I migliori film della sera e della notte tv: la scelta è personale. Per la programmazione completa delle varie reti, consultare Film.tv.it. Si prendono in considerazione solo i film che incominciano tra le 21.00 e la 1.00. Attenzione, la programmazione potrebbe cambiare. Buona visione.
La scritta FREE indica i canali non a pagamento.
1. L’albero della vita (The Fountain), RaiTre, h. 23,20. FREE
Il Darren Aronofsky di Black Swan nel suo film più folle, visionario, radicale, incontinente, smisurato e anche sbagliato (anno 2006). Che il titolo sia uguale all’ultimo, discusso e meraviglioso Terrence Malick è una coincidenza che si potrebbe anche ritenere junghianamente significativa. Film sbagliato, si diceva, ma gli errori di un talentuoso come D.A. valgono più di un diligente e corretto compitino di un qualsiasi regista medio. Qui un uomo (Hugh Jackman) va su e giù nel tempo per salvare la sua donna, che è Rachel Weisz, passando dall’epopea dei conquistadores al futuro remoto. Presentato a Venezia, fu fischiato da tutti. Ma se avete amato The Wrestler e Black Swan, i film di Aronofsky successivi a questo, non perdetevelo. Astenersi cultori del cinema bon ton. P.S.: Aronofosky presiederà la giuria alla prossima Mostra di Venezia.
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2. Exodus, MGM Channel, h. 0,30.
Quando ancora Hollywood poteva produrre un kolossal sullo stato di Israele nascente e riempire i cinema di tutto il mondo: oggi con la paranoia anti-israeliana imperante non sarebbe più possibile. Nel 1960 Otto Preminger ricostruisce la vicenda della nave Exodus che trasporta il suo carico di ebrei scampati ai lager verso la Palestina e che gli inglesi, allora potenza mandataria dell’area, non vogliono far sbarcare. Puro cinema di una volta. Grandiosa epopea. Score indimenticabile, tra i più ruffiani che si siano mai sentiti al cinema. Paul Newman e Eva Marie Saint ai loro massimi. Occhio al cult-actor Sal Mineo. Un film che mi folgorò quando lo vidi da piccolo, e che continuo ad adorare.
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3. Scarface, Studio Universal, h. 23,30.
Script di Oliver Stone, regia di un Brian De Palma in stato di grazia, protagonista un Al Pacino immenso. Quando nel 1983 esce questo Scarface (che non è il remake del noir anni Trenta di Howard Hawks, di cui riprende solo il titolo) pochi si rendono conto del suo impatto. Il film cresce man mano e diventa un classico assoluto, uno dei pochi gangster movie che non solo hanno ritratto il mondo criminale ma sono diventati così mitici da influire poi, in uno strano feedback, sulla stessa realtà criminale forgiandola a propria immagine. Sono dell’idea, che forse scandalizzerà qualcuno, che il cinema quando è potente è in grado di condizionare e ridisegnare il reale. Milioni di piccoli e anche grandi uomini del crimine in giro per il mondo a mio parere hanno copiato Vito Corleone e i suoi figli, si sono atteggiati e agghindati come loro, ne hanno adottato parole e gestualità. Per il Tony Montana di Scarface è accaduto lo stesso, forse perfino di più: è lui il modello di riferimento di ogni ragazzo che voglia fare rapidamente fortuna con mezzi illeciti, la droga in primis. Credo che il dvd del film di De Palma sia tra i più presenti nelle case di bulli e piccoli gangster di mezzo mondo. L’attuale tipo sociologico dominante nell’universo criminale globale (dalla Colombia al Casertano, da Mosca agli slums Usa) sembra modellato/ricalcato su Pacino/Montana, gli stessi tic, gli stessi completi bianchi su camicia nera, la stessa furia cieca, la stessa hybris di chi si crede onnipotente peché può brandire una pistola e un sacchetto di polvere. Nessun video di nessun gangsta-rapper esisterebbe senza questo film. Ma torniamo a Scarface: Cuba nel 1980 manda via un po’ di gente su barconi in direzione Miami che portano dissidenti e varia gente di cui il regime castrista si vuole liberare, delinquenti e altri pronti a diventarlo. Tony è tra questi. Arriva a Miami stracciato e esiliato, diventerà in breve tempo un picciotto brutale e deciso a tutto della mafia della coca, salirà i gradini fino ad arrivare in cima, in una scalata che non risparmia nessuna crudeltà, nessuna infamia. Finirà nel delirio. Shakespeariano. Elisabettiano. Michelle Pfeiffer, dalla bellezza perfetta, è la pupa di Montana, anche lei intossicata e prigioniera nel cerchio infernale. Che altro dire? Film indispensabile.
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4. Il delitto di Giovanni Episcopo, Sky Cinema Classics, h. 1,00.
Alberto Lattuada gira nel 1947, in pieno neorealismo dunque in controtendenza, questo film da un D’Annunzio naturalista che racconta di un uomo qualunque della Roma tardoOttocento con una moglie troppo bella, e destinato a perdersi e a distruggere la propria piccola felicità. Lui è Aldo Fabrizi, immenso, lei ha la carnalità popolare di Yvonne Sanson. Film che a quei tempi fu liquidato come calligrafico (la Roma umbertina è meravigliosamente e filologicamente riproposta), ma che oggi si rivela semplicemente per quello che è: un classico. Imperdibile.
