IL TRONO DI SPADE, finale troppo aperto. Aspettiamo la nuova serie (ecco video e foto della seconda stagione)

Dalla prossima serie

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sul set della prossima serie

Sono un distratto, occasionale spettatore di serie tv. Lo so che mi perdo dell’ottima roba, che oggi le serie son considerate la punta più avanzato del racconto visuale, e però io qualche riserva ce l’ho, continuo a considerare il vecchio cinema, certo cinema, ancora superiore, in grado di forgiare prototipi narrativi, lunguistici, stilistici che la tv, con la sua vocazione necessariamente mainstream, non ce la fa a produrre. Si parla in generale, ovvio, che poi ci sono le eccezioni da una parte e dall’altra. Quando ci si ritrova di fronte a serie come Mad Men, Desperate Housewives o In treatment non si può fare meno di vedere in questi prodotti il laboratorio avanzato della comunicazione e la messa a punto di nuovi canoni narrativi. Un’altra ragione per cui non riesco a seguire le serie è che, parlando già di cinema su questo blog, mi serve un po’ di tempo per star dietro ai film, nelle sale e in tv e in rete, e per scriverne, e non è che me ne rimanga poi molto per quelli che una volta si chiamavano telefilm. Questione di scelte, fors’anche di passioni, chissà. E però Il trono di spade l’ho seguito, non tutto ma in gran parte. Per caso, perché scrollando con il telecomando me lo sono trovato davanti e mi ha ingoiato, intrappolato. Non amo il fantasy. Quando sento dialoghi tipo “adesso i Figli della Luna si recano al Castello Nero, e dalle Terre del Grande Nord avanzano i Draghi della Terza Era” beh, mi vien voglia di passare ad altro, che la vita è bella ma mica eterna, e non vale la pena buttare via il tempo con simili quisquilie. Mai amato elfi, torri abitate da corvi, biondi principi dalla lunga chioma con spade dai poteri magici, vecchi (spesso ciechi) che oracoleggiano, regine e principesse prigioniere e/o guerriere, mostri e animali volanti, e via dilagando con il repertorio del genere. Neppure Il signore degli anelli, di cui riconosco (nella versione filmica) l’altissima spettacolarità e il fatto di aver costituito uno spartiacque nel cinema e nel gusto popolar-collettivo, mi ha convertito. Eppure Il trono di spade (vuoi mettere però la bellezza del titolo originale Game of Thrones), megaproduzione della solita, benemerita HBO dal ciclo di romanzi Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R. R. Martin (Mondadori), m’è piaciuto parecchio. Mai si era vista in tv una produzione così colossale, degna davvero del cinema più dispendioso, valorizzata al massimo dall’HD e dagli schermi casalinghi ultrapiatti e di gran formato di oggi. Un affresco strapieno di fatti e figure, nel solito tempo senza tempo del fantasy, nella solita terra di immense brughiere e plumbei e rannuvolati cieli nordici, e però visivamente molto vicino (più vicino del solito fantasy) al Medioevo più cupo e corrusco. L’aspetto magico e mostruoso esiste eccome, ma in una dose sopportabile anche per un normale adulto non in vena di regressioni infantiloidi e non fanaticamente devoto al filone. Mentre il bello di Il trono di spade è soprattutto la lotta di potere, per il trono del titolo, di famiglie e clan rivali. Una partita spietata dove ogni mezzo è lecito, con gran spargimenti di sangue, alleanze e tradimenti, guerre fratricide, figli legittimi e figli bastardi, cortigiani serpenti. C’è davvero qualcosa di shakespeariano in questa serie, dello Shakespeare narratore del Potere, cioè quasi tutto, ma in particolare di Riccardo III, Macbeth, Amleto. C’è del marcio, alla corte del Il trono di spade, e grazie a Dio la serie ce lo fa vedere in abbondanza, perché gli intrighi e le vendette fanno da sempre spettacolo. Una macchina narrativa, Game of Thrones, possente e implacabile, che quando ti cattura non ti molla più, grazie anche alla confezione impeccabile. Ieri sera mi sono visto su Sky le ultime due puntate della prima stagione, la nona e la decima, e naturalmente adesso non vedo l’ora che arrivi la prossima serie. Sono rimasto però con qualche insoddisfazione in corpo. Troppo aperta, la puntata ultima. Il povero Lord Stark decollato, la kalise che sopravvive al rogo e ci si ripresenta nuda con i draghetti, la minaccia da oltre la Barriera, l’infame piccolo re Jeoffrey, il nano dandy innamorato: tutti aperti verso nuove venture e avventure (a parte Lord Stark, ovvio), però per noi spettatori anche troppi punti di domanda. Va bene che ci devono agganciare per la serie prossima, però io avrei gradito una conclusione un po’ più conclusa, che qualche punto fermo lo mettesse. Invece niente, semplicemente si è tirata giù la clèr sul flusso narrativo, e il resto next time, lo conosceremo solo vivendo (o leggendo subito il ciclo di Martin). Intanto la HBO giustamente cavalca l’onda e già batte la grancassa per la prossima stagione. La serie numero 2 è in lavorazione ed è programmata negli Stati Uniti per l’aprile 2012, non mi risulta invece che ci sia già una data italiana, ma speriamo che stavolta Sky non ci faccia aspettare troppo, visto che per i primi dieci episodi l’Italia è arrivata buona ultima o quasi sulla faccia della terra. Per saperne di più si può sbirciare sul sito HBO, molto ben fatto, dove già c’è un video (Season 2 – In Production) con scene e interventi della lavorazione, e perfino un blog ufficiale (Making Game of Thrones) che racconta, con parole ma soprattutto immagini, il day by day del tournage.

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