I migliori film della sera e della notte tv: la scelta è personale. Per vedere la programmazione completa delle varie reti, consultare Film.tv.it. Si prendono in considerazione solo i film che incominciano tra le 21.00 e la 1.0o. Attenzione, la programmazione potrebbe cambiare (prima di vedere un film è meglio controllare, sempre su Film.tv.it, la sua presenza in palinsesto). Buona visione.
La scritta FREE indica i canali non a pagamento.
1. Splendori e miserie di Madame Royale, Sky Cinema Italia, h. 21,00.
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2. Il cavaliere oscuro – The Dark Knight, Premium Cinema Energy, h. 21,00.
3. Psyco (di Alfred Hitchcock), Premium Cinema Energy, h. 23,35.
4. Tra le nuvole, Sky Cinema 1, h. 21,00.
5. Spider-Man, Italia 1, h. 21,10. FREE
6. La notte dei morti viventi, Sky Cinema Mania, h. 22,50.
7. Il grande Lebowski, Joi, h. 21,00.
8. Sydney, Rai4, h. 23,25. FREE
9. Dove la terra scotta, MGM CHanel, h. 21,00.
10. New York, New York, MGM Channel, h. 0,20.
11. The Boxer, Iris, h. 21,05. FREE
12. Irma la dolce, Sky Cinema Classics, h. 21,00.
13. Killing Zoe, Premium Cinema, h. 0,55.
14. Cannibal Love – Mangiata viva, Rai Movie, h. 0,30. FREE
15 ex aequo. Norma Rae, Cult, h. 21,00.
15 ex aequo. Bandiera gialla, La7, h. 1,20. FREE
Commento:
1. Splendori e miserie di Madame Royale. L’omosessualità al cinema prima della rivoluzione gay. Un reperto d’epoca (1970) che la dice lunga più di qualsiasi ricostruzione storiografica su com’era l’amore lui-lui al tempo della cosiddetta repressione sessuale. Dirige Vittorio Caprioli (il film migliore della sua carriera di regista insieme a Parigi o cara), protagonista un Ugo Tognazzi stratosferico e commovente. Che è l’omosessuale Alessio, ex ballerino di avanspettacolo (e già questo è meraviglioso) che vive nel ricordo di un suo grande amore defunto da cui ha per così dire ereditato la figlia, Mimmina. Un po’ mamma un po’ papà, Alessio si dispera per lei che ha imboccato una brutta strada. Ed è per salvarla dai guai che diventa confidente di un commissario macho e di bell’aspetto (Maurice Ronet), per cui ha preso pure una sbandata. Finirà drammaticamente, ma è meglio non dire. Quella che è straordinaria è la ricostruzione si potrebbe dire filologica di certa omosessualità anni Cinquanta-Sessanta, quella che ha il culto di Wanda Osiris e della rivista, quella che Arbasino ha sublimato in certi suoi scritti e che qui viene rappresentata per quel che era, al suo stato grezzo e naturale: mossette, mignoli alzati, birignao e quant’altro. Alessio e i suoi compagni di scorrerie gay una volta alla settimana organizzano una serata en travesti, e lui è Madame Royale, la regina della festa, trucco pesante e lunghi boccoli e abito di raso più strass tra il fiabesco e l’avanspettacolo. Si parla solo francese perché fa vera signora. Siparietti e scene che sono agghiaccianti e insieme sublimi, e i duetti tra Alessio/Madame Royale e l’amica Bambola di Pekino (un inarrivabile Vittorio Caprioli) non si possono scordare. Aleggia su tutto un clima di disfacimento e perdizione, di peccati e di poveri peccatori senza possibile redenzione, se non attraverso il sacrificio di un capro espiatorio, secondo lo schema vittimario messo in luce da René Girard. E qui la vittima non può che essere Alessio/Madame Royale. Siamo lontani anni luce dalla gaytudine soddisfatta e priva di ogni drammaticità esistenziale di oggi. Alessio non c’entra nulla con i rivendicazionismi (anche petulanti) di certo gaysmo contemporaneo. Però, quell’omosessualità arcaica e anche patetica e così premoderna produceva film straordinari e potenti come questo. Altro che i fastidiosi gay-movie politically correct oggi imperanti, come l’imminente The kids are all right.
