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IMPERDIBILI
1. IL NASTRO BIANCO, Sky Cinema Mania, h. 21,00.
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2. Face/Off, Premium Cinema Energy, h. 22,45.
3. Gli abbracci spezzati, Premium Cinema, h. 21,00.
4. Sukiyaki Western Django, Cult, h. 23,05.
5. Duello al sole, 7 Gold, h. 21,05. FREE
6. Salomè, Sky Cinema Classics, h. 0,50.
7. Cado dalle nubi, Premium Cinema Energy, h. 21,00.
8. A 30 secondi dalla fine, RaiTre, h. 21,05. FREE
9. Star Trek (2008), Sky Cinema Max, h. 21,00.
10. … e tanta paura, Sky Cinema Italia, h. 0,20.
Commento:
1. Il nastro bianco, Sky Cinema Mania, h. 21,00. Il film più celebrato di Michael Haneke e quello della sua definitiva consacrazione. Palma d’oro a Cannes 2009, per meriti propri ma un po’ anche perché a presiedere la giuria c’era un’attrice-feticcio del regista austriaco, Isabelle Huppert (che con lui aveva girato La pianista e Il tempo dei lupi). Lo dico subito: non è a mio parere il miglior film di Haneke, e trovo che sia piuttosto sopravvalutato. Il che non toglie che si tratti di un’opera di tutto rispetto, e che questo prima posto nella classifica di stasera se lo meriti ampiamente. Inquietante come si conviene ad Haneke e al suo cinema della minaccia, ma un po’ troppo capolavoro annunciato, con il bianco e nero che vuole esplicitamente rifare quello dei grandi maestri, da Fritz Lang a Ingmar Bergman a Carl Theodor Dreyer. In particolare il riferimento è a questi ultimi due. Il lugubre vilaggio luterano della Germania già nordica e prussiano-baltica del primo Novecento ci riporta subito, visivamente, ai climi cupi di Ordet, di Luci d’inverno, perfino di Dies Irae e Il settimo sigillo. E poi una certa qual fissità ieratica, la recitazione stilizzata, la maniacalità formale, elementi che rischiano di far scivolare Il nastro bianco verso pericolose derive arty. Ulteriore elemento discutibile, quel richiamo finale al nazismo che verrà come chiave esplicativa dei terribili fatti raccontati: troppo semplice imputare ogni nefandezza all’animus teutonico che sarebbe già geneticamente predisposto all’abiezione hitleriana. Ma al netto di questi limiti, Il nastro bianco (quello che i bambini secondo il pastore del villaggio dovrebbero indossare come simbolo della propria purezza) resta un film di rara potenza. Succedono fatti strani, misteriosi incidenti, il primo è al medico, che si frattura la gamba cadendo da cavallo a causa di un filo invisibile teso da qualcuno tra gli alberi. Emergono intanto le pubbliche virtù e i vizi privati in seno alla piccola comunità, e un gruppo di bambini minacciosi e sinistri si coagula e si compatta davanti ai nostri occhi, e il Male ancora una volta si incarna nelle sembianze dell’innocenza. Finale ambiguo, aperto, e predica del tipo “signori miei, è così che è nato il demone del nazismo”. Troppo facile e sentenzioso, Herr Haneke. Che però anche stavolta è riuscito a farci venire i brividi.
2. Face/Off, Premium Cinema Energy, h. 22,45. Il risultato più alto dei film girati a Hollywood da John Woo. Uno scatenato action-horror abbondantemente intriso di psicanalisi dove Male e Bene, incarnati da due personaggi emblematici, si scambiano le parti. Un agente dell’Fbi (John Travolta) dà la caccia a un terrorista psicopatico (un ghignante Nicolas Cage) dotato di bomba batteriologica. Il primo, per meglio riuscire nell’impresa, con un intervento chirurgico assume il volto del secondo, ma anche il terrorista si camufferà a sua volta con la faccia dell’agente dell’Fbi. Quel che segue è una sarabanda di continui rovesciamenti e colpi di scena in cui sarà sempre più difficile per noi capire chi dà la caccia a chi, chi vuole distruggere l’umanità e chi vuole salvarla. Un film che si segue con il cuore in gola e non lascia un attimo di tregua. Magnifico. Con i ralenti e quell’estetizzazione della violenza che sono il marchio John Woo. Con il volo di colombe, scena feticcio e scaramantica che nei suoi film non manca mai.
