Dopo ‘Midnight in Paris’, c’è da tremare all’idea del prossimo Woody Allen girato a Roma

Se Midnight in Paris è tutto un cliché e una cartolina, che Roma e che Italia usciranno mai dal prossimo film del genio di Manhattan? Affogheremo tra fettuccine e Colosseo, dolce vita e guardie svizzere?

Finalmente Midnight in Paris, che in America ha segnato il ritorno al successo commerciale di Woody Allen (56 milioni di dollari incassati), è uscito anche da noi, peraltro già visto e recensito dal qui presente blogger. Proprio dopo averlo visto mi è venuto qualche malevolo pensiero sul prossimo Woody Allen che, come qualcuno già sa, è stato girato a Roma, con un cast che mescola attori de’ noantri (Benigni, Scamarcio, Albanese, Ornella Muti, perfino Alesssandra Mastronardi) e internazionali (Penelope Cruz, Jesse Eisenberg, Alec Baldwin, Ellen Page). Ora, è da un bel po’ che Woody Allen, anche per motivi produttivi e di costi, gira in Europa. Ha incominciato con Londra (Match Point e altri), poi si è trasferito a Barcellona (Vicky Cristina Barcelona), quindi è toccato a Parigi (Midnight in Parigi) e adesso a Roma. Viene il sospetto che questo tour attraverso le capitali (fatemi fare il precisino: Barcellona lo è della Catalogna) abbia avuto il supporto di cose tipo Film Commission locali, pronte a stendere tappeti rossi e di ogni altro colore al genio della comicità venuto da Manhattan, in cambio di una bella promozione dell’immagine della propria città. Woody non ha deluso. Di Barcellona e Parigi ha mostrato immagini da perfetta e consumata guida turistica, aggiungendovi quel tocco di alta intellettualità che i critici dabbene universalmente gli riconoscono. Certo, c’è anche l’altra faccia, il famigerato lato B. Che è quello di dare della varie città un’immagine, anzi, meglio, un’immaginetta da depliant turistico, solo luoghi consacrati e personaggi e modi di vivere insopportabilmente stereotipati. La Barcellona woodyalleniana è caliente e temperamentosa come il luogo comune esige che sia (e come il pubblico medio globale si aspetta che sia) una città iberica, Parigi è tutta un Louvre, un Versailles, una baguette, un rievocare i leggendari anni Venti degli Americans in Paris (Hemingway, i Fitzgerald, Gertrude Stein). Del film girato a Roma si sa poco, se non che si tratta di un intreccio di episodi e episodietti, e fin qui. Ma, visti i precedenti europei, c’è da scommettere che il genio di Manhattan anche stavolta andrà a rovistare tra i più frusti e sdati cliché. Il primo titolo (poi cambiato) era Bop Decameron, che è un indizio, e lascerebbe pensare che nel film si tratterà parecchio di sesso, e di romani e italiani visti come macchine dell’amore e latin lovers, roba da anni Sessanta. Quante alla cartoline, temiamo che nulla ci verà risparmiato dal signor Woody, Colosseo, Altare della Patria, Cupolone sullo sfondo in ogni salsa, Fori, Fontana de’ Trevi e quant’altro del repertorio ‘landmarks’. Temiamo pure che ci sarà abbondanza di trattorie romanesche e fettuccine e abbacchio, come nei film della Hollywood sul Tevere, attraverso i quali il nostro presumibilmente incominciò a conoscere Roma nei lontani anni Cinquanta. Ma la paura peggiore è un’altra, che Allen, da grande ammiratore di Fellini qual è (esplicitamente omaggiato in Stardust Memories), cada nel fellinismo e ci consegni una Roma ripiombata in una Dolce Vita che non esiste più da un pezzo (e forse mai esistita neanche allora se non nella geniale trasfigurazione di Fellini). Deboscia da Decameron e da Dolce Vita, un intruglio che potrebbe rivelarsi micidiale. Il titolo è stato poi cambiato in Nero Fiddled, che se ho ben capito vuol più o meno dire Nerone suonava la cetra. Ci saranno anche le debosce da antica Roma?

Woody Allen sul set del suo film romano. Oltre a lui si intravedono Antonio Albanese, Alessandra Mastronardi e Ornella Muti.

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