2. Il Cavaliere Oscuro – The Dark Knight, ovvero il secondo capitolo, dopo Batman begins, dell’uomo-pipistrello rivisto da Christopher Nolan, che è riuscito nella miracolosa impresa di ridar vita a una saga ormai declinante. Il Batman di The Dark Knight (Christian Bale, e ci voleva del coraggio a scegliere per un personaggio del genere un attore così bravo ma così poco mainstream) è assai più ambiguo del precedente, combatte il male ricorrendo se necessario al male, si sporca, si corrompe. Difficile amarlo. Un eroe solitario e autoreferenziale fino all’autismo che stavolta è contro tutti e ha tutti contro. Trama complicatissima, dove il Nolan reduce da The Prestige (e prima di Inception) forse esagera nei suoi amati capovolgimenti di fronte, così contorta che si rischia di perdersi, ed è forse questo il limite di un film grande, spettacolare al massimo grado eppure sottile, che lavora sui dettagli e le psicologie. Heath Ledger, scomparso prima che il film uscisse, è un Joker allarmante e ipersadico che riesce a eclissare perfino quello di Jack Nicholson nel film di Tim Burton.
3. Psyco (di Alfred Hitchcock). C’è chi dice che la famosa scena della doccia di questo film sia lo spartiacque tra il vecchio thriller e il contemporaneo cinema horror, quella che apre a nuove visioni di paura in cui l’autore non ha più scrupoli nel mostrare tutto il proprio sadismo. L’efferatezza di Psyco, forse per la prima volta al cinema, non cerca più alibi e attenuanti, si presenta da sè, priva di ogni filtro. Davvero epocale questo film di Hitchcock, di cui tutto è già stato detto e raccontato, mille volte visto e però sempre capace di catturare. La fuga di Janet Leigh, il suo arrivo in quel sinistro motel, il timido Anthony Perkins/Norman Bates, la fine sotto la doccia, e quel gorgo dell’acqua, una delle invenzioni più geniali dell’intera storia del cinema. Stavolta, ed è insolito per Hitchcock, la soluzione del mistero e il chi-è-l’assassino arriva solo alla fine, ed è una delle rivelazioni più sconvolgenti che lo schermo ci abbia offerto. Il povero Anthony Perkins non si emanciperà mai più nella vita da Norman Bates, ne resterà per sempre schiavo: posseduto, esattamente come il suo personaggio, da un fantasma del passato.
4. Tra le nuvole. Gran commedia cinica, tra le migliori dgli ultimi anni. Con un George Clooney mai così bravo, nel ruolo di affabile ma spietato tagliatore di teste sempre in volo da una parte all’altra dell’America per accorrere là dove c’è bisogno della sua mano felpata nel far fuori in modo indolore più lavoratori possibili. Ryan non è una carogna, solo uno che deve fare il proprio mestiere. Incontra una trentenne e qualcosa più decisa di lui, che fa il suo stesso lavoro, con lo stesso suo poco tempo per gli affetti. Si innamorano. O meglio, lui si innamora di lei. Scoprirà che gli inganni e le crudeltà non sono solo professionali. E intanto arriva una ragazzina che forse vuole farlo fuori, e il nostro rischia di passare da tagliatore a ramo secco. La durezza del turbocapitalismo incarnata paradigmaticamente in un responsabile delle risorse umane che deve fare il lavoro più sporco che c’è. Una commedia cinica ma con retrogusto amore. Dialoghi molto cool e dry, soprattutto nella prima parte (la seconda scade e indulge a qualche sentimentalismo di troppo).
