Piano 17, Rai Movie, ore 23,25.
I Manetti Bros. ormai è da parecchio che stanno su piazza e però, nonostante godano di uno zoccolo durissimo di estimatori anche ai piani alti del nostro sistema cultural-comunicativo (tv, stampa ecc.), non hanno mai fatto il botto. Intendo, un film il cui successo li facesse uscire dal culto di nicchia. Con L’arrivo di Wang, presentato all’ultima Mostra di Venezia e lì assai ben accolto, sembrava fosse arrivata la volta buona, invece si è ripetuto il solito copione. Questo Piano 17 è il loro penultimo film e risale al 2005. Un thriller fatto con un pugno di euro ma ben congegnato e scritto, avvincente e, gran prova di virtuosismo trecnico-narrativo, quasi tutto girato in ascensore. Tre personaggi – un malavitoso con una missione sporca da compiere, una ragazza, il timido collega di lei innamorato – e una bomba che esploderà di lì a poco. Un esercizio di stile (non levigato) in cui i due fratelli registi omaggiano i B-movies e certa sottocultura marginale romana con il suo linguaggio, i suoi tic e vezzi e vizi espressivi e corporali. Sì, niente male, però la domanda resta sempre lì incombente a mezz’aria: perché i Manetti non riescono a sfondare?
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