La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone, Iris, ore 23,15.
Iris continua a trasmettere meritoriamente ogni lunedì in seconda serata i film del primo e più interessante Pupi Avati, quello degli anni Settanta, autore di un cinema non apparentabile a quello di nessun altro, stravagante, grottesco, beffardo, anarcoide, orgogliosamente provinciale e periferico, liberamente svariante tra i generi. Il capolavoro di quella stagione rimane, è ovvio, La case dalle finestre che ridono, ma anche questo film del 1975 dal titolo lunghissimo e assai divertente non è niente male. Un film in cui Avati si fa beffe di tutti, di clericali e anticlericali, di positivisti (se non tocco non credo) e di superstiziosi. Un barone, che è poi il gigantesco Ugo Tognazzi (uno dei migliori nostri attori di sempre, e mica è un’esagerazione) torna nella natia Romagna a prendere possesso dei suoi beni avuti in eredità. C’è anche un appezzamento di terra con un fico ritenuto miracoloso dalla pietà popolare. Mica ci crede lui, e da mangiapreti lo vorrebbe sradicare e distruggere. Ma succederà qualcosa che lo trasformerà in un devoto della santa del fico. Gran ballata grottesca che strappa la risata, anche se alla fine è il registro patetico a prevalere. Con Tognazzi c’è Paolo Villaggio (e pure Lucio Dalla).
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