5. Spider-Man. Uno dei migliori supereroi mai visti al cinema. Il manierista Sam Raimi azzecca tutto, a partire dalla scelta, sulla carta catastrofica e invece vincente, di un non-bello come Tobey Maguire, che con la sua aria da nerd riesce a chiaroscurare e nevrotizzare il suo Uomo Ragno, a dargli uno spessore oltre la bidimensionalità dei comics. Grande il lavoro fatto sulla scenografia, che ricrea un mondo senza tempo in cui confluiscono tecnologie postmoderne, architetture futuristico-langhiane alla Metropolis, reperti e immagini anni Cinquanta (quegli abiti stazzonati, quegli interni, quelle carte da parati).
6. La notte dei morti viventi. Quante volte l’abbiamo sentito citare? Quante volte l’hanno copiato? Bene, questo è il primo, vero, unico, originale La notte dei morti viventi, il film-matrix di ogni zombi-movie. Quello che, a parte gli antecedenti tipo Ho camminato con uno zombi di Jacques Tourneur (1942), reinventa e rifonda il genere così come lo conosciamo ancora oggi. Film che non poteva mancare in questa notte televisiva di Halloween. George Romero lo gira nel 1968, anno fatale, in un bellissimo bianco e nero che accresce il tasso di incubo e suggestione. Dati i tempi, film horror con però un sottofondo politico. Un classico di tale successo che ha inchiodato il povero Romero al genere zombesco forever and ever (Romero ha girato ben sei zombie-movies, l’ultimo l’anno scorso). Forse il morto vivente che non vuole togliersi di mezzo è proprio questo leggendario film.
7. Il grande Lebowski. Uno dei più fortunati film dei fratelli Coen, con un Jeff Bridges in stato di grazia (il sodalizio tra lui e i due registi si è appena rinnovato con True Grit – Il Grinta, a sorpresa campione di incasso negli Stati Uniti: noi lo vedremo il 18 febbraio). Lebowski è un tardo, invecchiato frikkettone che negli anni Novanta si ostina a vivere come se i tempi di Woodstock non fossero mai passati. Accidioso e fancazzista, si lascia vivere in una deriva anarcoide-bevitoria da sballatone. Finché viene scambiato per un miliardario e ha così inizio una girandole di avventure, equivoci e quant’altro. Tra le cose più buffe, il fato che la versione italiana abbia tradotto la parola Dude, con cui viene apostrofato il protagonista, che vuol dire tipo, ragazzotto, giovanotto, con Drudo. Devo dire che io non lo amo molto, fi tardohippismi mi fanno venire sempre i brividi. Però è una commedia che fila come un treno e che, se si riesce a sopportare il suo protagonista, diverte parecchio.
8. Sydney. Film pochissimo conosciuto, è però l’esordio di Paul Thomas Anderson, uno dei migliori registi della generazione dei trenta-quarantenni, l’autore per capirci di Magnolia e Il petroliere. In questa storia di una ragazzo qualsiasi che diventa giocatore d’azzardo a Las Vegas, dell’uomo che gli fa da mentore e della ragazza che porterà a tutti e due parecchi guai, c’è già molto del futuro Anderson. Con un piano sequenza iniziale di tre minuti che lasciò senza fiato i critici. Imperdibile (c’è anche una Gwyneth Paltrow poco più che esordiente). Da cinefili veri.
9. Dove la terra scotta. Uno dei film del grande ciclo western diretto negli anni Ciquanta da Anthony Man, che rinnovò il genere e lo traghetto versò inedite soluzioni narrative e formali. C’è più scavo, più approfondimento, c’è anche un senso della decadenza e della sconfitta sconosciuto ai modelli precedenti contrassegnati dal culto dell’eroe. In Dove la tera scotta c’è un fuorilegge rientrato nei ranghi e che ormai assapora la ritrovata normalità. Ma dovrà arruolarsi per forza in una banda, e alla fine pagherà tutto a caro prezzo. Protagonista un Gary Cooper ormai leggenda di se stesso, nella sua ultima interpretazione western.
