I migliori quindici film della sera e della notte tv: la scelta è personale. Per vedere la programmazione completa delle varie reti, consultare Film.tv.it. Si prendono in considerazione solo i film che incominciano tra le 21.00 e la 1.0o. Attenzione, la programmazione potrebbe cambiare (prima di vedere un film è meglio controllare, sempre su Film.tv.it, la sua presenza in palinsesto). Buona visione.
La scritta FREE indica i film trasmessi da canali non a pagamento.
1. LE TRE SCIMMIE, Cult, h. 0,40.
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2. La battaglia dei tre regni – Director’s cut, Sky Cinema Mania, h. 21,00.
3. Nine, Sky Cinema+24, h. 22,40.
4. Le due sorelle, Sky Cinema Classics, h. 21,00.
5. Big Fish, Iris, h. 21,00. FREE
6. La furia dei Baskerville, MGM Channel, h. 22,30.
7. 28 giorni dopo, Sky Cinema Max, h. 21,00.
8. Lo squalo, Premium Cinema Energy, h. 1,05.
9. RocknRolla, Premium Cinema Energy, h. 21,00.
10. Io ti salverò, Sky Cinema Classics, h. 22,40.
11. Milk, Sky Cinema Hits, h. 0,45.
12. Imago Mortis, Iris, h. 23,20. FREE
13. Diverso da chi?, Sky Cinema Hits, h. 22,55.
14. Le héros de la famille, Cult, h. 21,00.
15. The Guilty – Il colpevole, Retequattro, h. 23,30. FREE
Commento:
1. Le tre scimmie. Del vitalissimo cinema turco, Nuri Bilge Ceylan a 50 anni è il guru e il maestro indiscusso, e anche il regista più conosciuto nel mondo, molte volte protagonista dei maggiori festival di cinema. Nato come fotografo (le sue meravigliose foto sono visibili sul suo sito), NBC si rivelò a Venezia con il formidabile Uzak (Lontano): due cugini convivono nello stesso appartamento, ma sono troppo diversi, la coabitazione porterà entrambi all’esasperazione e anche alla disperazione. Fuori, una irriconoscibile, straniante Istanbul piena di neve, che smentisce ogni oleografia. Sono seguiti altri due film di mirabile perfezione stilistica, Climates e questo Le tre scimmie, che ha ottenuto il premio per la miglior regia a Cannes nel 2008 e una quasi-nomination all’Oscar (è entrato nella short-list del migliore film straniero). Storia di corruzioni sottili, di pavidità, di relazioni umane che si dissolvono di fronte al potere e al denaro, Le tre scimmie racconta di un uomo politico che in un incidente d’auto uccide un poveretto. Stringe un patto con il suo autista: addossati la colpa, vai in galera al posto mio e io risolverò ogni problema economico della tua famiglia. Lo chauffeur accetta il patto sciagurato: perderà molto più del denaro che guadagnerà. Nuri Bilge Ceylan osserva e registra con sguardo implacabile la crisi che progressivamente investe la famiglia dell’autista, la moglie che diventa amante dell’uomo politico, il figlio che si ribella e si allontana. Non ci sono mai scorciatoie né rassicuranti approdi nel cinema di Bilge Ceylan, tantomeno in questo film. Un cinema, il suo, di ambizioni altissime e riferimenti eccellenti, Antonioni prima di tutti. Ah sì, volevo dire, nel caso non si fosse ancora capito, che ritengo Nuri Bilge Ceylan uno dei massimi autori di cinema oggi al mondo.
2. La battaglia dei tre regni – Director’s Cut. Del 2008, La battaglia dei tre regni èsegna il ritorno in Cina del lungo e proficuo esilio hollywoodiano di John Woo, che con questo kolossal si mette al servizo della storia patria, rievocando lo scontro fra tre diversi regni con tanto di battaglia finale nell’anno 208 d.C. Un episodio che sarà determinante per il futuro della Cina. John Woo usa tutta la sua formidabile tecnica cinematografica, il gusto enfatico per il dettaglio e, specularmente, per le scena di massa, la sua velocità, il ritmo, per una produzione costata 80 milioni di dollari, la più impegnativa nella storia del cinema cinese. Una festa per gli occhi. Film immenso, smisurato, che stasera si può vedere nella versione integrale, non quella ridotta di meno di tre ore circolata finora in Occidente (questa ne dura quattro). Da vedere, per capire la potenza del cinema asiatico e di come la Cina attuale celebra se stessa attraverso la celebrazione del proprio passato. Interessante anche perché John Woo è diventato famoso come regista del cinema di Hong Kong, e qui rientra da ex straniero e da figliol prodigo nel grembo della grande madre Cina.
