FILM STASERA IN TV: gli imperdibili 15 (venerdì 4 febbraio)

I migliori film della sera e della notte tv: la scelta è personale. Per vedere la programmazione completa delle varie reti, consultare Film.tv.it. Si prendono in considerazione solo i film che incominciano tra le 21.00 e la 1.0o. Attenzione, la programmazione potrebbe cambiare (prima di vedere un film è meglio controllare, sempre su Film.tv.it, la sua presenza in palinsesto). Buona visione.
La scritta FREE indica i canali non a pagamento.

1. WHITE MATERIAL, Cult, h. 23,00.
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=z2noQowyoKQ&w=640&h=390]
2. Rosemary’s Baby, Studio Universal, h. 0,55.
3. Incantesimo, Sky Cinema Classics, h. 0,50.
4. Rachel sta per sposarsi
, Cielo, h. 21,00.
5. Sherlock Holmes, Premium Cinema, h. 23,00.
6. Una storia vera, Sky Cinema Classics, h. 21,00.
7. Heat – La sfida, Premium Cinema, h. 1,15.
8. Un tranquillo posto di campagna
, Sky Cinema Italia, h. 0,50.
9. L’ultimo uomo della Terra, Steel, h. 23,00.
10. Spider-Man 2
, AXN, h. 21,00.
11. Il bacio di Venere
, Sky Cinema Classics, h. 21,00.
12. La bestia uccide a sangue freddo
, Sky Cinema Italia, h. 23,10.
13. Il servo di scena
, Cult, h. 21,00.
14. Il serpente e l’arcobaleno
, Fantasy Channel, h. 23,40.
15 ex aequo. Baby Mama
, Premium Cinema Emotion, h. 21,00.
15 ex aequo. Open Water, Rai Movie, h. 0,25. FREE

Commento:
1. White Material, Cult, h. 23,00. Il più recente film di Claire Denis, regista coraggiosa e mai mainstream, mai omologata, che da decenni è tra le presenze migliori del cinema francese ed europeo, anche se non ha mai messo a segno sensazionali successi al box office. Un’autrice di rara coerenza che ha sempre esplorato territori narrativi marginali e scomodi, come i rapporti post-coloniali o neo-coloniali tra bianchi e neri in Africa (Chocolat) e gli incontri-scontri tra culture visti attraverso relazioni interpersonali e interetniche (Nénette et Boni). Un cinema, il suo, che ruota intorno a storie individuali fortemente connotate dall’irruzione e intrusione dell’alterità-diversità, attraverso le quali si mettono in luce relazioni complicate di potere, desiderio, attrazione, repulsione, fascinazione, incantamento. In questo White Material, presentato a Venezia 2009 e al solito trascurato e liquidato in poche righe dalla critica bon ton italiana, Claire Denis torna ai paesaggi di Chocolat, che resta il suo film più famoso. Maria è l’erede di una dinastia di coloni francesi padroni di una grande piantagione di caffè in un paese africano (non precisato). Ma il continente è cambiato, ribellioni e stragi si susseguono, non è un posto per bianchi, non lo è più da un pezzo. L’ex marito vorrebbe andarsene, ma Maria non ne vuole sapere, lei vuole resistere, ostinatamente, anche irragionevolmente, in quella piantagione che è la sua vita, la sua storia, la sua famiglia. Gran successo Art House del 2010 negli Stati Uniti, inserito dai critici Usa più sofisticati tra i migliori film in assoluto dell’anno. Da noi non è praticamente uscito nei cinema, dunque questa messa in onda televisiva è un’occasione ghiotta per non perderselo. Maria è una Isabelle Huppert ai suoi massimi livelli, l’ex marito è un sorprendentemente giusto Christopher Lambert, recuperato al cinema di serie A.
