Bianco, rosso e Verdone, Iris, ore 23,02 (preceduto su Iris alle 21,01 da un altro film di Carlo Verdone, Sono pazzo di Iris Blond)
Già un classico, questo film di Carlo Verdone del 1981, il suo secondo dopo l’esordio di iasperato successo con Un sacco bello. Stavolta ci sono più mezzi, produce addirittura Sergio Leone che si è preso a cuore la causa dell’attor comico romano, fors’anche ha intuito l’affare. Non solo ci mette i soldi, ma è molto presente durante la lavorazione. Verdone ripropone certi suoi personaggi-maschera che già lo avevano fatto conoscere in tv, si triplica nei caratteri di Furio, Mimmo e Pasquale accentuandone anche fisiognomicamente le diversità, si cala alla Fregoli e pirandellianante in identità plurime, ed è questo, a vedere oggi il film, a colpire di più. Bianco, rosso e Verdone ci appare, oltre quel film comico che è e che sappiamo bene, un virtuosistico gioco sul mestiere d’attore, ed è solo uno dei tanti sottotesti presenti nel cinema di Verdone, di sicuro il più colto, consapevole e complesso dei comici della sua generazione (Benigni, Troisi, Nuti ecc.). Causa elezioni, tre giovani uomini si mettono per le strade d’Italia allo scopo di raggiungere il seggio elettorale. C’è – uno dei caratteri tipici di Verdone – il maniacale-ossessivo che asfissia famiglia e conoscenti cin le sue paturnie, e che ritornerà quasi uguale in Viaggi di nozze nell’episodio con Veronica Pivetti. C’è l’emigrato che torna dalla Germania destinazione Lucania, c’è il giovane romano imbranato che deve accompagnare la nona a votare, e lei è la Sora Lella, che incomincia qui la sua collaborazione con Verdone e si consolida come icona della romanità popolare ma non becera, e di antica saggezza. Un monumento.
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