Il caso Mattei, Rai Storia, ore 21,10.Un film esemplare del cinema di impegno civile (come si diceva allora, tra anni Sessanta e Settanta) firmato da Francesco Rosi. Il caso Mattei, che si prese la Palma d’Oro a Cannes 1972 ex aequo con La classe operaia va in paradiso di Elio Petri (che tempi per il cinema italiano: oltretutto entrambi erano interpretati da Gian Maria Volontè), ricostruisce l’irresistibile ascesa di un uomo della provincia italiana quale Enrico Mattei al rango di signore mondiale del petrolio con il suo Eni, di cui fu fondatore e padre-padrone. Un personaggio bigger than life, scomparso poi vicino a Pavia, a Bescapè, in un incidente occorso all’aereo privato su cui viaggiava. Incidente che ha sollevato inumerevoli ipotesi e scatenato dietrologie e vari complottismi. La vulgata vuole che fosse una congiura di quei potentati del petrolio cui Mattei, con la sua strategia di apertura verso i paesi produttori, aveva dato parecchio fastidio. Il film sposa questa conspiracy theory, come peraltro andava di moda in quei primi anni Settanta (che, sarà bene ricordarlo, vide il successo galattico, misurato in milioni di copie, di un libro come La strage di stato su Piazza Fontana e dintorni). Vista oggi, è la parte più ideologica, datata e caduca di un film che invece nei suoi momenti migliori resta un vigoroso esempio di biopic girato secondo le regole del cinema impegnato all’italiana. Quel cinema di cui Rosi è stato maestro indiscusso.
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