I migliori film della sera e della notte tv: la scelta è personale. Per vedere la programmazione completa delle varie reti, consultare Film.tv.it. Si prendono in considerazione solo i film che incominciano tra le 21.00 e la 1.0o. Attenzione, la programmazione potrebbe cambiare (prima di vedere un film è meglio controllare, sempre su Film.tv.it, la sua presenza in palinsesto). Buona visione.
La scritta FREE indica i canali non a pagamento.
1 ex aequo. Eyes Wide Shut, Premium Cinema Emotion, h. 22,55.
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=kC-J3DJ7d_o&w=480&h=390]
1 ex aequo. A History of Violence, Rai5, h. 21,05. FREE
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=QBerc2JwN4I&w=480&h=390]
2. Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Sky Cinema Italia, h. 22,50.
3. Prima Linea – Attack!, MGM Channel, h. 0,35.
4. Pulp Fiction, Italia 1, h. 0,00. FREE
5. Nemico Pubblico n. 1 – L’istinto di morte, Sky Cinema Hits, h. 1,10.
6. Inferno, Sky Cinema Classics, h. 21,00.
7. Buongiorno, notte, Rai Movie, h. 23,35. FREE
8. I credenti del male – The Believers, Sky Cinema Max, h. 22,35.
9. Angelica, Sky Cinema Classics, h. 23,00.
10. Blood Simple, Studio Universal, h. 22,50.
11. Un avventuriero a Tahiti, Sky Cinema Classics, h. 1,00.
12. Piccolo Buddha, La7, h. 21,10. FREE
13. Blue Sky, Cult, h. 21,00.
14. Amabili resti, Sky Cinema 1, h 22,45.
15. Che – L’argentino, Sky Cinema Hits, h. 21,15.
Commento:
1 ex aequo. Eyes Wide Shut. Film inquietante come pochi, film-limite: Stanley Kubrick morì una settimana prima che EWS uscisse nei cinema, e la coppia protagonista Tom Cruise-Nicole Kidman non si sarebbe mai più riavuta dalle ferite psicologiche di quel set durissimo, logorante, insostenibile, e si sarebbe spezzata di lì a poco. Ha qualcosa di distruttivo, Eyes Wide Shut, film terminale e testamentario (anno 1999) del maestro Kubrick che, settantenne, affronta con quella sua inconfondibile grandeur, sconfinante talvolta nel (cattivo) gusto pompier, un tema così privato e fragile come la sessualità. Ne fa come al suo solito una rappresentazione teatrale, geometrica, fredda, ipertrofica e magniloquente. Epicizza ciò che non è epicizzabile, come la relazione di desiderio, sogno e tradimento di un lui e una lei. Tratto dal Doppio sogno di Athur Schnitzler, Eyes Wide Shut sembrò allora inattuale e opera senile e stanca del suo autore. Ma il passare del tempo ne ha fatto crescere la statura e la necessità. Cruise e Kidman che un po’ si tradiscono e un po’ no, che un po’ vivono nel sogno-delirio e un po’ ne sono fuori, sono lo specchio allarmante di qualcosa che è di tutti noi. La terribile scena dell’orgia, quei corpi nudi con le maschere, quell’eros mortifero e mortificato, si fissa nella mente e non se ne va più via. Kubrick è riuscito a spiazzarci e farci suoi prigionieri anche con questo suo ultimo film.
1 ex aequo. A History of Violence. Viggo Mortensen incontra per la prima volta David Cronenberg, e il risultato è subito strepitoso. Il classico uomo qualunque con normale famiglia a carico reagisce a una rapina e diventa un eroe mediatico. Si scoprirà che non è quell’uomo qualunque che sembra, ma un (ex) professionista del crimine. Storia già vista e quasi archetipica, quella del killer stanco e disgustato che si è rifatto una vita, ma che deve fare i conti con il passato che ritorna. Cronenberg tenta il salto nel cinema mainstream e riesce nell’impresa, producendo un film accessibile (che infatti avrà un buon successo di pubblico) senza però tradire se stesso. Anche qui ritroviamo intatta la sua carica perturbante e la sua capacità di restituire l’ambiguità e la seduzione del male. Grazie a questa interpretazione Viggo Mortensen passa nella categoria dei grandi attori. (Chi non riesce a captare Rai Movie, può seguirne i programmi in streaming su rai.it) (informazioni sul film)
2. Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto. Fu, a suo tempo (1970), un’opera epocale che vinse tutto, compreso l’Oscar come migliore film straniero. A rivederlo oggi si resta infastiditi dalla paranoia ideologica che lo percorre, datatissima, con tutto quel livore verso le forze dell’ordine immaginate come potere demoniaco capace di ogni nefandezza. Ma se si va oltre questo livello, si scoprirà un film di ombre e fantasmi che arrivano dall’inconscio a insidiare le menti inscritte nella normalità, fino a destrutturarle e distruggerle. Un film sulla follia e sulle passioni. Gian Maria Volontè è un posseduto che non sa più tenere sotto controllo i suoi demoni, ed è un personaggio memorabile che si innalza oltre la storia del film e la travalica fino a diventare possente character a sé stante. L’espressionismo del regista Elio Petri, qui al suo vertice, è qualcosa di anomalo e unico nel cinema italiano, solo vagamente apparentabile a certi eccessi di un Lucio Fulci o al più sfrenato Pietro Germi. Tutti outsider, non a caso.