1o. New York, New York. Non si può non voler bene a questo film, così sbagliato che gli si affeziona. Un musical con la regia di Martin Scorsese, che ha infinite qualità ma non la leggerezza che ci vuole in questi casi. Poi la coppia Liza Minnelli-Robert DeNiro non funziona, icone di cinema troppo differenti perché tra di loro scatti la chemistry. Eppure New York, New York è da vedere, come i Cancelli del cielo di Cimino, come The Last Movie di Hopper, perché l’imperfezione e il fallimento possono essere più interessanti di una buona ma mediocre riuscita. Poi c’è il theme-song, il cui successo ha in qualche modo riscattato e risarcito il film. E che continua a garantire serate e tour a una Liza Minnelli ombra di se stessa.
11. The Boxer. Daniel Day-Lewis torna a lavorare nel 1997 con il regista irlandese Jim Sheridan con cui aveva già girato Il mio piede sinistro, il film che lo aveva portato all’Oscar, e Nel nome del padre. Il sodalizio funziona molto bene anche stavolta, con la storia di un militante dell’Ira che, uscito di galera dopo 14 anni con una vita tutta da reinventare, si mette a tirare di boxe. Ritrova la ex, adesso sposata con il suo migliore amico, e riscoppia la passione. Ma non sarà così semplice, i problemi privati si mescoleranno a quelli politici. Ottimo, solo con un sospetto di manierismo neorealista qua e là.
12. Irma la dolce. Non è il mio Billy Wilder preferito (spunta ogni tanto qualche leziosità: saranno le smorfie di Shirley MacLaine?), ma è pur sempre Billy Wilder, uno dei maggiori comedy-maker della storia del cinema. In una fintissima Parigi rétro tutta donnine e apaches (e bistrot e pastis), scoppia l’amore tra la prostituta Irma (MacLaine appunto) e l’ex poliziotto Nestore (Jack Lemmon, attore wilderiano par excellence). Lei non ha però nessuna intenzione di mollare il mestiere perché vuole a tutti i costi mantenerlo – oggi un copione così verrebbe bruciato sulla pubblica piazza – sicchè lui impazzisce di gelosia, proprio non ce la fa a immaginarla a letto con i clienti. Si finge un nababbo che acquista in monopolio le prestazione di Irma, preservandola così dall’infedeltà. Ma lo sdoppiamento non reggerà a lungo e darà vita a imprevedibili sviluppi giallo-rosa. Quel che conta è però, al di là del plot, la giostra ironica e beffarda che anche stavolta Wilder riesce a mettere in moto. La virtù e la morale, sembra dirci il gran viennese-berlinese, sono fragili e ambigue, e spesso si confondono con il vizio.
13. Killing Zoe. Un dimenticato eppure tesissimo heist movie di violenza e sangue di quel regista appartato ma notevole che è il canadese Roger Avary. Un colpo in banca a Parigi che diventa un massacro spaventoso, si salva solo uno dei banditi rinserrandosi nel caveau. Tarantiniano e pulp, si disse allora, 1994, di Killing Zoe. Non a caso, visto che Roger Avary aveva collaborato alla sceneggiatura delle Iene e di Pulp Fiction. Ma Avary non è solo un epigono, come avrebbe dimostrato anche nel successivo Le regole dell’attrazione da Bret Easton Ellis. Qui c’è Julie Delpy, attrice che amo molto.
