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IMPERDIBILI
1. Intimacy – Nell’intimità, Cult, h. 22,50.
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2. I giorni del cielo, Sky Cinema Classics, h. 23,20.
3. Il nastro bianco, Sky Cinema Mania, h. 23,45.
4. Borat – Studio culturale sull’America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan, Italia 1, h. 0,00. FREE
5. Sukiyaki Western Django, Cult, h. 0,50.
6. Ritratto di signora, Premium Cinema Emotion, h. 22,55.
7. Amore tossico, Rai Movie, h. 0,35. FREE
8. Vidocq – La maschera senza volto, Iris, h. 0,50. FREE
9. La mala ordina, Sky Cinema Italia, h. 1,00.
10. La stella che non c’è, Rai Movie, h. 21,05. FREE
Commento:
1. Intimacy – Nell’intimità, Cult, h. 22,50. Un film del 2001 di Patrice Chéreau, uno dei pochi registi di teatro che sia anche riuscito a diventare nel corso della sua carriera ottimo regista di cinema, basti citare La regina Margot o il suo ultimo, bellissimo, contorto, cupo, paranoico Persécution con Romain Duris. O questo Intimacy, vincitore a suo tempo al Festival di Berlino e per molti la miglior performance filmica di Chéreau. Un’opera claustrofobico, quasi un kammerspiel, su un lui e lei che ogni mercoledì si ritrovano in un alloggio miserabile per fare l’amore, ma che restano degli estranei l’uno all’altra. Hanno stretto un patto per volontà di lei: non si scambieranno mai i loro nomi, la loro storia dovrà restare confinata in quel letto, nulla delle loro vite deve trapelare. Solo sesso. Sesso che non ha bisogno di altro e non cerca altro per giustificarsi. Ma un giorno lui sgarra e la segue, e nulla sarà più come prima. Film che ricorda molto il simile, e di poco precedente, Una relazione privata con Sergi Lopez, solo che qui si scende più a fondo nell’abisso, con più radicalità. Indispensabile.
2. I giorni del cielo, Sky Cinema Classics, h. 23,20. Con questo film Terrence Malick è diventato la leggenda che è. Del 1978, racconta una coppia in fuga nell’America del primo Novcecento. I due si fermano nella farm di un ricco possidente malato, lui induce lei a sposarlo per arraffare soldi e proprietà. Non sarà così semplice. Il villain è Richard Gere ai suoi esordi, il farmer è un magnifico, dolente Sam Shepard al suo massimo. Lei è Brooke Adams. Storia formidabile di passioni e avidità, e anche di pietas. Fotografia di Nestor Almendros che cattura la luce come nessun altro aveva mai fatto. Paesaggi di bellezza commovente. Assoluto.
3. Il nastro bianco, Sky Cinema Mania, h. 23,45. Il film più celebrato di Michael Haneke e quello della sua definitiva consacrazione. Palma d’oro a Cannes 2009, per meriti propri ma un po’ anche perché a presiedere la giuria c’era un’attrice-feticcio del regista austriaco, Isabelle Huppert (che con lui aveva girato La pianista e Il tempo dei lupi). Lo dico subito: non è a mio parere il miglior film di Haneke, e trovo che sia piuttosto sopravvalutato. Il che non toglie che si tratti di un’opera di tutto rispetto, e che questa posizione nella classifica di stasera se la meriti ampiamente. Inquietante come si conviene ad Haneke e al suo cinema della minaccia, ma un po’ troppo capolavoro annunciato, con il bianco e nero che vuole esplicitamente rifare quello dei grandi maestri, da Fritz Lang a Ingmar Bergman a Carl Theodor Dreyer. In particolare il riferimento è a questi ultimi due. Il lugubre vilaggio luterano della Germania già nordica e prussiano-baltica del primo Novecento ci riporta subito, visivamente, ai climi cupi di Ordet, di Luci d’inverno, perfino di Dies Irae e Il settimo sigillo. E poi una certa qual fissità ieratica, la recitazione stilizzata, la maniacalità formale, elementi che rischiano di far scivolare Il nastro bianco verso pericolose derive arty. Ulteriore elemento discutibile, quel richiamo finale al nazismo che verrà come chiave esplicativa dei terribili fatti raccontati: troppo semplice imputare ogni nefandezza all’animus teutonico che sarebbe già geneticamente predisposto all’abiezione hitleriana. Ma al netto di questi limiti, Il nastro bianco (quello che i bambini secondo il pastore del villaggio dovrebbero indossare come simbolo della propria purezza) resta un film di rara potenza. Succedono fatti strani, misteriosi incidenti, il primo è al medico, che si frattura la gamba cadendo da cavallo a causa di un filo invisibile teso da qualcuno tra gli alberi. Emergono intanto le pubbliche virtù e i vizi privati in seno alla piccola comunità, e un gruppo di bambini minacciosi e sinistri si coagula e si compatta davanti ai nostri occhi, e il Male ancora una volta si incarna nelle sembianze dell’innocenza. Finale ambiguo, aperto, e predica del tipo “signori miei, è così che è nato il demone del nazismo”. Troppo facile e sentenzioso, Herr Haneke. Che però anche stavolta è riuscito a farci venire i brividi.