3. Prima Linea – Attack! Vigoroso Robert Aldrich del 1956, che mette in scena uno dei suoi adorati gruppi di soli maschi in guerra, già prefigurando quello che sarà uno dei suoi capolavori, Quella sporca dozzina. Secondo conflitto mondiale, un drappello di soldati viene mandato al massacro da comandanti incapaci, ma poi uno si ribellerà. Antimilitarismo, però alla Aldrich, con il massimo rispetto dei riti di guerra e di chi li combatte rimettendoci la pelle. Con Jack Palance e Lee Marvin. Un classico.
4. Pulp Fiction. Sembra ieri, eppure sono passati già sedici anni da quando uscì (era il 1994), sconvolgendo (abbastanza) il paesaggio cinematografico. A rivederlo oggi sembra un po’ sopravvalutato, ha perso quell’aura da film-spartiacque, da film epocale, che emanava allora. Forse Tarantino ci ha poi abituato troppo alle tarantinate sicchè oggi Pulp Fiction ci pare usurato. Però resta sempre godibilissimo, i dialoghi sono svaccati e smaglianti insieme (le cosa migliore di Quentin sono le sceneggiature, altrochè), solo un po’ lungo, sfrangiato, anche autocompiaciuto. Un capolavoro, però ormai lontano, stanco, sfibrato.
5. Nemico pubblico n. 1 – L’istinto di morte. Il primo dei due film del 2008 interpretati da Vincent Cassel sul bandito francese anni 60-’70 Jacques Mesrine. Uno che con le sue imprese tenne banco sui media e flirtò anche con le frange rivoluzionarie anti-sistema. Una figura con qualche analogia con il nostro Vallanzasca. Il dittico firmato dal regista Jean-François Richet è un risultato grandissimo, che testimonia di quanto il polar, il crime-movie alla francese, sia in forma smagliante. Occhio, la sceneggiatura più vera del vero è del franco-algerino Abdel Raouf Dafri, autore anche dello script di quel capolavoro che è Un prophète di Jacques Audiard. Vincent Cassel è semplicemente monumentale, in una perfomance di virtuosismo mimetico che richiama quelle di Volontè. Accanto a lui c’è Cécile de France, la giornalista di Hereafter di Clint Eastwood, qui amica-amante-complice di Mesrine.
6. Inferno. Girato da Dario Argento nel 1980, un paio di anni dopo Suspiria, di quel gran film replica il cima horrorifico-satanico, anche se non ne raggiunge il livello. Entrano in scena le Tre Madri, guardiane delle porte del’Inferno dislocate in vari punti del globo, che Argento riprenderà quasi trent’anni dopo in La terza madre. Una ragazza newyorkese (Irene Miracle) è convinta di abitare in un palazzo newyorkese che è in realtà uno degli ingressi agli inferi. Scrive al fratello a Roma, e l’incubo prende corpo anche lì, in una specie di staffetta della paura, di contagio da un punto all’altro del pianeta. Argento perfettamente in controllo della sua materia e ancora capace di orrificare come si deve lo spettatore senza perdere di vista lo stile. Cast di culto: Eleonora Giorgi, Daria Nicolodi, Alida Valli ormai attrice-feticcio argentiana dopo Suspiria. E Leopoldo Mastelloni, Gabriele Lavia, perfino Anja Pieroni allora legatissima a Bettino Craxi. Marco Giusti sostiene nel suo Stracult. Dizionario dei film italiani che alcune scene le avrebbe girate addirittura Mario Bava (chissà, forse per dare una mano al figlio Lamberto, aiuto-regista del film). Esiste anche una foto che ritrae i due Bava con Argento sul set, e qualche sito aggiunge che Bava sr. si occupò di alcuni effetti speciali.