3. Nine. Il musical diretto da Rob Marshall (Chicago) e tratto da 8 e mezzo di Fellini è stato il grande flop dell’anno scorso. Ma un visione e una revisione, almeno in tv, le merita. Difetto: Daniel Day Lewis è antipatico, anzi odioso, e nemmeno per un secondo ti viene voglia di stare dalla sua parte, e poi i dolori, le depressioni, le vigliaccherie e le doppiezze del protagonista, regista-star anni Sessanta, un simil-Fellini, oggi ci appaiono insopportabili e soprattutto improbabili. Però parecchi numeri musicali (uno per ogni donna del protagonista) sono fantastici, in testa quelli di Fergie e di Kate Hudson. Penelope Cruz riesce a non far rimpiangere Sandra Milo in Otto e mezzo, ed era una missione quasi impossibile. L’Italia del boom e della dolce vita così come ce la mostra il film, forse non è mai esistita davvero, ma che importa, Nine è sui miti e le leggende create dal cinema, non sul reale. Un film molto meno brutto di come lo si è dipinto.
4. Le due sorelle. Film lontanissimo, del 1973, e uno dei primi di un Brian De Palma autore nascente non ancora assurto tra i massimi. Il legame indistruttibile, fino alla violenza e al delitto, di due gemelle, un legame che va oltre la morte. Nate siamesi, le due ragazze vengono separate quando una di loro rimane incinta: la futura madre ce la farà, l’altra non sopravviverà. Eppure è come se non se ne fosse mai andata. Tema eterno che De Palma rivitalizzò aggiornandolo al clima istintuale, dionisiaco e anche lurido degli anni Settanta. Già pieno di citazioni hitchcockiane, da Vertigo a La finestra sul cortile. Ma De Palma è un Hitchcock molto più scettico sulla forza del cinema, sulla sua capacità di ammaliare lo spettatore e condurlo per mano lungo una narrazione tersa e lineare. Le due sorelle scivola irresistibilmente dal thriller all’horror, e già il sangue vince sulla pura tensione. Quest’estate si è visto un buon horror thailandese, Alone, che a questo film di Brian De Palma attinge a piene mani, a riprova di come Le due sorelle sia diventato un cult, e un classico.
5. Big Fish. Un padre affabulatore e le sue storie fantastiche, pencolanti tra realtà e surrealtà. Un figlio che ha sempre sofferto quel genitori troppo ingombrante e se n’è andato di casa. Tornerà quando il padre si ammalerà, e riattraverserà quella vita e quei racconti per riconciliarsi (forse) con lui. Il capolavoro di Tim Burton, il suo film più sentito e necessario.
6. La furia dei Baskerville. Incantevole Sherlock Holmes del 1959, prodotto dalla britannica Hammer, specializzata in thriller e horror dallo stile riconoscibilissimo (artigianalità della messinscena, solidità di racconto, effetti speciali pre-tecnologici ma di impatto) che dominò il mercato dei B-movies di allora. Diretto dal regista della casa Terence Fisher con le due grandi star Hammer, Christopher Lee e Peter Cushing. Per cinefili veri.
7. 28 giorni dopo. Il film che segna la conversione di Danny Boyle, nell’anno 2002, al genere fantascientifico. Molto dopo Trainspotting e molto prima di Slumdog Millionaire, il regista inglese filma una storia di virus letali sfuggiti ai ricercatori (per colpa di un commando di fanatici animalisti) che li stavano analizzando. La nuova peste distrugge Londra e l’Inghiltera, trasforma gli umani in bestie violente. Sci-fi che esula dal genere per farsi, anche al di là del volere del regista, cinema autoriale. Poco visto in Italia. Attenzione, fa paura, paura vera.
