INDIGNADOS: non è la solita protesta, questa è roba seria

NCL Extra (tutto quello che non è cinema in questo blog di cinema)

Gli scontri ieri a Roma

Negli ultimi 30 anni non si contano le manifestazione giovanili anche molto arrabbiate, le occupazioni di aule, i movimenti e i movimentismi sparsi qua e là per le piazze d’Italia (e non solo). Ogni volta i reduci dei favolosi Sixties lì pronti ad esclamare nostalgici: il ’68 è tornato. Ma quando mai? Non ci sono state proteste davvero incisive in Occidente negli ultimi decenni, le piazze che hanno cambiato qualcosa o molto, moltissimo, sono state altre, quelle dell’Europa dell’Est e, più recentemente, del Nord Africa arabo. Invece dalle nostre parti anche grandi incazzature, ma sommovimenti sociali zero. La Pantera ad esempio: chi se la ricorda più? Eppure fu salutata a suo tempo come un rivolgimento epocale, e adesso ci siamo dimenticati perfino in che decade fu. Cancellata. Sepolta dalla polvere del tempo.
Stavolta però è diverso. Stavolta gli Indignados sono una cosa seria. Non mi riferisco ai Black Bloc, infiltrati o meno, protetti o meno (il dibattito imperversa), che ieri hanno messo sottosopra Roma. Le domande cavillose se siano interni o esterni al movimento, organici o no, non mi interessano granchè. Mi interessa invece constatare la forza vera di questa incazzatura che attraversa l’Italia, l’Europa, anche la New York di Wall Street sotto assedio. Ma soprattutto l’Italia, che è casa nostra e roba nostra. Questa volta la protesta, fatta o no con i giusti mezzi e i giusti modi (anche questo aspetto è secondario), rischia di essere davvero esplosiva, di produrre fratture sociali e innescare processi di cambiamento, anche possibili disgregazioni. La situazione della generazione giovane è chiara e sotto gli occhi di tutti. Si sa dell’esclusione dal mondo del lavoro dei ventenni, della precarizzazione di quel poco lavoro che trovano, dell’impossibilità per loro di avere un reddito minimo che garantisca la fuoruscita dalla famiglia e la messa in proprio di se stessi con una casa, un matrimonio, dei figli. Si sa che per porre fine a questa esclusione ci vuole il coraggio di tutti, non solo dell’imbelle classe politica che ci ritroviamo, ma anche delle forze sociali e dei singoli, ci vuole il coraggio di riformare radicalmente le regole che reggono l’economia, la produzione e gli stessi equilibri sociali. Deregolamentare, rendere flessibile il mercato del lavoro (non nel senso della precarizzazione attuale) in modo che le aziende siano incentivate ad assumere i giovani, togliere privilegi non solo alla casta, ma anche ai molti, moltissimi garantiti che si annidano in ogni anfratto sociale, che non li smuove più nessuno qualunque nefandezza combinino. Che si spostino risorse da chi più ha e meno merita a quelli che meno hanno, che sono oggi quelli al di sotto dei trent’anni. Vi pare che qualcosa si stia facendo in questo senso? A me pare di no, non so voi. In una situazione di simile immobilismo, cui si aggiunge lo sfascio definitivo e ammorbante del berlusconismo alla deriva, chiaro che la protesta anche molto, molto dura trova il suo spazio, anzi un’immensità di spazi. Stavolta gli Indignados di casa nostra suonano l’allarme per tutti. Non credo che possano costruire un progetto politico, che siano l’avanguardia di un cambiamento razionale. Esprimono lo star male che c’è, questo solo. Ma è moltissimo. Si sta frantumando il segreto e tacito patto che ha tenuto insieme il Paese anche negli ultimi anni disastrosi, e che ha inibito finora l’eplosione giovanile. Il patto del consumo garantito a tutti: voi ragazzi non avete lavoro, non avete soldi, non avete un vostro reddito, ma statevene quieti a casa che intanto ci pensano le famiglie a garantirvi con l’argent de poche e  anche qualcosa di più tutti i sogni consumistici che volete, dalla tecnologia alla macchina alle vacanze fighe con la morosa (o il moroso). Adesso no, questo equilibrio non tiene più. La crisi morde forte, i redditi delle famiglie si assottigliano, e non ce la si fa più a mantenere i ragazzi in casa come prima. L’illusione è finita, lo sanno tutti, lo sappiamo tutti. Non resta che scendere in piazza, e stavolta c’è da aver paura davvero, e non solo per le vetrine infrante e i feriti di ieri a Roma.

Questa voce è stata pubblicata in Container e contrassegnata con , , , , , . Contrassegna il permalink.

Una risposta a INDIGNADOS: non è la solita protesta, questa è roba seria

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.