3. Gli abbracci spezzati, Premium Cinema, h. 21,00. L’ultimo Almodovar (è del 2009) e anche uno dei suoi film meno amati, accolto stranamente senza entusiasmo da un pubblico e da uno stuolo di critici di solito adoranti nei confronti del Maestro della Mancha. Eppure a me, che non sono un adepto del culto almodovariano, è piaciuto, costruito com’è assai bene e benissimo scritto. Trama complicatissima, com’è tipico dell’Almodovar degli anni Duemila, con plurimi piani narrativi e temporali che si alternano, si intrecciano, si rimandano, in un plot a incastro che però lui sa dipanare con maestria e anche eleganza. Il protagonista è un regista diventato cieco in seguito a un enigmatico incidente, assistito da una donna che l’ha sempre amato e che lui non ha mai ricambiato, e dal figlio di lei, che lo aiuta nel lavoro di sceneggiatore. Finchè, dopo una visita che non si aspetta, si ritrova costretto a rievocare il suo passato, ovvero la sua storia con la bellissima Lena, amante di un uomo ricco e diventata poi la sua amante segreta e la sua musa, la protagonista dei suoi film. Scapperanno insieme, ma il potente amante di lei si prenderà la vendetta, e sarà tragedia. Penelope Cruz, ormai musa dello stesso Pedro, domina il film, iconizzata e quasi totemizzata, elevata al rango delle grandi dive del passato. Cruz, luminosa e carismatica, non riesce però a ripetere la performance di Volver. Gli abbracci spezzati sono quelli degli amanti di Pompei sorpresi e fissati per l’eternità dalla lava e dai lapilli, e ripresi da Rossellini in una scena di Viaggio in Italia: un omaggio di Almodovar a un maestro. Film forsennatamente cinefilo come e più di Bastardi senza gloria di Tarantino. Scena memorabile, Penelope Cruz che dal vivo doppia le battute di lei proiettata sullo schermo, in una confessione di amore e colpa che è il punto più alto del film.
4. Sukiyaki Western Django, Cult, h. 23,05. Gran delirio citazionista e cinefilo di uno dei maestri dell’action del cinema orientale, il giapponese Takeshi Miike (presente con un suo film anche all’ultima Mostra di Venezia). Del 2007, il film è un tributo dichiarato già dal titolo allo spaghetti western (il sukiyaki è un piatto giapponese e Django è il capolavoro di Sergio Corbucci). La storia, quello di uno straniero che arriva in un villaggio dove si scontrano due clan opposti, e si incunea tra di loro riuscendo a distruggerli, è quella di Per un pugno di dollari di Sergio Leone, a sua volta mutuata da La sfida dei samurai di Akira Kurosawa. Partenza e ritorno in Giappone, via Italia. Poco visto da noi, dunque imperdibile, anche perché tra gli attori c’è Quentin Tarantino, sodale in questa impresa di Miike che cita il grande cinema di genere del passato, come anche lui ama fare. Cinema di genere che è molto spesso quello italiano, cosa che dovrebbe inorgoglirci se non fossimo quel popolo aduso all’autoflagellazione e all’autodenigrazione (anche in fatto di cinema) che siamo.
5. Duello al sole, 7 Gold, h. 21,05. Il più malato, perverso, morboso, melodrammatico, fiammeggiante western che mai sia stato fatto. L’amore tra la meticcia Perla e Lew, il bacato figlio del padrone, è amour fou nel senso più pieno e letterale. Inutilmente cercheranno di lasciarsi, si ritroveranno insieme e insieme moriranno da amanti-nemici, in una scena finale da storia del cinema. Impossibile dimenticare, impossibile non amare quel loro duello tra le rocce che, tra sangue e urla, è disperata, furibonda dichiarazione d’amore e si conclude in un abbraccio di corpi senza vita. Sì, qui eros e thanatos viaggiano davvero insieme, e non è una forzatura psicanalitica. È, semplicemente e soltanto, cinema. Grande coppia Gregory Peck-Jennifer Jones. Ma a risplendere è soprattutto lei, eroina folle e disperata.
6. Salomè, Sky Cinema Classics, h. 0,50. Peplum-melodramma del 1953, e chissà perché abbastanza dimenticato e rimosso, a differenza di altri contemporanei esempi del genere come La tunica e Quo vadis? Dirige William Dieterle, uno dei cineasti di Weimar approdati a Hollywood, specializzato in storie fosche e torride, che anche stavolta, in questa incursione nel genere biblico (anzi evangelico-biblico), realizza uno dei suoi film fiammeggianti. Salomè innamorata del Battista supplica il patrigno Erode di non giustiziarlo, ma poi sarà lei a volerne il sacrificio. Storia mille volte raccontata e mille volte vista, che qui ha però la sontuosità della grande Holywood. Salomè non è più una ragazzina ma una vamp sicura del suo potere di seduzione e che lo sa usare: una dark lady, una perfetta creatura cinematografica di quel tempo. Lei è Rita Hayworth, nata ballerina, che dunque nella danza dei sette veli se la cava magnificamente. Con Stewart Granger as Giovanni Battista.
