Cinefocus prende spunto da un film, visibile al cinema o in tv, per parlare di un tema più vasto. Come nei gloriosi Cineforum di una volta.
Il film: XXY, regia di Lucia Puenzo. Con Ricardo Darín (Kraken), Valeria Bertuccelli (Suli), Germán Palacios (Ramiro), Carolina Peleritti (Erika), Martín Piroyanski (Alvaro), Inés Efron (Alex). Argentina 2007. In onda lunedì 7 marzo 2011 su Rai Movie alle h. 0,45 (nella notte tra lunedì e martedì)..
XXY e la sua protagonista, l’ermafrodita Alex. Il sottotilo italiano di XXY – Maschio, femmina o tutti e due? -, anche se un po’ rozzo, dà comunque l’idea di cosa tratti il film di Lucia Puenzo. Alex, 15 anni, è una ragazza che vive con i genitori in un paese della costa uruguayana. L’hanno portata via da piccola da Buenos Aires perché il suo impatto con il mondo fosse il meno violento possibile. Alex infatti è nata con genitali sia maschili che femminili, è dunque clinicamente ermafrodita. Attraverso terapie farmacologiche i medici le hanno inibito i caratteri virili indirizzando il suo sviluppo verso la femminilità, ma lei arrivata all’adolescenza si ribella e smette di assumere i medicinali: vuole capire chi è davvero. Un giorno arrivano ospiti dei genitori un chirurgo, sua moglie e Alvaro, il figlio adolescente. L’idea del chirurgo, d’accordo con la madre di Alex (ma non con il padre), è sondare la possibilità di sottoporre la ragazza a un intervento che elimini le sue parti anatomiche maschili. Intanto tra Alvaro e Alex nasce un’attrazione. Ci sarà tra di loro un rappporto sessuale, che dovrà tener conto della diversa anatomia di Alex e che sconvolgerà la tradizionale ripartizione di ruoli uomo/donna. Il film, tutt’altro che morboso, anzi assai rispettoso della sua protagonista e del difficile tema trattato, ha avuto numerosi riconoscimenti internazionali, a partire dal festival di Cannes.
L’ermafroditismo di Alex secondo il film. Il film fa risalire l’ermafroditismo della sua protagonista a due cause: l’iperplasia surrenale congenita e la Sindrome di Klinefelter. Ha detto in un’intervista la regista Lucia Puenzo: “L’intersessualità (nome con cui si conosce la sindrome di Klinefelter) è una presunta anomalia genetica per cui i geni maschili (XY) e quelli femminili (XX) si combinano dando luogo alla formazione contemporanea di organi sessuali esterni dei due sessi nella stessa persona. Molto spesso la medicina interviene fin dalla nascita con un’asportazione chirurgica che lascia segni profondi, in modo più o meno cosciente. I genitori del mio personaggio fanno una scelta diversa, ma il mondo esterno reagisce secondo convenzioni profonde e così fa anche la mia Alex”.
Ma l’Unitask, l’associazione che in Italia si occupa di persone con la Sindrome di Klinefelter, ha duramente contestato il film accusandolo di non essere scientificamente attendibile. Ecco quanto ha scritto il comitato scientifico dell’Unitask a proposito del film XXY: ” La Sindrome di Klinefelter è un disordine genetico, con una anomalia cromosomica alla base della patologia (47, XXY) caratterizzato da testicoli piccoli e di consistenza aumentata, ginecomastia, ipogonadismo ed elevate concentrazioni di FSH con una incidenza alla nascita di circa 1:500 maschi. Il fenotipo è maschile e non vi sono disturbi della funzionalità né dell’identità sessuale.
Molti pazienti vengono identificati in età adulta fra quelli che si presentano per infertilità, infatti i pazienti KS sono quasi costantemente azoospermici anche se dalla letteratura scientifica emerge chiaramente che il binomio Klinefelter-Sterilità è un dogma ormai sfatato in quanto sono riportati casi di paternità spontanea, seppur molto rari, e di paternità raggiunta grazie a tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita.
Condizione clinica completamente diversa è l’ermafroditismo (dal greco: hermaphróditos, nome del figlio di Mercurio [Hermheês] e Venere [Aphroditēs] che ottenne di fondersi nel corpo della ninfa Salace) di cui si parla nel film della Puenzo, che si caratterizza per la presenza nello stesso individuo di tessuto gonadico maschile e femminile: ovaio da un lato e testicolo dall’altro, oppure coesistenza nella stessa struttura gonadica sia di tessuto testicolare che ovarico (ovotestis). In questi casi si determina, in epoca fetale un importante alterazione ormonale che non permette il corretto sviluppo degli organi genitali. Pertanto, l’individuo geneticamente maschio (XY), presenta un fenotipo di tipo femminile, o coesistenza di entrambi gli organi genitali.
Come Comitato scientifico dell’Unione Italiana Sindrome di Klinefelter (Associazione di Pazienti e familiari con Sindrome di Klinefelter), riteniamo che il titolo del film di Lucia Puenzo, “XXY, Uomini, donne o tutti e due?”, che sarà nelle nostre sale dal 22 giugno, costituisca una grave distorsione della realtà clinica della Sindrome di Klinefelter (KS) ponendo una relazione di causa ed effetto tra le due condizioni assolutamente inesistente sul piano biologico e pericolossissima sul piano psicologico per i pazienti, i loro familiari e soprattutto per gli adolescenti e le mamme in gravidanza con diagnosi prenatale di feto XXY.
Infatti le brevi considerazioni scientifiche sopradescritte permettono di chiarire la completa incongruenza di quanto proposto nel titolo del film, tanto più grave e lesivo della dignità e della caratterizzazione del paziente con Sindrome di Klinefelter, in quanto la regista, nelle interviste riportate si riferisce ad una documentazione di carattere medico-scientifico per la quale afferma che “…L’intersessualità (nome con cui si conosce la sindrome di Klinefelter) è una presunta anomalia genetica per cui i geni maschili (XY) e quelli femminili (XX) si combinano dando luogo alla formazione contemporanea di organi sessuali esterni dei due sessi nella stessa persona …”.
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