Shame, il film di Steve McQueen che meritava di vincere il Leone d’oro andato invece al Faust di Sokurov, è appena stato presentato al festival di Toronto. Ed è già un caso: la Fox Searchlight (artefice del successo di Black Swan) lo distribuirà a breve sul mercato americano, i critici l’hanno votato come il migliore del festival. E il suo protagonista Michael Fassbender diventa una star.
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È il film che a Venezia in my humble opinion (ma anche secondo qualcun altro) si sarebbe meritato il Leone d’oro, andato invece come si sa al monumentale, anche nel senso di pesantezza marmorea, e un po’ trombone Faust di Sokurov. Shame è comunque uscito dal Lido più che bene, è stato il titolo più recensito e commentato dalla stampa internazionale e il suo protagonista Michael Fassbender non solo si è portato a casa il premio come miglior attore, ma è passato definitivamente con la sua interpretazione del sex addicted Brandon allo status di star. Questa molto contemporanea storia di compulsione e autoannichilimento, con tanto di discesa agli inferi metropolitani, ha colpito viscere e cuore degli spettatori e di molti critici (non gli italiani però, sempre restii a uscire dai recinti del cinema autoriale più consacrato e più attratti dal vecchio e pigro Polanski di Carnage) e si annuncia già ora come il vero, possibile, anzi probabile successo internazionale partorito da Venezia 2011. Pronto a ripetere, Shame, quello che è stato il caso veneziano dell’anno scorso, Black Swan (Il cigno nero) di Darren Aronofsky, liquidato in poche righe dai nostri recensori alla sua proiezione in laguna quale indigesto polpettone, uscito dal Lido con un premio minore (a Mila Kunis come miglior attrice giovane) e poi diventato un successo a sorpresa negli Stati Uniti e in tutto il mondo con uno stellare, per un film indipendente, incasso globale di 350 milioni di dollari e un Oscar alla sua protagonista Natalie Portman.
Difatti ecco arrivare qualche giorno dopo Venezia la notizia che la Fox Searchlight, la casa di distribuzione di film arthouse più potente d’America e quella che ha lanciato proprio Black Swan facendone il successo che s’è visto (e che ha nel suo listino anche The Tree of Life di Terrence Malick), ha acquistato i diritti per il mercato americano di Shame, segno che hanno fiutato nel film di Steve McQueen il possibile affare. Non solo, lo distribuirà entro la fine del 2011, in modo che possa fare la corsa all’Oscar e agli altri premi come i Golden Globes (regola vuole che possano partecipare agli Academy Awards, assegnati in marzo, solo i film presentati in sala entro la fine dell’anno precedente). Già i siti specializzati in Oscar Predictions ipotizzano una nomination per Michael Fassbender e per il film, anche se, avverte Peter Knegt su IndieWire, “perhaps too dark for Oscar (but having Fox Searchlight behind it will certainly help)”, troppo dark forse per l’Oscar, ma l’avere alle spalle Fox Searchlight certamente aiuterà.
Intanto Shame è stato presentato in quella enorme vetrina che è il Festival di Toronto che, anche se da noi non se lo fila nessuno, è considerato negli Stati Uniti uno dei quattro festival top del mondo insieme a Cannes, Venezia e Sundance. Toronto è l’occasione per giornalisti e soprattutto l’industry di vedere la produzione arthouse e non solo di tutto il mondo e di valutarne le chance di mercato e per la stagione dei premi. Quest’anno (il festival si è concluso qualche giorno fa) sono stati presentati più di duecento titoli, e Shame è stato tra quelli che hanno calamitato l’attenzione. Anche se il premio del pubblico – non ci sono giurie a Toronto, il premio più importante viene assegnato attraverso il voto degli spettatori – è andato a sorpresa a E adesso dove andiamo? della libanese Nadine Labaki (film che ho visto qualche mese fa e di cui cercherò di riferire al più presto), Shame è stato di sicuro uno dei film-evento. Colpisce soprattutto l’accoglienza compatta dei critici.
Nel sondaggio che il sito IndieWire ha fatto tra i giornalisti e i blogger presenti al Toronto Festival (ci sono le testate più importanti, da Variety all’Huffington Post), Shame si è preso il punteggio più alto e si classifica al primo posto, seguito da due film iraniani, This is Not a Film, diretto da Jafar Panahi e Mojtaba Mirtahmas, e Una separazione (che, occhio, sta per uscire in Italia). Cliccate qui per la classifica completa*, basti dire intanto che il film di Steve McQueen – ripeto, non granchè amato dai critici di casa nostra – batte titoli come Le Havre di Kaurismaki, Il ragazzo con la bicicletta dei Dardenne, Melancholia di Lars Von Trier e Drive di Refn. Se vi sembra poco.
Riferisco velocemente solo un paio di giudizi tra i tanti: Peter Knegt nel suo blog The Lost Boy. definisce Shame “molto vicino al capolavoro, il miglior film che io abbia visto al Toronto International Film Festival”. E la temuta e molto rispettata Stephanie Zacharek, già a Salon e ora critico di Movieline, subito dopo averlo visto a Venezia ha scritto che è probabilmente il suo film favorito del festival, benchè sia rimasta impressionata anche da Tinker, Tailor, Soldier, Spy (“… Steve McQueen’s Shame, which may be my personal favorite of this festival, although I was also impressed by the craftsmanship and emotional resonance of Tomas Alfredson’s Tinker, Tailor, Soldier Spy”).
* la classifica è in continuo aggiornamento, il primo posto di Shame si riferisce alle ore 20.30 del 20 settembre 2011.