4. Borat – Studio culturale sull’America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan , Italia 1, h. 0,00. Giornalista kazako di nome Borat, ingenuo ma tutt’altro che deficiente, si catapulta negli Stati Uniti per un reportage a uso dei suoi connazionali centroasiatici. Si innamorerà di Pamela Anderson e rivolterà come un guanto le convenzioni e anche le ipocrisie dell’America Felix. Sacha Baron Cohen sfonda al box office globale (kazaki però incazzatissimi per la presa in giro) con questa farsa demolitrice e molto intelligente, che va oltre ogni limite del cattivo gusto e sfonda ogni barriera del politicamente scorretto. Però si ride come poche volte negli ultimi anni al cinema. Baron Cohen purtroppo non riuscirà a replicarsi agli stessi livelli con il successivo Brüno, dove davvero le spara troppo grosse, al limite dell’insostenibilità e della repulsione.
5. Sukiyaki Western Django, Cult, h. 0,50. Gran delirio citazionista e cinefilo di uno dei maestri dell’action del cinema orientale, il giapponese Takeshi Miike (presente con un suo film anche all’ultima Mostra di Venezia). Del 2007, il film è un tributo dichiarato già dal titolo allo spaghetti western (il sukiyaki è un piatto giapponese e Django è il capolavoro di Sergio Corbucci). La storia, quello di uno straniero che arriva in un villaggio dove si scontrano due clan opposti, e si incunea tra di loro riuscendo a distruggerli, è quella di Per un pugno di dollari di Sergio Leone, a sua volta mutuata da La sfida dei samurai di Akira Kurosawa. Partenza e ritorno in Giappone, via Italia. Poco visto da noi, dunque imperdibile, anche perché tra gli attori c’è Quentin Tarantino, sodale in questa impresa di Miike che cita il grande cinema di genere del passato, come anche lui ama fare. Cinema di genere che è molto spesso quello italiano, cosa che dovrebbe inorgoglirci se non fossimo quel popolo aduso all’autoflagellazione e all’autodenigrazione (anche in fatto di cinema) che siamo.
6. Ritratto di signora, Premium Cinema Emotion, h. 22,55. Una giovane americana si reca al seguito di una zia in Europa, prima in Inghilterra poi a Firenze, dove resterà impigliata in un reticolo di trame e inganni. Da Henry James, uno dei plot così tipicamente suoi di confronto-scontro tra vecchio e nuovo mondo. Dirige Jane Campion dopo il trionfo planetario di Lezioni di piano, scegliendo come protagonista la conterranea Nicole Kidman. Ma qualcosa non funziona in questo pur notevole film. Forse Jane Campion è incompatibile con le sottigliezze e le nervature psicologiche di Henry James, lei è una muscolare dei sentimenti e delle passioni, le ombre, i chiaroscuri, le ambiguità non le si addicono.
7. Amore tossico, Rai Movie, h. 0,35. Astenersi anime sensibili. Amore tossico del 1983 del romano Claudio Caligari è un film maledetto, imbarazzante, rimosso, ripudiato come pochi altri. Perché questa storia di droga – e qui la droga è la più micidiale e sporca di tutte, l’eroina – è raccontata, pur essendo fiction, con i tossici veri della Roma strafatta tra anni Settanta e Ottanta, con i pusher, le pere dove capita, gli schizzi di sangue, le crisi d’astinenza, la ricerca disperata della dose, il tutto mescolato con quanto restava della scena cosiddetta frikkettona-alternativa. Un quadro già allora, quando il film venne presentato a Venezia, così disturbante da essere respinto, figuriamoci a vederlo oggi. Amore tossico è rozzo ma onesto e sincero, mai ignobile e guardone, a suo modo compassionevole verso le vite dei disgraziati che ci fa vedere, un lui e una lei che si sbattono per la roba, e intorno a loro altri come loro. Il reperto di come fu certa Italia giovane in quegli anni, in quel tempo in cui l’eroina travolse esistenze ed equilibri.
