FILM STASERA IN TV: gli imperdibili 10 (martedì 15 marzo 2011)

I migliori film della sera e della notte tv: la scelta è personale. Per vedere la programmazione completa delle varie reti, consultare Film.tv.it. Si prendono in considerazione solo i film che incominciano tra le 21.00 e la 1.0o. Attenzione, la programmazione potrebbe cambiare (prima di vedere un film è meglio controllare, sempre su Film.tv.it, la sua presenza in palinsesto). Buona visione.
La scritta FREE indica i canali non a pagamento.

1 ex aequo. Il profeta (Un prophète), Sky Cinema 1, h. 21,10.
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=O4d6tbFJfdY&w=480&h=390]
1 ex aequo. La sposa turca, Cult, h. 22,45.
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=3PDRleSXLbk&w=480&h=390]
2. Il nastro bianco, Sky Cinema Passion, h. 0,35.
3. Flags of Our Fathers
, Premium Cinema, h. 23,15.
4. Incantesimo, Sky Cinema Classics, h. 0,25.
5. Secretary
, Studio Universal, h. 0,40.
6. Brother
, Cult, h. 0,45.
7. Kontroll, Rai4, h. 0,50. FREE
8. (500) giorni insieme
, Sky Cinema Passion, h. 22,55.
9. Il seme della follia
, Sky Cinema Classics, h. 22,45.
10.
Temple Grandin. Una donna straordinaria, Sky Cinema Passion, h. 21,10.
Commento:
1 ex aequo. Il profeta (Un prophète), Sky Cinema 1, h. 21,10. Magnifico prison movie che nel 2009 ha conteso fino all’ultimo la Palma d’oro a Cannes a Il nastro bianco di Haneke e che, imho (in my humble opinion), avrebbe dovuto vincerlo. Tra l’altro – coincidenza – proprio stasera su diversi canali Sky vengono trasmessi i due film e si rinnova il duello: fate il confronto e la vostra scelta. Un prophète – preferisco il titolo francese, con quell’indeterminazione densa di significati all’appiattente e banalizzante titolo italiano –  va molto al di là del genere. Malik El Djeben, maghrebino cresciuto in Francia, semianalfabeta, confuso, un umiliato e offeso dalla vita, ha solo 19 anni quando entra in carcere. Incomincia per lui la lotta per sopravvivere in quello spazio chiuso, tra secondini brutali e corrotti, e tra i clan che si spartiscono il territorio, tribù criminali tra cui primeggiano i corsi guidati dal boss Luciani (un grandissimo Niels Arestrup). Malik non sa leggere ma è acuto e intelligente, ha grandi capacità adattative, diventa il protegé del boss corso, impara la sua lingua, diventa killer su commissione per dimostrare la sua lealtà e la sua determinazione (e l’omicidio con la lametta è una delle scene più atroci). Lentamente ma irresistibilmente ascenderà ai livelli massimi del potere, giostrando tra i clan dei corsi, degli arabi e quello esterno dei marsigliesi. Malik è diventato grande e quando esce dal carcere trova una corte ad aspettarlo, ormai è un prophète. Scritto da Abdel Raouf Dafri, l’autore dell’eccellente Mesrine con Vincent Cassel, Un prophète è però soprattutto un film che appartiene al suo regista, Jacques Audiard, che lo trasforma in implacabile, quasi antropologica documentazione della presa del potere di un uomo qualunque deciso a tutto, e che dunque diventerà qualcuno. Audiard è definitivamente tra i massimi registi europei e qui raggiunge il suo risultato più alto dopo che ci aveva già dato film notevolissimi come Sur mes lèvres e Tutti i battiti del mio cuore. Con la camera a mano sta letteralmente addosso al suo protagonista Malik, lo segue, lo incorpora quasi e se ne fa incorporare, restituendoci la vicenda nella sua materialità fisica, facendone un racconto corporale di sangue, pelle, lacerazioni, muscoli, tumefazioni. Il film ricostruisce una carriera criminale come già si è visto in passato, ad esempio nel Padrino o in Scarface di Brian De Palma, con un protagonista che sa alternare crudeltà e astuzia e riesce darwinianamente ad adattarsi all’ambiente e a sfruttarne ogni opportunità. Eppure il film degli ultimi tempi che più assomiglia a questo di Audiard, che analogamente ci mostra l’ascesa irresistibile di un ragazzo disposto a tutto per farcela, non è un prison movie, non è una crime story, ma è The Social Network di Aaron Sorkin/David Fincher.