2. Rosemary’s Baby, Studio Universal, h. 0,55. Capolavoro, ma davvero. Il miglior Polanski del periodo americano insieme ovviamente a Chinatown. Uno dei massimi film di paura mai girati, un thriller-horror che prende molto sul serio la presenza del Male e del Maligno nel nostro mondo, nella nostra modernità, stilisticamente sofisticato senza mai scadere nell’estetizzazione, e film che stabilisce un paradigma, un modello, che verrà da quel momento (1968) in poi applicato in centinaia di esperienze cinematografiche successive. Circondato anche da una fama sulfurea e assai dark: poco dopo l’uscita nei cinema di Rosemary’s baby qual pazzo di Manson e la sua banda avrebbero massacrato nella villa di Polanski a Bel Air la moglie Sharon Tate (incinta, come la Rosemary del film) e con lei un gruppo di amici. E il Dakota Building, dove il film è stato girato, sarebbe diventato anche, nel 1980, la location di uno degli assassinii più celebri del secondo Novecento, quello di John Lennon, che proprio lì abitava. Anche rivisto oggi, il film mette i brividi. La storia della povera Rosemary, una Mia Farrow così perfetta che non si sarebbe mai più liberata dal personaggio, ci incatena alla poltrona come allora. Si è appena sposata con Guy (John Cassavetes, sì, il regista), attore in cerca di fama e denaro, ma la cui carriera stenta a decollare. Una coppia di anziani e sinistri vicini (Ruth Gordom, fantastica, e Sidney Bleckmer), che poi scopriremo essere membri di una cosca satanica, gli propongono un patto scellerato: avrà il successo se permetterà che Rosemary rimanga incinta del Demonio, che non vede l’ora di reincarnarsi e tornare in questo mondo a compiere i suoi misfatti. Lo sventurato dice di sì. E accade quel che deve accadere. Rosemary circuita, tradita e venduta dal marito, espropriata del suo corpo, alienata, è un personaggio femminile indimenticabile, e Mia Farrow, con quelle occhiaie, quella fragilità, aderisce al personaggio fisicamente, quasi dolorosamente. Scena finale pazzesca: dura un lampo, una frazione di secondo (quegli occhi gialli), ma non te la togli più dalla mente. Polanski dimostra qui di essere un maestro del thriller, più europeo, più mitteleuropeo, più ambiguo e spietatamente moderno di Hitchcock, cui è pari per grandezza. Con lui tornano a Hollywood (dopo Fritz Lang, Billy Wilder, Siodmak, Ulmer, Preminger) le ombre e i terrori dell’Europa profonda, quella che ha generato i mostri del nazismo, che il maligno l’ha concepito e cullato e fatto diventare grande. Attenti alla scena del party: tra gli invitati compare anche la povera Staron Tate.
3. Incantesimo, Sky Cinema Classics, h. 0,50. Uno dei dieci film della storica  collaborazione, nel senso che ha fatto la storia del cinema, tra George Cukor e Katharine Hepburn. Meraviglia di commedia del 1938, di quelle scritte senza una caduta di ritmo e di stile, dialoghi scintillanti, arguti e cattivi se necessario, interpreti che sanno come indossare abiti da sera e smoking e frack e tenere in mano una coppa di champagne. Da proiettare e riproiettare nelle scuole di cinema, e in quelle (ahimè, purtroppo ce ne sono e non servono a nulla) di buone maniere. Insomma, Hollywood ai suoi più alti livelli di civiltà. In Incantesimo accanto a Katharine Hepburn c’è Cary Grant, e scusate se è poco. Vien da commuoversi a vederli insieme, da tanto son bravi e affiatati. Lui è un promettente avvocato ma ancora senza un dollaro, mollato dalla ricca fidanzata che ha deciso di prendersi un marito del suo rango e di analogo patrimonio. Ma tra il giovanotto scaricato dall’odiosa riccastra e la sorella di lei (Hepburn, appunto), più moderna e anticonformista, scoppia l’amore, che però prima di assestarsi passerà attraverso baruffe, ripicche, equivoci, confronti e scontri da guerra dei sessi, come esigeva la commedia sofisticata di allora. Magnifico.
