Vai e vivrai, Iris, h. 23,00.
Un film del 2005 passato sotto silenzio. Eppure il regista non è uno qualsiasi, ma quel Radu Mihaileanu che già aveva colto un grande successo con Train de vie, film beffardo e molto balcanico su un villaggio ebraico che riesce con l’astuzia a sfuggire ai nazisti. Mihaileanu, ebreo rumeno che ormai lavora perlopiù in Europa occidentale, ha poi realizzato Il concerto, altro ottimo successo nel circuito art house di mezzo mondo. L’ultimo suo lavoro, La source des femmes (presentato a Cannes 2011 e non ancora uscito in Italia), racconto alla Lisitrata di una rivolta delle donne in un villaggio arabo contemporaneo, è invece una gran delusione, zeppo com’è di stereotipi e buonismi politically correct.
Vale la pena comunque prestare un po’ di attenzione a questo suo Vai e vivrai, che Mihaileanu ha realizzato in Israele e che proprio una storia israeliana racconta. Si parte dall’Operazione Salomone, organizzata nel 1984 per salvare i Falasha, l’antichissima comunità ebraica etiopica che, minacciata dalla carestia e dalla guerra in atto nel paese, si era rifugiata nel vicino Sudan scontrandosi però con l’ostilità dei musulmani locali. In Israele si decise allora un’azione spettacolare: con un ponte aereo i falasha furono prelevati e portati in una realtà completamente diversa come quella israeliana. Un trapianto che non fu indolore, perché l’ebraismo ossificato e rimasto separato per secoli della comunità etiope non coincideva del tutto con quello dell’ortodossia rabbinica.
Il film parla di un bambino, Shlomo, che non è ebreo ma che i genitori etiopi fanno passare per tale perché possa essere soccorso nell’Operazione Salomone e salvato dalla fame. Adottato in Israele da una famiglia di ebrei sefarditi, incomincia la sua nuova vita. Che, per lui non ebreo tra gli ebrei, sarà sotto il segno della differenza. Chiaro che attraverso la storia del piccolo Shlomo Mihaileanu allude a quella più vasta del popolo falasha e della sua difficile integrazione in una realtà per molti versi estranea. Film parecchio interessante, non tanto per stile o linguaggio (sono qualità per cui Radu Mihaileanu non ha mai brillato), ma per la realtà pochissimo conosciuta che ci mostra. Uno sguardo partecipe ma non convenzionale su Israele.
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