I migliori quindici film della sera e della notte tv: la scelta è personale. Per la programmazione completa delle varie reti, consultare Film.tv.it. Si prendono in considerazione solo i film che incominciano tra le 21.00 e la 1.0o. Attenzione, la programmazione potrebbe cambiare (prima di vedere un film è meglio controllare, sempre su Film.tv.it, la sua presenza in palinsesto). Buona visione.
La scritta FREE indica i film trasmessi da canali non a pagamento.
1 ex aequo. FUNNY GAMES, Rai Movie, h. 22,45. FREE
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1 ex aequo. L’ENFANT, Cult, h. 1,00.
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2. Zodiac, Premium Cinema Energy, h. 21,00.
3. La battaglia dei tre regni (Director’s Cut), Sky Cinema Mania h. 22,35.
4. Le più belle truffe del mondo, Sky Cinema Classics, h. 1,15.
5. Rebecca, la prima moglie, Sky Cinema Classics, h. 23,05.
6. The Beach, Cult, h. 23,00.
7. La poliziotta, Sky Cinema Italia, h. 22,40.
8. Shaolin Soccer, Sky Cinema Mania, h. 21,00.
9. Prendimi l’anima, La5, h. 21,10. FREE
10. I Vichinghi, MGM Channel, h. 22,30.
11. Dieci inverni, Premium Cinema, h. 22,45.
12. Il grande attacco, Sky Cinema Italia, h. 0,30.
13. Le avventure del Barone di Münchausen, Iris, h. 0,30. FREE
14. Espiazione, Premium Cinema Emotion, h. 21,00.
15. Defiance, Retequattro, h. 21,10. FREE
Commento:
1 ex aequo. Funny Games. A tutt’oggi, il miglior film di Michael Haneke (sì, molto meglio del sopravvalutato Il nastro bianco), così esemplare da essere una sorta di manifesto del suo cinema della crudeltà. Haneke lo gira nel 1997 in Austria, ben prima della sua emigrazione a Parigi, con un budget ridotto, attori locali sconosciuti fuori dai confini, epure Funny Games fu unc olpo di gong che risuonò in tutto il mondo e che segnò la nascita di un autore. Più terribile e pauroso di qualsiasi horropr-splatter di sangue e sbudellamenti, perché Haneke ci mostra la malvagità pura, assoluta. Una coppia trascorre tranquilla un weekend sul lago. Nella bella casa si introducono due ragazzi, all’apparenza innocui e perbene. Ma sono il Male che si maschera per meglio colpire. La coppia viene presa in ostaggio, fatta oggetto di una sequenza di sadismi e orrori. Attenzione: quasi insostenibile. Uno dei film più agghiaccianti che si siano mai fatti, e non è un’esagerazione. Michael Haneke girerà dieci anni dopo un autoremake shot-for-shot in America con Naomi Watts, Funny Games. Possiamo iniziare?, ma non sarà la stessa cosa.
1 ex aequo. L’enfant. Uno dei grandi film degli anni Duemila. Lo firmano i fratelli belgi Dardenne, maestri del cinema disadorno ma non asettico, rigoroso ma non glaciale. Con loro si torna al cinema che racconta la vita in presa diretta, in una rifondazione (l’ennesima) del neorealismo. Vite desolate anche qui, come sempre nei Dardenne-movies. Bruno ha vent’anni, Sonia diciotto. Hanno un bambino, ma non hanno un’esistenza pur vagamente normale, sono due sbandati, marginali senza troppe speranze. Bruno decide di vendere il bambino. Con L’enfant i due belgi vincono nel 2004 la loro seconda Palma d’oro a Cannes, dopo quella incamerata qualche anno prima con Rosetta. Bruno è quel Jérémie Renier ritrovato di recente in Potiche di Ozon quale figlio gayzzante di Catherine Deneuve, tutto minipull e pantaloni a zampa d’elefante: sideralmente lontano dal mondo dei Dardenne.
2. Zodiac. Ottimo, sottovalutato film di David Fincher, in questo momento in gran spolvero dopo il Golden Globe portato a casa quale miglior regista per The Social Network e la freschissima (di ieri) nomination all’Oscar. Con Zodiac Fincher è tornato nel 2007 a raccontare un serial killer, come già aveva fatto nel film che lo aveva lanciato, Seven. Ma stavolta l’assassino appartiene alla cronaca nera americana, anzi nerissima, è l’uomo che terrorizzò la San Francisco anni Sessanta uccidendo e lasciando messaggi in codice in segno di sfida e spregio (le sue gesta avrebbero ispirato di lì a poco il primo Dirty Harry di Clint Eastwood, Il caso Scorpio è tuo). Zodiac è un film cupo, duro, forse il più ambizioso di Fincher, poco amato dal pubblico, nonostante la presenza di tre attori formidabili, Robert Downey jr, Mark Ruffalo e Jake Gyllenhaal. Da recuperare.
