La fiamma del peccato, Rai Movie, ore 1,30.
Sì, capolavoro, non si discute, non si può discutere. Quando si parla di noir, e di femmine fatali e torbide, bisogna fare i conti con questo grandissimo La fiamma del peccato e con la sua luciferina, ambigua, indimenticata protagonista Barbara Stanwyck. Dirige Billy Wilder e sceneggia Raymond
Chandler da un romanzo di James M. Cain, e già a leggere i nomi in sequenza si resta senza fiato. Esce nell’anno di guerra 1944, anticipando di poco un altro film analogo per trama e atmosfere, Il postino suona sempre due volte, del 1946 (pure questo da Cain). La storia l’abbiamo vista e la vedremo molte volte, ed è quella del brav’uomo un po’ stupido che si lascia manipolare da una vamp senza scrupoli affinché la aiuti a far fuori l’odiato marito. Qui l’ingenuo di turno è l’assicuratore Fred MacMurray, lei è Barbara Stanwyck, of course, la dark lady più dark della storia del cinema insieme a Lana Turner, modello inarrivabile e mai più raggiunto, basta vedere come guata e sorride crudele, e a come circuisce il povero assicuratore perché faccia firmare al marito una polizza che, in caso di morte accidentale, pagherà a lei una doppia indennità. Double Indemnity è difatti il bellissimo titolo originale, anche se va detto che il titolo italiano è altrettanto efficace. Billy Wilder firma uno dei suoi film non-commedia, dove tira fuori tutto il suo disincanto di uomo venuto da un’Europa minacciata dai demoni, prima l’Austria di fine impero poi la Germania di Weimar. Di espressionista, e di omaggi al grande cinema tedesco degli anni Venti-primi Trenta, qui c’è molto, a partire dallo stile. Tutto è ombra in questo film, ombre che si stagliano sulle parete e sui corpi, e che di La fiamma del peccato sono la sigla, il segno che non dimenticheremo più.
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