4. Rachel sta per sposarsi, Cielo, h. 21,00. Fu una bella sorpresa, un paio d’anni fa, questo film di Jonathan Demme (Il silenzio degli innocenti, Philadelphia), che da un bel po’ non azzeccava qualcosa di così buono. Solita resa dei conti in famiglia, stavolta tra sorelle e tra le due con il genitore, in occasione di un matrimonio che dovrebbe essere bello e rischia di diventare una polveriera. Colpa (merito?) di Kym, la più sventurata delle due sorelle, simpatica ma sciroccata ex tossica appena rilasciata da un rehab e con parecchie rivendicazioni e recriminazione nei confronti della sorella perfetta Rachel che appunto sta per convolare a nozze. Secondo un copione visto mille volte, Kym fa da detonatore alla inevitabile crisi di famiglia con liti, rinfacci e rimbrotti. Jonathan Demme gira con una naturalezza, usando furbescamente la camera a mano, che ricorda certo Cassavetes e ci consegna un gran bel film. La parte migliore è però l’attenzione minuziosa ai rituali del nuovo matrimonio nella classi medio-alte americane, con riti religiosi sostituiti da cerimoniali new age, musica sacra che lascia il posto al rock, e su tutto un’aria vagamente oriental-buddista-zen con tocchi hindu (il sincretismo impazza, ed è un sincretismo tutto di esteriorità e segni). Quasi uno spaccato antropologico. Copione ottimo che porta la firma di Jenny Lumet, degna figlia di Sidney. Anne Hathaway come Kym mostra di essere un’attrice vera in grandissima ascesa su cui il cinema americano può contare. Nomination strameritata all’Oscar 2009, infatti.
5. Sherlock Holmes, Premium Cinema, h. 23,00. Enorme, inaspettato successo al box office delle vacanze natalizie 2009: qualcosa come 530 milioni di dollari incassati nel mondo, ottimi risultati anche in Italia. Guy Ritchie con questo suo Sherlock Holmes adrenalinico e poco compassato, per la prima volta nella sua vita di regista centra in pieno il bersaglio commerciale. Era ora, dopo i tanti piccoli bei film però di nicchia, e soprattutto dopo il matrimonio con Madonna che l’aveva come creativamente bloccato: non più un film decente, da quando stava con lei. Poi, a separazione avvenuta, ecco la rinascita con Sherlock Holmes (gli psicanalisti indaghino, per favore). Niente a che vedere con tutte le precedenti versioni cinematografiche del detective di Conan Doyle. Qui SH non ha più niente dell’aplomb british, è un nevrotico signore che si nuove freneticamnente in una Londra vittoriana molto steampunk: vapori, fabbriche, vicoli bui. muri e antri fuligginosi, porti e angiporti plumbei, ferraglia meccanica ovunque.  Lo aiuta l’amico-assistente Watson, stavoltà più che una spalla e una comparsa, una sorta di angelo bonario che assiste il deragliante (psicologicamente e socialmente) Sherlock. Trama di un giallo molto venato di nero, con brividi oltrtetombali. Ma che importa la storia, lo spettacolo lo fanno lui e lui: Sherlock è un enorme Robert Downey Jr che si sarebbe meritato l’Oscar, Watson un Jude Law che si diverte a non fare più il figaccione ma l’uomo posato in grigio. Gran coppia maschile. La rivedremo: è in lavorazione l’inevitabile (visto il successo) sequel.
6. Una storia vera , Sky Cinema Classics, h. 21,00. Forse David Lynch non ne poteva più delle accuse di essere diventato un pazzo visionario, di non essere più in grado di costruire un film comme il faut, con una storia solida e comprensibile come Dio comanda. Così nel 1999 accetta di girare questo film apparentemente incongruo rispetto alla sua produzione, lineare, semplice, perfino elementare. Un ultrasettantenne dello Iowa decide di andare a far visita al fratello che non vede da un sacco di anni, e decide di andarci (nel Wisconsin!) a bordo di un vecchio, sbuffante, scatarrante  trattore. Una storia vera è la cronaca alla Lynch di questa traversata dell’America profonda, a ritmi rurali e paleoindustriali. Con una rarefazione, un senso del paesaggio, un lavoro sul tempo e sulla percezione dello spettatore che portano comunque l’incofondibile marchio del regista. Fu anche un buon successo nelle sale.
7. Heat – La sfida, Premium Cinema, h. 1,15. Film del 1995 che eleva il suo regista Michael Mann ai vertici di Hollywood. Grande guardie-e-ladri movie con Robert DeNiro che prepara un colpo e Al Pacino che cerca di fermarlo. Per tutti e due è una lotta contro il tempo e i propri limiti. La genialità sta nell’uso delle due massime star maschili di allora, DeNiro e Pacino, confrontandole soprattutto attraverso il serratissimo montaggio.