8. Vidocq – La maschera senza volto, Iris, h. 0,50 . Gran personaggio, Eugène-François Vidocq, vissuto a cavallo tra Sette e Ottocento, in tempo per conoscere la Rivoluzione, Napoleone, la Restaurazione e qualcos’altro. In questo vortice di eventi storici, il nostro Vidocq esordisce come delinquente e finisce col diventare poliziotto, mettendo al servizio dello stato ciò che aveva imparato dall’altra parte. Gli viene pure la meravigliosa idea di scrivere le sue memorie, che sarebbero diventate un testo fondativo di tutto il noir, il giallo e il fantastico dall’Ottocento fino ai giorni nostri. Il film ne fa il suo protagonista: Vidocq è alle prese con uno scellerato serial killer che si fa chiamare l’Alchimista, il tutto nella Parigi 1830 di Luigi Filippo ricreata nel 2001 dal regista Pitof con un gran senso del dark, del lurido e del visionario. Con Gérard Depardieu monumentale protagonista (Depardieu è tra i più grandi attori sulla faccia della terra, non ce n’è). La bella è Ines Sastre, la modella spagnola, che poi non farà una gran carriera cinematografica. Un film che a me piace molto.
9. La mala ordina, Sky Cinema Italia, h. 1,00. Gran poliziottesco del maestro Fernando Di Leo, il nostro Melville. Lo gira nel 1972 incrociando il mafia-movie al melodramma familiare. Un malavitoso ruba un carico di droga a un boss: dall’America vengono chiamati due killer perché lo facciano fuori. Seguirà morte di moglie e figlioletta del trafugatore di droga e la sua successiva, crudelissima vendetta. Un quadro senza pietà, cioè in puro stile Di Leo, delle malvagità umane, in cui nessuno si salva e tutti sono contaminati dalla colpa. Anche questo film, come tutto Di Leo del resto, è amato appassionatamente da Tarantino.
10. La stella che non c’è, Rai Movie, h. 21,05. Sarà ora di rivederlo e valutarlo come merita, questo film di Gianni Amelio del 2006 che uscì nell’indifferenza generale, e male accolto a Venezia tra sbadigli e commenti acidi e imbarazzati. Sarà ora di rivederlo perché Amelio è forse il nostro massimo regista, e merita rispetto sempre e comunque, anche quando sbaglia. Con La stella che non c’è punta altissimo, tentando l’affresco nientemeno che della Cina odierna travolta dalla sua frenesia produttiva e social-capitalista, con qualche considerazione di troppo sulle alienazioni e infelicità di questo e di quel mondo. Però l’occhio resta sempre quello dei suoi capolavori, Il ladro di bambini e il grandissimo Lamerica, nel mettere in immagini la storia di un napoletano che va in Cina a spiegare come si fa a gestire l’altoforno che loro hanno comprato dalle acciaierie dismessse di Bagnoli. C’è Sergio Castellitto, non il massimo della simpatia, e forse anche questo ha pesato su La stella che non c’è. Da guardare senza paraocchi e senza pregiudizi, prendendo le distanze dai Grandi Discorsi e concentrandosi sulle immagini.
CONSIGLIATI
11. La meravigliosa Angelica, Sky Cinema Classics, h. 0,55.
12. Fuga per la vittoria, Premium Cinema Energy, h. 23,45.
13. Ciao Pussycat, MGM Channel, h. 0,35.
14. Squadra omicidi, sparate a vista!, Studio Universal, h. 23,30.
15. Il gioco di Ripley, Rai Movie, h. 22,45. FREE
Commento:
11. La meravigliosa Angelica, Sky Cinema Classics, h. 0,55. Il terzo dei cinque film della saga che furoreggiò nei cinema d’Europa a metà degli anni Sessanta, tratta dai feuilleton dei coniugi Golon e con protagonista una indimenticata Michèle Mercier grondante sex appeal e spregiudicatezza. Qui la nostra eroina della Francia fine Seicento, rimasta vedova (o almeno così crede lei) dell’adorato Jeoffrey-lo-sfregiato, è concupita dal Re Sole e pure dal Bey di Persia. Come al solito la nostra si destreggerà benissimo tra l’uno e l’altro, riuscendo nel frattempo a sventare complotti contro di lei a e farsi regalare dal re un palazzone. Fantastica.