1 ex aequo. La sposa turca, Cult, h. 22,45. Il primo grande film del turco tedesco Fatih Akin, quello che impose il suo nome nella top list degli autori europei e gli fece pure vincere a Berlino 2004, meritatissimamente, l’Orso d’oro. Furioso e insieme rassegnato melodramma, come su questo continente non se ne vedevano dai tempi di Fassbinder (vero, c’è Almodovar, ma i suoi sono mélo depotenziati, senza quell’inesorabilità, quella fatalità, quel dolore lancinante che il genere esige). Anzi, se si deve parlare di un possibile erede dell’enorme e non rimpiazzabile Rainer Werner F., l’unico serio candidato è proprio Akin, altri non ce n’è. Vedere e rivedere per credere questo La sposa turca. Lei, Sibel, bellissima, è figlia di immigrati turchi e come tutti quelli di seconda generazione si ritrova divisa tra la cultura dei padri e quella della terra dov’è cresciuta. Vorrebbe vivere l’amore senza costrizioni e impacci, ma si scontra con il codice patriarcale della famiglia e del clan. Tenta il suicidio per sfuggire alla gabbia, si ritrova in una clinica psichiatrica dove conosce un altro tentato suicida, Cahit, anche lui diviso tra la cultura turca dei genitori e quella tedesca. Ha qualche anno più anni più di lei, è vedovo ed è triste. Beve, si droga, si autodistrugge. Sibel gli propone un matrimonio di facciata, in modo che lei si possa emancipare dalla famiglia e vivre sa vie (godardianamante!). Si sposano. Ma, come vuole il melodramma, lui si innamora davvero, e comincia così una storia tormentosa che condurrà i due prima alla separazione, poi a ritrovarsi a Istanbul. Fiammeggiante, emozionante come poche volte s’è visto al cinema nell’ultimo decennio. Travolgente. Fatih Akin si ripeterà due anni dopo agli stessi livelli con Ai confini del paradiso, altro film vicino al capolavoro. Poi arriverà Soul Kitchen, il suo maggior successo commerciale, però film triviale, ruffiano e furbastro, e sgangheratissimo, un passo indietro rispetto ai precedenti, che tradisce tutte le promesse che il regista turco-tedesco aveva fatto intravvedere. Ma Akin è giovane, ha il tempo e l’energia per consegnarci altri film come La sposa turca.
2. Il nastro bianco, Sky Cinema Passion, h. 0,35. Il film più celebrato di Michael Haneke e quello della sua definitiva consacrazione. Palma d’oro a Cannes 2009, per meriti propri ma un po’ anche perché a presiedere la giuria c’era un’attrice-feticcio del regista austriaco, Isabelle Huppert (che con lui aveva girato La pianista e Il tempo dei lupi). Lo dico subito: non è a mio parere il miglior film di Haneke, e trovo che sia piuttosto sopravvalutato. Il che non toglie che si tratti di un’opera di tutto rispetto, e che questa posizione nella classifica di stasera se la meriti ampiamente. Inquietante come si conviene ad Haneke e al suo cinema della minaccia, ma un po’ troppo capolavoro annunciato, con il bianco e nero che vuole esplicitamente rifare quello dei grandi maestri, da Fritz Lang a Ingmar Bergman a Carl Theodor Dreyer. In particolare il riferimento è a questi ultimi due. Il lugubre vilaggio luterano della Germania già nordica e prussiano-baltica del primo Novecento ci riporta subito, visivamente, ai climi cupi di Ordet, di Luci d’inverno, perfino di Dies Irae e Il settimo sigillo. E poi una certa qual fissità ieratica, la recitazione stilizzata, la maniacalità formale, elementi che rischiano di far scivolare Il nastro bianco verso pericolose