Erin Brocovich – Forte come la verità, Retequattro, ore 21,30.
Uno di quei film ultra politically correct e con un ruolo femminile protagonista per cui tutte le primedonne di Hollywood son pronte ad azzuffarsi. Perché c’è di mezzo l’impegno, perché sono film che consentono alle suddette primedonne di recitare (apparentemente) senza trucco e senza glamour giocando a fare la donna vera, che poi è un gioco che piace sempre tanto a chi lo fa e agli spettatori che vanno al cinema. Che piace anche ai signori dell’Academy, sempre molto indulgenti verso performance del genere, e difatti hanno dato l’Oscar alla protagonista di Erin Brocovich Julia Roberts. La quale, smessi i panni e mollato lo shopping a Rodeo Drive di Pretty Woman, è qui una donna come tante, modesto impiego nello studio di un avvocato, divorziata con piccini a carico, dunque madre lavoratrice con i problemi che sappiamo. Trovandosi tra le mani la pratica su una company accusata di aver inquinato le falde acquifere di una cittadina californiana, Erin Brococvich decide di indagare e di andare a fondo. Diventerà la pasionaria dei danneggiati e li condurrà a intraprendere una class action che passerà alla storia. Risultato, condanna dei perfidi ricchi capitalisti e risarcimenti ultramilionari ai cittadini. Populismo a valanga, in una sorta di L’onorevole Angelina con Anna Magnani però in versione moderno-americana. Tratto da un storia vera, ovvio. Dirige Steven Soderbergh, in uno dei suoi tanti film sospesi tra autorialità e commercio, stile finto-indie e furberie hollywoodiane (e un giorno qualcuno dovrà pur tracciare il ritratto di questo talentuosissimo e spregiudicato cineasta).
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