12. Fuga per la vittoria, Premium Cinema Energy, h. 23,45. Classico dell’81, uno degli ultimi film di John Huston e uno dei pochi davvero riusciti sul calcio. Partitissima tra tedeschi e prigionieri alleati di varie nazionalità durante la seconda guerra mondiale: riproduzione su scala ridotta del grande conflitto in corso (a dimostrazione se mai ce n’era bisogno che calcio e guerra sono parenti). Michael Caine e Sylvester Stallone, ma anche campioni veri, Pelé, Bobby Moore, Ardiles. Film di culto di legioni di calciofili: nelle trasmissioni pallonare di Telelombardia, Antenna 3 e Telenova è citato molto spesso. (continua alla pagina seguente, cliccare qui sotto)
13. Ciao Pussycat, MGM Channel, h. 0,35. Praticamente l’esordio di Woody Allen (anno 1965), che firma la sceneggiatura ma non la regia (che è di Clive Donner) e appare anche in un ruolo collaterale, quale paziente in analisi. Commedia che allora piacque moltissimo su un womanizer (diciamo dongiovanni, va’) che finisce sul lettino di uno psicanalista più fuori di testa e sregolato di lui. Protagonista nientemeno che il mitologico Peter O’Toole e un cast femminile da urlo: Romy Schneider, Capucine, Paula Prentiss, Ursula Andress. Peter Sellers è l’analista (viennese!) pazzo. Non bastasse, Peter O’Toole è il direttore di un magazine parigino di moda alla Vogue e la canzone del film è composta da Burt Bacharach e cantata da Tom Jones! Come si fa a resistere a un film così?
14. Squadra omicidi, sparate a vista!, Studio Universal, h. 23,30.Poliziesco d’epoca (anno 1968) diretto dallo specialista Don Siegel, un nome una garanzia, con due attori-mito della vecchia Hollywood come Henry Fonda e Richard Widmark. Madigan (questo il titolo originale) fu allora, soprattutto in America, un successo. Da recuperare.
15. Il gioco di Ripley, Rai Movie, h. 22,45. Rivalutare Liliana Cavani, toglierla dall’immeritato limbo (o inferno?) in cui spettatori e penultime e ultime leve della critica l’hanno collocata. La signora appartiene a quella stagione del gran cinema italiano che si tormentava con il peccato e la colpa e la difficile redenzione, che si muoveva (anche goffamente) tra il richiamo della carne e l’anelito al sublime e al sacro, tra estetismi che riciclavano l’eterno dannunzianesimo italico e sprofondamenti nel kitsch più delirante. Si parla insomma di Visconti e Pasolini in testa, ma anche di certo Bertolucci, Patroni Griffi, e di lei, Liliana Cavani. Questo suo tardo film, anno 2002, non è al livello dei suoi classici, ma è da vedere con rispetto. Ed è, altro motivo di interesse, l’ennesima esercitazione sul mito cinematografico e letterario di Ripley, il criminale dandy e carogna inventato da Patricia Highsmith, già interpretato al cinema da Dennis Hopper (L’amico americano), Matt Damon (Il talento di Mr. Ripley), Alain Delon (Delitto in pieno sole). Stavolta c’è John Malkovich, che eccede al solito in smorfie e occhiatacce oblique per far salire il tasso di ambiguità e perversione. (Il mio Ripley preferito resta sempre quello del giovane Delon nel film di René Clément).
INTERESSANTI
16. I cinque sensi, Cult, h. 21,00.
17. Qualcuno volò sul nido del cuculo, Sky Cinema Classics, h. 21,00.
18. Urban Cowboy, Studio Universal, h. 21,00.
19. Mississippi Burning, Rai4, h. 0,20. FREE
20. Shiner, Iris, h. 21,00. FREE
21. Il missionario, Sky Cinema 1, h. 21,10.
22. American gangster, Premium Cinema, h. 0,30.
23. Labirinto mortale, MGM Channel, h. 21,00.
24. Il miglio verde, Retequattro, h. 21,10. FREE
VEDIBILI
25. Harry Potter e la camera dei segreti, Premium Cinema Energy, h. 21,00.
26. Un alibi perfetto, Sky Cinema Max, h. 0,30.
27. Un uomo perbene, La7, h. 21,10. FREE
28. I 13 spettri, Sky Cinema Max, h. 22,55.
29. Nell, MGM Channel, h. 22,40.
30. Lezioni d’amore, Premium Cinema Emotion, h. 21,00.
31. Amistad, Sky Cinema Mania, h. 21,00.
32. Tre giorni per la verità, Rai4, h. 21,10. FREE
33. F.F. S.S. cioè… Che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene? , Sky Cinema Italia, h. 21,00.