derive arty. Ulteriore elemento discutibile, quel richiamo finale al nazismo che verrà come chiave esplicativa dei terribili fatti raccontati: troppo semplice imputare ogni nefandezza all’animus teutonico che sarebbe già geneticamente predisposto all’abiezione hitleriana. Ma al netto di questi limiti, Il nastro bianco (quello che i bambini secondo il pastore del villaggio dovrebbero indossare come simbolo della propria purezza) resta un film di rara potenza. Succedono fatti strani, misteriosi incidenti, il primo è al medico, che si frattura la gamba cadendo da cavallo a causa di un filo invisibile teso da qualcuno tra gli alberi. Emergono intanto le pubbliche virtù e i vizi privati in seno alla piccola comunità, e un gruppo di bambini minacciosi e sinistri si coagula e si compatta davanti ai nostri occhi, e il Male ancora una volta si incarna nelle sembianze dell’innocenza. Finale ambiguo, aperto, e predica del tipo “signori miei, è così che è nato il demone del nazismo”. Troppo facile e sentenzioso, Herr Haneke. Che però anche stavolta è riuscito a farci venire i brividi.
3. Flags of Our Fathers, Premium Cinema, h. 23,15. Chi erano quei marines che issarono la bandiera a stelle e strisce su Ivo Jima e vennero immortalati in una leggendaria foto subito diventata icona? Clint Eastwood con questo suo film del 2006 ricostruisce la storia di tre di loro, gli unici sopravvissuti del gruppo, li segue in guerra e poi nel ritorno a casa. Sono ormai eroi nazionali e a quel ruolo devono attenersi a uso di un’America vincitrice e più mai patriottica. Diventano anche uomini di spettacolo, costretti grottescamente a rifare la scena con la bandiera che li ha resi famosi. Ma emergerà anche che la foto fu un clamoroso falso, che l’azione venne ripetuta e ricostruita in funzione dell’occhio della macchina fotografica. Capolavoro di Clint Eastwood, mai così sobrio e veritiero, mai così lontano da ogni retorica, pur essendo quel grande americano e quel gran patriota che è. In abbinata, Clint ha anche girato lo speculare e perfino più bello Lettere da Ivo Jima. La stessa battaglia e la stessa guerra, ma viste dall’altra parte, quella del nemico giappponese.
4. Incantesimo, Sky Cinema Classics, h. 0,25. Uno dei dieci film della storica  collaborazione, nel senso che ha fatto la storia del cinema, tra George Cukor e Katharine Hepburn. Meraviglia di commedia del 1938, di quelle scritte senza una caduta di ritmo e di stile, dialoghi scintillanti, arguti e cattivi se necessario, interpreti che sanno come indossare abiti da sera e smoking e frack e tenere in mano una coppa di champagne. Da proiettare e riproiettare nelle scuole di cinema, e in quelle (ahimè, purtroppo ce ne sono e non servono a nulla) di buone maniere. Insomma, Hollywood ai suoi più alti livelli di civiltà. In Incantesimo accanto a Katharine Hepburn c’è Cary Grant, e scusate se è poco. Vien da commuoversi a vederli insieme, da tanto son bravi e affiatati. Lui è un promettente avvocato ma ancora senza un dollaro, mollato dalla ricca fidanzata che ha deciso di prendersi un marito del suo rango e di analogo patrimonio. Ma tra il giovanotto scaricato dall’odiosa riccastra e la sorella di lei (Hepburn, appunto), più moderna e anticonformista, scoppia l’amore, che però prima di assestarsi passerà attraverso baruffe, ripicche, equivoci, confronti e scontri da guerra dei sessi, come esigeva la commedia sofisticata di allora. Magnifico.
