Festival di Locarno 2011: tutti i vincitori (foto e commento)

Al link Festival di Locarno: la mia classifica personale trovate le recensioni di tutti i film proiettati nel C0ncorso internazionale. Ed ecco il Palmarès della 64esima edizione del Festival del cinema di Locarno.

CONCORSO INTERNAZIONALE

Pardo d’oro

ABRIR PUERTAS Y VENTANAS di Milagros Mumenthaler (Argentina/Svizzera)

Milagros Mumenthaler con il Pardo

Pardo d’oro speciale della giuria
Shinji Aoyama
per il film TOKYO KOEN e la splendida carriera

Premio speciale della giuria
HASHOTER (Policeman) di Nadav Lapid, Israele

Nadav Lapid con il premio speciale della giuria

Premio per la miglior regia
Adrian Sitaru per DIN DRAGOSTE CU CELE MAI BUNE INTENTII (Best Intentions), Romania/Ungheria

Adrian Sitaru

Pardo per la migliore interpretazione femminile
María Canale
per il film ABRIR PUERTAS Y VENTANAS

Maria Canale

Pardo per la migliore interpretazione maschile
Bogdan Dumitrache
per il film DIN DRAGOSTE CU CELE MAI BUNE INTENTII (Best Intentions)

Bogdan Dumitrache

Menzione speciale della giuria
UN AMOUR DE JEUNESSE (Goodbye first love) di Mia Hansen-Løve, Francia/Germania

CONCORSO CINEASTI DEL PRESENTE

Pardo d’oro Cineasti del Presente – Premio George Foundation
L’ESTATE DI GIACOMO di Alessandro Comodin, Italia/Francia/Belgio

Alessandro Comodin

Premio speciale della giuria Cineasti del Presente
EL ESTUDIANTE di Santiago Mitre, Argentina

Santiago Mitre, regista di 'El Estudiante'

Menzione speciale della giuria:
É NA TERRA NÃO É NA LUA (It’s the Earth Not the Moon) di Gonçalo Tocha, Portogallo


OPERA PRIMA

NANA di Valérie Massadian, Francia

Valérie Massadian

PRIX DU PUBLIC UBS
(quello che viene assegnato ai film proiettati in Piazza Grande dal pubblico, che può votare attraverso le schede consegnate all’ingresso, ndr)
BACHIR LAZHAR di Philippe Falardeau, Canada

VARIETY PIAZZA GRANDE AWARD
BACHIR LAZHAR di Philippe Falardeau, Canada

Nota: per la lista dei premi assegnati ai corti della sezione Pardi di domani rimando al sito del Festival. Altri premi assegnati da giurie indipendenti verranno eventualmente segnalati in seguito.
(al link Festival di Locarno: la mia classifica tutte le recensioni di questo blog dei film del Concorso internazionale)

