Sex and the City – Il film, Rai Movie, ore 21,00.
Una delle serie tv di massimo succcesso di ogni tempo, e una delle più innovative nei linguaggi e nello stile, diventa nel 2008 un film. Un azzardo, anche piuttosto tardivo, che però viene premiato dal pubblico: 450 milioni di dollari gli incassi worldwide, oltre ogni aspettativa. Solo che il film sembra altra cosa rispetto al serial. Forse perché le quattro-protagoniste-quattro, le mitologiche amiche Carrie/Miranda/Charlotte/Samantha, ormai sono più vicine ai cinquanta che ai quaranta, e certo non si può più rifare allo stesso modo il gioco delle ragazze alle prese con il sesso, i drammi sentimentali e gli uomini. Però Sex and the City quello è, e allora che fare? Si fa che il film è la messinscena del matrimonio tra Carrie e Mr. Big, e dei suoi preparativi, cioè l’evento cui il telefilm ha sempre teso senza mai raggiungerlo e che, nella sua incompiutezza, ha sempre fatto da propellente narrativo primo. Ma questo determina uno spaesamento, come se ci si trovasse in un altro luogo, in un altro racconto, come se si fosse andati oltre lo specchio. Oltretutto Sarah Jessica Parker, duole dirlo, come sposina è inguardabile, rugosa e imbarazzante, e le tre amiche-damigelle che le ruotano intorno sono ancora più avvizzite di lei. Da stringere il cuore. Qualcosa che senza volerlo si fa rappresentazione emblematica e metafora di cosa sia diventato oggi il matrimonio in Occidente, quando c’è: qualcosa di tardivo anzi fuori tempo massimo, contro e oltre i ritmi naturali e biologici. Un cerimoniale stanco e logoro di gente altrettanto logora, a sua volta immagine del tramonto stesso dell’Occidente. Il regista Michael Patrick King la butta anche grevissimamente sul camp e trasforma il film in un oggetto queer, molto gay-oriented, assai lontano dall’anima primigenia della serie. Chi ha amato la saga, con la sua brutale levità, non può amare davvero questo film.
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