Arriva (in America) il film di ANGELINA JOLIE regista, ed è nomination ai Golden Globes

Angelina e Brad alla prima di New York del film da lei diretto 'In the Land of Blood and Honey'

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Sono arrivate ieri le nomination ai Golden Globes, il massimo premio della cinestagione dopo gli Oscar, dunque spasmodicamente atteso. Rimandiamo al sito ufficiale per la lista completa dei nominati nelle varie categorie (comprese quelle televisive). Non ci sono grandi sorprese, nomi e titoli rispecchiano grossomodo le previsioni: George Clooney, Brad Pitt, Ryan Gosling, Jean Dujardin, Michelle Williams, Viola Davis, Meryl Streep, e Spielberg, Scorsese, Alexander Payne, e The Artist, The Descendants, The Help, Hugo ecc. Questo blog sottolinea comunque con soddisfazione l’ingresso nella cinquina dei miglior attori protagonisti categoria drama di Michael Fassbender per Shame (forza Fassy!). Però, se vogliamo trovare una notizia in questo panorama senza sorprese, sta nella nomination abbastanza incredibilmente ottenuta da In the Land of Blood and Honey, il film che vede il debutto alla regia di Angelina Jolie, nella categoria dei migliori film in lingua straniera. Lingua straniera? Il film (ricorderete forse le polemiche che lo accompagnarono durante il tournage nella ex Jugoslavia) ci riporta agli anni della guerra di Bosnia, e, benché risulti ufficialmente una produzione Usa, è tutto parlato in serbo-croato, anche se verrà fatta circolare una seconda versione in inglese. In the Land of Blood and Honey uscirà in un numero limitato di sale di Los Angeles e New York il 23 dicembre, giusto in tempo per concorrere agli Oscar. Finora c’è stata una preview a Sarajevo, anche se la vera prima è stata a New York, patrocinante la giornalista Christian Amanpour, che ha sottolineato l’importanza politica di Nella terra di sangue e miele. Perché naturalmente il film traduce il ben noto impegno umanitario di Angelina, trattando della guerra che oppose a metà anni Novanta in Bosnia-Herzegovina i serbo-bosniaci ai bosniaci musulmani (e a quelli di etnia croata). Ma lo fa nei modi di una storia d’amore, se vogliamo un Romeo e Giulietta affondato nel sangue, nel fango, nell’orrore delle pulizie etniche, dei campi di concentramento, degli stupri di massa, delle fosse comuni che resero così atroce quel conflitto (che avvenne alle porte di casa nostra, non in un’estrema plaga del globo, converrà non dimenticarlo). Alja, musulmana, e Goran, serbo-bosniaco, si incontrano una sera a Sarajevo, e potrebbe incominciare qualcosa. Ma scoppia la guerra, le loro vite vengono violentemente divise, le rispettive appartenenze etniche li spingono su fronti opposti. Catturata e rinchiusa in un campo, Alja viene salvata dallo stupro da Goran che, militare preposto alla vigilanza del lager, l’ha riconosciuta tra le prigioniere. Quello che segue è un amore che non può essere tale, cui non bastano le accensioni di Alja e Goran per superare la frattura che la guerra e la Storia hanno creato. Gli orrori si susseguono, e per loro si fa sempre più evanescente ogni prospettiva di una qualsiasi, seppur minima, felicità. In questa passione tra amanti-nemici c’è qualche pallida eco di melodrammi passati, del Portiere di notte ad esempio, c’è qualcosa dei tormenti di coppia di Bergman, ma restano modelli lontani per Jolie, e probabilmente inconsapevoli. Il video che appare sul sito ufficiale lascia intuire un film girato con professionalità e scrupolo, tutt’altro che ingenuo ed elementare, con due attori credibili, facce e corpi che sanno trasmettere verità, certo l’intreccio pare abbastanza convenzionale e programmatico, e l’evidente impegno politico dell’operazione sembra prevalere su ogni altro aspetto: linguistico, narrativo, estetico. Una nobile opera a tesi, senza molte sorprese drammaturgiche. Per ora i critici non si sono ancora pronunciati. Solo Variety, tra i pesi massimi, ha scritto del film, non stroncando ma neppure mostrando entusiasmo: “Anche se sufficientemente ben fatto da lasciar intuire per Angelina Jolie una possibile carriera di successo dietro la macchina da presa, In the Land of Blood and Honey sembra sorgere più da un impulso umanitario che da convinzione artistica”. Però Angelina si è presa subito la nomination al Golden Globe per il migliore film in lingua straniera, e questo vuol dire che a Hollywood le vogliono bene, e che le potrebbe anche arrivare qualche soddisfazione sul fronte Oscar prossimo venturo. Comunque la si giudichi, Angelina Jolie non è una stupida, e dietro all’immagine che si è costruita c’è qualcuno, c’è una donna volitiva e non priva di talento. Già che siamo in tema, conviene ricordare che nella cinquina dei migliori film straniero non è entrato Terraferma di Emanuele Crialese, che peraltro nessun sito specializzato in predictions Oscar e vari premi cita mai. Ignorato, nonostante la grancassa suonata in patria.
LE FOTO DEL FILM

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