8. Lo squalo. Il film che trasformò nel 1975 Steven Spielberg da autore di nicchia, pur se molto rispettato (Duel, Sugarland Express), nel più grande moneymaker della storia del cinema. Un film-svolta che segna il tramonto della Hollywood impegnata degli anni Settanta e il ritorno allo spettacolo-spettacolo. Un monumento della pop culture e della post-modernità.
9. RocknRolla. Guy Ritchie, finito il matrimonio con l’ingombrante Madonna, torna nel 2009 a girare uno dei suoi prediletti film di sgangherati malavitosi, carrieristi brutali, personaggi di dubbia e varia moralità in una Londra dove il denaro è tutto. Una girandola cinico-ironica fracassona e piuttosto riuscita. Con Geralnd Butler e Jeremy Piven. Ritchie l’anno dopo realizzerà quello che si rivelerà essere uno dei maggiori e più sorprendenti successi commerciali di fine decennio, Sherlock Holmes.
1o. Io ti salverò. Uno dei miei Hitchcok preferiti. Fantastica l’idea di divulgare la psicanalisi freudiana e di usarla come espediente narrativo e macchina produttrice di colpi di scena e svolte drammatiche. Anzi, è tutta la psicanalisi in versione hollywoodiana a essere adorabile (vedi anche, più avanti, Improvvisamente l’estate scorsa). Un uso che non tradisce il pensiero di Freud. A modo suo anche il grande Sigmung era un detective che, mettendo sul lettino il paziente e interrogandolo, cercava di ricostruire la sua storia sepolta nell’inconscio attraverso indizi, lapsus, sogni, segnali, sintomi. Ogni giallo che si rispetti è una detection molto simile. Io ti salverò questo lo mostra perfettamente. Gregory Peck è un uomo turbato da qualcosa di misterioso accaduto molto tempo prima, ha incubi continui (illustrati da Salvador Dalì!), Ingrid Bergman, freudiana di ferro, si innamora di lui e vuole guarirlo. La psicoterapia e l’indagine, che qui coincidono, arriveranno alla verità, ma dopo aver sfiorato precipizi di ogni sorta. Che dire? Capolavoro, e basta.
11. Milk. Vita e ascesa politica di Harvey Milk, militante dei diritti gay nella San Francisco primi anni Settanta: dalla lotta all’omofobia nell’allora neascente movimento omosessuale fino alla conquista di una carica nell’amministrazione cittadina. Un nemico politico lo ucciderà a colpi di pistola. Gus Van Sant, in uno dei suoi film meno personali e più mainstream, ricostruisce fedelmente la parabola di Milk e, per quanto faccia (la ricostruzione del mondo gay d’epoca è accurata e credibilissima), non riesce a evitare l’agiografia. Milk è un santino, aggiornato ai tempi dei diritti e alla sensibilità politicamente corretta, ma pur sempre un santino. Secondo Oscar, forse esagerato, a Sean Penn.
12. Imago Mortis. Film del 2008 dell’italiano Stefano Bessoni, che cerca di inserirsi con un prodotto alto nel mercato internazionale dell’horror d’autore. Non a caso lo co-produce la Spagna, che su questo versante ha dato opere importanti come The Orphanage e [Rec]. Il film parte da una teoria secentesca, la tanatografia, secondo cui sulla retina di un morto resterebbe impressa l’ultima immagine vista. Idea peraltro già sfruttata da Dario Argento in uno dei suoi classici gialli, Quattro mosche di velluto grigio. In questo caso diventa pretesto e punto di partenza per una storia di brividi e spaventi ambientata in una scuola di cinema. C’è quell’icona di Geraldine Chaplin. Interessante. Un film di genere troppo snobbato che avrebbe meritato di più.