5. Secretary, Studio Universal, h. 0,40. Il film che ha sdoganato e reso spettacolo accettabile (al cinema) l’attrazione sadomaso. Gran successo indie, vincitore al Sundance (dove se no?) nel 2002, Secretary vede la segretaria Maggie Gyllenhaal e il boss-padrone James Spader lanciarsi lietamente e nel consenso reciproco in una relazione professional-erotica di dominio e sottomissione. Cose tipo vammi a prendere quella busta e portamela gattoni stringendola in bocca, poi anche qualcosa di più. Lei devota e poi pure innamorata, perché signora mia, come dicevano le zie, l’amore è cieco. Il tutto trattato bisogna dire con garbo e una certa finezza, e non senza ironia. James Spader è dai tempi di Sesso, bugie e videotape che fa il perverso, ormai è un cliché. Maggie Gyllenhaal nel film che l’ha rivelata e lanciata. Certo che Marco Ferreri nel lontano 1972 in La Cagna con la coppia Mastroianni-Deneuve aveva già detto tutto e anticipato tutto in fatto di S/M (più psicologico che fisico).
6. Brother, Cult, h. 0,45. Strano destino, quello di Takeshi Kitano, celebrato negli anni Novanta come autore massimo di cinema e anche premiato con un Leone d’oro per Hana Bi, e poi lentamente scivolato nel cono d’ombra. Eppure non è mai venuto meno al suo standard, altissimo, forse ha pagato una certa ripetitività o l’eccesso di rigore, l’assoluta mancanza di carineria e ruffianaggine. Conviene riconsiderarlo per quel grande che è. Questo Brother è del 2000 ed è un noir malinconico, asciutto e rigoroso dei suoi, con lui naturalmente protagonista, samurai moderno dalla faccia impassibile e dall’anima sgualcita. A Yamamoto (come lo stilista!), questo il nome del personaggio, membro della Yakuza, sterminano la famiglia. Lui ripara in America dal fratello minore, che nel frattempo ha messo su un’attività di piccolo spacccio. Collabora con lui, allargano l’attività, si attireranno inevitabilmente l’ostilità di bande rivali, e sarà scontro finale. Quasi un Melville nipponico, sobrio, virile, senza la minima sbavatura sentimentale (e di stile). Kitano al meglio.
7. Kontroll, Rai4, h. 0,50. Arriva nella notte di Rai4 (una rete con ottimi palinsesti, non per niente la dirige uno che si chiama Carlo Freccero) questo thriller ungherese che ha lanciato alla grande il suo giovane regista Nimród Antal, californiano di ascendenze ungheresi. Tanto che poi a Hollywood gli hanno affidato Vacancy, Predators e l’action Blindato. Kontroll è tutto girato nella metropolitana di Budapest, dove strane morti si susseguono. A indagare è un uomo che vive notte e giorno tra i cunicoli della subway senza mai uscirne. Antal ha detto di essersi ispirato a Solaris di Tarkovsky. Kontroll ha ricevuto premi dappertutto, è stato anche candidato agli Oscar europei. Un piccolo, ottimo film i tensione e paura che è diventato negli anni un cult.
8. (500) giorni insieme , Sky Cinema Passion, h. 22,55. Il goffo titolo italiano purtroppo non rende l’originale (5oo) Days of Summer, ovvero (5oo) giorni di Summer, che non sta per estate ma è il nome della protagonista. O meglio, la ragazza disperatamente amata dal protagonista Tom. Piccola storia d’amore e delusione però senza smancerie, raccontata dalla parte e dal punto di vista di lui, e non di lei, il che è raro per un film di sentimenti (quello che gli americani chiamano romantic comedy). Il film che le donne dovrebbero vedere per capire qualcosa degli uomini. Qui tra Tom e Summer è lui il più innamorato, il lato debole e romantico, quello che vorrebbe una storia seria e duratura, lei invece nicchia, sfugge, si sottrae, non ha voglia di impegnarsi. Si capovolgono i cliché maschili e femminili. I 5oo giorni misurano la durata della storia prima di spezzarsi. Li racconta Tom, saltando su e giù oltre ogni linearità cronologica e narrativa. Si passa dal giorno 300 a quello 25 e così via. Il regista Marc Webb decostruisce, destruttura e ristruttura con grande leggerezza, senza metterla giù dura come certi autori autoreferenziali. Sperimenta, ma racconta anche una storia come si deve che riesce ad appassionarci, a farci sorridere, a immalinconirci un po’. Girato in una Los Angeles quasi umana e vivibile che non sembra Los Angeles. Film del 2009 che negli Usa è stato un gran successo del cinema indie e che in Italia non si è filato nessuno. Peccato. Da vedere. La dedica iniziale rende subito l’idea: “Ogni riferimento a persona vivente è puramente casuale… dico a te, Jenny Beckman, brutta stronza”.
