Se un gruppo di amiche decidesse di festeggiare l’8 marzo al cinema, e decidesse di feteggiarlo come una volta escludendo gli uomini, che film andrebbe mai a vedere? Se ci fosse un Mimosa Award, un Oscar da assegnare al film che meglio interpreta e rappresenta le donne, o semplicemente più amato dalle donne, a quale film bisognerebbe darlo?
In entrambi i casi io, che sono un uomo, risponderei Black Swan. È il film di cui tutte le donne, ma proprio tutte, che conosco, parlano, magari anche per sparlarne (in pochi casi però). La brava ragazza e ballerina Nina rosa da un perfezionismo maniacale, controllata da un’occhiuta madre che vede in lei il riscatto dalle proprie sconfitte esistenziali e professionali, Nina che si prefigge di raggiungere obiettivi irragiungibili, ecco, Nina è, se non tutte, certo molte donne di ieri, dell’altro ieri, di oggi. Anche la rimozione della parte selvaggia di sè, la sua istintualità, il suo inconscio, la sua sessualità, quello che il film metaforizza nella figura del Cigno Nero, è qualcosa che la accomuna a molte altre esistenze femminili, e lo stesso vale per il difficile, accidentato percorso che la porta a tirar fuori quel lato oscuro e a diventare finalmente Cigno Nero.
Poi nel film ci sono le dinamiche del gruppo tutto femminile, in questo caso il corpo di ballo, con le amicizie, le vicinanze e le feroci rivalità, c’è la gara sfiancante a vincere sulle altre, a emergere, a piacere e a farsi scegliere dal maschio alfa, che in Black Swan è il luciferino coreografo-direttore Thomas. L’esame sotto i suoi occhi, l’attesa delle ragazze di sapere chi di loro sarà la prescelta e quante di loro verranno rimandate indietro, ricorda i tanti cast femminili per un servizio di moda, per un lavoro in televisione o al cinema, ricorda la brutalità dei concorsi di bellezza o delle selezioni di un talent.
Non so se tutto questo faccia di Black Swan un film femminista (no, non credo), di sicuro però ne fa un film che coinvolge le donne come pochi altri. Questo lavoro di Darren Aronofosky, con una strepitosa Natalie Portman giustamente premiata con l’Oscar, va giù nel propfondo inconscio delle donne anche con la desccrizione quasi clinica delle psicopatologie e derive che colpiscono Nina: il masochismo, l’autolesionismo, il narcisismo insicuro di chi cerca continue conferme davanti allo specchio e si ritrova, nello specchio, un’immagine in cui non si riconosce.
Allora nessun dubbio. The Mimosa Award goes to Black Swan.
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Una risposta a 8 marzo: il Premio Mimosa per il miglior film va a… BLACK SWAN