14. Cannibal Love – Mangiata viva. Nonostante il trucido titolo italiano, un horror d’autore. Lo firma la francese Claire Denis, grande esploratrice di privati scontri di civiltà e contaminazioni interculturali (Chocolat, Nénette et Boni), un’outsider del cinema francese e europeo che continua a macinare film marginali e mai mainstream, come il recente White Material. Qualche anno fa ha tentato con questo Cannibal Love la carta del cinema di genere mescolando spericolatamente mutazioni genetiche ed erotismo. Quando il sesso diventa antropofagia, e viceversa. Siamo al limite del sopportabile e anche oltre. Attori che già di loro sono supercult: Vincent Gallo (io non lo reggo, ma insomma) e Béatrice Dalle. Denis stavolta rischia troppo e deraglia, ma resta un’autrice. Avercene.
15 ex aequo. Norma Rae. Uno dei rari film americani di ambiente operaio, girato da Martin Ritt nei molto leftist (anche in America) anni Settanta. Norma è una donna troppo libera per la piccola città del Sud in cui vive, così poco omologata da rischiare l’ostracismo sociale. Conosce un radical, un ebreo venuto da New York, che la instrada verso l’impegno sindacale. Sarà lei a guidare la battaglia nella sua fabbrica per migliori condizioni di lavoro, acquistando una nuova dignità. Oscar meritatissimo a Sally Field.
15 ex aequo. Bandiera gialla. Che abbia preso da qui Gianni Boncompagni il nome della sua leggendaria trasmissione radiofonica anni Sessanta? Questo Bandiera gialla, anno 1950, di Elia Kazan, però non ha niente a che fare con le canzonette e molto invece con un pericoloso batterio da isolare. Nel corpo di un armeno sbarcato clandestinamente in America e poi assassinato viene trovato il bacillo delle peste. Scatta subito il cordone sanitario alla nave che lo aveva trasportato e la caccia a tutte le persone entrate in contatto con lui, a partire dagli assassini, i quali ovviamente hanno tutto l’interesse a far perdere le loro tracce. Affannosa lotta contro il tempo prima che l’epidemia esploda. Me lo ricordo tesissimo e paurosissimo, una formidabile macchina narrativa dalla progressione implacabile. Rivisto oggi, con la nostra ipersesniblità verso l’immigrazione e gli stranieri, acquista una nuova forza e nuovi significati. Elia Kazan, di famiglia armena profuga in America, deve averci messo qualche fantasma autobiografico.
La classifica prosegue con:
16. Un lupo mannaro americano a Londra, Studio Universal, h. 23,10.
17. Legion, Sky Cinema 1, h. 22,55.
18. Elizabeth I, Lei, h. 21,00.
19. Mississippi Burning – Le radici dell’odio, Rai4, h. 21,20. FREE
20. In & Out, Studio Universal, h. 21,00.
21. L’uomo che fissa le capre, Joi, h. 23,05.
22. La matassa, Sky Cinema Hits, h. 21,15.
23. Zona di guerra, Cult, h. 1,00.
24. Heaven, Rai Movie, h. 22,55. FREE
25. Max Payne, Sky Cinema Hits, h. 0,55.
26. Jay & Silent Bob… fermate Hollywood!, Comedy Central, h. 21,00.
27. L’avaro, Rai Movie, h. 21,00. FREE
28. Quattro tocchi di campana, Sky Cinema Classics, h. 23,30.
29. Mystic Pizza, Cult, h. 23,00.
30. La monaca nel peccato, 7 Gold, h. 23,15. FREE
31. Il cliente, Retequattro, h. 21,10. FREE
32. Piccolo grande amore, Mya, h. 0,25.
33. Men in Black, Sky Cinema 1, h. 1,00.
34. Un mondo perfetto, Premium Cinema Emotion, h. 0,55.
35. Stanza 1717, palazzo delle tasse, ufficio imposte, Sky Cinema Italia, h. 22,45.
36. X Files – Voglio crederci, Cielo, h. 21,00.
37. Duplicity, Premium Cinema Emotion, h. 21,00.
38. Deep Impact, Sky Cinema Max, h. 21,00.
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