COMMENTO AI PREMI MAGGIORI (CONCORSO INTERNAZIONALE). Palmarès che ha fatto discutere (come da tradizione in ogni festival), ma tutto sommato equilibrato e condivisibile. Abrir puertas y ventanas è una delle cose migliori che si siano viste qui, un film di silenzi, assenze e minacce e sottili crudeltà, che rivela il talento notevole della sua regista Milagros Mumenthaler: peccato che dopo un’ora il film si perda, non trovi un finale, e però resta un’opera di rispetto e molto promettente. Pardo d’oro azzeccato. Bene anche il premio a Maria Canale, una delle tre sorelle di Abrir puertas y ventanas, come migliore attrice, anche se forse si poteva tenere la casella libera per premiare l’interprete di qualche altro film escluso dal Palmarès.
Due premi anche al rumeno Din dragoste cu cele mai bune intentii, mentre tutti davano più chance all’altro rumeno in concorso, Crulic.
Din dragoste
ha il limite di una storia esile e quasi inesistente (un figlio trentenne preoccupato paranoicamente per la mamma in ospedale), però il suo regista gli ha impresso un segno stilistico forte con l’uso massiccio di inquadrature frontali intensificando così il senso di verità e di realismo (hai l’impressione che i personaggi ti parlino), e ha saputo orchestrare molto bene il coro dei suoi interpreti. Dunque, premio alla regia non immeritato, anzi. Lo stesso vale per l’attore protagonista, gratificato del Pardo per la migliore interpretazione maschile, Bogdan Dumitrache, una specie di Valerio Mastandrea rumeno, un po’ torpido e vagamente stralunato, che sa dare i giusti toni e anche la simpatia al suo ragazzone eternamente edipico.
Per premiare il giapponese Shinji Aoyama – il cui Tokyo Koen non ha deluso ma non è parso nemmeno un’opera forte (un film non così necessario, come ha scritto un critico francese) – ci si è inventati ad hoc un Pardo speciale della giuria. E la motivazione lascia intendere che il premio vada al cineasta giapponese più per quello che ha fatto in passato che per quanto ha mostrato in questo festival. Il che è indubitabilmente vero. In effetti, si poteva anche farne a meno, e se proprio era il caso di dare un riconoscimento al Giappone (che qui a Locarno è stato presente in forze con giornalisti, televisioni, produttori e quant’altro, dando prova di credere molto al festival), meglio sarebbe stato assegnarlo a Saudade, film dai mille difetti (a partire dall’eccessiva lunghezza), ma anche vitale, innovativo, pulsante, una delle belle sorprese di questo Locarno, e uno dei grandi sconfitti.
Quanto alla Menzione della giuria a Un amour de jeunesse, suona come il classico premio consolatorio. Il film della regista parigina molto cool e molto chic Mia Hansen-Løve, e molto sorretta dalla critica francese più branchée, era dato come favorito già prima che incominciasse il festival. Un amour de jeunesse si è rivelato al di sotto delle aspettative, non male, ma flebile: impensabile dargli un premio maggiore, ed è arrivata questa menzione. Il fatto che la signora Hansen-Løve non si sia presentata in Piazza Grande a ritirare il suo mezzo-premio lascia pensare che non ne sia rimasta molto soddisfatta.
Resta l’israeliano Hashoter (Poliziotto), uno di quei film in concorso assai degni che avrebbero potuto vincere qualcosa o niente. Ha vinto qualcosa. L’unico film politicamente impegnato entrato nel Palmarès, con il suo scontro tra un gruppo di poliziotti antiterrorismo duri e tostissimi e una cellula anarco-rivoluzionaria che tiene in ostaggio un nouveau riche israeliano. Anche ritirando il premio in Piazza, il regista Nadav Lapid ha ribadito il suo j’accuse contro gli eccessi della polizia del suo paese (l’aveva già fatto in conferenza stampa). Ma Hashoter non è interessante per il suo impegno, per l’engagement, piuttosto per il quadro complesso e stratificato che dà dell’Israele di oggi, per come dipinge i suoi personaggi, poliziotti o ribelli  che siano, tutti accomunati da oscure pulsioni, da demoni incontrollabili. Premio centrato, che conferma la vitalità e la forza del cinema israeliano, una realtà ormai più che emergente nel panorama internazionale.
E l’Italia? Zeru tituli per l’insostenibile Sette opere di misericordia dei gemelli De Serio, che qui non è piaciuto quasi a nessuno. Eppure a leggere molta stampa di casa nostra era tra i favoriti al Pardo. Ma quando mai? Non poteva vincere, non ha vinto. Semplicemente, non era il caso che fosse premiato, non era da Pardo, non se lo meritava. Punto. (Si dirà: ma Sette opere di misericordia ha avuto due premi. Sì, di giurie parallele o indipendenti, che nulla c’entrano con il Palmarès ufficiale di Locarno: per l’esattezza il secondo premio Giuria dei giovani e il Premio FICC/IFFS – Federazione Internazionale dei Cineclub. Sono riconoscimenti minori, e per carità nessuno si offenda).

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