Costretto non perché gli abbiano puntato una pistola alla tempia, ma perché la pressione dei media e la curiosità collettiva oggi non permettono più a un gay famoso di farsi gli affari propri.
(NCL Extra: tutto quello che non è cinema in questo blog di cinema)
Sì, vero, nessuno lo ha costretto. Ha scelto lui, liberissimamente e nel pieno delle sue facoltà mentali e intellettive, di rivelare l’anno scorso al mondo intero – ho controllato le fonti, era l’ottobre 2010 – di essere omosessuale. Se ricordo bene Tiziano Ferro l’outing (oddio, si dovrebbe dire coming out, ma è così lungo e complicato) lo fece attraverso un’intervista a Vanity Fair, e però se mi sbaglio correggetemi. Adesso, sempre attraverso Vanity Fair – e in coincidenza con l’uscita del nuovo disco, che è un bel disco perché lui è bravo ed è un piccolo genio del nostro pop – Tiziano Ferro ci svela la seconda puntata dell’appassionante novela. Ovvero che ha un compagno da qualche mese, che per lui è una persona importante e che però non ne svela ancora l’identità ecc. ecc. Ma Tiziano, perché lo fai? chi te lo fa fare? perché te ne vai in giro a raccontare i fatti tuoi e li dai in pasto al voyeurismo di massa? Domande superflue e pure stupide, perché le risposte le conosciamo già, stanno lì sotto gli occhi di tutti. È che ormai a un personaggio famoso o mediamente famoso (e sempre di più anche anche a chi famoso non è), è quasi impossibile tenere per sè il fatto di essere gay. I media, non solo quelli specializzati in gossip e sputtanamenti vari, sono sempre più invasivi, ogni angolo del privato di un personaggio pubblico viene rovistato e setacciato con ossessiva meticolosità. Chi arriva primo a scoprire qualche segreto, che non è detto sia necessariamente una magagna o una colpa o una faccenda torbida, viene premiato con la bandierina dello scoop. Va bene, queste sono le (sregolate) regole del gioco, inutile stracciarsi le vesti. L’omosessualità delle celebrities resta ancora una delle prede più ghiotte per il giornalismo che investiga sul lato privato, giornalismo di letti sfatti e pattumiere. Sicchè i gay della politica, dello spettacolo, dello sport hanno capito che è meglio dirlo prima anzichè aspettare che sia qualche giornale o qualche sito infame a rivelarlo. Meglio giocare d’anticipo, perché tanto prima o poi succederà, e se non sei tu a gestire la cosa l’effetto rischia di essere devastante sulla tua immagine e la carriera. In questo senso e solo in questo dico che Tiziano Ferro è stato costretto a fare outing: non per il fatto che gli abbiano puntato una pistola alla tempia, ma perché pressato da una curiosità collettiva che sarebbe sfociata prima o poi, in qualche modo, nella rivelazione della sua omosessualità. Le voci si rincorrevano da anni e chi ha lavorato in qualche redazione di giornale lo sa bene. Tutti ne parlavano, tutti dicevano di sapere della gaytudine di TF e di averne le prove e perfino i testimoni, e la probabilità che qualcuno ne scrivesse, mettesse nero su bianco o riempisse qualche sito o blog, si facevano sempre più alte. So bene che Tiziano Ferro sosterrà sempre di aver scelto in totale libertà di dichiarare di essere gay. Non metto in dubbio che questo sia vero, ci mancherebbe. Però penso che la pressione dei media e la curiosità collettiva abbiano avuto il loro peso, eccome, anche se magari solo inconsciamente. Tiziano Ferro è stato preceduto nel coming out da una lunga lista di nomi celebri, più all’estero che in Italia per la verità, e credo che altri seguiranno. Perché le cose sono cambiate, e nello stesso tempo restano quelle di sempre. Cercherò di spiegarmi. Oggi a essere disapprovato socialmente non è più (o almeno così sembra) l’essere omosessuali, ma nascondere di esserlo. L’omosessualità non scandalizza più nessuno (o almeno così sembra), mentre il fatto di non rivelarla viene considerato come un segno di ipocrisia, di arretratezza culturale, di incapacità di accettare il proprio essere gay, e avanti così nel segno del più cieco e arrogante politically correct. Un tempo l’omosessuale viveva nella doppia vita, era obbligato a nascondersi, e questo comportava un prezzo esistenziale alto. Poi arrivò il movimento gay di liberazione e si impose la visione secondo cui l’omosessualità è scelta di vita come ogni altra, legittima e non riprovevole, e che viverla è un diritto. Non sto a spendere parole su questo cambiamento culturale. Sicuramente la condizione dei gay è migliorata, ma questo processo ha prodotto anche dei pervertimenti e delle nuove illibertà. Si è affermata una nuova, occhiuta polizia morale, una nuova Securitate o Stasi composta dagli stessi gay iper-liberati che ha per bersaglio gli omosessuali che non confessano, che vivono nell’ombra, che non si dichiarano alla luce del sole. Sono loro i nuovi reietti, ritenuti colpevoli di non accettazione di sè, di collusione col nemico, e dunque vanno stanati e puniti. La lista dei politici sospetti gay recentemente messa in rete da non si sa quali militanti, è una prova di questa impalpabile ma terribilmente efficace e sinistra visione poliziesca. Quell’azione di sputtanamento è stata giustificata adducendo il fatto che i suddetti politici avevano assunto posizioni antigay, ma io ritengo che la colpa vera che non viene perdonata sia semplicemente quella di non dirlo e farsi gli affari propri. A questa distorsione illiberale e fanatica è arrivato un movimento inizialmente libertario com’era quello gay degli anni Settanta. Paradosso. Eterogenesi dei fini. Se questo è il clima, pensate che un gay famoso se ne possa stare tranquillo a farsi gli affari propri? No che non può, e lo sa bene. Allora meglio applicare la riduzione del danno, fare la bella figura di quello che coraggiosamente e orgogliosamente si dichiara al mondo e non si nasconde, senza aspettare che sia qualcun altro a sputtanarti e farti fare la figura del povero represso sfigato. Ma questa strategia comunicativa ha le sue regole ferree. Puoi essere gay e puoi – anzi hai il dovere sociale – di dirlo, ma ti devi presentare davanti alla pubblica opinione in modo acconcio. Che vuol dire avere un fidanzato perbene e ammodo e presentabile, con l’aria da bravo ragazzo con cui recitare la parte degli innamorati perfetti, della coppia pronta al matrimomio o almeno all’unione di fatto con tanto di timbro. Il gay famoso deve essere pulito, carino e monogamo, deve averci un fidanzatino comme il faut, deve sorridere molto davanti ai fotografi con lui, magari deve pure adottare un figlio o averlo attraverso l’utero in affitto come hanno fatto Elton John e il suo consorte. Insomma, deve essere un vero family man. Gradito a mamme, nonne, zie e suocere.
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