9. Il seme della follia, Sky Cinema Classics, h. 22,45 . Bellissimo thriller-horror con slittamenti nel fantastico di John Carpenter del 1995, forse il miglior risultato della sua seconda parte di carriera. Un detective delle assicurazioni (un classico del noir americano, da La fiamma del peccato in giù) viene ingaggiato da un editore perché rittrovi un suo scrittore scomparso. Incomincia per l’investigatore uno strano viaggio che lo porta nel villaggio inventato dallo scrittore nei suoi romanzi. Sogno? Incubo? Allucinazione? Fuori e dentro la fiction. Realtà e surrealtà si mescolano, trame romanzesche che si materializzano e diventano più vere del vero. Difficile per Carpenter e anche per lo spettatore tenere insieme tutte le tessere di questo puzzle costruito su più piani spaziali e narrativi, ma è una sfida affascinante che conviene seguire. Con Sam Neill.
10. Temple Grandin. Una donna straordinaria, Sky Cinema Passion, h. 21,10. Film televisivo che lo scorso gennaio ha vinto parecchi Golden Globes, compreso quello alla miglior attrice protagonista, che è poi la Clare Danes del lontano, bellissimo Romeo+Juliet di Buzz Luhrman. Una di quelle storie che gli americani adorano, di handicap fisico-mentali orgogliosamente combattuti, vinti, piegati dalla forza di volontà. Il film è il fedele biopic di Temple Grandin – che ai Golden Globes sedeva accanto al suo doppio cinematografico Clare Danes – affetta da autismo ma dotata di una sorprendente capacità di calcolo (come la ragazzina vista in L’esplosivo piano di Bazil di Jeunet) e di una speciale empatia verso gli animali che le consente escogitare macchine rivoluzionarie per il loro trattamento. Aiutata da una famiglia comprensiva, Temple sopravvive all’autismo in un tempo in cui la malattia era sconosciuta e diventa studiosa e pioniera delle terapie contro questa patologia neuropsichica. Con una storia così gli americani non potevano che commuoversi, e riempire di premi il film. E difatti.

SEGNALAZIONI
11. La fabbrica di cioccolato, Premium Cinema Energy, h. 0,55.
12. Spread/ToyBoy, un ragazzo in vendita
, Sky Cinema 1, h. 23,50.
13. Minuti contati, Retequattro, h. 23,35. FREE
14. Drag Me to Hell
, Sky Cinema Max, h. 22,55.
15. All’ombra della Casa Bianca
, Hallmark, h. 21,00.
16. Ti va di pagare?
, Rai Movie, h. 21,00. FREE
17. Mystic Pizza, Studio Universal, h. 21,00.
18. La corsa più pazza d’America, Sky Cinema Classics, h. 21,00.
19. La vita privata di Henry Orient
, MGM Channel, h. 0,10.
20. Ray, Premium Cinema Emotion, h. 22,55.
21. Girl 6 – Sesso in linea
, Sky Cinema Hits, h. 23,10.
22. Malizia erotica
, 7 Gold, h. 23,30. FREE
23. Tiro incrociato, Rai Movie, h. 0,55. FREE
24. Riders
, Rai4, h. 21,10. FREE
25. Fino a prova contraria
, Premium Cinema Energy, h. 21,00.
26. Stargate
, Iris, h. 23,10. FREE
27. La verità è che non gli piaci abbastanza
, Premium Cinema, h. 21,00.
28. Io sto con gli ippopotami
, Retequattro, h. 21,10. FREE

Questa voce è stata pubblicata in cinema, film, tv e contrassegnata con , , , , , , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.