Magnolia, Iris, ore 21,00.
Piovono rane nel gran finale di questo film del 1999 – e davvero sembra ieri – che incrocia orizzontalmente più storie (e più punti di vista sulla stessa storia). Affresco di varia umanità in una livida Los Angeles alla svolta del nuovo millennio, tra guru del neomaschilismo, malati terminali, mogli divorate dal senso di colpa, sfigati concorrenti di quiz. Una struttura narrativa che fece gridare al capolavoro e alla fondazione di un nuovo paradigma filmico, anche se poi non così nuova (vedi il Robert Altman anni Settanta di Nashville). A tutt’oggi il miglior lavoro del talentuoso Paul Thomas Anderson, e film seminale e modello di riferimento cui le nuove e seminuove generazioni di autori e spettatori continuano a guardare. Già un classico imprescindibile. Tom Cruise come predicatore selvaggio al suo meglio di sempre (nominato all’Oscar ma non vincente). Formidabili anche le prestazioni di Julianne Moore, Philip Seymour Hoffman, William H. Macy e John C. Reilly.
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