7. Buongiorno, notte. Il Marco Bellocchio di maggior successo degli anni Duemila insieme a Vincere. Il rapimento Moro visto attraverso lo sguardo laterale e succube della vivandiera, una ragazza che si divide tra l’appartamento di via Gradoli e la sua vita di piatta normalità (famiglia, lavoro, ecc.). La Storia raccontata dal ‘servo di Napoleone’, un po’ spiando dal buco della serratura, con i protagonisti derubricati a scialbe figurine qualunque e deprivati di ogni aura e carisma. Rischiando però la sciatteria e, ebbene sì, la banalizzazione del male. Con Maya Sansa e Roberto Herlitzka nella parte di Aldo Moro.
8. I credenti del male – The Believers. John Schlesinger, regista che ebbe gran fortuna tra anni Sessanta e Settanta (Darling, Billy il bugiardo, Via dalla pazza folla, Un uomo da marciapiede, Domenica maledetta domenica), ha visto poi rapidamente declinare la sua carriera e, in parallelo, anche il credito di cui godeva tra i critici. Che nel 1987, quando uscì questo suo The Believers, stroncarono ferocemente lui e il film, bollato come effettistico, grandguignolesco e quant’altro. Invece rivisto oggi I credenti del male, questo il titolo italiano, mostra non solo di essere un ottimo, avvincente psycho-thriller, ma perfino profetico nel suo registrare la marea montante della neosuperstizione e del neopaganesimo. Lo psichiatra Martin Sheen si ritrova a indagare sulle misteriose morti dei bambini, si ritroverà in una New York selvaggia dove imperano la santeria e il voodoo. Sanguinolento, certo. Ma Schlesinger è in grado di rappresentare qui il Male, o se preferite il Maligno, come pochi.
9. Angelica. Il primo film della serie (1964), la matrice, quello che fonda la piccola ma duratura leggenda cinematografica della Marchesa degli Angeli. Tratto dai feuilleton dei coniugi Golon e diretto con gran divertimento dall’artigiano Bernard Borderie, Angelica trova la sua interprete perfetta in Michèle Mercier, che da allora sarà sempre identificata con il suo personaggio. In questo primo episodio si fissano i fondamentali: Angelica innamorata pazza del suo sfregiato Joffrey (un mitologico Robert Hossein), con cui ha messo su casa e famiglia, suscita la passione del Re Sole che per averla farà condannare a morte il marito. Da qui iniziano le avventure della bionda eroina, più tosta di un moschettiere e decisa a sopravvivere a ogni rovescio di fortuna. Ce la farà, ci mancherebbe.
10. Blood Simple. Esordio molto riuscito (siamo nell’anno 1984) dei fratelli Coen, che girano uno psycho-thriller assai citazionista e cinefilo su un sicario incaricato di far fuori una moglie traditrice e il suo amante. Ma gli sviluppi e il finale saranno a sorpresa. Incunabolo di parecchio del cinema successivo dei due fratelli di Minneapolis (molti i punti di contatto ad esempio con Fargo, con cui condivide la protagonista, Frances McMormand, moglie di Joel Coen).
11. Un avventuriero a Tahiti. Film francese del 1966, con l’allora superstar transalpina Jean-Paul Belmondo e la nostra Stefania Sandrelli in formato export. Una commedia apparentemente svagata che rivela poi un inaspettato doppio fondo di cinismo. Uno scanzonato truffatore a bordo di uno yacht in rotta verso Tahiti crede di circuire una bella ereditiera e il padre di lei, ma sarà lui a essere manipolato. Dirige Jean Becker, e sembra la versione rosa di quel gran noir che è La mia droga si chiama Julie di Truffaut, film di quegli stessi anni e sempre con un Belmondo preso al laccio e manovrato da una donna (Catherine Deneuve).
12. Piccolo Buddha. Scombinato Bertolucci del 1993 su un ignaro bambino di Seattle chissà perché prescelto da alcuni lama tibetani come ultima reincarnazione del Budda. Chiaro che i genitori, una coppia che più americana non si può, rimangano interdetti vedendo quei monaci tibetani venuti a trovarli fin lì tipo re magi. Però poi si lasceranno conquistare dall’idea, mentre i lama iniziano il bimbo alla sua missione futura raccontandogli la vita del Buddha. Folle, indigeribile, demente. Eppure la messa in scena della vita del Buddha, di Siddharta l’illuminato, che è un Keanu Reeves inopinatamente scagliato a incarnare miti orientali, è un incanto. Pura oleografia, in cui però Bertolucci mette tutta la sua sapienza figurativa, il gusto così italiano e così squisito della perfetta compisizione. Colori che più saturi non si può, piogge di petali di rose, elefanti decorati, baldacchini-trono, ori, rossi e rosa a riempire ogni minimo spazio dell’inquadratura. L’Oriente così come lo può vedere e illustrare un uomo d’Occidente che ne è sedotto. Visione probabilmente fintissima e ingannevole, ma fascinosa. Questa parte vale tutto il film e ne riscatta l’assurdita di fondo, perfino la sgradevolezza. Da vedere almeno una volta.