8. Un tranquillo posto di campagna, Sky Cinema Italia, h. 0,50. Vanessa Redgrave e Franco Nero: coppia inossidabile nel cinema e nella vita, a modo suo leggendaria (sono tonati a recitare insieme in Letters to Juliet, romantic comedy di medio successo di qualche mese fa, che meritava di esere vista solo per loro). Questo film diretto da Elio Petri lo hanno interpretato in coppia nel 1968, quando erano giovani e belli. Lui è un talentuoso, pazzo pittore Pop Art, vagamente schifanesco, lei è la spietata amante-mercante che lo soggioga. Finirà con lui fuori di testa e lei arricchita con le sue opere. Rivisto adesso, impressiona abbastanza perché sembra a tratti una pubblica e impudica seduta psicanalitica di coppia. Film con delle accensioni folli, con dei deragliamenti e degli eccessi (anche erotici, ça va sans dire) oggi inconcepibili. Ma era il ’68, appunto.
9. L’ultimo uomo della Terra, Steel, h. 23,00. Questo sì che è un cult, questo sì che è un film da m non perdere in tv, vista la sua rarità e la sua eccentricità. Pensate un po’, un fantascientifico del 1964 girato tutto a Roma, con abbondanti esterni all’Eur, allora orizzonte privilegiato per le escursione filmiche italiane nel fantastico (anche La decima vittima di Petri sarebbe stato girato lì). Uno scienziato è l’unico essere immune a un virus che sta sterminando il genere umano. Vaga per un paesaggio apocalittico accatastando cadaveri e respingendo l’assalto di coloro che sono stati contaminati dal misterioso virus letale, chissà perché assetati di sangue, e ormai quasi morti viventi. Ricorda qualcosa? Sì, il recente Io sono leggenda con Will Smith, e difatti entrambi i film sono tratti dallo stesso libro di Richard Matheson del 1954. Solo che qui al posto di Will Smith c’è, più seriamente e credibilmente, Vincent Price, anche perché la produzione doveva essere inizialmente dell’inglese Hammer, della cui scuderia Price faceva parte. Poi il progetto passò di mano e divenne italiano. Firma ufficialmente la regia Ubaldo Ragona, ma pare che dietro la macchina da presa ci sia stato Sidney Salkow. Meraviglioso bianco e nero, e una Roma spettrale che fa da magnifico e inquietante scenario.
10. Spider-Man 2, AXN, h. 21,00. Questo Uomo Ragno è uno dei migliori supereroi mai visti al cinema. Il manierista Sam Raimi azzecca tutto, a partire dalla scelta, sulla carta catastrofica e invece vincente, di un non-bello come Tobey Maguire, che con la sua aria da nerd riesce a chiaroscurare e nevrotizzare il suo Uomo Ragno, a dargli uno spessore oltre la bidimensionalità dei comics. Grande il lavoro fatto sulla scenografia, che ricrea un mondo senza tempo in cui confluiscono tecnologie postmoderne, architetture futuristico-langhiane alla Metropolis, reperti e immagini anni Cinquanta (quegli abiti stazzonati, quegli interni, quelle carte da parati). E questa seconda parte mantiene tutte le promesse dell’episodio primo e fondativo, con Spider-Man diviso tra guai privati e senso del dovere che lo obbliga a trasformarsi in eroe per combattere il male. Che stavolta è l’Octopus interpretato da Alfred Molina. Ritorna Kirsten Dunst, la quale continua ad avere rapporti turbolenti con Tobey Maguire/Spider-Man.
11. Il bacio di Venere, Sky Cinema Classics, h. 21,00. Se baci la statua di Venere lei si trasforma in una donna: capita in questo film del 1948. Lui, il baciatore, è Robert Walker, lei, assolutamente credibile come Venere, è Ava Gardner, una delle bellezze più esplosive di tutta la storia del cinema. Commedia musicale con canzoni scritte nientemeno che da Kurt Weill (il Weill americano e post-brechtiano), dunque di qualità stratosferica. E Ava Gardnr se la cava anche con il canto. Tutto sommato abbastanza rimosso e dimenticato, vale la pena riscoprirlo.
