I migliori film della sera e della notte tv: la scelta è personale. Per vedere la programmazione completa delle varie reti, consultare Film.tv.it. Si prendono in considerazione solo i film che incominciano tra le 21.00 e la 1.0o. Attenzione, la programmazione potrebbe cambiare (prima di vedere un film è meglio controllare, sempre su Film.tv.it, la sua presenza in palinsesto). Buona visione.
La scritta FREE indica i canali non a pagamento.
1. L’ENFANT, Cult, h. 0,40.
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2. School of Rock, Sky Cinema Mania, h. 21,00.
3. Marie Antoinette, Retequattro, h. 23,25. FREE
4. Mariti, Sky Cinema Classics, h. 23,00.
5. L’uomo che non c’era, Iris, h. 23,20. FREE
6. Matrix, Premium Cinema Energy, h. 0,25.
7. Vincere, Premium Cinema Emotion, h. 21,00.
8. L’invenzione di Morel, Sky Cinema Italia, h. 22,50.
9. Schegge di follia, Rai4, h. 0,15. FREE
10. Dorian Gray, Sky Cinema 1, h. 0,45.
11. Il grano è verde, Hallmark, h. 21,00.
12. La morte viene dal pianeta Aytin, Sky Cinema Italia, h. 0,45.
13. Mr. Hula Hoop, Premium Cinema Emotion, h. 0,45.
14. Swarm – Lo sciame che uccide, 7 Gold, h. 23,15. FREE
15 ex aequo. La moglie del soldato, Rai Movie, h. 0,55. FREE
15 ex aequo. Cammina, non correre, Sky Cinema Classics, h. 21,00.
Commento:
1. L’enfant. Uno dei grandi film degli anni Duemila. Lo firmano i fratelli belgi Dardenne, maestri del cinema disadorno ma non asettico, rigoroso ma non glaciale. Con loro si torna al cinema che racconta la vita in presa diretta, in una rifondazione (l’ennesima) del neorealismo. Vite desolate anche qui, come sempre nei Dardenne-movies. Bruno ha vent’anni, Sonia diciotto. Hanno un bambino, ma non hanno un’esistenza pur vagamente normale, sono due sbandati, marginali senza troppe speranze. Bruno decide di vendere il bambino. Con L’enfant i due belgi vincono nel 2004 la loro seconda Palma d’oro a Cannes, dopo quella incamerata qualche anno prima con Rosetta. Bruno è quel Jérémie Renier ritrovato di recente in Potiche di Ozon quale figlio gayzzante di Catherine Deneuve, tutto minipull e pantaloni a zampa d’elefante, sideralmente lontano dal mondo dei Dardenne.
2. School of Rock. Aspirante rockstar, che è poi Jack Black nel ruolo della sua vita, frustrato dall’insuccesso finisce a insegnare in una scuola e si mette in testa di trasformare la scolaresca in una rockband e farla partecipare a un contest. Probabilmente il maggior successo dell’intellettuale regista Richard Linklater (Prima dell’alba), qui alle prese con un film più popolare che gli è riuscito molto bene. Amato negli Usa, in Europa non ha avuto lo stesso impatto. Eppure è travolgente, con i suoi omaggi alle rockband storiche come AC/DC, The Who e Led Zeppelin.
3. Marie Antoinette. Sì, anche dopo Somewhere (che dalle parti di questo blog non è per niente dispiaciuto), continuiamo a credere in Sofia Coppola e nel suo cinema. Perciò, uno dei posti più alti di questa playlist va al suo maltrattato Marie Antoinette del 2006, biopic non musone della giovane sovrana in una Versailles gaia e frivola prima della Révolution e di Madame Guillottine. Molto fashionista: Marie Antoinette come precorritrice di tutte le signore e signorine schiave dei begli abiti, degli accessori costosi, dei parrucchieri e dei truccatori.
