Ratatouille, Rai Due, ore 21,05.
Qualcuno l’ha inserito nella lista dei film migliori della scorsa decade. Esagerato, però mica tanto a pensarci bene. Ratatouille, anche per uno come me che ha una certa allergia e pure idiosincrasia per i cartoni animati, anche se computerizzati e di ultimissima generazione, è un gran prodotto, il più bello e inventivo uscito dalla cucina della Pixar, che pur di prodotti altamente rispettabili (e con lampi di genio) ne ha sfornati e continua a sfornare. Il topino Rémy dall’olfatto raffinato che lo distingue dai suoi simili e innamorato della haute cuisine, e che sogna di diventare un grande chef, è una creatura che non si dimentica, e che si ama di amore subitaneo. Faticherà a realizzare il suo sogno, dovrà attraversare mille avventure, ma ce la farà naturalmente (siamo pur sempre nel mondo Disney: la Pixar fa parte del suo impero). Entriamo con lui nella nicchia dei ristò parigini d’alta gamma e alte pretese, con chef talentuosi e bizzosi, giornalisti grastronomi potenti, vecchi padroni buoni e nuovi padroni cattivi, e fumi, vapori, batterie di pentole, mestoli, cappelli da cuoco, intingoli, sapori, aromi, leccornie e anche piatti sbagliati e schifosi. Colonie di topi, fogne e soffitte, perché il mondo è anche quello dei cunicoli e antri luridi, del sottosuolo, e i cartoni animati ce l’hanno spesso ricordato. Incanta il vecchio e il nuovo, in questa meraviglia di Ratatouille. Il nuovo della tecnologia applicata all’immagine e all’animazione, il vecchio di certi eterni archetipi della letteratura e poi del cinema fantastici, come il topo antropomorfo, e poi c’è la fascinazione tutta americana per l’Europa e per Parigi (in fondo, Ratatouille è un hommage del nuovo mondo al vecchio mondo di Parigi, esattamente come l’ultimo Wody Allen, però molto meglio e con meno sussiego). Già Sabrina-Audrey Hepburn andava lì sulla Senna per imparare a cucinare, con Ratatouille tutti noi rifacciamo virtualmente lo stesso viaggio, per imparare qualcosa di mestoli e pentole, ma soprattutto per rigenerarci e sentirci un po’ migliori e più fini e di classe. Una vertigine di citazioni, questo Pixar movie, molto consapevole in ogni passaggio narrativo e inquadratura di quello che è stato il cinema popolare del passato e ansioso di ripercorrerlo. Ridurlo a film per bambini non è bello, è molto di più. Straordinario, anche perché intercetta, interpreta, coglie (il film è del 2007) e rilancia una delle ossessioni degli ultimi anni e del nostro presente, quella per la cucina. Strano, in anni in cui si demonizza il cibo e si sottopongono i corpi a feroci diktat dietetici, in questa era in cui le tradizioni culinarie si sono corrose e non vengono più trasmesse di madre in figlia, le donne non stanno più ai fornelli e hanno poco tempo, e le nuove generazioni spesso non sanno neppure farsi un caffè (e spesso non sanno neppure mangiare decentemente), assistiamo a questa proliferazione e superfetazione di tramissioni tv, corsi, libri, siti web sul cibo e come cucinarlo. Non so cosa significhi, e in fondo neanche troppo mi interessa saperlo. Registro solo il dato e il fenomeno, colossale, di cui Ratatouille è stato uno dei sintomi, e dei migliori. Il regista Brad Bird dopo questo film se ne era rimasto in disparte per un po’. È riemerso adesso con il nuovo Missione: Impossible – Protocollo Fantasma, che da noi arriverà il 27 gennaio, ma che in America e in molti altri paesi ha già fatto il botto al box office. Stiamo a vedere se è riuscito a far recitare Tom Cruise altrettanto bene del topino Rémy.
(Per trovarmi su Twitter: @LuigiLocatelli)
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Una risposta a Film imperdibili stasera sulle tv gratuite: RATATOUILLE (giovedì 5 gennaio 2012)