12. La bestia uccide a sangue freddo, Sky Cinema Italia, h. 23,10. Forse il film meno riuscito di Fernando Di Leo – lui stesso non ne aveva una grande considerazione – ma è pur sempre un Di Leo. Come sempre nei film sbagliati e mal riusciti di un grande regista, è bello cercare i segni, l’impronta che l’autore nonostante tutto riesce a lasciare di sè, perfino involontariamente. In questo horror-thriller che qualcosa deve a Dario Argento (è del 1971, e Argento aveva già sconvolto il genere con L’uccello dalle piume di cristallo) c’è un maniaco che uccide serialemente le ragazze di un istituto. Lui è il leggendario Klaus Kinski, con tutto il suo repertorio di crudeltà, ghigni e occhiate demoniache.
13. Il servo di scena, Cult, h. 21,00. Uno di quei film in cui il cinema si mette al servizio del teatro. Non se lo guardino i puristi del cinema-cinema, i teorici del suo statuto di assoluta autonomia da altri linguaggi e altre forme espressive. Chi, come me, cerca di divertirsi e vedere qualcosa di interessante, invece non se lo lasci sfuggire. Tratto da una pièce di buon successo tra anni Settanta e Ottanta, racconta di un attore un po’ trombone (ma quale attore non lo è?) avviato al declino, che nella Londra sotto i bombardamenti tedeschi recita a teatro per un pubblico ansioso di divertirsi e di uscire dalle cantine-rifugio. Ma un giorno, catastrofe, mentre sta per andare in scena il Re Lear l’attore sta male. Panico. Ci penserà il suo assistente tuttofare, il suo servo di scena, ovviamente omosessuale come vuole la convenzione, a blandirlo, a rimetterlo in sesto, a convincerlo a risalire sul palcoscenico. La storia è tutta nel rapporto tra i due, ed è moltissimo. Plot avvincente, battute fulminanti, due attori ai massimi livelli. Con tanto di hegeliana dialettica servo-padrone che non può non farci pensare al Servo di Joseph Losey e Harold Pinter. Il vecchio gigione è quello straordinario attore che si chiama Albert Finney, l’assistente è Tom Courtenay, tutti e due nomi gloriosi del cinema arrabbiato inglese anni Sessanta.
14. Il serpente e l’arcobaleno, Fantasy Channel, h. 23,40. Zombie-movie d’autore del 1988. Il regista Wes Craven, quello del primo, autentico Nigthmare, qui al suo vertice. Un antropologo americano va nell’infelice Haiti per studiare il fenomeno dei morti viventi. Ne esce un film spurio e magnifico che è tra il docu e il cinema di genere, con incursioni nel cinema politico laddove si tira in ballo la feroce e davvero zombesca dittatura dei Duvalier. Notevolissimo.
15 ex aequo. Baby Mama, Premium Cinema Emotion, h. 21,00. Con la bravissima star di 30 Rock, Tina Fey, che da sola regge il film e lo rende quasi sopportabile. Commedia metropolitana con la solita donna molto in carriera che non riesce a rimanere incinta ma vuole a tutti i costi un figlio. Si rivolge a un’agenzia specializzata in uteri in affitto, gestita da una strepitosa Sigourney Weaver, che le trova una ragazza povera e sballata disposta a farle da madre surrogatoria (scusate l’orrida parola, ma si dice così). La manager se la porta a casa per sorvegliare la gravidanza, le due convivivono, si conoscono, diventano via via complici. Finirà con un doppio colpo di scena. Uno dei primi tentativi (Baby Mama è del 2008) di fare commedia sulla fecondazione assistita, anzi, come si diceva una volta più brutalmente ma più onestamente, sulla fecondazione in provetta. Però non funziona. La sgradevolezza del tema non viene smussata dai toni brillanti. Come si puà simpatizzare, nonostante la bavura di Tina Fey, con una stronza che ricorre all’utero in affitto? Che la materia non funzioni al cinema lo dimostra anche il recentissimo, appena uscito negli Usa, The Switch con Jennifer Aniston, anche questa una commedia su provette, donatori di sperma, equivoci ecc. Il pubblico a una settimana dall’uscita sta rispondendo male, molto al di sotto delle attese. La fecondazione assistita al cinema meglio lasciarla da parte. Però Baby Mama merita la visione, perché come pochi altri film riesce a essere un segno dei tempi.
