a proposito di GUERRA IN LIBIA: ‘Il leone del deserto’, il film anti-italiano prodotto da Gheddafi, torna d’attualità

Anthony Quinn è Omar Al Mukhtar in "Il leone del deserto"

Con l’intervento militare in corso della “coalizione dei volonterosi” in Libia nell’ambito dell’operazione Odyssey Dawn, torna più che mai d’attualità il film Omar Mukhtar – Il leone del deserto, trasmesso più volte negli ultimi mesi da Sky e interessante per più motivi: soprattutto perché si tratta di un film di propaganda fortissimamente voluto, e prodotto, dallo stesso colonnello Gheddafi negli anni Ottanta per celebrare l’epopea della resistenza libica capeggiata dall’eroe nazionale Omar Al Mukhtar contro la colonizzazione forzata italiana (in particolare dell’Italia fascista nella persona del governatore Graziani). Ripropongo la scheda del film già pubblicata in questo blog.
Omar Mukhtar – Il leone del deserto. Adesso che la Libia e Gheddafi stanno monopolizzando l’attenzione del mondo, sarebbe il caso di ritrasmettere questo film. Tra l’altro Gheddafi ha recentemente dichiarato in un suo proclama rivolto al popolo: “Resisteremo come Al-Mukhtar”, perché Al-Mukhtar è quell’icona che lui esibì sul petto quando venne a far visita in Italia per ricordarci quanto eravamo stati cattivi con il suo popolo.
Il leone del deserto è stato a lungo invedibile in Italia perché ritenuto antipatriottico e denigratorio del nostro paese (più o meno quel che accadde in Francia a La battaglia di Algeri di Pontecorvo) e sdoganato solo in tempi recenti. Un film di propaganda voluto nel 1981 da Gheddafi per celebrare la resistenza libica all’occupazione da parte del nostro paese. Stavolta nel film gli italiani non sono più brava gente, ma sono rappresentati come crudeli colonialisti e sopraffattori, pronti a ricorrere anche ai mezzi più brutali per stroncare la ribellione del Leone del deserto (e futuro eroe nazionale) Omar al-Mukhtar. Massacri, villaggi distrutti, campi di concentramento tra le dune. E alla fine, la forca per Al Mukhtar. Certo, è opera di propaganda e di regime, però è un oggetto cinematografico così insolito da meritare la visione. Soldi libici, regista (Moustapha Akkad) di origine araba ma naturalizzato americano, interpreti hollywoodiani e italiani, per farne un prodotto esportabile su tutti i mercati. Il protagonista è un perfetto Anthony Quinn, il perfido Graziani è Oliver Reed, Rod Steiger (per la seconda volta nella sua carriera) è Mussolini, Irene Papas la donna del ribelle. Gastone Moschin e Stefano Patrizi in parti minori.
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