La guerra dei Roses, Iris, ore 21,05.
Questa sì che è una dark comedy. Il matrimonio, e il divorzio, come inferno dei vivi, lotta implacabile tra i sessi, guerra per la supremazia e il territorio, arena di belve e gladiatori. Dirige Danny De Vito con la crudeltà e il cinismo del più estremo Billy Wilder, ma senza purtroppo averne la leggerezza e il distacco. De Vito enfatizza, esagera, schiaccia sull’acceleratore, non evita il parossismo, anzi lo persegue con malcelato sadismo. Ne esce uno strano film grottesco, atrabiliare, acido, di livori e deformazioni espressionistiche piuttosto insolito per Hollywood. Con due attori, Michael Douglas e Kathleen Turner, che rovesciano la loro precedente performance di coppia, quella avventuroso-romantica di All’inseguimento della pietra verde, e della vita di coppia stavolta mostrano il lato oscuro e demoniaco. Oliver e Barbara si amano, si sposano poi, come accade, si stancano e disamorano. Ma quando si tratta di divorziare nessuno dei due vuole mollare l’opulenta magione. Sarà guerra per sloggiare l’altro, e si ricorrerà ogni mezzo, anche il più efferato, per raggiungere lo scopo. Me lo ricordo cruento, terribile, greve. Non è il caso nemmeno di chiamarlo più commedia, questo è puro orrore. Si ride, ma sono sghignazzi molto amari. Sovreccitato e anche abbastanza malato. Chissà a rivederlo oggi, questo film del 1989, che effetto fa. Ho l’impressione che sia parecchio datato.
(Per trovarmi su Twitter: @LuigiLocatelli)
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