13. Blue Sky. Girato nel 1990 da Tony Richardson un anno prima della sua morte per Aids, Blue Sky rimase in quarantena per tre anni, poi uscì con buon successo nel 1994 procurando oltretutto l’Oscar a Jessica Lange come miglior attrice protagonista (uno da non protagonista l’aveva già vinto per Tootsie). In una base militare anni ’60, mentre si fanno esperimenti atomici sotterranei, la moglie annoiata di un ufficiale-ingegnere nucleare lo tradisce ma non riesce a rovinare l’amore cieco che lui ha per lei. Bovarismi Sixties. Scene di infedeltà da un matrimonio, mentre incombe la rivoluzione sessuale e libertina. Tony Richardson è il regista di Tom Jones e Il caro estinto, oltre che primo marito di Vanessa Redgrave e padre delle sue due figlie Natasha e Joely.
14. Amabili resti. Peter Jackson torna nel 2009, dopo la trilogia del Signore degli anelli e King Kong, a un piccolo film con una piccola storia. Sceglie uno strano romanzo di Alice Sebold, dove una ragazzina quattordicenne violentata e uccisa sorveglia dall’al di là i familiari in cerca di giustizia e anche di vendetta. Forse è questa dimensione surreal-metafisica ad aver intrigato Jackson, certo è quella che distacca Amabili resti dalla prevedibilità. Il film, dichiaratamente ambizioso e molto atteso, ha deluso però le aspettative e si è rivelato uno di quei dignitosi insuccessi fatti di mezze critiche positive-negative e incassi medi tendenti al basso. La confezione è comunque impeccabile, e una visione televisiva il film la merita sicuramente.
15. Che – L’argentino. Prima parte del fluviale biopic su Guevara girato da Steven Soderbergh. Operazione che non ha avuto però il successo sperato, nonostante l’accuratezza storica e filologica da parte del regista, e la passione e l’impegno profusi dal suo protagonista Benicio Del Toro. Soderbergh è rimasto indeciso tra l’agiografia, ormai però impraticabile di questi tempi, e la pesante rivisitazione, e magari revisione, del mito. Una non-scelta cerchiobottista che alla fine non ha pagato e che confina Che tra i tentativi interessanti, ma non riusciti.
La classifica prosegue con:
16. L’ultimo dei Mohicani, Sky Cinema Mania, h. 21,00.
Magnifico avventuroso, tratto dal classico di James Fenimore Cooper e girato nel 1992 da un Michael Mann reduce dalla notevole prova di Manhunter. Sullo sfondo dela guerra franco-britannica per il possesso dei territori americani, la storia di un bianco adottato dai pellerossa, che si muove e combatte sospeso tra due mondi. Una vicenda che ha fatto sognare generazioni di ragazzi, e che in questa versione viene riproposta con il massimo dei mezzi. L’ultimo dei Mohicani è interpretato alla grandissima da un Daniel Day-Lewis all’apice della sua forma fisica. Paesaggi immensi. Senso epico. Cinema-cinema, già con parecchia consapevolezza storica e antropologica (la doppia appartenenza culturale del protagonista Occhio di falco) che però non appesantisce lo spettacolo.
17. American Gangster, Premium Cinema, h. 23,15.
Ennesimo capolavoro annunciato di Ridley Scott, ennesima mezza delusione (anche più di mezza). In American Gangster Denzel Washington è un reduce dal Vietnam che diventa boss dellla droga, Russell Crowe il poliziotto che cerca di incastrarlo. Adorato da alcuni. Io invece penso da sempre che Ridley Scott sia un regista sopravvalutato (ebbene sì, anche in Blade Runner). Opinione molto personale.
18. Birthday Girl, Cult, h. 21,00.
19. Le bianche tracce della vita, MGM Channel, h. 22,35.
20. Ferie d’agosto, Retequattro, h. 23,40. FREE
21. Déjà vu – Corsa contro il tempo, Premium Cinema, h. 21,00.
22. Il collezionista, Retequattro, h. 21,10. FREE
23. L’avvocato del diavolo, Iris, h. 21,05. FREE
24. Il cosmo sul comò, Canale 5, h. 21,10. FREE
25. Urla dal silenzio, Cult, h. 0,45.