15 ex aequo. Open Water, Rai Movie, h. 0,25. Lui e lei decidono di fare un’escursione al largo delle Bahamas. Si tuffano per un po’ di diving, ma per errore vengono abbandonati in un braccio di mare infestato dagli squali, e si ritrovano, soli, nel grande blu. Sopravviveranno? Un’idea semplice, di quelle che riescono però a produrre un film ad alta intensità, ed è questo il caso di Open Water. Quando uscì, nel 2003, fu un ottimo quanto insperato successo e sembrò lanciare il suo regista Chris Kentis verso un radioso avvenire, e invece Kentis dopo Open Water non avrebbe combinato granchè. Ma questo angosciosa cronaca di una coppia alla deriva, che si fa del male e va a fondo, scosse le platee di mezzo mondo. 

La classifica prosegue con:
16. The Others, Rai Movie, h. 22,40. FREE
Apice di Nicole Kidman e di Alejandro Amenabar, il regista spagnolo che mai più si sarebbe ripetuto a questi livelli. Film di fantasmi e infanti, ispirato all’immortale Giro di vite di Henry James. Una casa nel canale della Manica, bambini che non possono esporsi al sole causa una strana malattia e dunque vivono in un’ombra perenne, una madre (Kidman) che li protegge, una servitù da brividi. Ci sono tutte le premesse per una ghost-story. E difatti.
17.
Angeli con la pistola, Sky Cinema Classics, h. 21,00.
Incantevole Frank Capra-movie del 1951, con quel suo inconfondibile tocco ingenuo-favolistico da vero, convinto american dreamer, con il suo rispetto e sincero interesse per i poveri, i diseredati, gli umiliati e offesi. Stavolta c’è una povera vagabonda (Bette Davis!) che apprende che sua figlia, spedita a costo di inenarrabili fatiche a studiare in un aristocratico collegio in Spagna, si sposerà con un nobile locale. E adesso vuol tornar in America per far conoscere ai parenti mammà. Panico: e adesso che faccio? Viene preparata, con la complicità di molti, una messinscena, perché la homeless si straformi in una signora della haute bourgeoisie e possa fare bella figura con consuoceri e genero. Andrà tutto benissimo. Val la pena notare che Il Vizietto sembra un ricalco di questo film: anche nel film di Edouard Molinaro c’è un matrimonio con tanto di arrivo in famiglia di suoceri bon ton che mette in crisi una vita socialmente diversa, e anche in questo caso si ricorre a una messinscena per togliersi dagli impicci. Lo stesso gioco di maschere, inganni, finzioni e simulazioni già sperimentato narrativamente in Angeli con la pistola oltre vent’anni prima.
18. Dirty dancing – Balli proibiti, Sky Cinema Family, h. 1,00.
Una brava ragazza durante le vacanze (siamo nell’America kennediana colma di speranze per l’avvenire) scopre durante un’escursione notturna dall’albergo, dov’è alloggiata con i genitori molto bon ton e middle class, che là nel villaggio ci si sfrena in danze ecccitanti e peccaminose, veri corpo a corpo che la gente perbene rifugge e accolti invece entusiasticamente dalla peggio gioventù del posto. Gran protagonista delle serate bollenti è un procace maestro di ballo che ha le sembianze di un Patrick Swayze al suo massimo storico (insieme a Point Break). Ovvio che la ragazza si butterà tra le sue braccia e con lui diventerà bravissima nel Dirty Dancing più pelvico, anche se dovrà combattere un po’, ma non troppo, contro la pruderie dominante. Il ballo come glorificazione del corpo e scatenamento dei sensi. Bel musical anni Ottanta di piccolo budget e grandissimo successo. Incantevole, come sanno esserlo spesso i film di canzoni e balli.
19. Essi vivono, Studio Universal, h. 21,00.
20. Ex
, Sky Cinema Hits, h. 21,15.
21. Una notte per decidere
, Sky Cinema Family, h. 22,45.
22. L’uomo della pioggia
, Retequattro, h. 23,30. FREE
23. 1408
, Rai Movie, h. 21,00. FREE
24. Mimic
, Iris, h. 21,10. FREE
25. In & Out
, Studio Universal, h. 22,45.








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