4. Mariti. Si ritrovano al funerale di un amico e decidono di approfittare dell’occasione per tagliare la corda dalle rispettive consorti, dalle noie di famiglia e lavoro. Tre uomini sui quaranta e qualcosa, ancora con parecchie voglie in corpo, ritornano a fare i ragazzacci, i goliardi sbevazzanti e a caccia di donne, poi rientreranno nei ranghi, ovvio. Uno dei film più belli di quell’uomo con la macchina da presa che si chiamava John Cassavetes, uno capace di catturare le cose nel loro farsi, la naturalezza dei gesti, la vita insomma. È anche uno dei tre protagonisti, gli altri sono Ben Gazzara e Peter Falk. Il film è del 1970, ma è una lezione di cinema – senza arroganza, senza la minima spocchia – ancora freschissima.
5. L’uomo che non c’era. Uno di quei noir grotteschi che ai fratelli Coen vengono sempre bene, alla Fargo per intenderci. Stavolta un barbiere, Billy Bob Thornton, si mette in testa di estorcere a un amico, che è poi l’amante della moglie, una somma di denaro con cui vorrebbe dare una svolta alla sua vita. Seguiranno guai a ripetizione, è ovvio. Cast perfetto e affiatato, oltre a Thornton ci sono James Gandolfini e la fedele e ultracoeniana Frances McDormand. Buono, molto buono, solo che assomiglia un po’ troppo a Fargo, per l’appunto.
6. Matrix. La realtà virtuale come scenario di una storia, di una narrazione. Ci avevano già provato ben prima altri film come Tron e Nirvana, ma è Matrix nel ’99 a centrare pienamente il bersaglio. Matrix è la grande macchina virtuale che ha succhiato dentro di sè gli umani, anche se proprio da loro è stata inventata, e li fa vivere in un mondo separato, artificiale e de-realizzato. Non più umano. Un gruppo di ribelli vuole liberare i nuovi anche se inconsapevoli schiavi e trova un leader, Neo, colui che è l’Eletto (Keanu Reeves). Tutto il neoluddismo, tutte la paranoie antitecnologiche della nostra contemporaneità che dalla tecnologia è così attraversata, si riversano in questo magnifica creazione filmica dei fratelli Larry e Andy Wachowski, che fissano con Matrix uno spartiacqe – e non si esagera – nella storia del cinema.
7. Vincere. Celebrato Bellocchio sulla storia d’amore tra il giovane Mussolini e una povera disgraziata di nome Ida Dalser che da lui ebbe un figlio e si vide poi segregata per non disturbare Benito nel frattempo diventato Duce. Notevolissimo in Vincere è Filippo Timi as Mussolini. Purtroppo non simpatica (come capita ormai da un po’) Giovanna Mezzogiorno. Il film, presentato in America qualche mese fa, da quelle parti è molto piaciuto, e in particolare sono state apprezzate le performance dei due interpreti, segnalate da parecchi critici tra le migliori del 2010.
8. L’invenzione di Morel. Cultissimo. Raro. Da beccare al volo prima che passino chissà quanti anni per poterlo rivedere in tv. Uno di quei film pensosi e ponderosi, di altissime aspirazioni e ispirazioni degli anni Settanta che grondano cultura e impegno da ogni fotogramma. Dirige Emidio Greco, regista di scarna filmografia, che comunque sta per tornare nei cinema proprio adesso con Notizie dagli scavi – sarà nelle sale dal 25 febbraio – con Ambra Angiolini e Giuseppe Battiston (però, bel titolo, complimenti). Questo L’invenzione di Morel, presentato alla Quinzaine di Cannes nel remoto 1974, è uno strano oggetto cinematografico che si colloca tra il fantastico (d’autore, of course) e il metafisico, tratto non per niente da un racconto dell’argentino Adolfo Bioy Casares. Un naufrago approda su un’isola dove avvista strani personaggi che gli paiono incongrui, decontestualizzati, come venire da altri luoghi e altri tempi. Scoprirà che sono un’invenzione di un certo Morel, che, attraverso una macchina da lui creata, fissa i momenti di un’esistenza e poi li riproduce e li proietta come fossero reali. Platone, ma anche la magia del cinema, ma anche la psicoanalisi junghiana presiedono a questo fin troppo colto film. Che è comunque da vedere come segno di un’epoca, di un gusto, di un certo modo di fare cinema che oggi non esiste quasi più. Con un attore-culto di quegli anni, Giulio Brogi, più John Steiner e la meravigliosa Anna Karina, qui ormai nel suo periodo post-godardiano. Ma lei da sola merita la visione, a prescindere da tutto.
