Recensione: ‘Super 8’ di J.J. Abrams (prodotto da Spielberg)

Locarno, 3 agosto
Super 8, di J.J. Abrams. Producer: Steven Spielberg. Con Elle Fanning, Kyle Chandler, Joel Courtney. Usa 2011.
Visto in anteprima europea al Locarno Film Festival.
Ma no, non è la celebrazione nostalgica dei ragazzini che facevano cinema in cantina in super 8 (e che poi avrebbero da grandi espugnato Hollywood). È invece un film di mostri, incubi e paurose fantasie che il talento di J.J. “Lost” Abrams trasforma in puro spettacolo della minaccia.
Insomma, mica ce l’avevano contata giusta. Ci avevano detto nei mesi scorsi, dopo che il film era uscito con buonissimo (ma non strabordante) successo in America, che Super 8 era un omaggio da parte del produttore Spielberg e del regista J.J. Abrams a quegli autori cresciuti negli anni Cinquanta-Sessanta che già da ragazzini provavano in cantina e garage a fare cinema – preferibilmente di mostri – con pochi mezzi (il mitologico super 8 del titolo), trucchi fai da te quindi fatti di niente, qualche idea e molta inventiva. Sarebbero nati in quel modo i Lucas, i Carpenter, lo stesso Spielberg ecc. e Super 8 sarebbe l’affettuosa rievocazione di quella stagione, una sua mitologizzazione ex post.
Invece no. Super 8 è un’altra cosa. Proprio vero che i film bisogna vederli senza fidarsi troppo del sentito dire. Sì, certo, parte con un pugno di ragazzini (un regista sì e no tredicenne dalle idee molto chiare e dispotico, un addetto a trucchi e makeup, un paio di attori e una primattrice) che si sbattono e si dannano per girare un filmetto di poveri zombi resi tali da un esperimento chimico. Ma poi Super 8 prende un’altra strada, che è quella del cinema fantastico puro con qualche effetto speciale e molto senso del mistero. La troupe dei cineasti precoci è solo un pretesto narrativo, il detonatore di una vicenda che è la molte volte già vista vicenda di una città dell’America profonda in preda a una minaccia invisibile, e sempre più incombente, sempre più devastante. I nostri ragazzini saranno gli eroi che riusciranno a risolvere la faccenda laddove non erano riusciti l’esercito, sceriffi, vicescerifi e altre autorità e istituzioni.
Spielberg e J.J. Abrams non realizzano qui l’American Graffiti del piccolo cinema fatto in cantina, non celebrano il sogno tutto americano di una generazione di ragazzi di celluloide (e predigitali) che avrebbe rivoluzionato Hollywood, no, realizzano da grandi e con un budget plurimilionario il film che da bambini avrebbero voluto realizzare, un film di mostri e di paura debitore alla serie tv che più li ha influenzati e più ha colonizzato le loro menti e dunque il loro cinema adulto, Ai confini della realtà.
Insomma, Super8 è una normale escursione nel fantastico, con pochi elementi di vera novità. A distinguerlo da tanti prodotti già visti è il talento speciale, molto personale, molto autoriale, di Abrams, la sua capacità, oggi unica nel cinema e in televisione, di costruire paesaggi umani e mentali sospesi tra realtà e incubo, di raccontare la minaccia e il senso di precarietà che avvolgono cose e persone. Come il suo Lost, anche questo Super 8 scivola tra mondi plurimi e paralleli, comunicando allo spettatore un cupo senso di claustrofobia, di impossibilità di uscire dal labirinto, di intrappolamento. È cinema, ottimo cinema (per tutte le età e tutte le famiglie), e la sequenza del disastro ferroviario è magnifica per orchestrazione e ritmo e progressione. Ma il film non c’entra niente con la nostalgia delle pellicole fatte in casa con la vecchia celluloide, e Super 8 è un titolo accattivante, ma fuorviante. Tra i molti segni più dell’operazione c’è anche il lancio definitivo di Elle Fanning, già meravigliosa come figlia saggia in Somewhere di Sofia Coppola e che qui si impossessa della scena con un’autorità e una forza da attrice grande. Sentiremo parlare ancora molto di lei.
TRAILER ITALIANO
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=HghvnvfC7_g&w=425&h=349]

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