Il re dei re, Retequattro, ore 20,30.
Sì, uno dei tanti film su vita, passione e morte di Cristo prodotti dalle parti di Hollywood e inevitabilmente, inesorabilmente mandati in onda tra settimana santa e Pasqua su qualche rete. Stavolta tocca a Retequattro, ma sarebbe il caso questo Il re dei re di guardarlo con occhi diversi e più benevoli, e di guardarlo secondo le intenzioni dei suoi autori, Ray Bradbury alla sceneggiatura e il grande outsider di Hollywood Nicholas Ray alla regia. Intenzioni che erano quelle di realizzare per la prima volta un film anche politico su Gesù e il suo tempo, tenendo conto del contesto di dominazione coloniale romana (difatti Il re dei re apre con la profanazione da parte dei conquistatori del tempio di Gerusalemme e l’oltraggio ai rotoli della Torah) e delle ribellioni e resistenze della Giudea al nuovo potere straniero. Il movimento di nazionalisti estremi degli Zeloti tiene in iscacco le aquile imperiali con attentati e agguati, ed è su questo sfondo inquieto che si staglia in primo piano la vicenda di Gesù. Barabba è uno Zelota, forse lo è anche Giuda. Con la sua predicazione Gesù aggiunge un ulteriore elemento di destabilizzazione che i padroni romani e i loro quisling in Giudea non vogliono tollerare. Jeffrey Hunter è un Cristo da immaginetta sacra, la spagnola Carmen Sevilla è Maddalena (di culto!). Da non snobbare. Al box office deluse abbastanza. Prodotto da Samuel Bronston (il genio di El Cid e 55 giorni a Pechino) per la MGM.
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