9. Schegge di follia. Brutto titolo italiano (l’originale è Heathers) di un notevolissimo film del 1989, a tutt’oggi tra i meglio del filone adolescenzial-scolastico. Heathers è spietato, brutale, non fa sconti nel mettere in luce le sopraffazioni e le crudeltà che possono esserci in una apparente normalità di classe. Veronica (l’allora incantevole Winona Ryder) è una ragazza vittima di bullismo di tre terrificanti compagne tutte di nome Heather, da cui il titolo. Storia che prenderà una bruttissima piega con una catena di suicidi molto sospetti. Da accostare ad altri classici della crudeltà scolastico-teenageriale come Mean Girls di Mark Waters (scritto da Tina Fey!) e Fuga dalla scuola media di Todd Solondz (capolavoro!).
10. Dorian Gray. La versione cinematografica più recente del romanzo di Oscar Wilde, con ottimo co-protagonista Colin Firth (occhio, Firth è il maggior favorito per i prossimi Oscar per la sua performance in The King’s Speech). A rivederlo oggi, il mélo di Wilde ci appare più fiammeggiante che mai, e più attuale che mai con la sua ossessione per l’eterna giovinezza. La trovata drammaturgica, un ritratto che invecchia al posto del suo possessore, è semplicemente geniale. Immortale.
11. Il grano è verde. 1978: George Cukor dirige per l’ennesima volta (dopo Scandalo a Filadelfia, La costola di Adamo, ecc.) Katharine Hepburn, nella vicenda abbastanza vecchiotta e edificante di una matura maestra inviata tra gli scolari di un povero, sperduto villaggio minerario dell’Inghilterra profonda. Ma che importa il plot? Loro sono due monumenti del cinema, pezzi della Golden Era di Hollywood miracolosamente attivi fino agli anni Ottanta. Questo è il decimo film insieme (stavolta destinato alla tv), e l’ultimo. Lei aveva 77 anni, lui 79. Due leggende. Impossibile non guardare, almeno per qualche minuto, Il grano è verde.
12. La morte viene dal pianeta Aytin. Piccolo gran maestro del nostro cinema fantastico (ma anche dell’avventuroso), Antonio Margheriti firmava con lo pseudonimo Anthony M. Dawson i film destinati al mercato-bis internazionale. Pseudonimo che usò nel 1965 per un dittico di povera e inventiva sci-fi al’italiana destinato a brillare come un classico, anche se minore. Nel primo titolo, I diafanoidi vengono da Marte, un pugno di audaci combatte gli alieni che vogliono invadere la Terra. Riferisce Marco Giusti nel suo Stracult, dizionario dei film italiani (Frassinelli) che «leggenda vuole che Allen Ginsberg abbia visto a San Gimignano il cartellone del film e abbia costruito il verso di una sua poesia: “Physical slavery to diaphanoid Chinese Cosmic-Eye”». Il secondo film di Margheriti/Dawson di quel lontanissimo 1965 è questo La morte viene dal pianeta Aytin, che gode di minor culto rispetto ai Diafanoidi ma è pur sempre amatissimo dai cinefili. Anche qui gli umani se la devono vedere con degli alieni, che però stavolta hanno l’aspetto di yeti. Attenzione, c’è Ombretta Colli. E tanto basta per renderlo imperdibile.