5. Green Zone, Joi, h. 23,00.
Un altro Iraq-movie (questo è dell’anno scorso) e un altro insuccesso di pubblico. L’unico film sulla guerra di Baghdad e din, oggi spositorni che finora sia andato abbastanza bene è The Hurt Locker di Kathryn Bigelow, e anche quello, nonostante gli Oscar guadagnati, non ha certo fatto esplodere il box office. Il pubblico non ne vuole sapere, forse quella guerra remota, in un paese estraneo, è troppo impopolare o forse, al contrario, l’anti-interventismo e perfino l’autodenigrazione di gran parte dei film americani sull’Iraq hanno alla fine irritato e stancato. Fatto sta che non hanno sfondato con questo Green Zone (il riferimento è alla zona protetta di Baghdad dove ci sono le istituzioni e i vari headquarters) nemmeno il regista Paul Greengrass e un divo come Matt Damon. Eppure dal loro collaudato sodalizio erano già nati grandi successi come il secondo e il terzo Bourne. Damon è un ufficiale che nella Baghdad del 2003 è incaricato di indagare sulle più che mai misteriose armi di distruzione di massa di Saddam Hussein. Si renderà conto però strada facendo che c’è dell’altro in ballo, che varie forze stanno giocando sulla sua testa e sulla sua pelle una sporca partita. Benissimo girato, avvincente (Greengrass è regista che sa il fatto suo, specie nelle scene d’azione), ma ambiguo e confuso. Come in tutti i recenti film bellici americani, c’è un eccesso di autocritica e di revisionismo, non si capisce più chi siano i buoni e i cattivi, con la conseguenza che lo spettatore non sa per chi tifare e dice no grazie.
6. Sydney, Sky Cinema Passion, h. 22,50.
Film pochissimo conosciuto, è però l’esordio di Paul Thomas Anderson, uno dei migliori registi della generazione dei trenta-quarantenni, l’autore per capirci di Magnolia e Il petroliere. In questa storia di una ragazzo qualsiasi che diventa giocatore d’azzardo a Las Vegas, dell’uomo che gli fa da mentore e della ragazza che porterà a tutti e due parecchi guai, c’è già molto del futuro Anderson. Con un piano sequenza iniziale di tre minuti che lasciò senza fiato i critici. Imperdibile (c’è anche una Gwyneth Paltrow poco più che esordiente). Da cinefili veri.
7. Oggi sposi, Sky Cinema Hits, h. 21,10.
Uno dei titoli fondativi dela nuova commedia all’italiana, quella che ormai domina il box office e si porta a casa qualcosa come il 50% degli incassi complessivi. Del 2009, Oggi sposi è firmato da uno dei registi più rappresentativi del nuovo corso, Luca Lucini e mette in scena il matrimonio nell’Italia contemporanea in una serie di episodi tra il più e il meno divertente. Il più è quello di Luca Argentero figlio di un burino (Michele Placido) che va a sposare con rito indù la figlia di un indiano upper-classo. Scontro di civiltà tutto da ridere.
8. Il muro di gomma, Retequattro, h. 23,50. FREE
Marco Risi nel 1991 ricostruisce su script di Andrea Purgatori la fosca vicenda del disastro di Ustica. Un giornalista (Corso Salani, il regista-attore scomparso l’anno scorso) indaga e cerca di far luce sui troppi misteri dell’aereo inabissato. Buon cinema civile di una volta, anche un po’ di paranoia da conspiracy-theories per un film che si segue come un thriller. Ma purtroppo è tutto, o gran parte, vero.
9. Stati di allucinazione, Premium Energy, h. 22,55.
William Hurt al suo esordio, diretto da quel visionario incontinente che è Ken Russell. Uno scienziato per studiare i più profondi abissi di sè e regredire a uno stato di coscienza primitivo ricorre a un allucinogeno usato da certi sciamani del Centroamerica. Si può immaginare cosa diventa un simile materiale nelle mani di Ken Russell, che ha modo di sfrenarsi in tutto il suo esplosivo barocchismo. Un delirio, letteralmente. Del 1980, già parecchio oltre la stagione lisergica della controcultura. Eppure Stati di allucinazione piacque moltissimo nel mondo anglofono e lanciò alla grande William Hurt.
10. In America, Sky Cinema Passion, h. 0,40.
Anni Ottanta. Una coppia irlandese con bambini emigra a New York e si ritrova a vivere in un building degradato tra tossici, drag queen e quant’altro. Neo-neorealismo alla Jim Sheridan, cioè il regista di Il mio piede sinistro e Nel nome del padre. Da noi quando uscì, 2003, non se lo filò nessuno, ma negli Usa andò benissimo e Samantha Morton, la protagonsuta nella parte che molto le si addice di una mater dolorosa, fu nominata all’Oscar, come il non-protagonista Djimon Hounsou. Da recuperare.
E ancora
11. In amore niente regole, Premium Emotion, h. 0,10.
Per fan di George Clooney.
12. The Constant Gardener, Cult, h. 22,45.
Misfatti di Big Pharma in Africa.
13. Annapolis, Retequattro, h. 21,30. FREE
James Franco cadetto ne deve subire di ogni.
14. Due sporche carogne, Sky Cinema Classics, h. 21,00.
Noir francese del 1968 con la gran coppia di duri Charles Bronson-Alain Delon.
15. Alpha Dog, Sky Cinema Max, h. 21,00.
Spacciatori e gang in un film di Nick Cassavetes. Buona prestazione di Justin Timberlake.