13. Diverso da chi? Tentativo italiano abbastanza riuscito di fare una commedia sul gaysmo all’altezza di quelle internazionali. Senza cioè quei vetusti cliché italici e andando finalmente oltre l’eterno dramma-dilemma “lo dico o non lo dico a mamma e papà che sono gay?”, che per esempio si ritrova ancora in Mine vaganti di Ozpetek. Qui il protagonista, un buon Luca Argentero, è uno di quegli omosessuali pacificati ed omologati del giorno d’oggi che vivono col compagno nell’approvazione generale, compresa quella delle rispettive famiglie. Una coppiettina perbene e carinissima, perfino noiosa. Lui, Argentero, si butta in politica senza nascondere la gaytudine anzi facendone un punto di forza, imparando da esempi stranieri tipo il sindaco di Parigi Delanoë e anticipando il boom di Nichi Vendola. Tutto funziona finchè un’amica-nemica politica, la bacchettona Claudia Gerini, non si innamorerà di lui. E lui di lei. Commedia degli equivoci ben scritta dal bravo Fabio Bonifacci (lo stesso di Amore, bugie e calcetto e Si può fare) che a un certo punto se ne frega del politically correct e ribalta tutto facendo innamorare il gay di una donna. Non solo, sarà costretto a nascondere il suo amore eterosessuale a tutti, perfino alla famiglia e agli elettori, in un rovesciamento radicale e paradossale che non sarebbe dispiaciuto a Lubitsch. Che Bonifacci tenga d’occhio l’esprit viennese e la Mitteleuropa, quella che inviò a Hollywood non solo Lubitsch ma anche Wilder e von Stroheim, lo si capisce anche dalla scelta di Trieste come location della storia. Solo che il film cade nella parte finale dove, non sapendo più che pesci pigliare, cerca di accontentare tutti. Peccato. Il regista Umberto Carteni se la cava dignitosamente, la Gerini eccede un po’. Il migliore è Filppo Nigro, il fidanzato tradito di Argentero. Però avercene di commedie così da noi.
14. Le héros de la famille. Una delle proposte più eccentriche e interessanti della serata televisiva: una commedia drammatica francese del 2006 che vede una famiglia, travolta da antichi dissensi e conflitti interni, riunirsi per l’eredità di un night a Nizza chiamato Il pappagallo blu, specializzato in spettacoli en travesti. Sarà una discesa verso verità inaspettate e non sempre gradevoli. Un film che a tratti evoca Il vizietto, solo che qui il gioco è più duro e meno gaio. Cast importante, con Catherine Deneuve e Emmanuelle Béart su tutti.
15. The Guilty – Il colpevole. Un noir dai molti estimatori. Del 2000, vede un avvocato newyorkese (Bill Pullman) di grande successo che non riesce però a controllare i suoi impulsi e usa violenza alla segretaria. Non è che l’inizio di un’escalation che lo porterà negli abissi della colpa e dell’abiezione. Un thriller psicologico, in cui le svolte narrative nascono tutte da cedimenti mentali, errori di valutazione, confusioni, debolezze. Un giallo etico, dell’anima.
La classifica prosegue con:
16. Grand Canyon – Il cuore della città, Cielo, h. 21,00.
17. La zona morta, Steel, h. 22,45.
18. Tutti gli uomini del Presidente, Studio Universal, h. 21,10.
19. La casa del diavolo, Rai4, h. 23,00. FREE
20. Gli uomini della terra selvaggia, 7 Gold, h. 23,30. FREE
21. Lezioni d’amore, Premium Cinema Emotion, h. 1,05.
22. Il profumo del mosto selvatico, Sky Cinema Family, h. 0,35.
23. Dave – Presidente per un giorno, Studio Universal, h. 23,30.
24. Codice Magnum, AXN, h. 22,50.
25. Io e Marilyn, Sky Cinema 1, h. 22,55.
Commento: Un film sottovalutato, ma importante, di Lawrence Kasdan (Il grande freddo, Turista per caso) sulla durezza e le crudeltà della vita metropolitana nei primi anni Novanta, con sei storie che si intrecciano e che già prefigurano Crash e Magnolia (Grand Canyon); David Cronenberg incontra Stephen King, ne esce un thriller psicotico e disturbante (La zona morta); il film di Alan J. Pakula che ricostruì il caso Watergate e l’inchiesta dei due giornalisti del Washington Post che portò all’impeachment di Nixon (Tutti gli uomini del presidente); un horror di quello stravagante (ma non privo di talento) personaggio che si chiama Red Zombie, regista e musicista heavy-metal (La casa del diavolo); un vecchio western anni Cinquanta di Delmer Daves (Gli uomini della terra selvaggia); un libro di Philip Roth diventato un film per la regia della spagnola Isabel Coixet (Lezioni d’amore). Per saperne di più di ogni film, cliccare il relativo link.