13. Mr. Hula Hoop. Vecchio film dei fratelli Coen del 1994 con un protagonista anima candida (uno dei tanti schlemiel del loro cinema) che viene perfidamente nominato presidente di una company perché la mandi a picco. Invece l’idiot savant la salverà e ne incrementerà anzi il fatturato inventando e lanciando lo stupido cerchio dell’hula hoop. Commedia che vorrebbe essere sofisticata come quelle di una volta, e in parte ci riesce. Solo raggelata qua e là da un formalismo eccessivo, da una cura maniacale del décor che finisce col vaporizzare il racconto. Protagonisti Tim Robbins e, nella parte del vecchio boss, un Paul Newman sempre carismatico e bellissimo anche con le rughe.
14. Swarm – Lo sciame che uccide. Catastrofico del 1978 dell’Irwin Allen coautore con Guillermin dell’Inferno di cristallo. Questo non è allo steso livello ma fa paura comunque con il suo sciame di api inferocite venute dal Brasile che rischiano di mandare in tilt gli Stati Uniti. Ma la cosa commovente e patetica del film è la presenza di veccchie glorie hollywoodiane, Olivia de Havilland, Henry Fonda e il Fred MacMurray della Fiamma del peccato.
15 ex aequo. La moglie del soldato. Un film (di Neil Jordan) che allora, 1992, fu un mezzo scandalo, per via del protagonista che perdeva la testa per una che poi si scopriva essere un trans, con tanto di scena di nudo rivelatrice. Il tutto mescolato a una storia di repimenti Ira. Strano melodramma che assembla elementi incongrui, un po’ datato, ma da rivedere. Neil Jordan è un regista che merita una rivalutazione.
15 ex aequo. Cammina, non correre. A suo modo un titolo storico, perché questo film del 1966 segna l’ultima apparizione su grande schermo di Cary Grant. La vicenda è quella che è: un magnate inglese è costretto, causa carenza di alloggi nella sovraffollata Tokyo delle Olimpiadi ’64, a coabitare con una ragazza e un atleta che partecipa ai giochi. Scontro di stili, modi e generazioni. Ma gli occhi sono tutti per la passerella d’addio di Grant.
La classifica prosegue con:
16. Absolute Beginners, Sky Cinema Mania, h. 0,55.
17. Greystoke – La leggenda di Tarzan il signore delle scimmie, Studio Universal, h. 23,00.
18. Bangkok Dangerous – Il codice dell’assassino, Sky Cinema 1, h. 21,10.
19. La casa dei 1000 corpi, Fantasy Channel, h. 0,45.
20. La promessa, Iris, h. 21,10. FREE
21. Colors – Colori di guerra, MGM Channel, h. 21,00.
22. Il caso dell’infedele Klara, Premium Cinema Emotion, h. 21,00.
23. … altrimenti ci arrabbiamo!, Retequattro, h. 21,10. FREE
24. Young Guns, Rai Movie, h. 21,00. FREE
25. Angel-A, Rai Movie, h. 23,10. FREE
26. La rapina perfetta – The Bank Job, Sky Cinema Max, h. 23,25.
27. Aracnofobia, Studio Universal, h. 21,00.
28. A proposito di Henry, Sky Cinema Family, h. 21,00.
29. Il figlio più piccolo, Sky Cinema 1, h. 22,55.
30. Generazione mille euro, Sky Cinema Italia, h. 21,00.
31. Una perfetta coppia di svitati, Cult, h. 21,00.
32. Anno Uno, Sky Cinema Mania, h. 23,05.
33. 40 giorni & 40 notti, Premium Cinema Energy, h. 21,00.
34. Hancock, Cielo, h. 21,00.
35. Rosso d’autunno, La7, h. 21,10. FREE
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