3. La battaglia dei tre regni (Director’s Cut). Del 2008, La battaglia dei tre regni segna il ritorno in Cina dal lungo e proficuo esilio hollywoodiano di John Woo, che con questo kolossal si mette al servizo della storia patria, rievocando lo scontro fra tre diversi regni con tanto di battaglia finale nell’anno 208 d.C. Un episodio che sarà determinante per il futuro della Cina. John Woo usa tutta la sua formidabile tecnica cinematografica, il gusto enfatico per il dettaglio e, specularmente, per le scena di massa, la sua velocità, il ritmo, per una produzione costata 80 milioni di dollari, la più impegnativa nella storia del cinema cinese. Una festa per gli occhi. Film immenso, smisurato, che stasera si può vedere nella versione integrale, non quella ridotta di meno di tre ore circolata finora in Occidente (questa ne dura quattro). Da vedere, per capire la potenza del cinema asiatico e di come la Cina attuale celebra se stessa attraverso la celebrazione del proprio passato. Interessante anche perché John Woo è diventato famoso come regista del cinema di Hong Kong, e qui rientra da ex straniero e da figliol prodigo nel grembo della grande madre Cina.
4. Le più belle truffe del mondo. Film a episodi del 1963 che assembla firme da capogiro, una di quelle coproduzioni italo-francesi (più qualche altra partecipazione) che allora sembravano seriali e qualsiasi e oggi ci appaiono di qualità smisurata, esempio di un stagione irripetibile e di un cinema oggi inimitabile e impensabile. Erano tempi in cui si potevano riunire intorno a un’ideuzza – in questo caso a far da filo conduttore tra i vari episodi è il tema della truffa – nomi pazzeschi, davvero. Pensate, qui i registi sono Roman Poanski, Claude Chabrol e incredibilmente Jean-Luc Godard. Solo che per divergenze produttive l’episodio godardiano si è perso nelle edizioni francese e italiana, dunque in questo passaggio televisivo purtroppo non lo si vedrà. Restano Polanski e Chabrol, il che non è poco, cui si aggiungono un episodio dell’italiano Ugo Gregoretti e uno del giapponese Hiromichi Horikawa, già assistente di Kurosawa. Il meglio è il pezzo polanskiano, girato tra i diamanti di Amsterdam. In Chabrol c’è la Deneuve. Canzone originale di Serge Gainsbourg. Da urlo. Da vedere subito.
5. Rebecca, la prima moglie. Classicissimo di Hitchcock. Una casa da incubo, un marito dall’aria ambigua, una moglie devota e terrorizzata, una governante dall’aspetto sinistro. Su tutto e tutti il fantasma della prima moglie. Meravigliosa Joan Fontaine. Da vedere e rivedere.
6. The Beach. Il sogno di una comunità utopica in un paradiso naturale thailandese diventa un incubo concentrazionario: un discusso ma notevole film di Danny Boyle con Leonardo DiCaprio e una imperiosa, sinistra Tilda Swinton. Sottovalutato. Tosto. Un film che spazza via ogni illusione neorousseauiana, come fece a suo tempo Il signore delle mosche.
7. La poliziotta. Commedia di Steno del 1973 con una strepitosa Mariangela Melato, inflessibile poliziotta-vigilessa (allora al cinema non si andava tanto per il sottile sulla distinzione dei due ruoli) che commina multe a tutti, anche a chi non si può, perché se ne sta molto in alto. Finirà ostracizzata ma in amore. Steno quando gira il film è reduce dall’enorme successo del notevole, allarmante La polizia ringrazia, film che con il suo complottismo incarna alla perfezione il clima italiano dei primi anni Settanta, e film seminale quant’altri mai, che darà il via all’intero filone poliziottesco degli anni successivi. In La poliziotta Steno riprende gli stessi temi della Polizia ringrazia (l’arroganza del potere, la sua impermeabilità al cambiamento, la reazione feroce nei confronti di chi lo attacca) ma li vira in commedia. Parecchio interessante, un ritratto di quegli anni più fedele e incisivo di un docu politico.
8. Shaolin Soccer. Produzioni di Hong Kong che in Asia ha battuto ogni recordo di incasso, ma che ha funzionato bene anche nel resto del mondo. Un ex giocatore di calcio finito sul lastrico ha l’idea di unire calcio e arti marziali cinesi. Ne esce un team di ragazzi invincibili. Uno dei quei film nobilmente popolari che riportano il cinema alla sua vocazione primaria di grande intrattenimento di massa.
