Sideways – In viaggio con Jack, Iris, ore 1,19.
Se vi è piaciuto Paradiso amaro, bruttissimo titolo italiano di The Descendants, recuperate questo Sideways, anno 2004, che del suo regista e sceneggiatore Alexander Payne è la prima grande affermazione. Come spesso in Payne, si parla di uomini, di uomini non giovani di fronte a un dilemma, a una decisione da prendere (succede pure in The Descendants per l’appunto, e in A proposito di Schmidt). Stavolta si tratta di due amici, Jack, che sta per sposarsi, e Miles, che come addio al celibato ha deciso di portarlo per una settimana attraverso le strade del vino (e del golf) di California. Storia di amicizia virile, e con approccio molto virile, benché non fastidiosamente machista, qualcosa che Payne è tra i pochi cineasti oggi a saper girare e aver voglia di fare. Giorni sulla strada che cambieranno la loro vita. Jack e Miles pur tra euforie e smargiassate (del primo) e malinconie e piccole depressioni (del secondo: scrittore di nessun successo con divorzio alle spalle) troveranno qualcosa di buono, oltre alla passione per il vino: troveranno la conferma di un’amicizia e uno di loro anche la donna giusta. Sideways è soprattutto film di parole, dialoghi e situazioni, oltre che di recitazione, come sempre in Payne, che prima che regista è un gran sceneggiatore. Paul Giamatti nella parte della vita (Miles), quella che lo ha imposto definitivamente. Il più belloccio Thomas Haden Church fa degnamente il ruolo suo (Jack) e gli tiene testa. Una delle cose più interessanti è questa California inedita al cinema delle strade laterali che passano tra vigne e aziende vinicole dove ci si ferma a degustare e a chiacchierare di vino, ed è tutto un tirarsela da intenditori, il che, per un astemio o quasi come me, risulta alla fin fine un po’ stucchevole
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