Immediata la ribellione dei nostri sette, che impugneranno le spade e ridaranno vita al combattimento secondo la gloriosa tradizione. Ne esce un film sontuoso ma anche secco, preciso, impacabile com’è nello stile del suo regista Tsui Hark, gran maestro dell’action hongkonghese, il più rigoroso, il meno ruffiano.
7. Valentino: l’ultimo imperatore. Valentino sta per Valentino Garavani, l’ultimo dei couturier (imparò l’arte sartoriale a Parigi) e il primo degli stilisti del pret-à-porter. Un sovrano della moda, rimasto sulla breccia dai tardi anni Cinquanta – l’era della Hollywood sul Tevere e delle star americane a Roma – fino all’altro ieri. Questo docu americano lo tallona per carpirne lo stile, i segreti, la visione del mondo e della moda, soprattutto la sua concezione dello chic e dell’eleganza. Si ricostruisce il suo percorso creativo e imprenditoriale fino alla grande mostra romana che ha celebrato il suo lavoro e la sua maison (ora passate in altre mani). A suo modo, Valentino è un pezzo di storia.
8. Tenebre. Un Dario Argento che (siamo nell’82) torna al thriller dopo due incursioni pesanti nel demoniaco-horror come Suspiria e Inferno. Non ritrova la naturalezza dei meravigliosi suoi thriller dell’inizio, come L’uccello dalle piume di cristallo e Il gatto a nove code, ma confeziona un buonissimo prodotto che mantiene in pieno tutte le promesse di paura fatte allo spettatore. Occhio, tra gli interpreti c’è anche Veronica Lario, spesso però tagliata nei passaggi televisivi.
9. Amabili resti. Peter Jackson torna nel 2009, dopo la trilogia del Signore degli anelli e King Kong, a un piccolo film con una piccola storia. Sceglie uno strano romanzo di Alice Sebold, dove una ragazzina quattordicenne violentata e uccisa sorveglia dall’al di là i familiari in cerca di giustizia e anche di vendetta. Forse è questa dimensione surreal-metafisica ad aver intrigato Jackson, certo è quella che distacca Amabili resti dalla prevedibilità. Il film, dichiaratamente ambizioso e molto atteso, ha deluso però le aspettative e si è rivelato uno di quei dignitosi insuccessi fatti di mezze critiche positive-negative e incassi medi tendenti al basso. La confezione è comunque impeccabile, e una visione televisiva il film la merita sicuramente.
1o. Roma violenta. Gran poliziottesco anni Settanta, quello in cui esordisce nel genere il biondo Maurizio Merli come commissario Betti, pesonaggio destinato a fare parecchia strada nel nostro cinema-bis. Qui ci sono tutti i tòpoi del genere, il criminale efferato, la strage dei citadini inermi e innocenti a opera della malavita, la giustizia che non fa il suo dovere, un uomo solo contro tutti che cerca di raddrizzare i torti. Un genere cinematografico che rappresenta gli anni Settanta italiani meglio di qualunque altro, e che io apprezzo in modo particolare.
11. Il bagno turco – Hamam. Non sono un fan del cinema di Ferzan Ozpetek, autore ripetitivo e troppo compiaciente e accomodante e che molto di rado azzarda film fuori dagli schemi (vedi Cuore sacro, non gradito dal pubblico ma interessante). Però questo Hamam, sua opera d’esordio, ha una freschezza e una levità che non mi dispiacciono. Uscito nel 1997, fu subito adottato e inglobato nella cultura queer, anche in America, dove fu un piccolo caso e restò in programmazione per un anno e mezzo senza interruzione in un cinema newyorkese. Racconta di Alessandro Gassman che lascia Roma per andare a Istanbul a prendere possesso di un vecchio hammam (con una o due m, va sempre bene) lasciatogli in eredità da un’eccentrica zia che lì aveva trascorso la sua vita di esule esistenziale. Tra i vapori ci scapperà l’amore con un ragazzo turco. Morbidissimo, alla Ozpetek insomma. Così morbido da essere evanescente. Ma forse è proprio per questo che Ozpetek piace tanto.