7. Cado dalle nubi, Premium Cinema Energy, h. 21,00. Dopo l’enorme successo di Che bella giornata, 45 milioni di euro finora incassati, secondo risultato italiano di sempre al box office dopo La vita è bella, conviene rivedere questo Cado dalle nubi, esordio al cinema del golden boy Checco Zalone. Con i suoi 20 milioni di euro rastrellati a sorpresa fece capire un anno fa che era nata una stella. Vicenda spruzzata di qualche elemento autobiografico, in cui Zalone è un cantante pugliese (autobiografico) che emigra nella Milano delle tv (autobiografico), dei talent, dell’immagine per diventare famoso, e che si innamora della figlia di un leghista (non autobiografico). Lui è irresistibile.
8. A 30 secondi dalla fine, RaiTre, h. 21,05. Lo amo parecchio. Il più bel disaster movie di treni & binari insieme a Cassandra Crossing (però non ho visto il recente Unstoppable, che è un omaggio a entrambi). Due evasi da un carcere in Alaska prendono al volo un convoglio ferroviario. Gli va malissimo, visto che il conducente muore infartuato e il treno corre impazzito senza che nessuno riesca a fermarlo. Si ritrovano intrappolati e avviati verso l’inevitabile schianto. Che fare? Tesissimo, di grandissima suspense, e intorno un paesaggio cupo e ghiacciato che rende il racconto ancora più ansiogeno. Il russo Andrej Končalovskij nel suo miglior risultato americano (1986). Un disaster movie che verrà copiato e replicato molte volte. Soggetto nientemeno che di Akira Kurosawa! Occhio, il protagonista è Jon Voight, il papà di Angelina Jolie, le labbra oversize vengono da lui difatti. Coprotagonista Eric Roberts, fratello di Julia. Un trionfo di parentele hollywoodiane.
9. Star Trek (2008), Sky Cinema Max, h. 21,00. Il reboot tentato nel 2009 da J.J. Abrams, overo il genio che ha inventato e realizzato Lost, per ridare vita alla gloriosa saga dei viaggi spaziali. Si cancellano tutti i film precedenti e si riparte da zero. Il sapore di sci-fi d’epoca così distintivo di ST si perde definitivamente e arriva un porodotto all’altezza delle fantasmagorie tecnologiche contemporanee e delle più sofisticate narrazioni. Ma questo Star Trek, pur bellissimo, non convince completamente gli spettatori, e gli incassi restano di al di sotto delle attese, soprattutto fuori dagli Stati Uniti. Forse la saga è diventato un totem intoccable e il pubblico non tollera innovazioni radicali.
10. … e tanta paura, Sky Cinema Italia, h. 0,20. Thriller di straculto di Paolo Cavara del 1976, abbastanza lontano dal paradigma dell’italian gialli alla Argento, diretto con qualche ambizione autoriale da Paolo Cavara su sceneggiatura di Bernardino Zapponi, storico collaboratore di Fellini (suo lo script del Satyricon). Un assassino seriale lascia una pagina di Pierino Porcospino accanto alle vittime. C’è un giovane e gagliardo Michele Placido ancora nero di capelli (e già questo vale una visione), e una regina dei B-movies come Corinne Cléry. Visivamente debitore al fumetto di allora.
CONSIGLIATI
11. Mr. Smith va a Washington, Sky Cinema Classics, h. 22,40.
12. La cosa, Steel, h. 22,45.
13. Revolutionary Road, Sky Cinema Hits, h. 22,55.
14. Harold e Maude, Sky Cinema Classics, h. 21,00.
15. Thelma & Louise, Studio Universal, h. 0,25.
Commento:
11. Mr. Smith va a Washington, Sky Cinema Classics, h. 22,40. Mitico Frank Capra del 1939 con un memorabile James Stewart nella parte dell’onesto e ingenuo cittadino che si ritrova a combattere la corruzione politica. Un film che spiega l’America meglio di cento trattati sociologici. Utile ancora oggi per capire il fenomeno Obama.
