Scheda: L’UCCELLO DALLE PIUME DI CRISTALLO

L’uccello dalle piume di cristallo

Enrico Maria Salerno e Tony Musante in una scena

Così Dario Argento inventò Dario Argento e il nuovo thriller-horror. Quando uscì questo suo primo film (1970) non furono in molti a capire che avrebbe rivoluzionato non solo il nostro cinema di genere e aperto un filone con centinaia di imitazioni, ma che avrebbe ridisegnato anche l’horror tout-court. Argento veniva dalla critica cinematografica e dalla sceneggiatura – aveva collaborato con Bertolucci allo script di C’era una volta il West di Leone – e fu proprio Bertolucci a proporlo alla produzione per la regia di L’uccello dalle piume di cristallo. Uno scrittore americano a Roma – è Tony Musante – indaga su alcuni omicidi seriali. Il pazzo omicida sceglie preferibilmente donne giovani e sole, e le sequenze delle loro morti hanno già il sigillo argentiano, quel suo inconfondibile tocco voyeuristico-sadico, ma come mediato e anestetizzato dall’alto livello di stilizzazione. Così come già si precisa la capacità del regista romano di inventare universi da incubo autorerenziali e chiusi in se stessi, spazi metafisici e come sospesi, che Argento ricrea assemblando e accostando attraverso il montaggio ambienti incongrui, presi da luoghi e perfino città diverse. Il plot conta pochissimo, l’indagine pure. Importano solo le efferatezze. A tutt’oggi L’uccello dalle piume di cristallo resta uno dei vertici di Argento. Imperdibile, per chi non l’avesse mai visto.

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