Sì, lo so che le anime belle del politically correct esigono che non si usi la mala parola nano. Ma qualcuno forse mi sa suggerire di meglio? mica si pretenderà che si scriva diversamente alto, o altra contorta locuzione. Dunque basta con la tirannia del bigottismo linguistico e che nano sia, ed è già un punto fermo. Il secondo punto è che stiamo assistendo all’irresistibile ascesa nel cuore degli spettatori di un attore che di nanismo è affetto, Peter Dinklage. Dopo averlo visto quale Tyrion Lannister in Il trono di spade, l’epica serie fantasy di cui si sono appena concluse su Sky le dieci puntate della prima stagione (altre verranno, è certo), ormai per lui è passione collettiva, non c’è commento sul web che non lo indichi come il personaggio più amato della saga. Se non sono ancora nati i fan club poco ci manca. Anch’io, che pur non amando il fantasy son stato sedotto da Il trono di spade (come ho già raccontato su questo blog), sono rimasto folgorato da Tyrion Lannister e dal suo interprete, e mi fa piacere trovarmi in larga compagnia. Non so se il successo sia merito di chi il personaggio l’ha inventato – cioè lo scrittore americano George R. R. Martin autore dello smisurato ciclo Cronache del ghiaccio e del fuoco da cui la serie è tratta – o del sublime Peter Dinklage, però io propendo per i meriti del secondo. Nella versione originale cartacea Tyrion Lannister è descritto come un nano non proprio di bell’aspetto, due occhi di diverso colore, fronte sporgente, viso rincagnato. Invece Dinklage ne fa una figura a suo modo seducente, charmant, con tanto di impeccabile caschetto biondo e un’eleganza e anche un’irresistibile sprezzatura da dandy.

Peter Dinklage con l'Emmy vinto lo scorso settembre come miglior attore non protagonista di una serie tv drammatica.
Quando compare in scena non ce n’è più per nessuno e lui si divora chiunque gli sta intorno e accentra su di sè come un magnete gli sguardi degli spettatori. Dinklage è speciale, non per il nanismo, o forse anche per quello, ma che importa? Per la prima volta, che io ricordi, in un film o in una serie televisiva un nano non fa tappezzeria, non è solo un personaggio di contorno e un’incarnazione, secondo una logica rigorosamente fisiognomica, di una bizzarria esistenziale o sociale. Sottolineo: che io ricordi, perché forse ci sono stati altri casi, però questo, mi si consenta, è la prima volta che succede in un prodotto ad altissima spettacolarità e larga popolarità. Tyrion è personaggio vero. Complesso, astuto, di intelligenza straordinaria, sottile stratega e conoscitore di ogni abisso dell’animo umano, tessitore di trame però mai odioso, un uomo che sa mantenersi freddo e razionale anche nelle situazioni estreme e in grado di cavarsela meglio di chi è alto il doppio di lui e lo chiama sprezzantemente mezzo uomo. Nella penultima puntata (o era l’ultima?) riesce a impitonare e soggiogare un’orda di selvaggi che sta per farlo prigioniero e vorrebbe venderlo come trastullo a una masnada di bambini crudeli. La scena in cui lui li ferma e ribalta la situazione ce lo ha fatto amare definitivamene. Siamo tutti con lui, con Tyrion e il meraviglioso Peter Dinklage, lui è la nostra bandiera, lui è davide che sbaraglia ogni golia, e lo fa con le armi acuminate dell’intelletto, di una mente superiore. Molto ci ha messo Martin nell’inventarlo, però moltissimo ce l’ha messo Dinklage. In lui non vediamo più un uomo affetto da nanismo, dimentichiamo questa sua alterità fisica, Dinklage percorre la scena con la sicurezza dell’attore grandissimo. Sguardi, gesti, voce non reclamano mai comprensione per la sua diversità fisica, non cercano condiscendenza, si impongono con forza e autorità naturali. Tyrion/Dinklage, pur consapevole e lucido sulla sua condizione (non è da lui farsi illusioni di nessun tipo), è così dirompente da frantumare e squassare ogni precedente immagine di nano consegnataci dal cinema (e non solo), tanto da essere attendibile anche nella scena d’amore nell’ultima puntata con la ragazza che ha incontrato. Tyrion/Dinklage nell’occasione sparge seduzione e fascino, ed è un seduttore credibile. Non perché le beghine del politically correct hanno deciso che ogni diverso ha diritto alla sessualità, ma perché così, semplicemente, è. Credo che Tyrion/Dinklage stia ridefinendo l’immagine dei nani nella percezione collettiva, ed è qualcosa di straordinario davvero.
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2 risposte a IL TRONO DI SPADE: elogio del nano Tyrion (e dell’attore che lo interpreta)