12. La cosa, Steel, h. 22,45. Horror & sci-fi del periodo aureo di John Carpenter, tra anni Settanta e primi anni Ottanta (La cosa è del 1982). Remake di un classico della fantascienza di mostri repellenti, La cosa da un altro mondo di Howard Hawks, è anche il primo film di Carpenter di alto budget, e si vede. Torna a recitare con lui, dopo Fuga da New York, Kurt Russell. In una base antartica succede qualcosa di strano. A poco a poco si capirà che creature mostruose sono arrivate dallo spazio: uccidono le persone e poi ne assumono le sembianze. Ma chi è rimasto umano e chi è posseduto dalla Cosa? Si instaura nella base antartica un delirio paranoico collettivo in cui tutti sospettano di tutti. Grande suspense e grande spettacolo. Paesaggi ghiacciati che sembrano un’immensa prigione bianca e aumentano il senso di claustrofobia. (continua alla pagina seguente, cliccare qui sotto)
13. Revolutionary Road, Sky Cinema Hits, h. 22,55. Annunciato come un capolavoro, questo film di un paio di anni fa di Sam Mendes ha parzialmente deluso o, se si preferisce, parzialmente convinto. Come peraltro succede regolarmente a tutti i film di Mendes dopo American Beauty, tanto da chiedersi se quella fu vera gloria. Qui il regista londinese ricostituisce l’accoppiata di Titanic, Leo DiCaprio e Kate Winslet, ormai con parecchi anni in più e più matura. Stavolta sono una coppia medioborghese nell’America anni Cinquanta. Abitano in una bella cssa nei suburbia con i due figli, ma, pur se per motivi diversi, sono entrambi infelici. Un’aria da bovarismo circola in tutto il film, quasi una prefigurazione, ma seriosissima purtroppo e senza un minimo di ironia camp, di Desperate Housewives. C’è il sogno, che non si realizzerà, di molare tutto e ricominciare una nuova vita più libera, creativa, gratificante a Parigi. Alienazione borghese con qualcosa di Chi ha paura di Virgina Woolf?, in quel farsi del male tra coniugi. Mah. Il limite del film è di essere dimostrativo, didascalico, fin troppo dichiaratamente alto.
14. Harold e Maude, Sky Cinema Classics, h. 21,00. Fu un culto dei ragazzi anni Settanta (il film è del 1971), con quella stravagante amicizia-complicità tra un ragazzino attratto dal suicidio e una vitalissima ottantenne. Naturalmente lui scoprirà grazie a lei che la vita è bella. Il ragazzo è Bud Cort (protagonista di uno dei capolavori di Robert Altman, Anche gli uccelli uccidono), la vegliarda è la grandissima Ruth Gordon, la satanica vicina di Rosemary’s baby. Regia di uno dei nomi più rappresentativi di quella che allora veniva chiamata la nuova Hollywood, Hal Hashby. Chissà a rivederlo oggi.
15. Thelma & Louise, Studio Universal, h. 0,25. Due donne contro il mondo a qualunque costo, anche con le armi. T&L fuggono per le strade d’America inseguite e braccate dalla polizia, come s’è visto in decine di altri road-movie, la novità stavolta è che si tratta di due donne, il che fece urlare al miracolo le signore e signorine che venivano dalla stagione femminista (era il 1991). Gran prova delle due attrici, Susan Sarandon e Geena Davis, che ce la mettono tutta per dar vita a un esemplare rapporto solidal-femminile anche un filino cripto-lesbico, il che fece sembrare ancora più politically correct il tutto. Film mito, nel bene e nel male. Ma io non sono tra i suoi estimatori (è che proprio non sono un estimatore di Ridley Scott, uno dei registi più sopravvalutato della storia del cinema). Però il vero motivo di culto è l’apparizione folgorante di un giovane Brad Pitt non ancora famoso, ma già in rampa di lancio. Il suo sexy-ladruncolo che fa perdere la testa a una delle due è memorabile, e già si capiva che il ragazzo sarebbe diventato qualcuno.
INTERESSANTI
16. Predator, Iris, h. 21,05. FREE
17. Seduzione pericolosa, Retequattro, h. 23,30. FREE
18. Survival of the Dead, Sky Cinema Max, h. 23,10.
19. Facciamo l’amore, Cielo, h. 23,00.
20. Timecop, Rai4, h. 21,10. FREE
21. Il resto di niente, Rai5, h. 23,20.
VEDIBILI
22. Stigmate, Rai4, h. 22,55. FREE
23. Bon Plan, Rai Movie, h. 21,00. FREE
24. Quando le donne si chiamavano madonne, Rai Movie, h. 0,05. FREE
25. Io, loro e Lara, Premium Cinema, h. 23,15.
26. The Beautiful Country, Cult, h. 21,00.