9. Prendimi l’anima. Fin troppo facile sparare su Roberto Faenza e il suo cinema arty, vetustamente letterario e grondante retorica del Sublime. Intanto ha il coraggio di misurarsi con delle grandi storie, poi le sue produzioni hanno un respiro e un appeal internazionali che manca al nostro piccolo cinema. Questo Prendimi l’anima, ad esempio, racconta la incredibile, vera storia di quel personaggio extra-ordinario che fu Sabina Spielrein, l’ebrea russa che andò in cura da Carl Gustav Jung e ne divenne l’amante, e suscitò qualche fremito anche nell’amico-rivale (di lui) Freud. Conquistata dal nuovo verbo psicanalitico, Sabina sarebbe tornata in Russia e della dottrina freudiana e junghiana sarebbe diventata una paladina dopo la Rivoluzione. La sua fine fu terribile, caturata e uccisa dai nazisti insieme ad altri ebrei nel corso dell’avanzata tedesca in Russia. Personaggio di enorme fascino, che ha ispirato anche molti anni fa un thriller psicologico sofisticato e insolito, L’albergo bianco, di Donald M. Thomas, da cui Bertolucci ha cercato a lungo di trarre un film. Ma ritroveremo Sabina Spielrein anche nel film che David Cronenberg ha appena finito di girare, A Dangerous Method, che ricostruisce ancora una volta il triangolo intellettual-amoroso tra lei (Keira Knightley), Freud (Viggo Mortensen!) e Jung (Michael Fassbender, quello di Fish Tank). Insomma, sono molti i motivi per non trascurare questo Prendimi l’anima di Faenza.
1o. I Vichinghi. Epopea del popolo scandinavo raccontata alla fine degli anni Cinquanta da Richard Fleischer in uno di quei prodotti hollywoodiani che trasformavano la Storia in melodramma, avventura, intrigo a uso della grandi platee della domenica. Un film con le lunghe navi nella nebbia, i feddi mari del nord, le scogliere, le spade barbare, i poderosi castelli-fortezza. Film-saga che io amo molto. Con Kirk Douglas, Tony Curtis e Janet Leigh.
11. Dieci inverni. Il film che ha rivelato a Venezia 2009 il talento giovane di Valerio Mieli. Un ragazzo e una ragazza (Michele Riondino e Isabella Ragonese) si incontrano in una gelida Venezia d’inverno. Forse si amano forse no, si ritrovano l’inverno successivo e altri ancora. Ci vorranno dieci inverni, tra Italia e vari altrove, perché capiscano e accettino di amarsi. Ritratto di una generazione irresoluta. Buon esordio che lascia presagire un futuro d’autore. Aspettiamo con fiducia la prossima mossa di Mieli.
12. Il grande attacco: uno spaghetti-bellico firmato Umberto Lenzi del 1978, quando il nostro cinema di genere andava già declinando. Questa è una piccola produzione che cerca di mimare i grandi film di guerra americani con un cast di star italiche, Giuliano Gemma, Ray Lovelock, Edwige Fenech, più Henry Fonda a dare il tocco di nobiltà, più Helmut Berger, ovviamente isterico e cattivissimo nazista. Abbastanza commovente, a vederlo oggi, per come riesce a usare i pochi mezzi a disposizione, con le scene di battaglie ridotte al minimo indispensabile e tutte con gran primi piani e campi stretti per risparmiare sulle comparse, e tre carri armati, sempre quelli, che girano per le varie scene. Il cinema italiano e l’arte di arrangiarsi, ma bello anche per questo. E sono proprio film come Il grande attacco, come Quel maledetto treno blindato di Castellari a essere adorati e citati da registi come Quentin Tarantino e Eli Roth.
13. Le avventure del Barone di Münchausen. Il barone più pazzo della storia letteraria, e il più fanfarone, messo per immagini da Terry Gilliam. Sembrava – era il 1988 – l’accoppiata perfetta, eppure il film non funzionò, condannando da quel momento il suo regista ai margini del sistema-cinema. Set leggendario a Cinecittà, con difficoltà di ogni tipo. Cast da urlo. Alla rinfusa: Jonathan Pryce, Valentina Cortese, Uma Thurman, Oliver Reed e perfino Sting. Naturalmente i Gilliam-dipendenti (tra cui non mi annovero) lo adorano.
14. Espiazione. Un buonissimo period-movie, un mélo postmoderno e raffreddato tratto da Ian McEwan, con Keira Knightley e James McAvoy. Una ragazzina rovina la vita, per invidia o per insipienza, alla sorella e al suo amante, accusandolo ingiustamente di stupro. Gli anni che seguiranno saranno per lei nient’altro che l’espiazione di quella colpa lontana. Buono, ma i fan di McEwan si aspettavano qualcosa di più.
15. Defiance – I giorni del coraggio. Non ebbe purtroppo alcun successo quando uscì (2008) questo film diverso dal solito, pur se tutto all’interno del genere bellico-avventuroso. Un gruppo di ebrei sfugge nella Bielorussia del 1941 ai rastrellamenti nazisti e forma un commando che combatterà i tedeschi con azioni di guerriglia. Stavolta gli ebrei combattono, ed è questa la diversità di Defiance, quello che lo rende interessante. Con Daniel Craig e Liv Schreiber.
La classifica prosegue con:
16. I ponti di Madison County, Premium Cinema Emotion, h. 23,05.
17. Il tunnel dell’orrore, Fantasy Channel, h. 22,00.
18. Mosquito Coast, MGM Channel, h. 21,00.
19. Caterina va in città, Rai Movie, h. 21,00. FREE
20. Il pornografo, MGM Channel, h. 0,25.
21. Cuori ribelli, Studio Universal, h. 21,00.
22. Fuori in 60 secondi, Rai4, h. 21,10. FREE