12. Nenè. Per capire davvero cosa siano stati i nostri anni Settanta, gli anni della caduta di ogni totem e tabù sociale, sessuale, politico, esistenziale, morale, gli anni di ogni infrazione possibile e della cancellazione di ogni limite, bisogna vedere certi film. Salò-Sade di Pasolini per esempio, o anche più modestamente questo Nenè che Salvatore Samperi gira nel 1977 da un romanzo di Cesare Lanza. Una storia ove si racconta di un bambino e della sua scoperta del mondo dei grandi e del sesso attraverso la vicinanza alla cugina adolescente Nenè. Siamo nel 1948, sullo sfondo c’è la politica con la grande svolta della vittoria democristiana alle elezioni, ma l’attenzione è tutta per i personaggi. Film maledetto, rimosso, dimenticato, sepolto negli archivi della produzione e riesumato in anni recenti. Film non dico realizzabile, ma neppure pensabile e proponibile oggi. Ma questi erano, sono gli anni Settanta, bellezza.
13. Il vigile. Alberto Sordi irreprensibile vigile nell’Italietta del primo boom multa un alto papavero. Rischierà la carriera e, da paradigmatico italiano medio, imparerà la lezione. Celeberrima commedia, ispirata a un fatto di cronaca, firmata da Luigi Zampa, regista anomalo nel panorama della commedia all’italiana, autore che tende al registro grottesco più che a quello cinico-ironico di un Monicelli o un Dino Risi.
14. Tutti i colori del buio. Film del 1972 oggi di gran culto, diretto da Sergio Martino e considerato tra i primi e più importanti Italian Gialli, come hanno ribattezzato gli americani i nostri thriller anni Settanta. Tutti i colori del buio, ambientato in una Londra tardo Swinging e molto ricostruita a Cinecittà, racconta di visioni, di presunti sabba, di sordidi interessi. Sergio Martino dirige la sua attrice-feticcio Edwige Fenech (allora anche moglie del fratello, il produttore Luciano Martino) e nomi noti dei B-movies dell’epoca come George Hilton e Ivan Rassimov, una delle facce più anni Settanta che si siano mai viste al cinema. C’è perfino Maria Cumani, la vedova Quasimodo, in un ruolo secondario. Thriller psichedelico con allucinazioni al femminile, che secondo alcuni anticipa il Dario Argento di Profondo rosso e volgarizza il Polanski di Repulsion (film questo che oggi appare seminale, ossessivamente ripreso e citato da generazioni di registi, compreso il Darren Aronofsky del nuovissimo Black Swan).
15. Il caso Paradine. Courtroom-movie di Alfred Hithcock con protagonista la nostra Alida Valli nella sua stagione hollywoodiana. La signora Paradine è accusata di aver ucciso il marito. Colpevole o innocente? Alida Valli carica di ambigue ombre europee il suo personaggio.

La classifica prosegue con:
16. Fearless
, Rai4, h. 21,10. FREE
17. La verità è che non gli piaci abbastanza
, Sky Cinema Hits, h. 21,15.
18. Le relazioni pericolose, Rai 4, h. 0,05. FREE
19. Pirati dei Caraibi – Ai confini del mondo
, Premium Cinema, h. 21,00.
20. Mezzogiorno di fuoco, Studio Universal, h. 21,00.
21. Twin Town, Premium Cinema Energy, h. 0,15.
22. Nemico pubblico, Sky Cinema Max, h. 21,00.
23.
Paris Blues, Sky Cinema Classics, h. 21,00.
24. U-Turn – Inversione di marcia, Studio Universal, h. 22,40.
25. Duplicity, Premium Cinema Emotion, h. 0,15.
26. Eccezzziunale… veramente, Rai Movie, h. 21,00. FREE
27. Al passo con gli Stein, Premium Cinema Emotion, h. 21,00.
Commento su alcuni titoli: Un wuxiapian di ottimo livello di produzione hongkonghese con il divo del genere Jet Li, qui tornato in terra patria dopo i tanti film a Hollywood (Fearless); una romantic comedy che intreccia piccole di storie di donne con i loro amori variamente felici o infelici, e un titolo azzeccato diventato subito famoso (La verità è che non gli piaci abbastanza); uno dei massimi risultati di Stephen Frears, tratto da un capolavoro della letteratura settecentesca, un film della crudeltà con John Malkovich, Glenn Close e Michelle Pfeiffer (Le relazioni pericolose); il terzo episodio della saga pirati & zombie che ha reso famoso il personaggio di Jack Sparrow interpretato da un istrionico Johnny Depp (Pirati dei Caraibi – Ai confini del mondo); un western classico, con Gary Cooper al suo vertice, che avrebbe anche ispirato il cinema di Leone (Mezzogiorno di fuoco); una spy story che è anche romantic comedy per la coppia Julia Roberts-Clive Owen (Duplicity); un Abatantuono-movie primi anni Ottanta, dell’era “terrunciello” per intenderci (Eccezzziunale… veramente). Per saperne di più di ogni film, cliccare il relativo link.

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